Anaffettività: non mi ama o non sa dimostrarlo?
Buongiorno. Ho un problema grosso col mio fidanzato.
Sto cercando di capire il perchè delle sue stranezze, ed è difficile perchè lui stesso parla pochissimo di se. Anzi direi non ne parla per niente.
Mi è stato detto "è palesemente anaffettivo". Io non sapendo neanche che cosa vuol dire ho provato a informarmi, però non ho capito molto, e mi sono sono allarmata. Forse voi che siete professionisti potete aiutarmi? Lo apprezzerei tantissimo.
Ho letto che si tratta di una condizione in cui non si provano e non si esprimono i sentimenti. Questo è ciò che mi confonde più di tutto. Come "non si provano sentimenti"? Com'è possibile? Io credo e spero che il mio moroso senta le cose, nonostante non le esprima.
In effetti lui è molto particolare, e dire poco affettuoso è un eufemismo. Non mi chiede mai di vederci o fare cose insieme, a volte sembra non dispiacergli se anche non ci vediamo per giorni. Non mi ha mai detto che mi ama, mi ha detto tre volte nella vita che mi vuole bene e l'unico momento in cui esprime i suoi sentimenti è se in crisi (ogni tanto soffre di attacchi di panico e ancora non capisco se parlare di se gli fa venire le crisi, o se l'essere in crisi lo fa parlare di se, fatto sta che sono sempre due eventi collegati ) Anche col contatto fisico zero. Mi ha detto più volte che fare le coccole lo fa sentire stupido. In pubblico non mi tocca..è più forte di lui, e se lo faccio mi scansa prima ancora di rendersene conto. Il contatto fisico in generale non gli piace, neanche con amici/familiari. In privato sembra apprezzarlo ma cmq non è mai lui ad avvicinarsi a me, sempre il contrario. Idem con il sesso, nonostante vada bene, solitamente solo io a cercarlo, non lui. In più l'essere nudo lo mette a disagio.
Ho letto che l'anaffettività corrisponde a un modo di essere narcisistico. Eppure lui è tutt'altro che egoista, anzi è fin troppo altruista e mette sempre i bisogni altrui prima dei suoi. E poi non è narcisista. Non dice mai nulla di positivo su se stesso e ha un'autostima pari a zero, nonostante sia una persona realizzata con lavoro, amici, passioni, morosa ecc.
Ho letto che è un meccanismo di difesa per paura dell'abbandono, nato da un'infanzia traumatica. Lui senz'altro è stato un bambino maltrattato. Genitori distanti, molto violenti..l'hanno sempre fatto sentire umiliato e non amato.
A volte penso che non si renda conto di cosa lo fa star bene e cosa no. Ricordo una volta, gli avevo chiesto perchè non mi abbracciava mai, nonostante avesse detto che gli piaceva se lo facevo io. "Non lo so." Aveva detto che a volte pensa di essere "ritardato" sulle emozioni. Come chi è mentalmente ritardato non sa fare i calcoli, lui non sa fare queste cose.
il problema, e non riesco a chiederglielo, è..lui sente le cose? Le sente e non le esprime? o non le sente proprio?
Questa cosa mi spaventa moltissimo.
Grazie a chiunque voglia darmi un consiglio o un parere, o anche solo ha letto tutta la pappardella. Buona giornata
Sto cercando di capire il perchè delle sue stranezze, ed è difficile perchè lui stesso parla pochissimo di se. Anzi direi non ne parla per niente.
Mi è stato detto "è palesemente anaffettivo". Io non sapendo neanche che cosa vuol dire ho provato a informarmi, però non ho capito molto, e mi sono sono allarmata. Forse voi che siete professionisti potete aiutarmi? Lo apprezzerei tantissimo.
Ho letto che si tratta di una condizione in cui non si provano e non si esprimono i sentimenti. Questo è ciò che mi confonde più di tutto. Come "non si provano sentimenti"? Com'è possibile? Io credo e spero che il mio moroso senta le cose, nonostante non le esprima.
