Perché, nonostante tutto, non riesco ad essere sereno ?
Ho quasi 24 anni e non riesco ad essere sereno. Lo scorso 18 febbraio mi sono laureato ed è stato per me il coronamento di un percorso difficilissimo, non per gli esami, ma per quel che ho vissuto in questi anni. Io ho vissuto l’adolescenza in un enorme solitudine interiore e in buona parte anche oggettiva visti tutti gli anni passati davanti ad un computer. Nel 2012 ho fatto alcune sedute con la psicologa dell’università e successivamente per almeno 2 anni tra alti e bassi ho fatto psicoterapia che ho terminato circa un anno fa e da lì ho cominciato una corsa infinita all’ università ( ho praticamente fatto 2 anni in 1) ed ho migliorato la mia vita sociale, oltre ad allargare i miei interessi… insomma è stato quasi tutto un successo !
Ora dopo tutto questo ho deciso di riprendere l’università ad ottobre per la laurea specialistica invece di ricominciare a marzo, perché sento di aver bisogno di un periodo di tranquillità per ricaricare le pile e poter dedicare tempo a tanti altri progetti che ho in mente.
Il problema è che con mio immenso stupore non è cambiato nulla, nonostante la piena libertà continuo ad essere ansioso come sempre. In pratica mi succede questo: ho voglia di fare tante cose ( ho cominciato a studiare seriamente inglese, faccio volontariato, cerco di frequentare più persone giovani possibili ecc…) però per me farle porta ad uno stato ansiogeno anticipatorio molto forte. Ho imparato in questi anni a non dar retta a queste mie sensazioni e di fare queste cose “per forza” perché poi quando riesco a farle mi sento molto felice. Però a volte mi può capitare di non avere nulla in particolare da fare e comincio a sentirmi triste e un poco depresso. Il fatto è che mi sono stancato di fare fatica, di prendere di petto le mie difficoltà, vorrei solo rilassarmi ed essere felice. Sono troppo serio e preciso nella mia vita, mi organizzo tutto filo per segno, anche le più piccole stupidaggini. Questo in realtà mi porta a risultati molto positivi, ma dentro mi sento sempre uguale e cioè inadeguato, provo disagio. Vado dall’ansia, alla tristezza, alla piena esaltazione. C’è qualcosa dentro me che non va, mi sento come Sisifo che spinge con fatica il masso su per la montagna, con la differenza che per me il masso non ricade a valle, ma ricade solo un poco e io con grande ansia corro subito a riprenderlo e ricomincio a spingerlo con nuova grande fatica. Quindi non riesco ad apprezzare quel che ho raggiunto e quel che ho. Per fortuna ho molte cose: sono un bel ragazzo, sono abbastanza intelligente, ho degli amici meravigliosi, una famiglia alle spalle, un avvenire davanti a me pieno di possibilità e allora perché non riesco a vivere bene ? Ho perennemente paura di dover aggiustare qualcos’ altro in me, di fare degli errori, mi sento fragile. Sento il peso del mondo, della gente attorno a me ! Vorrei solo poter giocare, “cazzeggiare”, vivere un po’ non con superficialità, ma sicuramente con più leggerezza. Riuscire a staccare la spina !
Ora dopo tutto questo ho deciso di riprendere l’università ad ottobre per la laurea specialistica invece di ricominciare a marzo, perché sento di aver bisogno di un periodo di tranquillità per ricaricare le pile e poter dedicare tempo a tanti altri progetti che ho in mente.
