maturità psicosessuale
Buonasera,
Da piccola soffrivo di pubertà precoce. Ebbi il mio primo ciclo mestruale a 7 anni. Feci la terapia fino ai 12 anni. A 13 anni la mia pubertà riprese come quella di tutte le altre mie coetanee. Io sono partita con un largo anticipo rispetto alle mie coetanee, ma ora che ho 30 anni mi rendo conto di essere in grande ritardo! Da adolescente ero una ragazza magra e formosa ( le classiche 90-60-90), però non sono mai piaciuta a nessuno. A 18 anni ero senza amici e non avevo ancora dato il mio primo bacio. Così mi misi con un ragazzo che aveva la fissa x una mia caratteristica fisica. Di lui non mi importava nulla ma avevo il terrore di morire vergine. Dopo 7 mesi lo lasciai perché era un millantatore. Io non avevo amici, nonostante fossi circondata da miei coetanei( università). Un uomo di 46 anni più vecchio di me mi offri la sua amicizia in cambio di favori sessuali. Io accettai , ma vissi l'esperienza di 3 mesi come un trauma mai superato. Siccome io sono sempre stata attratta solo dalle ragazze, decisi di trovarmi una compagna. Fu difficile.Non piacevo! Alla fine accettai di mettermi con una tizia di 10 anni più vecchia di me , che abitava lontano. Mi trasferii a casa sua ma dopo poco lei inizio a picchiarmi. Sempre con maggiore frequenza e per regioni più stupide. Dopo un anno scappai da lei mentre era al lavoro. Da lquella relazione uscii distrutta. Promisi a me stessa di non ripetere l'errore. Mi sentivo così sola che ho iniziato a bere ( in realtà avevo iniziato già quando stavo con quella donna) e un paio di volte ho incontrato dei ragazzi, al solo scopo di scambiare due parole con dei miei coetanei, anche loro preferivano fare altro . Una volta la cosa mi sfuggi di mano, mi misi di nuovo in pericolo e decisi di non incontrare più ragazzi. Smisi anche di bere. Ormai sono passati 7 anni. Sette anni in cui ho conosciuto tante persone ,ma che nessuna ha mostrato il minimo interesse nei miei confronti. In questi 7 anni sono ingrassata 50 kg x motivi ancora poco chiari( e continuo ad ingrassare tutt'ora). Il mio corpo è cambiato moltissimo.
A 14 anni sognavo già di avere una famiglia con una compagna. Una famiglia a fondata sull'amore e sul rispetto. Però chi mi si è avvicinato è stato tutt'altro che rispettoso, mentre x tutti gli altri io sono sempre stata invisibile. Non mi è mai successo di uscire con qualcuno di cui ero innamorata ( o che in qualche modo mi piaceva). Mai. Sempre e solo due di picche. Fino a 13 anni avevo molti amici. A 14 ero sola. Non so cosa sia successo nel mezzo. Ora mi ritrovo 30enne senza sapere quasi niente del mondo degli adulti. Io non so cosa fanno le ragazze della mia età x divertirsi. Non so cosa si dicono quando si incontrano, non so cosa sia l'amore. Se domani conoscessi una donna interessata a me, lei avrebbe un bagaglio di esperienza di vita molto più grande del mio. Sperando di riuscire ancora a fidarmi e a diventare intima con qualcuno, potrò mai colmare questo ritardo?
Grazie!