In effetti lui è molto particolare, e dire poco affettuoso è un eufemismo. Non mi chiede mai di vederci o fare cose insieme, a volte sembra non dispiacergli se anche non ci vediamo per giorni. Non mi ha mai detto che mi ama, mi ha detto tre volte nella vita che mi vuole bene e l'unico momento in cui esprime i suoi sentimenti è se in crisi (ogni tanto soffre di attacchi di panico e ancora non capisco se parlare di se gli fa venire le crisi, o se l'essere in crisi lo fa parlare di se, fatto sta che sono sempre due eventi collegati ) Anche col contatto fisico zero. Mi ha detto più volte che fare le coccole lo fa sentire stupido. In pubblico non mi tocca..è più forte di lui, e se lo faccio mi scansa prima ancora di rendersene conto. Il contatto fisico in generale non gli piace, neanche con amici/familiari. In privato sembra apprezzarlo ma cmq non è mai lui ad avvicinarsi a me, sempre il contrario. Idem con il sesso, nonostante vada bene, solitamente solo io a cercarlo, non lui. In più l'essere nudo lo mette a disagio.
Ho letto che l'anaffettività corrisponde a un modo di essere narcisistico. Eppure lui è tutt'altro che egoista, anzi è fin troppo altruista e mette sempre i bisogni altrui prima dei suoi. E poi non è narcisista. Non dice mai nulla di positivo su se stesso e ha un'autostima pari a zero, nonostante sia una persona realizzata con lavoro, amici, passioni, morosa ecc.
Ho letto che è un meccanismo di difesa per paura dell'abbandono, nato da un'infanzia traumatica. Lui senz'altro è stato un bambino maltrattato. Genitori distanti, molto violenti..l'hanno sempre fatto sentire umiliato e non amato.
A volte penso che non si renda conto di cosa lo fa star bene e cosa no. Ricordo una volta, gli avevo chiesto perchè non mi abbracciava mai, nonostante avesse detto che gli piaceva se lo facevo io. "Non lo so." Aveva detto che a volte pensa di essere "ritardato" sulle emozioni. Come chi è mentalmente ritardato non sa fare i calcoli, lui non sa fare queste cose.
il problema, e non riesco a chiederglielo, è..lui sente le cose? Le sente e non le esprime? o non le sente proprio?
Questa cosa mi spaventa moltissimo.
Grazie a chiunque voglia darmi un consiglio o un parere, o anche solo ha letto tutta la pappardella. Buona giornata
[#1]
Gentile Utente,
lascerei perdere le letture, le generalizzazioni e l'eventuale ricerca di etichette, ma certo mi interrogherei sulle difficoltà che incontra in questo rapporto, con il suo fidanzato (sul quale a distanza non ci possiamo esprimere) e sulle possibili ed eventuali soluzioni da percorrere.
Comprensibile la possa spaventare il suo comportamento a quanto sembra problematico, ma se chiarire tra voi non è possibile e ci tiene a stare con lui, sarebbe utile rivolgersi a un nostro collega.
Ha mai provato a parargliene?
Anche lei ad esempio potrebbe rivolgersi a uno specialista in prima persona per poi agganciarlo in un consulto.
Lei come si sente in questo rapporto? Da quanto state insieme?
lascerei perdere le letture, le generalizzazioni e l'eventuale ricerca di etichette, ma certo mi interrogherei sulle difficoltà che incontra in questo rapporto, con il suo fidanzato (sul quale a distanza non ci possiamo esprimere) e sulle possibili ed eventuali soluzioni da percorrere.
Comprensibile la possa spaventare il suo comportamento a quanto sembra problematico, ma se chiarire tra voi non è possibile e ci tiene a stare con lui, sarebbe utile rivolgersi a un nostro collega.
Ha mai provato a parargliene?
Anche lei ad esempio potrebbe rivolgersi a uno specialista in prima persona per poi agganciarlo in un consulto.
Lei come si sente in questo rapporto? Da quanto state insieme?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Gentile Utente,
Ogni Problematica diadica, va letta tenendo presente la coppia.
Universo alchemico, composto da una comunicazione silente, dal passato di ognuno dei due partners, da due inconsci, due aspettative di vita futura, due immaginari e così via....
Una consulenza di coppia sarebbe indicata
Ogni Problematica diadica, va letta tenendo presente la coppia.
Universo alchemico, composto da una comunicazione silente, dal passato di ognuno dei due partners, da due inconsci, due aspettative di vita futura, due immaginari e così via....
Una consulenza di coppia sarebbe indicata
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Utente
Dottoresse, innanzi tutto grazie delle risposte, gentilissime!
