Paura di osare
Ho 38 anni, sono sposato, amo mia moglie e i miei figli. Sono un impiegato.
Però ho dentro di me come un fuoco, una lava che vuole uscire fuori e non può.
Desidero aiutare le altre persone, mi commuove profondamente lo stato di bisogno che leggo nel cuore di molti, soprattutto bambini con situazioni familiari difficili.
Quindi penso di mettere su associazioni, fondazioni, aziende... tutto per alleviare le sofferenze degli altri.
Alcune cose le ho iniziate con grande trasporto... tutte strade interrotte... comincio, poi mi spavento, ho la sensazione di perdermi in un mare agitato, a volte invece mi sembra di non poter contenere il fuoco che ho dentro. Ho paura di perdermi, di lasciarmi andare per realizzare finalmente ciò che mi piace.
E rimando al futuro i progetti di bene che ho nel cuore.
E sono quasi sempre scontento della condizione presente.
E sento di tradire me e gli altri.
E a volte avverto come una parte di me che chiede di essere coccolata, accolta, aiutata.
E sono arrabbiato perché nessuno mi ha aiutato, nemmeno ora, non c'è nessuno che mi aiuti a realizzare i miei progetti.
E poi mi rendo conto che mi sto mettendo in gabbia da solo.
Basterebbe non pensare così tanto, basterebbe liberare questo mio cuore... e so che saprei guidarlo, saprei dirgli adesso rallenta, adesso corri... adesso cambia strada...
E invece ho paura, rimango bloccato, anche fisicamente, mi chiudo dentro di me, dentro casa, al buio, al freddo, a volte arrivo a non lavarmi, e sono bloccato dentro sensazioni fisiche di inadeguatezza, di tensione, di sporcizia, e così comincio a coltivare pensieri sadici, di violenza sessuale fantasticamente perpetrata su persone deboli, non da me ma da personaggi fantastici, forti, muscolosi. Magari la violenza è perpetrata contro mia moglie, e io ne sono spettatore impotente e quasi compiaciuto: nel mentre mi masturbo.
Poi dopo qualche giorno succede qualcosa, e torna la vita, la gioia, le speranze, i progetti...
Questa è la dinamica in cui vivo. Vorrei uscirne. Vorrei cominciare a costruire veramente.
Grazie
Però ho dentro di me come un fuoco, una lava che vuole uscire fuori e non può.
Desidero aiutare le altre persone, mi commuove profondamente lo stato di bisogno che leggo nel cuore di molti, soprattutto bambini con situazioni familiari difficili.
Quindi penso di mettere su associazioni, fondazioni, aziende... tutto per alleviare le sofferenze degli altri.
Alcune cose le ho iniziate con grande trasporto... tutte strade interrotte... comincio, poi mi spavento, ho la sensazione di perdermi in un mare agitato, a volte invece mi sembra di non poter contenere il fuoco che ho dentro. Ho paura di perdermi, di lasciarmi andare per realizzare finalmente ciò che mi piace.
E rimando al futuro i progetti di bene che ho nel cuore.
E sono quasi sempre scontento della condizione presente.
E sento di tradire me e gli altri.
E a volte avverto come una parte di me che chiede di essere coccolata, accolta, aiutata.
E sono arrabbiato perché nessuno mi ha aiutato, nemmeno ora, non c'è nessuno che mi aiuti a realizzare i miei progetti.
E poi mi rendo conto che mi sto mettendo in gabbia da solo.
Basterebbe non pensare così tanto, basterebbe liberare questo mio cuore... e so che saprei guidarlo, saprei dirgli adesso rallenta, adesso corri... adesso cambia strada...
E invece ho paura, rimango bloccato, anche fisicamente, mi chiudo dentro di me, dentro casa, al buio, al freddo, a volte arrivo a non lavarmi, e sono bloccato dentro sensazioni fisiche di inadeguatezza, di tensione, di sporcizia, e così comincio a coltivare pensieri sadici, di violenza sessuale fantasticamente perpetrata su persone deboli, non da me ma da personaggi fantastici, forti, muscolosi. Magari la violenza è perpetrata contro mia moglie, e io ne sono spettatore impotente e quasi compiaciuto: nel mentre mi masturbo.
Poi dopo qualche giorno succede qualcosa, e torna la vita, la gioia, le speranze, i progetti...
Questa è la dinamica in cui vivo. Vorrei uscirne. Vorrei cominciare a costruire veramente.