Da piccola soffrivo di pubertà precoce. Ebbi il mio primo ciclo mestruale a 7 anni. Feci la terapia fino ai 12 anni. A 13 anni la mia pubertà riprese come quella di tutte le altre mie coetanee. Io sono partita con un largo anticipo rispetto alle mie coetanee, ma ora che ho 30 anni mi rendo conto di essere in grande ritardo! Da adolescente ero una ragazza magra e formosa ( le classiche 90-60-90), però non sono mai piaciuta a nessuno. A 18 anni ero senza amici e non avevo ancora dato il mio primo bacio. Così mi misi con un ragazzo che aveva la fissa x una mia caratteristica fisica. Di lui non mi importava nulla ma avevo il terrore di morire vergine. Dopo 7 mesi lo lasciai perché era un millantatore. Io non avevo amici, nonostante fossi circondata da miei coetanei( università). Un uomo di 46 anni più vecchio di me mi offri la sua amicizia in cambio di favori sessuali. Io accettai , ma vissi l'esperienza di 3 mesi come un trauma mai superato. Siccome io sono sempre stata attratta solo dalle ragazze, decisi di trovarmi una compagna. Fu difficile.Non piacevo! Alla fine accettai di mettermi con una tizia di 10 anni più vecchia di me , che abitava lontano. Mi trasferii a casa sua ma dopo poco lei inizio a picchiarmi. Sempre con maggiore frequenza e per regioni più stupide. Dopo un anno scappai da lei mentre era al lavoro. Da lquella relazione uscii distrutta. Promisi a me stessa di non ripetere l'errore. Mi sentivo così sola che ho iniziato a bere ( in realtà avevo iniziato già quando stavo con quella donna) e un paio di volte ho incontrato dei ragazzi, al solo scopo di scambiare due parole con dei miei coetanei, anche loro preferivano fare altro . Una volta la cosa mi sfuggi di mano, mi misi di nuovo in pericolo e decisi di non incontrare più ragazzi. Smisi anche di bere. Ormai sono passati 7 anni. Sette anni in cui ho conosciuto tante persone ,ma che nessuna ha mostrato il minimo interesse nei miei confronti. In questi 7 anni sono ingrassata 50 kg x motivi ancora poco chiari( e continuo ad ingrassare tutt'ora). Il mio corpo è cambiato moltissimo.
A 14 anni sognavo già di avere una famiglia con una compagna. Una famiglia a fondata sull'amore e sul rispetto. Però chi mi si è avvicinato è stato tutt'altro che rispettoso, mentre x tutti gli altri io sono sempre stata invisibile. Non mi è mai successo di uscire con qualcuno di cui ero innamorata ( o che in qualche modo mi piaceva). Mai. Sempre e solo due di picche. Fino a 13 anni avevo molti amici. A 14 ero sola. Non so cosa sia successo nel mezzo. Ora mi ritrovo 30enne senza sapere quasi niente del mondo degli adulti. Io non so cosa fanno le ragazze della mia età x divertirsi. Non so cosa si dicono quando si incontrano, non so cosa sia l'amore. Se domani conoscessi una donna interessata a me, lei avrebbe un bagaglio di esperienza di vita molto più grande del mio. Sperando di riuscire ancora a fidarmi e a diventare intima con qualcuno, potrò mai colmare questo ritardo?
Grazie!
[#1]
Gentile Utente,
La sua storia emotiva e familiare parte da lontano, non credo sia possibile risolverla online con un semplice consulto.
La pubertà precoce
La relazione sbagliata
La delusione
La fisicità che si lamenta ...
Il grasso, senza una base organica - non si evince se ha fatto accertamenti e se si è rivolta ad un endocrinologo- può esseree un meccanismo difensivo per non concedersi ancora l'amore..
Si protegge
Si difende
Si imbruttisce
Mette una barriera tra sè ed il mondo
Si rivolga ad un nostro collega per una consulenza de visu
La sua storia emotiva e familiare parte da lontano, non credo sia possibile risolverla online con un semplice consulto.
La pubertà precoce
La relazione sbagliata
La delusione
La fisicità che si lamenta ...
Il grasso, senza una base organica - non si evince se ha fatto accertamenti e se si è rivolta ad un endocrinologo- può esseree un meccanismo difensivo per non concedersi ancora l'amore..
Si protegge
Si difende
Si imbruttisce
Mette una barriera tra sè ed il mondo
Si rivolga ad un nostro collega per una consulenza de visu
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile utente,
Lei ci presenta una storia complessa che coinvolge al tempo stesso la sua corporeità, l'affettività, la sessualità; e dove contemporaneamente mancano la Sua famiglia e il Suo lavoro.