Ho provato a parlargli di consultare uno psicologo quando aveva gli attacchi di panico, almeno per risolvere quel problema. Ha detto che ci avrebbe pensato, che gli piacerebbe...ma poi non ha fatto nulla. Dice che ha paura di quello che uno psicologo potrebbe dirgli.
Alla terapia di coppia invece non ci crede, mentre io in effetti penso che sarebbe un aiuto enorme alla nostra storia. Però non so, sicuramente sbagliando l'ho sempre vista come una cosa più "da adulti", da coppia sposata..
Noi stiamo insieme da un'anno e mezzo, io ho 25 anni e lui quasi 30. So che non è molto, ma credo che o la sistemiamo adesso la nostra storia o poi sarà sempre più difficile. Le nostre esperienze sentimentali sono simili ma opposte: entrambi abbiamo avuto una storia importante alle spalle. La mia è finita perchè ho capito di non essere più innamorata, ma finché è durata è stata molto intensa. Lui ha avuto una storia di 10 anni in cui dice che sono sempre rimasti distanti, in superficie (per scelta di lui). Avevano gli stessi nostri problemi.Poi lei l'ha tradito, lui l'ha scoperto e fine.
Io con lui sto bene, e apparte questa cosa che sto scrivendo ha tantissime cose che adoro. E' curioso, intelligente, altruista, spiritoso, determinato..E' questo il problema. Sto benissimo quando è con me, il problema sorge quando NON c'è, è come se sparisse.E non solo fisicamente, ma proprio...del tutto. Non lo "sento". E poi vorrei che la nostra storia crescesse, diventasse più profonda. Insomma, non mi sento amata. O meglio, mi sento amata a intermittenza. Non saprei come spiegarlo meglio, ma è questa la cosa principale. Finché si tratta di cose sue, se le dovrà risolvere lui. Ma queste cose fanno soffrire me.
Infatti sto pensando molto a cosa fare. Se dovessi pensare che sarà sempre così, mollerei. Però vorrei, migliorandomi io in primis, ma anche lui, migliorare la nostra storia, perchè lo amo e credo che abbiamo le potenzialità per stare davvero bene insieme.
E non so se le cose che "non fa" non le fa perchè non è in grado, perchè non vuole o per problemi che deve risolversi. per questo ogni tanto cerco "risposte", anche se so che è sbagliato focalizzarmi su etichette e simili.
Grazie ancora per l'attenzione!
Ho provato a parlargli di consultare uno psicologo quando aveva gli attacchi di panico, almeno per risolvere quel problema. Ha detto che ci avrebbe pensato, che gli piacerebbe...ma poi non ha fatto nulla. Dice che ha paura di quello che uno psicologo potrebbe dirgli.
Alla terapia di coppia invece non ci crede, mentre io in effetti penso che sarebbe un aiuto enorme alla nostra storia. Però non so, sicuramente sbagliando l'ho sempre vista come una cosa più "da adulti", da coppia sposata..
Noi stiamo insieme da un'anno e mezzo, io ho 25 anni e lui quasi 30. So che non è molto, ma credo che o la sistemiamo adesso la nostra storia o poi sarà sempre più difficile. Le nostre esperienze sentimentali sono simili ma opposte: entrambi abbiamo avuto una storia importante alle spalle. La mia è finita perchè ho capito di non essere più innamorata, ma finché è durata è stata molto intensa. Lui ha avuto una storia di 10 anni in cui dice che sono sempre rimasti distanti, in superficie (per scelta di lui). Avevano gli stessi nostri problemi.Poi lei l'ha tradito, lui l'ha scoperto e fine.
Io con lui sto bene, e apparte questa cosa che sto scrivendo ha tantissime cose che adoro. E' curioso, intelligente, altruista, spiritoso, determinato..E' questo il problema. Sto benissimo quando è con me, il problema sorge quando NON c'è, è come se sparisse.E non solo fisicamente, ma proprio...del tutto. Non lo "sento". E poi vorrei che la nostra storia crescesse, diventasse più profonda. Insomma, non mi sento amata. O meglio, mi sento amata a intermittenza. Non saprei come spiegarlo meglio, ma è questa la cosa principale. Finché si tratta di cose sue, se le dovrà risolvere lui. Ma queste cose fanno soffrire me.