Grazie
[#2]
Utente
OSARE??
Sarei come un pagliaccio. Così mi vedo.
E' una finzione. Come uno che volesse costruire una casa senza struttura.
Come uno che gioca a poker e sta bleffando.
Prima o poi l'inganno è smascherato, e il temerario messo alla gogna.
Sei solo un bambino! - dico a me stesso.
Ho messo su un'associazione, ho fatto progetti d'impresa, ho unito persone, ho aperto nel mio piccolo nuove strade.
Poi mi sono sempre immancabilmente tirato indietro.
Quando l'aereo "rischiava" di decollare, allora io scendevo.
Chi ha a che fare con me pensa io sia una persona eclettica.
Io penso di essere molto di più.
Ma sono condannato a portare i miei tesori nella tomba.
Questa è la traduzione verbale possibile dei sentimenti che provo.
Spero risulti comprensibile.
Grazie per la risposta.
Sarei come un pagliaccio. Così mi vedo.
E' una finzione. Come uno che volesse costruire una casa senza struttura.
Come uno che gioca a poker e sta bleffando.
Prima o poi l'inganno è smascherato, e il temerario messo alla gogna.
Sei solo un bambino! - dico a me stesso.
Ho messo su un'associazione, ho fatto progetti d'impresa, ho unito persone, ho aperto nel mio piccolo nuove strade.
Poi mi sono sempre immancabilmente tirato indietro.
Quando l'aereo "rischiava" di decollare, allora io scendevo.
Chi ha a che fare con me pensa io sia una persona eclettica.
Io penso di essere molto di più.
Ma sono condannato a portare i miei tesori nella tomba.
Questa è la traduzione verbale possibile dei sentimenti che provo.
Spero risulti comprensibile.
Grazie per la risposta.
[#3]
Mio caro, mettere su , come dice, associazioni, progetti d'impresa, di questi tempi poi, non è facile, richiede certo slancio, ma anche stabilità emotiva, perchè i problemi sono tanti.. Ha mai pensato di affiancare progetti, associazioni che sono vicine al suo sentire, collaborando , costruendo insieme e perciò risolvendo insieme i problemi ?..
Oscillazioni del tono dell'umore accadono, ma bisogna fare attenzione a .. quanto.. rilevanti, che , rendono la vita più difficile per noi e per gli altri, Le consiglio di parlare de visu con un Collega per chiarirsi e diventare più stabile e costante..
Come vive tutto questo sua moglie.. ?
Le faccio molti auguri, restiamo in ascolto..
Oscillazioni del tono dell'umore accadono, ma bisogna fare attenzione a .. quanto.. rilevanti, che , rendono la vita più difficile per noi e per gli altri, Le consiglio di parlare de visu con un Collega per chiarirsi e diventare più stabile e costante..
Come vive tutto questo sua moglie.. ?
Le faccio molti auguri, restiamo in ascolto..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#4]
<<aiutare le altre persone, ....
Quindi penso di mettere su associazioni, fondazioni, aziende... tutto per alleviare le sofferenze degli altri.<<
Anzichè mettersi in gioco "mettendo su" associazioni e imprese in proprio, non sarebbe possibile aiutare partecipando in altro modo ad azioni altrui?
Quindi penso di mettere su associazioni, fondazioni, aziende... tutto per alleviare le sofferenze degli altri.<<
Anzichè mettersi in gioco "mettendo su" associazioni e imprese in proprio, non sarebbe possibile aiutare partecipando in altro modo ad azioni altrui?
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#5]
Non avevo dubbi che la Sua risposta fosse quella che ha dato o comunque molto simile:
"OSARE??
Sarei come un pagliaccio. Così mi vedo.
E' una finzione. Come uno che volesse costruire una casa senza struttura.
Come uno che gioca a poker e sta bleffando.
Prima o poi l'inganno è smascherato, e il temerario messo alla gogna.
Sei solo un bambino! - dico a me stesso."
Perché Le dico questo? Perché il problema sembra essere nelle Sue idee relative a se stesso, alla possibilità di potercela fare... alla Sua autostima e autoefficacia!
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/40-quando-le-nostre-convinzioni-ci-fanno-ammalare.html
Uno dei principi fondamentali su cui si basa la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale riguarda proprio questo aspetto: le nostre idee influenzano i nostri comportamenti ma vale anche il contrario, cioè se Lei si comporta in un certo modo, ad esempio evitando di andare fino in fondo o rinunciando, maturerà la convinzione di non potercela fare, di essere un perdente.