Lei ci chiede: <<potrò mai colmare questo ritardo?<<
La vita non è come la la geometria, dove tutti i pezzi vanno a posto; occorre lavorarci un po'. In questo ha bisogno di un aiuto di persona, che un nostro Collega della sua zona potrà certamente fornirLe.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#3]
Ex utente
Vi ringrazio per le risposte. Io ho fatto tantissime visite x il mio problema ponderale. Inizialmente tutti credevano fosse un problema psichiatrico. Mi mandavano sempre dallo psichiatra che non diagnosticava niente. Anni di lotte tra dietologhe che mi credevano affetta da DCA e io che negavo. Più negavo più loro si convincevano. Alla fine , nel 2013 andai da una dietologa che mi fece fare la calorimetria indiretta. Il mio metabolismo era rallentato del 48%, un valore che lei (in 20 di professione) non ha mai visto così basso! Lei mi ha spiegato che sicuramente è la causa di tutto, ma non c'è cura per cui è un'informazione poco utile ai fini pratici. Però almeno lei ha trovato una causa alternativa al solito " ti abbuffi di nascosto".
Voi non mi conoscete e avete fatto delle ipotesi: che cerco di imbruttirmi, che rifiuto l'amore ecc... La verità è l'opposto: ho sempre fatto molte ore di sport alla settimana x cercare di restare in forma. Dai 4 ai 18 anni studiai danza classica. Poi altri sport sempre meno "complicati" perché ingrassando diventavo sempre più goffa. Attualm riesco a fare solo la cyclette. Io ho sempre lottato in questi 7 anni. E mi sono sempre lanciata in nuove conoscenze( università, associazioni di volontariato, palestre ecc...). Non sono il tipo che si nasconde. Io amo troppo il genere umano x rinunciare alla loro compagnia. Purtroppo non ottengo molto successo, ma di certo non mi nascondo. Quello che mi sorprende è che anche vostri colleghi sono giunti alle vostre conclusioni, anche dopo mesi dì terapia ( che non mi ha mai portata da nessuna parte). La mia non è una polemica. Però non capisco come ci si possa fare un'idea iniziale su una persona( come fa chiunque ) e non modificarla mai, a meno che i fatti dimostrino che le l'idea iniziale fosse sbagliata( come hanno fatto i vostri colleghi che mi hanno conoscita).
Io ho fatto parecchi anni di psicoterapia con professionisti diversi.soprattutto psichiatri. Un medico alla prima seduta mi disse che ero "pigra " e che dovevo lasciare l'università perchè non mi sarei mai laureata. Io spiegavo che avevo problemi con un esame e di non essere pigra. " tutte scuse, non vuoi ammettere l'evidenza". Successivamente superai quell'esame e ripresi a dare esami come un razzo. allora lui si scuso per avermi giudicata male. Magra consolazione perché fintanto che non riuscivo a superare l'ostacolo lui non fu di supporto. Anzi fece di tutto per convincermi a lasciar perdere! Nonostante tutto Continuava a dirmi"ingrassi perché sei pigra ". Un giorno la mia dietologa gli telefono e gli spiego del mio metabolismo super lento. Da quel giorno lui smise di dirmi "sei pigra". Perché non mi ha dato il beneficio del dubbio? Perché devo sempre dimostrare quello che dico? Se una donna va dallo psicologo perché ha perso il marito, lui non le dice di portargli il certificato di morte! Questi sono esempi. Anche gli altri terapeuti mi trattarono allo stesso modo. Già in adolescenza un terapeuta mi disse " impossibile che un'intera classe ti abbia presa di mira. Sei tu che ami fare la vittima". Dopo il diploma una professoressa mi confesso che tutta la classe mi evitava perché qualcuno aveva sparso la voce che fossi omosessuale! Quindi oltre al danno di essere stata emarginata, la beffa del terapeuta che non ci credeva! Questo è per spiegare perché ho perso fiducia nella psicoterapia...
Vi ho scritto la mia testimonianza perché vorrei capire se è la prassi dubitare sempre delle parole del paziente.
