Pianto per nervosismo
Gentili dottori, ho 20 anni ed ho un problema che mi porto avanti sin dall'infanzia. La maggior parte delle volte, la mia risposta alle difficoltà, ai rimproveri o alle discussioni è un pianto infinito. Mi spiego meglio: il nervosismo che scaturisce in me in questi casi, mi porta quasi inesorabilmente al pianto. Io faccio di tutto per non piangere, soprattutto davanti alle persone, ma sembra essere più forte di me e ciò mi provoca molta vergogna. Inoltre, dopo aver pianto molto, mi vengono attacchi di emicrania molto forti. Ci tengo a dire che dall'età di 10 anni circa, il neurologo mi ha diagnosticato l'emicrania, che però con il passare degli anni è diminuita. Insieme ai controlli dal neuorologo, a volte avevo anche dei colloqui con una psicologa, che comunicò a mia madre una leggera nevrastenia. Qualche anno fa, inoltre, assumevo su prescrizione del neurologo, delle gocce calmanti che mi hanno diminuito sensibilemente sia l'emicrania che il nervosismo. Dopo una breve cura, il neurologo non ha più ritenuto necessario continuare questa cura, vedendo che anche dopo molto tempo dalla sospensione del medicinale stavo bene. Torniamo al mio problema del pianto nervoso. Non mi succede di piangere sempre, ma solo quando mi accorgo che la persona che si trova davanti a me non mi capisce o alza il tono della voce e quindi non riesco a farmi valere, o quando non so proprio spiegare le mie ragioni, seppure valide. Questo mi capita soprattutto con la mia famiglia. Ci sono inoltre persone con le quali non sento la necessità di piangere, forse perchè stanno ad ascoltarmi e non mi "punzecchiano". Infatti, quando una persona cerca di farmi arrivare ad ogni costo al pianto, come fanno ad esempio i miei fratelli che conoscono benissimo il mio problema, io inizio a piangere come una fontana quasi ad assecondare il loro desiderio. In ultimo vorrei dire che la mia famiglia non è molto aperta al dialogo ed essendo la più piccola di tre fratelli, da piccola per farmi sentire dovevo per forza piangere e la situazione ora non è cambiata molto. Vorrei sapere come evitare di piangere e riuscere a farmi ascoltare. Vi ringrazio anticipatamente per ogni vostro consiglio e per il tempo che mi dedicate.
[#1]
Gentile Utente,
Il pianto rappresenta la concretizzazione di una cattiva gestione delle emozioni.
Quando si sente sotto pressione, quando viene punzecchiata, quando non sa come reagire, piange...
Dovrebbe tornare dalla psicologa- con la quale non mi è chiaro che tipo di lavoro ha effettuato- per imparare a gestire la sua emotività ...
Ma prima della gestione, dovrebbe fare amicizia con quello che la rende vulnerabile
Il pianto rappresenta la concretizzazione di una cattiva gestione delle emozioni.
Quando si sente sotto pressione, quando viene punzecchiata, quando non sa come reagire, piange...
Dovrebbe tornare dalla psicologa- con la quale non mi è chiaro che tipo di lavoro ha effettuato- per imparare a gestire la sua emotività ...
Ma prima della gestione, dovrebbe fare amicizia con quello che la rende vulnerabile
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Cara Signora,
concordo con la Collega nell'invito a ritornare dalla sua psicologa e continuare con lei il percorso già intrapreso.
Prenda consapevolezza di se stessa, dei suoi 20 anni e di ciò che ancora la vita può offrire, anche in termini di emozioni. Non è più la bambina che piangeva coi fratelli grandi.... le sue emozioni possono prendere vie più gratificanti....
Le faccio cari auguri.
concordo con la Collega nell'invito a ritornare dalla sua psicologa e continuare con lei il percorso già intrapreso.
Prenda consapevolezza di se stessa, dei suoi 20 anni e di ciò che ancora la vita può offrire, anche in termini di emozioni. Non è più la bambina che piangeva coi fratelli grandi.... le sue emozioni possono prendere vie più gratificanti....
Le faccio cari auguri.
Dr.ssa Giovanna Lo Giudice
Psicologa Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale, Sessuologia Clinica - PALERMO
www.giovannalogiudice.blogspot.it
[#3]
Gentile utente,
lei ha fatto un'analisi psicologica del suo disturbo abbastanza chiara e puntuale, con riferimenti anche alla sua famiglia e alla sua infanzia.
Se la sua ipotesi è corretta, occorre considerare che gli apprendimenti precoci nel periodo infantile sono particolarmente tenaci; tuttavia la psicoterapia può, quasi incredibilmente (considerata la loro forza), modificarli.
Le segnalo al riguardo questo link
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3161-e-possibile-modificare-l-imprinting.html
Cordiali saluti
lei ha fatto un'analisi psicologica del suo disturbo abbastanza chiara e puntuale, con riferimenti anche alla sua famiglia e alla sua infanzia.
Se la sua ipotesi è corretta, occorre considerare che gli apprendimenti precoci nel periodo infantile sono particolarmente tenaci; tuttavia la psicoterapia può, quasi incredibilmente (considerata la loro forza), modificarli.
Le segnalo al riguardo questo link
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3161-e-possibile-modificare-l-imprinting.html
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#4]
Utente
Vi ringrazio per aver risposto in così tanti e per le parole di conforto. Purtroppo non posso tornare dalla psicologa che mi ha seguita quando ero piccolare, perchè è lontana dalla mia città ed inoltre lavora con i bambini. Cercherò di scavare più a fondo dentro me stessa e magari di farmi aiutare da un vostro collega.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 3k visite dal 06/03/2015.
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