Poi, ci sono anche temi legati alla vergogna, ecc... proprio perché anche le nostre emozioni entrano a fare parte del meccanismo che Le ho spiegato.
Su questi aspetti a mio avviso vale la pena riflettere e magari lavorare con uno psicologo psicoterapeuta. Che ne pensa?
"OSARE??
Sarei come un pagliaccio. Così mi vedo.
E' una finzione. Come uno che volesse costruire una casa senza struttura.
Come uno che gioca a poker e sta bleffando.
Prima o poi l'inganno è smascherato, e il temerario messo alla gogna.
Sei solo un bambino! - dico a me stesso."
Perché Le dico questo? Perché il problema sembra essere nelle Sue idee relative a se stesso, alla possibilità di potercela fare... alla Sua autostima e autoefficacia!
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/40-quando-le-nostre-convinzioni-ci-fanno-ammalare.html
Uno dei principi fondamentali su cui si basa la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale riguarda proprio questo aspetto: le nostre idee influenzano i nostri comportamenti ma vale anche il contrario, cioè se Lei si comporta in un certo modo, ad esempio evitando di andare fino in fondo o rinunciando, maturerà la convinzione di non potercela fare, di essere un perdente.
Poi, ci sono anche temi legati alla vergogna, ecc... proprio perché anche le nostre emozioni entrano a fare parte del meccanismo che Le ho spiegato.
Su questi aspetti a mio avviso vale la pena riflettere e magari lavorare con uno psicologo psicoterapeuta. Che ne pensa?
[#6]
gentile Utente,
la sua richiesta di consulenza contiene parecchi spunti di riflessione.
Il rapporto che lei ha con se stesso.
Il rapporto che ha con gli altri
il rapporto che ha con il senso del dovere
Il rapporto che ha con la sfera del piacere
Il rapporto che ha con il senso del limite
"Osare" è un parola complessa…..dietro questo desiderio ci sono svariate prospettive e desideri inconsci..
Da bambino le hanno insegnato a spostare i limiti?
A buttarsi?
A sbagliare?
A cadere e rialzarsi?
Condivido le indicazioni ricevute, sull'opportunità di effettuare una consulenza psicologica de visu
la sua richiesta di consulenza contiene parecchi spunti di riflessione.
Il rapporto che lei ha con se stesso.
Il rapporto che ha con gli altri
il rapporto che ha con il senso del dovere
Il rapporto che ha con la sfera del piacere
Il rapporto che ha con il senso del limite
"Osare" è un parola complessa…..dietro questo desiderio ci sono svariate prospettive e desideri inconsci..
Da bambino le hanno insegnato a spostare i limiti?
A buttarsi?
A sbagliare?
A cadere e rialzarsi?
Condivido le indicazioni ricevute, sull'opportunità di effettuare una consulenza psicologica de visu
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#7]
Utente
Grazie per i vostri interventi.
Rispondo abbastanza di getto con i sentimenti e le emozioni da voi suscitati in me.
Da bambino avevo molta paura.
Mio padre era quasi assente, mia madre boh, dalle foto pare stesse sempre con me.
Ho subìto il bullismo di un compagno di classe. Fino alla seconda media. Poi ho reagito con violenza. Da quel giorno ho iniziato a far crescere i capelli, poi a fumare, poi gli spinelli, poi altro..., poi i coltelli e la voglia di fare del male... a 18 anni ho lasciato tutto questo, anche gli amici sbagliati.
Da piccolo ricordo solo una cosa: "tu sei più bello e più intelligente degli altri! Farai strada!". Io ci ho creduto come a un dogma.
Ho fatto scuole diverse da quelli del mio paesino. Nell'adolescenza ho creduto che la mia vita sarebbe stata fantastica, che sarei stato l'uomo migliore del mondo. Ma non mi sono mai impegnato con decisione in niente, se non agli inizi.
Ho sempre avuto molte passioni. Le ho coltivate tutte, e presto lasciate. Perché da un iniziale spinta di piacere, poi diventavano dovere e basta. Ho ancora questo problema: scrivo romanzi, partecipando ai concorsi, inviando bozze a case editrici..., ma ci sono dei giorni dove scrivere è solo un dovere, ho paura che prima o poi lascerò, nonostante sono innamorato della scrittura.