Grazie
Voi non mi conoscete e avete fatto delle ipotesi: che cerco di imbruttirmi, che rifiuto l'amore ecc... La verità è l'opposto: ho sempre fatto molte ore di sport alla settimana x cercare di restare in forma. Dai 4 ai 18 anni studiai danza classica. Poi altri sport sempre meno "complicati" perché ingrassando diventavo sempre più goffa. Attualm riesco a fare solo la cyclette. Io ho sempre lottato in questi 7 anni. E mi sono sempre lanciata in nuove conoscenze( università, associazioni di volontariato, palestre ecc...). Non sono il tipo che si nasconde. Io amo troppo il genere umano x rinunciare alla loro compagnia. Purtroppo non ottengo molto successo, ma di certo non mi nascondo. Quello che mi sorprende è che anche vostri colleghi sono giunti alle vostre conclusioni, anche dopo mesi dì terapia ( che non mi ha mai portata da nessuna parte). La mia non è una polemica. Però non capisco come ci si possa fare un'idea iniziale su una persona( come fa chiunque ) e non modificarla mai, a meno che i fatti dimostrino che le l'idea iniziale fosse sbagliata( come hanno fatto i vostri colleghi che mi hanno conoscita).
Io ho fatto parecchi anni di psicoterapia con professionisti diversi.soprattutto psichiatri. Un medico alla prima seduta mi disse che ero "pigra " e che dovevo lasciare l'università perchè non mi sarei mai laureata. Io spiegavo che avevo problemi con un esame e di non essere pigra. " tutte scuse, non vuoi ammettere l'evidenza". Successivamente superai quell'esame e ripresi a dare esami come un razzo. allora lui si scuso per avermi giudicata male. Magra consolazione perché fintanto che non riuscivo a superare l'ostacolo lui non fu di supporto. Anzi fece di tutto per convincermi a lasciar perdere! Nonostante tutto Continuava a dirmi"ingrassi perché sei pigra ". Un giorno la mia dietologa gli telefono e gli spiego del mio metabolismo super lento. Da quel giorno lui smise di dirmi "sei pigra". Perché non mi ha dato il beneficio del dubbio? Perché devo sempre dimostrare quello che dico? Se una donna va dallo psicologo perché ha perso il marito, lui non le dice di portargli il certificato di morte! Questi sono esempi. Anche gli altri terapeuti mi trattarono allo stesso modo. Già in adolescenza un terapeuta mi disse " impossibile che un'intera classe ti abbia presa di mira. Sei tu che ami fare la vittima". Dopo il diploma una professoressa mi confesso che tutta la classe mi evitava perché qualcuno aveva sparso la voce che fossi omosessuale! Quindi oltre al danno di essere stata emarginata, la beffa del terapeuta che non ci credeva! Questo è per spiegare perché ho perso fiducia nella psicoterapia...
Vi ho scritto la mia testimonianza perché vorrei capire se è la prassi dubitare sempre delle parole del paziente.
Grazie
[#4]
"Vi ho scritto la mia testimonianza perché vorrei capire se è la prassi dubitare sempre delle parole del paziente."
Gentile Utente...
la realtà in psicologia non è mai una sola né oggettiva, ma è sempre soggettiva e possono esserci diverse ipotesi. Quindi a mio avviso non si tratta di dubitare di ciò che dice il pz, ma di fare INSIEME AL PAZIENTE delle ipotesi che poi, sempre insieme al pz, andiamo a verificare.
Ad esempio, nella Sua storia sembrerebbe che Lei abbia permesso ad alcune persone che ha incontrato in vita Sua di farsi trattare male. Questa è un'ipotesi che poi, in seduta, Lei potrebbe validare o meno col Suo terapeuta.
In altre parole, potremmo anche ipotizzare che gli altri abbiano fatto delle scelte nei Suoi confronti (es esclusione), ma è anche il pz ad avere delle responsabilità e il processo di responsabilizzazione del pz è fondamentale in terapia. Altrimenti qui non si potrebbe capire come mai un pz. va sempre incontro allo stesso copione.
Chiaramente non c'è un giudizio, perché non siamo mica in tribunale, ma c'è la volontà di capire insieme. Lei dice che se una donna ha perso il marito lo psicologo non le chiede il certificato di morte... Vero, ma io mi domando come mai, a fronte di una perdita e di un dolore del tutto fisiologico, questa signora ha bisogno di venire da me, che cosa mi chiede davvero, perché non riesce più ad andare avanti... sa, molte volte dietro una sofferenza per un lutto si nasconde una disturbo dipendente o una psicopatologia importante, ma le diagnosi si fanno di persona.