Il problema è che con mio immenso stupore non è cambiato nulla, nonostante la piena libertà continuo ad essere ansioso come sempre. In pratica mi succede questo: ho voglia di fare tante cose ( ho cominciato a studiare seriamente inglese, faccio volontariato, cerco di frequentare più persone giovani possibili ecc…) però per me farle porta ad uno stato ansiogeno anticipatorio molto forte. Ho imparato in questi anni a non dar retta a queste mie sensazioni e di fare queste cose “per forza” perché poi quando riesco a farle mi sento molto felice. Però a volte mi può capitare di non avere nulla in particolare da fare e comincio a sentirmi triste e un poco depresso. Il fatto è che mi sono stancato di fare fatica, di prendere di petto le mie difficoltà, vorrei solo rilassarmi ed essere felice. Sono troppo serio e preciso nella mia vita, mi organizzo tutto filo per segno, anche le più piccole stupidaggini. Questo in realtà mi porta a risultati molto positivi, ma dentro mi sento sempre uguale e cioè inadeguato, provo disagio. Vado dall’ansia, alla tristezza, alla piena esaltazione. C’è qualcosa dentro me che non va, mi sento come Sisifo che spinge con fatica il masso su per la montagna, con la differenza che per me il masso non ricade a valle, ma ricade solo un poco e io con grande ansia corro subito a riprenderlo e ricomincio a spingerlo con nuova grande fatica. Quindi non riesco ad apprezzare quel che ho raggiunto e quel che ho. Per fortuna ho molte cose: sono un bel ragazzo, sono abbastanza intelligente, ho degli amici meravigliosi, una famiglia alle spalle, un avvenire davanti a me pieno di possibilità e allora perché non riesco a vivere bene ? Ho perennemente paura di dover aggiustare qualcos’ altro in me, di fare degli errori, mi sento fragile. Sento il peso del mondo, della gente attorno a me ! Vorrei solo poter giocare, “cazzeggiare”, vivere un po’ non con superficialità, ma sicuramente con più leggerezza. Riuscire a staccare la spina !
[#1]
<continuo ad essere ansioso come sempre.>
Gentile Utente,
se si sente in questo modo, sarebbe opportuna una rivalutazione della sua condizione per una eventuale ripresa del percorso terapeutico forse interrotto prematuramente.
Benefici pare ce ne siano stati, ma forse alcuni problemi potrebbero essere non ancora del tutto risolti.
Che ne pensa?
Gentile Utente,
se si sente in questo modo, sarebbe opportuna una rivalutazione della sua condizione per una eventuale ripresa del percorso terapeutico forse interrotto prematuramente.
Benefici pare ce ne siano stati, ma forse alcuni problemi potrebbero essere non ancora del tutto risolti.
Che ne pensa?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Gentile Utente,
Concordo con la collega con l'opportunità di ritornare dal collega che si è occupato di lei.
Leggendola, mi chiedevo, dove abita la dimensione del "piacere" nella sua vita?
In cosa si è laureato?
Come è stato amato?
Ha un amore, una fidanzata?
Una passione?
Concordo con la collega con l'opportunità di ritornare dal collega che si è occupato di lei.
Leggendola, mi chiedevo, dove abita la dimensione del "piacere" nella sua vita?
In cosa si è laureato?
Come è stato amato?
Ha un amore, una fidanzata?
Una passione?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Utente
Gentile d.ssa Randone, sono cose che avevo scritto ma ho dovuto cancellare par ragione di spazio.
Io mi sono laureato in qualcosa che non mi piace (un ramo della facoltà di agraria), o almeno molto poco, ho terminato il mio percorso perché i miei professori a metà percorso mi hanno rassicurato che alla specialistica potrò continuare in un altro ambito simile che mi appassiona molto di più ( Biotecnologie agrarie). Quindi in pratica l'ultimo anno ho studiato tantissimo a forza, senza passione. A 19 anni feci questa scelta non so bene perché...
Per quel che riguarda la dimensione "piacere" nella mia vita sinceramente non saprei cosa rispondere perché non credo che esista affatto, a meno di quando scherzo con un mio caro amico. Per me è tutta una conquista, voglio una cosa > la raggiungo > mi esalto, e poi si ricomincia.
Questo si vede bene nel mio rapporto con le ragazze, nullo fino ad un anno fa. Ho poi avuto delle esperienze insignificanti con ragazze conosciute via chat ed ho così fatto le mie esperienze che ho aspettato da quando avevo 12 anni, ma senza piacere vero, senza emozioni. Il problema è che nella vita non mi piace mai nessuna, non perché sia esigente fisicamente o caratterialmente, ma non mi viene proprio voglia di provarci, di uscirci, di conoscerle e non capisco bene perché. So perfettamente che il mio non è un problema di possibilità, ma di effettiva voglia.
Io sono stato amato tantissimo dai miei genitori (sono figlio unico) e lo sono ancora, sono il loro punto di riferimento, il senso della loro vita. Effettivamente è abbastanza pesante, ma non so proprio cosa farci.
Per me ritornare dalla psicologa sarebbe impossibile, un vero casino, ne avevo già parlato qui https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/450377-sentire-la-mancanza-della-psicologa-dopo-un-anno.html , tra l'altro anche la psicologa dell'università che era un mio grande punto di riferimento si è trasferita. Ve lo giuro, non ce la faccio più a fare psicoterapia, vorrei evitarlo. A me piacciono i libri ,piace scrivere, ma ho ricominciato a farlo solo da 20 giorni... nell'ultimo anno mi sono cancellato completamente per potermi laureare, soprattutto negli ultimi mesi.