Collaboro con tre associazioni, una di queste l'ho fondata io, sono creativo e organizzo eventi e iniziative particolari. Inizio con slancio, nella strada accumulo fatica, arrivo al traguardo stremato, non vedendo l'ora che il congresso/manifestazione/concerto/meeting sia terminato. In prossimità del traguardo vivo delle ansie e delle angosce che mi sovrastano, vorrei scappare, morire... poi le cose in genere finiscono abbastanza bene, e io provo rammarico per aver vissuto così male una cosa che i miei compagni di viaggio hanno vissuto così bene.
Perché non abbassare il livello degli obiettivi da osare?
In realtà anche nelle piccole cose mi trovo a non osare: non osare di rivendicare la mia precedenza quando qualcuno tenta di sorpassarmi in fila in un ufficio pubblico; non osare dare a una persona del tu, pur sapendo che le farebbe piacere; non osare farmi avanti per primo pur se vorrei; non osare chiedere la fattura all'oculista, anche se so che è giusto e che la scaricherei dalle tasse; non osare dire la mia quando è controcorrente, o farlo con molta fatica, con l'acqua alla gola e a corto di fiato; non osare reclamare il diritto a riscuotere l'affitto del mio garage, anche se il contratto stipulato prevede che io sia pagato regolarmente...
Un grazie speciale alla dott.ssa Pileci, per la sua analisi così esplicativa. Sento che il mio problema è strutturale, è come una convinzione che genera comportamenti che rafforza la convinzione... un mito interiore.
Se non esercitasse così lontano dal centro italia le chiederei un consulto presso il suo studio.
Ho fatto circa due anni di psicoterapia, con due interruzioni estive. Sono passati 4 anni. La motivazione era la difficoltà di instaurare un rapporto sereno con la mia secondogenita. A differenza della prima, è una bambina piena di richieste, anche piena di vita. Mi sentivo schiavizzato da lei, dalle sue enormi richieste, dal dovere del mio ruolo di padre. E questo mi generava angoscia e rabbia e un comportamento nei suoi confronti a volte accogliente, premuroso, altre volte evitante, distaccato, e una gran paura di farle del male, perché la rabbia che in me montava era grande.
Mia moglie mi ha sostenuto in questo percorso, ha sempre creduto in me, ora invece no, credo si sia un poco stufata del mio continuo tentare nuove strade e lasciare quelle appena iniziate.
Comunque il percorso psicoterapeutico ha migliorato notevolemente il mio rapporto con la secondogenita, ora a volte la cerco quando sento di volere affetto, la piccola per me è diventata una risorsa.
Comunque il percorso psicoterapeutico ha aperto molte altre dimensioni. Il problema è che non ho potuto affrontarle, credo che la psicoterapeuta che mi accompagnava poteva accogliere le mie cose fino a un certo punto, non ho mai avuto la sensazione di poter andare oltre ciò che una mente ben educata è in grado di acccogliere.
Grazie ancora!
Rispondo abbastanza di getto con i sentimenti e le emozioni da voi suscitati in me.
Da bambino avevo molta paura.
Mio padre era quasi assente, mia madre boh, dalle foto pare stesse sempre con me.
Ho subìto il bullismo di un compagno di classe. Fino alla seconda media. Poi ho reagito con violenza. Da quel giorno ho iniziato a far crescere i capelli, poi a fumare, poi gli spinelli, poi altro..., poi i coltelli e la voglia di fare del male... a 18 anni ho lasciato tutto questo, anche gli amici sbagliati.
Da piccolo ricordo solo una cosa: "tu sei più bello e più intelligente degli altri! Farai strada!". Io ci ho creduto come a un dogma.
Ho fatto scuole diverse da quelli del mio paesino. Nell'adolescenza ho creduto che la mia vita sarebbe stata fantastica, che sarei stato l'uomo migliore del mondo. Ma non mi sono mai impegnato con decisione in niente, se non agli inizi.
Ho sempre avuto molte passioni. Le ho coltivate tutte, e presto lasciate. Perché da un iniziale spinta di piacere, poi diventavano dovere e basta. Ho ancora questo problema: scrivo romanzi, partecipando ai concorsi, inviando bozze a case editrici..., ma ci sono dei giorni dove scrivere è solo un dovere, ho paura che prima o poi lascerò, nonostante sono innamorato della scrittura.