Quindi, alla luce delle Sue esperienze in terapia, che cosa crede sia problematico nella Sua vita? Può essere verosimile che Lei abbia spesso incontrato persone maltrattanti... ma l'assunzione di responsabilità prevede che Lei riconosca che purtroppo ad alcune di queste ha permesso -perché soffriva molto- di approfittare di Lei e di trattarLa male. Se poi Lei trasmette bisogno dell'altro e non voglia di stare con l'altro (e io da qui non posso sapere, perché non La conosco), agli occhi degli altri Lei non è attraente (non fisicamente, intendo), ma bisognosa, come se dicesse che ha bisogno di non restare da sola, il terrore di morire vergine, di stare sola, ecc...
Se le cose stanno così o in un altro modo non è certo un'offesa per Lei, semmai un vantaggio: ora che lo sa può sempre capire cosa e come cambiare.
Spero di essere stata chiara.
Cordiali saluti,
Gentile Utente...
la realtà in psicologia non è mai una sola né oggettiva, ma è sempre soggettiva e possono esserci diverse ipotesi. Quindi a mio avviso non si tratta di dubitare di ciò che dice il pz, ma di fare INSIEME AL PAZIENTE delle ipotesi che poi, sempre insieme al pz, andiamo a verificare.
Ad esempio, nella Sua storia sembrerebbe che Lei abbia permesso ad alcune persone che ha incontrato in vita Sua di farsi trattare male. Questa è un'ipotesi che poi, in seduta, Lei potrebbe validare o meno col Suo terapeuta.
In altre parole, potremmo anche ipotizzare che gli altri abbiano fatto delle scelte nei Suoi confronti (es esclusione), ma è anche il pz ad avere delle responsabilità e il processo di responsabilizzazione del pz è fondamentale in terapia. Altrimenti qui non si potrebbe capire come mai un pz. va sempre incontro allo stesso copione.
Chiaramente non c'è un giudizio, perché non siamo mica in tribunale, ma c'è la volontà di capire insieme. Lei dice che se una donna ha perso il marito lo psicologo non le chiede il certificato di morte... Vero, ma io mi domando come mai, a fronte di una perdita e di un dolore del tutto fisiologico, questa signora ha bisogno di venire da me, che cosa mi chiede davvero, perché non riesce più ad andare avanti... sa, molte volte dietro una sofferenza per un lutto si nasconde una disturbo dipendente o una psicopatologia importante, ma le diagnosi si fanno di persona.
Quindi, alla luce delle Sue esperienze in terapia, che cosa crede sia problematico nella Sua vita? Può essere verosimile che Lei abbia spesso incontrato persone maltrattanti... ma l'assunzione di responsabilità prevede che Lei riconosca che purtroppo ad alcune di queste ha permesso -perché soffriva molto- di approfittare di Lei e di trattarLa male. Se poi Lei trasmette bisogno dell'altro e non voglia di stare con l'altro (e io da qui non posso sapere, perché non La conosco), agli occhi degli altri Lei non è attraente (non fisicamente, intendo), ma bisognosa, come se dicesse che ha bisogno di non restare da sola, il terrore di morire vergine, di stare sola, ecc...
Se le cose stanno così o in un altro modo non è certo un'offesa per Lei, semmai un vantaggio: ora che lo sa può sempre capire cosa e come cambiare.
Spero di essere stata chiara.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#5]
Ex utente
Gentile dottoressa,
Lei è stata molto chiara. Concordo su quello che dice. bisogna chiedersi quale sia il motivo che spinge una persona a chiedere aiuto. Come dice lei, è un percorso perché a volte il paziente stesso non sa bene quale siano le sue problematiche, i disturbi ecc...