Io mi sono laureato in qualcosa che non mi piace (un ramo della facoltà di agraria), o almeno molto poco, ho terminato il mio percorso perché i miei professori a metà percorso mi hanno rassicurato che alla specialistica potrò continuare in un altro ambito simile che mi appassiona molto di più ( Biotecnologie agrarie). Quindi in pratica l'ultimo anno ho studiato tantissimo a forza, senza passione. A 19 anni feci questa scelta non so bene perché...
Per quel che riguarda la dimensione "piacere" nella mia vita sinceramente non saprei cosa rispondere perché non credo che esista affatto, a meno di quando scherzo con un mio caro amico. Per me è tutta una conquista, voglio una cosa > la raggiungo > mi esalto, e poi si ricomincia.
Questo si vede bene nel mio rapporto con le ragazze, nullo fino ad un anno fa. Ho poi avuto delle esperienze insignificanti con ragazze conosciute via chat ed ho così fatto le mie esperienze che ho aspettato da quando avevo 12 anni, ma senza piacere vero, senza emozioni. Il problema è che nella vita non mi piace mai nessuna, non perché sia esigente fisicamente o caratterialmente, ma non mi viene proprio voglia di provarci, di uscirci, di conoscerle e non capisco bene perché. So perfettamente che il mio non è un problema di possibilità, ma di effettiva voglia.
Io sono stato amato tantissimo dai miei genitori (sono figlio unico) e lo sono ancora, sono il loro punto di riferimento, il senso della loro vita. Effettivamente è abbastanza pesante, ma non so proprio cosa farci.
Per me ritornare dalla psicologa sarebbe impossibile, un vero casino, ne avevo già parlato qui https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/450377-sentire-la-mancanza-della-psicologa-dopo-un-anno.html , tra l'altro anche la psicologa dell'università che era un mio grande punto di riferimento si è trasferita. Ve lo giuro, non ce la faccio più a fare psicoterapia, vorrei evitarlo. A me piacciono i libri ,piace scrivere, ma ho ricominciato a farlo solo da 20 giorni... nell'ultimo anno mi sono cancellato completamente per potermi laureare, soprattutto negli ultimi mesi.
[#4]
Sì, avevo letto il suo consulto precedente e il suo trasporto per la psicologa.
Nulla vieta di rivolgersi a un altro specialista, sempre che se la senta.
Ci basiamo su quanto ci ha riferito in merito alla sua condizione di ansia per orientarla.
Lei chiede il perché del suo stato, ma la cosa importante in questo momento è capire il come affrontarlo.
Per questo le è stata suggerita una rivalutazione specialistica diretta, proprio per capire direttamente se sia opportuno, come sembrerebbe, riprendere un percorso.
Chiaramente sta a lei decidere, tra l'altro viene da un periodo parecchio impegnativo, dovrebbe almeno cercare di distrarsi e svagarsi un po', oltre a riflettere su quanto le abbiamo suggerito.
Cordialità
Nulla vieta di rivolgersi a un altro specialista, sempre che se la senta.
Ci basiamo su quanto ci ha riferito in merito alla sua condizione di ansia per orientarla.
Lei chiede il perché del suo stato, ma la cosa importante in questo momento è capire il come affrontarlo.
Per questo le è stata suggerita una rivalutazione specialistica diretta, proprio per capire direttamente se sia opportuno, come sembrerebbe, riprendere un percorso.
Chiaramente sta a lei decidere, tra l'altro viene da un periodo parecchio impegnativo, dovrebbe almeno cercare di distrarsi e svagarsi un po', oltre a riflettere su quanto le abbiamo suggerito.
Cordialità
[#5]
Avevo ben colto la mancanza di piacere, anche una laurea che non le piace, ma come ha fatto?
Con quali sacrifici e sforzi?
La scrittura aiuta di certo, il foglio word rapprsenta un contenitore di emozioni, ansie, paure, desideri......la adoperi per ritrovarsi, ma un nostro Collega potrà aiutarla nel dipanare questa matassa emozionale in cui verte.
Con quali sacrifici e sforzi?
La scrittura aiuta di certo, il foglio word rapprsenta un contenitore di emozioni, ansie, paure, desideri......la adoperi per ritrovarsi, ma un nostro Collega potrà aiutarla nel dipanare questa matassa emozionale in cui verte.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 8.7k visite dal 04/03/2015.
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