Infatti sto pensando molto a cosa fare. Se dovessi pensare che sarà sempre così, mollerei. Però vorrei, migliorandomi io in primis, ma anche lui, migliorare la nostra storia, perchè lo amo e credo che abbiamo le potenzialità per stare davvero bene insieme.
E non so se le cose che "non fa" non le fa perchè non è in grado, perchè non vuole o per problemi che deve risolversi. per questo ogni tanto cerco "risposte", anche se so che è sbagliato focalizzarmi su etichette e simili.
Grazie ancora per l'attenzione!
[#4]
"credo che o la sistemiamo adesso la nostra storia o poi sarà sempre più difficile."
Sono d'accordo. Quanto al fatto che Lei non si senta amata, già era evidente dal Suo primo post. Però non è detto che quest'uomo non Le voglia bene ma che, in virtù del fatto che ha avuto determinate esperienze affettive, magari davvero non è capace di fare diversamente da quanto fa.
Ovviamente questa ipotesi di spiegazione non risolve il problema, ecco perché un trattamento di coppia non è da escludere a mio avviso, proprio perché mi pare sensato che voi impariate a parlarvi e ad esprimere ciò che volete in modo più efficace.
Cordiali saluti,
Sono d'accordo. Quanto al fatto che Lei non si senta amata, già era evidente dal Suo primo post. Però non è detto che quest'uomo non Le voglia bene ma che, in virtù del fatto che ha avuto determinate esperienze affettive, magari davvero non è capace di fare diversamente da quanto fa.
Ovviamente questa ipotesi di spiegazione non risolve il problema, ecco perché un trattamento di coppia non è da escludere a mio avviso, proprio perché mi pare sensato che voi impariate a parlarvi e ad esprimere ciò che volete in modo più efficace.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#5]
Utente
Grazie della risposta!! E' proprio vero, quanto sarebbe bello imparare a parlarci! E' una cosa che patisco tanto! Io stessa che solitamente delle mie cose parlo anche coi sassi, con lui non riesco. Non so perchè. Mi sembra che ogni volta che provo a parlargli di qualcosa di più personale sfugga, come in imbarazzo, su qualche altro argomento più concreto.
E qui lo sbaglio è mio, perchè mi metto a disagio e seguo il suo discorso.
Poi per quanto riguarda invece i nostri problemi "di coppia", gliene parlo, e spesso. Ma anche li..mi sembra sempre di ferirlo. Di certo quando gli dico alcune cose, pur se cerco di usare tutto il tatto del mondo, lo faccio star male, e poi mi sento in colpa. D'altra parte mica sono sua madre..se non gliene parlo sto male io..!
Gli attacchi di panico infatti gli venivano spesso dopo/durante una discussione con me, oppure prima se sapeva che dovevo parlargli di qualcosa. Forse sbaglio io modo di parlare, non so. Però mi sembra strano che a quasi trent'anni ancora non sappia gestire delle critiche o una litigata.
Voglio provare a parlargli della terapia di coppia. Una sola domanda: pur senza scaricare le responsabilità, ammetto di pensare che una buona parte dei problemi derivi da lui. Forse sbaglio, non lo so, però non posso fare a meno di pensarlo. E che se si risolvesse alcuni suoi problemi poi anche fra noi andrebbe meglio. Durante la terapia di coppia, lui riuscirebbe anche a lavorare su di se e sui suoi problemi? Oppure dovrebbe prima cercare di "sistemarsi" un pò lui e poi affrontare insieme una terapia Grazie in anticipo!
E qui lo sbaglio è mio, perchè mi metto a disagio e seguo il suo discorso.
Poi per quanto riguarda invece i nostri problemi "di coppia", gliene parlo, e spesso. Ma anche li..mi sembra sempre di ferirlo. Di certo quando gli dico alcune cose, pur se cerco di usare tutto il tatto del mondo, lo faccio star male, e poi mi sento in colpa. D'altra parte mica sono sua madre..se non gliene parlo sto male io..!
Gli attacchi di panico infatti gli venivano spesso dopo/durante una discussione con me, oppure prima se sapeva che dovevo parlargli di qualcosa. Forse sbaglio io modo di parlare, non so. Però mi sembra strano che a quasi trent'anni ancora non sappia gestire delle critiche o una litigata.