Nella mia esperienza però il terapeuta si è sempre bloccato sulla veridicità delle mie parole. Io comprendo che il medico segue il principio del rasoio di occam. Se tutte le mie dietologhe non hanno creduto a una causa organica della mia obesità ( tranne l'ultima che mi segue tutt'ora), significa che il mio è un caso oggettivamente atipico. Perfino la dietologa che ha trovato un test che dimostra il danno organico è rimasta stupita dal risultato del test. Insomma se pure persone che vedono obesi tutti i giorni faticano ad inquadrarmi, non mi aspetto che lo faccia un terapeuta ! Però io nemmeno lo pretendo. Io non ho chiesto al terapeuta aiuto per dimagrire , ma per imparare a convivere con un corpo da ballerina che si è trasformato nel corpo di un lottatore di sumo! Però mi rispondono che non devo imparare a conviverci, ma che devo solo fare un po' di moto e mangiare meno dolci! Alcuni mi hanno detto:" ad Auschwiz nessuno era obeso". Questo secondo me è banalizzare un problema. c'è un problema di comunicazione! Infatti non si parla mai di come mi sento in questo nuovo corpo. Mai. Si parla solo di vincere la mia pigrizia, come se io mi lamentassi di un problema facilmente risolvibile se solo lo volessi veramente.Il rasoio di occam dice: "se senti rumore di zoccoli pensa ai cavalli, non alle zebre". Vero , però quando la mia dietologa telefonò al mio terapeuta lui improvvisamente capì che io ero la zebra, la paziente atipica che non capita mai. Cosa che io gli ripetevo da anni!La mia atipia è un problema della dietologa che mi deve far dimagrire e non dello psichiatra!
È vero, ho permesso a delle persone di farmi del male. Non l'ho mai negato. Anzi, ho sempre detto di non essere la ragazza "sedotta e abbandonata ", quella che credeva fosse amore invece è rimasta fregata! No, io ho lucidamente fatto un patto col diavolo. Io mi sono rivolta allo psichiatra per cercare di capire come mai non riesco a vivere da sola al punto di voler stabilire questi patti. Mi rispondono: " tutti amano la compagnia, è normale che tu non riesca a stare sola". E poi" devi solo avere pazienza ed aspettare la persona giusta". Questa attesa in realtà è stata proprio la causa dei miei guai, perché la pazienza prima o poi finisce. A 14 anni avevo pazienza. A 18 non cè l'avevo più e ho cercato dei surrogati perché l'attesa era divenuta snervante. Adesso non attendo più. Le persone non vivono in attesa di incontrare qualcuno e neanche vanno "a caccia ". Vivono e naturalmente incontrano nuove persone. Anch'io vivo senza aspettative. Consapevole che potrebbe anche non arrivare niente. pessimista? Probabilmente sì. Però sono più serena Perché ho smesso di darmi delle scadenze (es: fidanzarmi entro i 30 anni). Fra poche settimane compirò 30 anni e non mi importa se non ho ancora conosciuto l'amore. Adesso accetto che al mondo ci sia spazio anche x una come me che ancora non ha scoperto l'amore. Non mi sento più una perdente. Avrei voluto arrivarci prima e con l'aiuto di un professionista. alla fine ci sono arrivata da sola e con tanta sofferenza. Pazienza, conta il risultato.
Questo stile di vita è responsabile secondo me.Non posso continuare a vivere frustrata, dando sempre la colpa alla sfortuna. Io sono responsabile della parte della mia vita che posso cambiare. Non posso obbligare qualcuno ad uscire con me, ma posso imparare a non farne un dramma. E col tempo ho imparato. Prima vivevo dando la colpa sempre agli altri e sicuramente non era un atteggiamento responsabile. Anche se realmente quelle persone avevano delle colpe ( es. i miei compagni di scuola), io ho sempre vissuto passivamente: a scuola trattavo tutti come se fossero i miei amici e in famiglia non dicevo niente . Non sono pentita di aver trattato i miei compagni sempre con rispetto, ma ho sbagliato a non cercare aiuto con gli insegnanti o la famiglia.
Io ho posto a voi una domanda tecnica, "geometrica", che poco si abbina alla complessità della psiche umana. Ho fatto la domanda sbagliata. Però almeno ho potuto confrontarmi con voi e vi ringrazio!
Lei è stata molto chiara. Concordo su quello che dice. bisogna chiedersi quale sia il motivo che spinge una persona a chiedere aiuto. Come dice lei, è un percorso perché a volte il paziente stesso non sa bene quale siano le sue problematiche, i disturbi ecc...