Collaboro con tre associazioni, una di queste l'ho fondata io, sono creativo e organizzo eventi e iniziative particolari. Inizio con slancio, nella strada accumulo fatica, arrivo al traguardo stremato, non vedendo l'ora che il congresso/manifestazione/concerto/meeting sia terminato. In prossimità del traguardo vivo delle ansie e delle angosce che mi sovrastano, vorrei scappare, morire... poi le cose in genere finiscono abbastanza bene, e io provo rammarico per aver vissuto così male una cosa che i miei compagni di viaggio hanno vissuto così bene.
Perché non abbassare il livello degli obiettivi da osare?
In realtà anche nelle piccole cose mi trovo a non osare: non osare di rivendicare la mia precedenza quando qualcuno tenta di sorpassarmi in fila in un ufficio pubblico; non osare dare a una persona del tu, pur sapendo che le farebbe piacere; non osare farmi avanti per primo pur se vorrei; non osare chiedere la fattura all'oculista, anche se so che è giusto e che la scaricherei dalle tasse; non osare dire la mia quando è controcorrente, o farlo con molta fatica, con l'acqua alla gola e a corto di fiato; non osare reclamare il diritto a riscuotere l'affitto del mio garage, anche se il contratto stipulato prevede che io sia pagato regolarmente...
Un grazie speciale alla dott.ssa Pileci, per la sua analisi così esplicativa. Sento che il mio problema è strutturale, è come una convinzione che genera comportamenti che rafforza la convinzione... un mito interiore.
Se non esercitasse così lontano dal centro italia le chiederei un consulto presso il suo studio.
Ho fatto circa due anni di psicoterapia, con due interruzioni estive. Sono passati 4 anni. La motivazione era la difficoltà di instaurare un rapporto sereno con la mia secondogenita. A differenza della prima, è una bambina piena di richieste, anche piena di vita. Mi sentivo schiavizzato da lei, dalle sue enormi richieste, dal dovere del mio ruolo di padre. E questo mi generava angoscia e rabbia e un comportamento nei suoi confronti a volte accogliente, premuroso, altre volte evitante, distaccato, e una gran paura di farle del male, perché la rabbia che in me montava era grande.
Mia moglie mi ha sostenuto in questo percorso, ha sempre creduto in me, ora invece no, credo si sia un poco stufata del mio continuo tentare nuove strade e lasciare quelle appena iniziate.
Comunque il percorso psicoterapeutico ha migliorato notevolemente il mio rapporto con la secondogenita, ora a volte la cerco quando sento di volere affetto, la piccola per me è diventata una risorsa.
Comunque il percorso psicoterapeutico ha aperto molte altre dimensioni. Il problema è che non ho potuto affrontarle, credo che la psicoterapeuta che mi accompagnava poteva accogliere le mie cose fino a un certo punto, non ho mai avuto la sensazione di poter andare oltre ciò che una mente ben educata è in grado di acccogliere.
Grazie ancora!
[#8]
Gentile Utente,
nella Sua città può trovare certamente uno psicologo psicoterapeuta di orientamento cognitivo-comportamentale che può aiutarLa a superare questa difficoltà.
Ritengo sia importante, altrimenti questa idea di se stesso continuerà a portarla con sé; invece iniziando a modificare il comportamento, anche le convinzioni cambieranno.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Cordiali saluti,
nella Sua città può trovare certamente uno psicologo psicoterapeuta di orientamento cognitivo-comportamentale che può aiutarLa a superare questa difficoltà.
Ritengo sia importante, altrimenti questa idea di se stesso continuerà a portarla con sé; invece iniziando a modificare il comportamento, anche le convinzioni cambieranno.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Cordiali saluti,
[#10]
<<Comunque il percorso psicoterapeutico ha aperto molte altre dimensioni. Il problema è che non ho potuto affrontarle, credo che la psicoterapeuta che mi accompagnava poteva accogliere le mie cose fino a un certo punto<<
Certo, la "nostra psicoterapeuta" può fare un tratto di strada assieme a noi, dopo di che la sua funzione può esurirsi. Ma un'altra /o professionista la sostituitìrà, continuando il percorso.
A Lei, un buon cammino.
Certo, la "nostra psicoterapeuta" può fare un tratto di strada assieme a noi, dopo di che la sua funzione può esurirsi. Ma un'altra /o professionista la sostituitìrà, continuando il percorso.
A Lei, un buon cammino.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 3.3k visite dal 04/03/2015.
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