Voglio provare a parlargli della terapia di coppia. Una sola domanda: pur senza scaricare le responsabilità, ammetto di pensare che una buona parte dei problemi derivi da lui. Forse sbaglio, non lo so, però non posso fare a meno di pensarlo. E che se si risolvesse alcuni suoi problemi poi anche fra noi andrebbe meglio. Durante la terapia di coppia, lui riuscirebbe anche a lavorare su di se e sui suoi problemi? Oppure dovrebbe prima cercare di "sistemarsi" un pò lui e poi affrontare insieme una terapia Grazie in anticipo!
[#6]
"Però mi sembra strano che a quasi trent'anni ancora non sappia gestire delle critiche o una litigata. "
Gentile Utente,
ci sono anche persone che non lo imparano mai; nel mio lavoro incontro persone che arrivano ben oltre i trent'anni con questa difficoltà.
Però la cosa più importante è che si chiarisca presto e che si cerchino delle soluzioni, NON dei giudizi.
I giudizi non servono, anzi creano solo inutili tensioni.
Intercettare le problematiche e le SOLUZIONI è sempre più funzionale.
Per quanto riguarda la terapia di coppia... dipende da ciò di cui c'è bisogno.
Non è detto che sia sempre utile per poter stare bene nella coppia andare a guardare a fondo ciò di cui Lei ci ha parlato qui. Ad esempio, il Suo ragazzo pare non abbia mai imparato ad esprimere se stesso e le proprie emozioni. Oppure ha imparato che ogni volta che provava a farlo qualcuno lo metteva a tacere o lo umiliava...
A questo punto, anziché andare indietro nell'infanzia della persona, potrebbe essere più funzionale capire cosa serve oggi nella coppia e nella comunicazione con Lei, circoscrivendo il problema.
Ad esempio, è probabile che il Suo ragazzo funzioni benissimo nel lavoro: quel pezzo che funziona allora non si tocca! Ma si agisce per modificare ciò che la coppia porta come problematico.
Personalmente, se ho bisogno di vedere i due partner in momenti diversi, lo faccio. Ma tutto dipende dagli obiettivi terapeutici che vengono fissati all'inizio della terapia. Se uno degli obiettivi è imparare a comunicare in maniera più assertiva, declinando con comportamenti specifici tutto ciò, allora lo si può fare insieme. Chiaramente, se uno cambia nella coppia, cambia anche individualmente e viceversa.
Legga qui per approfondimenti: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Spero di essere stata più chiara.
Cordiali saluti,
Gentile Utente,
ci sono anche persone che non lo imparano mai; nel mio lavoro incontro persone che arrivano ben oltre i trent'anni con questa difficoltà.
Però la cosa più importante è che si chiarisca presto e che si cerchino delle soluzioni, NON dei giudizi.
I giudizi non servono, anzi creano solo inutili tensioni.
Intercettare le problematiche e le SOLUZIONI è sempre più funzionale.
Per quanto riguarda la terapia di coppia... dipende da ciò di cui c'è bisogno.
Non è detto che sia sempre utile per poter stare bene nella coppia andare a guardare a fondo ciò di cui Lei ci ha parlato qui. Ad esempio, il Suo ragazzo pare non abbia mai imparato ad esprimere se stesso e le proprie emozioni. Oppure ha imparato che ogni volta che provava a farlo qualcuno lo metteva a tacere o lo umiliava...
A questo punto, anziché andare indietro nell'infanzia della persona, potrebbe essere più funzionale capire cosa serve oggi nella coppia e nella comunicazione con Lei, circoscrivendo il problema.
Ad esempio, è probabile che il Suo ragazzo funzioni benissimo nel lavoro: quel pezzo che funziona allora non si tocca! Ma si agisce per modificare ciò che la coppia porta come problematico.
Personalmente, se ho bisogno di vedere i due partner in momenti diversi, lo faccio. Ma tutto dipende dagli obiettivi terapeutici che vengono fissati all'inizio della terapia. Se uno degli obiettivi è imparare a comunicare in maniera più assertiva, declinando con comportamenti specifici tutto ciò, allora lo si può fare insieme. Chiaramente, se uno cambia nella coppia, cambia anche individualmente e viceversa.
Legga qui per approfondimenti: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Spero di essere stata più chiara.