Nella mia esperienza però il terapeuta si è sempre bloccato sulla veridicità delle mie parole. Io comprendo che il medico segue il principio del rasoio di occam. Se tutte le mie dietologhe non hanno creduto a una causa organica della mia obesità ( tranne l'ultima che mi segue tutt'ora), significa che il mio è un caso oggettivamente atipico. Perfino la dietologa che ha trovato un test che dimostra il danno organico è rimasta stupita dal risultato del test. Insomma se pure persone che vedono obesi tutti i giorni faticano ad inquadrarmi, non mi aspetto che lo faccia un terapeuta ! Però io nemmeno lo pretendo. Io non ho chiesto al terapeuta aiuto per dimagrire , ma per imparare a convivere con un corpo da ballerina che si è trasformato nel corpo di un lottatore di sumo! Però mi rispondono che non devo imparare a conviverci, ma che devo solo fare un po' di moto e mangiare meno dolci! Alcuni mi hanno detto:" ad Auschwiz nessuno era obeso". Questo secondo me è banalizzare un problema. c'è un problema di comunicazione! Infatti non si parla mai di come mi sento in questo nuovo corpo. Mai. Si parla solo di vincere la mia pigrizia, come se io mi lamentassi di un problema facilmente risolvibile se solo lo volessi veramente.Il rasoio di occam dice: "se senti rumore di zoccoli pensa ai cavalli, non alle zebre". Vero , però quando la mia dietologa telefonò al mio terapeuta lui improvvisamente capì che io ero la zebra, la paziente atipica che non capita mai. Cosa che io gli ripetevo da anni!La mia atipia è un problema della dietologa che mi deve far dimagrire e non dello psichiatra!
È vero, ho permesso a delle persone di farmi del male. Non l'ho mai negato. Anzi, ho sempre detto di non essere la ragazza "sedotta e abbandonata ", quella che credeva fosse amore invece è rimasta fregata! No, io ho lucidamente fatto un patto col diavolo. Io mi sono rivolta allo psichiatra per cercare di capire come mai non riesco a vivere da sola al punto di voler stabilire questi patti. Mi rispondono: " tutti amano la compagnia, è normale che tu non riesca a stare sola". E poi" devi solo avere pazienza ed aspettare la persona giusta". Questa attesa in realtà è stata proprio la causa dei miei guai, perché la pazienza prima o poi finisce. A 14 anni avevo pazienza. A 18 non cè l'avevo più e ho cercato dei surrogati perché l'attesa era divenuta snervante. Adesso non attendo più. Le persone non vivono in attesa di incontrare qualcuno e neanche vanno "a caccia ". Vivono e naturalmente incontrano nuove persone. Anch'io vivo senza aspettative. Consapevole che potrebbe anche non arrivare niente. pessimista? Probabilmente sì. Però sono più serena Perché ho smesso di darmi delle scadenze (es: fidanzarmi entro i 30 anni). Fra poche settimane compirò 30 anni e non mi importa se non ho ancora conosciuto l'amore. Adesso accetto che al mondo ci sia spazio anche x una come me che ancora non ha scoperto l'amore. Non mi sento più una perdente. Avrei voluto arrivarci prima e con l'aiuto di un professionista. alla fine ci sono arrivata da sola e con tanta sofferenza. Pazienza, conta il risultato.
Questo stile di vita è responsabile secondo me.Non posso continuare a vivere frustrata, dando sempre la colpa alla sfortuna. Io sono responsabile della parte della mia vita che posso cambiare. Non posso obbligare qualcuno ad uscire con me, ma posso imparare a non farne un dramma. E col tempo ho imparato. Prima vivevo dando la colpa sempre agli altri e sicuramente non era un atteggiamento responsabile. Anche se realmente quelle persone avevano delle colpe ( es. i miei compagni di scuola), io ho sempre vissuto passivamente: a scuola trattavo tutti come se fossero i miei amici e in famiglia non dicevo niente . Non sono pentita di aver trattato i miei compagni sempre con rispetto, ma ho sbagliato a non cercare aiuto con gli insegnanti o la famiglia.
Io ho posto a voi una domanda tecnica, "geometrica", che poco si abbina alla complessità della psiche umana. Ho fatto la domanda sbagliata. Però almeno ho potuto confrontarmi con voi e vi ringrazio!
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.4k visite dal 07/03/2015.
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