Cordiali saluti,
[#7]
Utente
Capisco...la ringrazio molto per le spiegazioni, davvero utili e chiare!
Con la mia frase non intendevo essere crudele nei suoi confronti, è solo dettata da un attimo di frustrazione e dal sapere che tanto lui qui non legge. Anzi con lui cerco sempre di essere il più tollerante e d'aiuto possibile, e non lo tratto mai come se "non fosse capace" o sbagliato o stupido. Anche perchè io davvero penso il meglio di lui, e credo che abbia tanti pregi e delle potenzialità enormi, e possa fare dei cambiamenti, come è chiaro che devo farli anche io.
Ad esempio sul come pormi con lui...
A volte mi sento non in grado di capire quanto essere dalla sua parte, e quanto essere "dalla mia". Cioè, non voglio giustificarlo o trattarlo come un bambino, ma dall'altra parte neanche dargli addosso o farlo soffrire inutilmente. Ammetto che questo è un equilibrio che ancora non ho trovato bene.
Quando penso che si comporti male con me, se non mi chiama, o mi ignora in pubblico ecc devo dirglielo e magari voglio muovergli una critica, ad esempio..e ho sempre paura di essere "troppo dura" o "troppo accondiscendente".
Come se sentissi che le critiche lo feriscono, e quindi ovviamente non vorrei fargliele, ma se non gliele faccio poi non andiamo da nessuna parte, lui non sa perchè sono arrabbiata, e io rimango arrabbiata e/o delusa ecc, e non sto bene io poi.
Insomma mi sento un pò un equilibrista quando sta male, e una parte di me mi dice "che cavolo però! Vorrei potergli parlare tranquillamente senza farmi tutti questi problemi!" questo forse fa di me una persona un pò meschina.
Con la mia frase non intendevo essere crudele nei suoi confronti, è solo dettata da un attimo di frustrazione e dal sapere che tanto lui qui non legge. Anzi con lui cerco sempre di essere il più tollerante e d'aiuto possibile, e non lo tratto mai come se "non fosse capace" o sbagliato o stupido. Anche perchè io davvero penso il meglio di lui, e credo che abbia tanti pregi e delle potenzialità enormi, e possa fare dei cambiamenti, come è chiaro che devo farli anche io.
Ad esempio sul come pormi con lui...
A volte mi sento non in grado di capire quanto essere dalla sua parte, e quanto essere "dalla mia". Cioè, non voglio giustificarlo o trattarlo come un bambino, ma dall'altra parte neanche dargli addosso o farlo soffrire inutilmente. Ammetto che questo è un equilibrio che ancora non ho trovato bene.
Quando penso che si comporti male con me, se non mi chiama, o mi ignora in pubblico ecc devo dirglielo e magari voglio muovergli una critica, ad esempio..e ho sempre paura di essere "troppo dura" o "troppo accondiscendente".
Come se sentissi che le critiche lo feriscono, e quindi ovviamente non vorrei fargliele, ma se non gliele faccio poi non andiamo da nessuna parte, lui non sa perchè sono arrabbiata, e io rimango arrabbiata e/o delusa ecc, e non sto bene io poi.
Insomma mi sento un pò un equilibrista quando sta male, e una parte di me mi dice "che cavolo però! Vorrei potergli parlare tranquillamente senza farmi tutti questi problemi!" questo forse fa di me una persona un pò meschina.
[#8]
Utente
Dimenticavo..sul lavoro lavora bene, è vero! E' sempre disponibile, si impegna, è responsabile e capace..lavora anche tanto, fa due lavori. Uno con i bambini e uno legato al computer. In quello coi bambini è incredibilmente bravo, cosa che prima di vederlo non avrei detto. Con loro ha un rapporto stupendo, nonostante non sia particolarmente "affettuoso"..cioè non li bacia o abbraccia. Però insegna un'attività sportiva, e quindi è sempre a contatto con loro. Ci gioca, scherza, ride ecc Poi lo vedo che gli piace quando sono loro a abbracciarlo. In quello al computer è bravissimo nel pratico, meno bravo a prendere decisioni, cioè lascia la leadership a altri colleghi. Che poi penso che vada bene lo stesso, non dobbiamo tutti essere leader.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 11k visite dal 10/03/2015.
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Approfondimento su Narcisismo
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