La mia vita in stallo. crisi esistenziale? depressione?
Egregi dottori, a scrivervi è una ragazza di 30 anni. Oggi è giovedi, e anche questa sera io resto nella mia camera, al computer, a seguire il corso delle giornate con indolenza. Al momento non lavoro. Ho abbandonato una promettente carriera da avvocato in uno studio prestigioso milanese perchè in preda a crisi di panico ed emotiva che mi portavano addirittura a scompensi fisici (tachicardia, costernazione al petto, pressione bassa). Fare l'avvocato non è mai stata la mia vocazione, forse era quella dei miei genitori. Questo percorso professionale è dipeso da mancanza di alternative, visto il periodo economico che stiamo vivendo. L'assurdo è che sul lavoro sono sempre stata molto apprezzata e stimata, ma ciò non mi ha mai gratificato. Ho vissuto nella speranza che potessero affacciarsi alla mia vita opportunità più attraenti, che non saprei neanche indicare o definire. Che so, un lavoro che mi portasse a viaggiare, che appagasse il mio estro e la mia creatività. Amo il bello e la ricercatezza, so intrattenere conversazioni interessanti e stare fra le scartoffie mi deprime, non mi permette di esprimere il mio potenziale. E per troppo tempo ho dovuto reprimere ogni tipo di estro o fantasia- a cui sono incline come personalità -per concentrarmi al meglio negli studi universitari prima e nel lavoro poi. Morale:per dirla con una metafora, ho confezionato un magnifico abito sartoriale che però non voglio indossare, perchè non lo sento mio. Sono in una fase di stallo e sento che dentro di me si è spento ogni entusiasmo per la vita. Se esistesse un tasto "reset", lo premerei senza esitare. Adesso che dovrei prendere in pugno la mia vita, non so cosa fare. Si è spenta la lampadina e sono ferma al buio. Ho fatto terra bruciata intorno a me. Ho perso contatti con gli amici. Ho perso interesse per gli hobby. L'unica cosa che mi tiene viva è il mio cane, che tratto come un figlio. La cosa bizzarra è che tuttavia sfodero delle incredibili doti di attrice nelle rare occasioni in cui mi relaziono agli altri. Faccio trasparire dinamismo, entusiasmo e vivacità nonostante dentro di me alberghi una colonia di gufi. Sono una dannata perfezionista e detesto dare di me un'immagine da perdente, come invece mi sento adesso. Anche il capitolo sentimentale è disastroso. Avrei disperato bisogno di qualcuno che aggiunga linfa alla mia esistenza e mi dia qualche motivazione per ripartire. Ho un cuore che scoppia di affetto represso che nessuno vuole e anche ciò aggiunge carico ai miei dispiaceri. Ma questo ovviamente non lo do a vedere; anche con gli uomini mi atteggio a superdonna forte e spavalda-alla Sex & the City per rendere idea- non voglio mostrare le mie fragilità per non spaventare chi ho di fronte e alla fine mi imbarco in frequentazioni fini a se stesse che durano il tempo di un weekend. Spero di aver fornito elementi sufficienti per inquadrare la natura del mio problema. Voglio sbrogliare quanto prima questa matassa emotiva. Un ringraziamento a chi vorrà aiutarmi.
[#1]
Gentile Utente,
credo sia importante iniziare a capire "in cosa" sente il bisogno di cambiare.
Quando la discrepanza tra ciò che si è dentro e la maschera di efficienza che si indossa diventa troppo ampia, si rischia di andare incontro ad un malessere generalizzato e gli stati d'ansia non sono altro che il segnale d'allerta.
Dovrebbe iniziare ad emanciparsi dalle sue figure genitoriali interiorizzate e iniziare a dare il giusto spazio ai suoi desideri. Forse è cresciuta con una rappresentazione di donna forte e dominate, dovrebbe iniziare ad accettare che le persone sono fatte anche di fragilità, ossia di quella parte sensibile che andrebbe tutelata.
>>anche con gli uomini mi atteggio a superdonna forte e spavalda-alla Sex & the City..<<
questa è una corazza rigida, che come vede non è utile per costruire relazioni affettive soddisfacenti e durature.
credo sia importante iniziare a capire "in cosa" sente il bisogno di cambiare.
Quando la discrepanza tra ciò che si è dentro e la maschera di efficienza che si indossa diventa troppo ampia, si rischia di andare incontro ad un malessere generalizzato e gli stati d'ansia non sono altro che il segnale d'allerta.
Dovrebbe iniziare ad emanciparsi dalle sue figure genitoriali interiorizzate e iniziare a dare il giusto spazio ai suoi desideri. Forse è cresciuta con una rappresentazione di donna forte e dominate, dovrebbe iniziare ad accettare che le persone sono fatte anche di fragilità, ossia di quella parte sensibile che andrebbe tutelata.
>>anche con gli uomini mi atteggio a superdonna forte e spavalda-alla Sex & the City..<<
questa è una corazza rigida, che come vede non è utile per costruire relazioni affettive soddisfacenti e durature.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#2]
Lei ha fornito molti elementi del suo mosaico,le sue doti introspettive la sua sensibilità e la sua vivacità intellettuale fanno si che lei stessa abbia chiari i tasselli:il suo lavoro e la promettente carriera sono stati sabotati dalla sua ansia perché non era ciò che voleva,in questo caso il suo corpo è arrivato dove la sua mente si ostinava a non voler arrivare, lei è una persona fatta di calore, eppure la corazza che si è costruita,probabilmente interiorizzando i desideri della famiglia e non i suoi, se la ritrova addosso e questa attrice così brava e così brillante che sa essere è proprio come una diva di sex and the city che vorrebbe una parte diversa,in un telefilm diverso,una vita che rispecchi i suoi desideri, è normale che intrappolata nel suo personaggio senta questa indolenza, questo aggrovigliamento da cui uscire sembra così difficile.Le persone vedono ciò che vogliono vedere,per questo fingere riesce così facile,basta indovinare cosa vogliono gli altri.ma lei cosa vuole?non lo sa più...I tasselli mancanti che posso suggerirle sono i suoi desideri,quelli espressi in ciò che ha scritto:calore emozioni, relazioni vere, passione per ciò che fà, inseguendo tutte le cose e le persone che le insegnano a volere riuscirà a togliere la maschera,con gli altri e poi con sé stessa, e quello che vedrà sarà esattamente ciò che è,forse imperfetta forse fragile ma vera nella parte di sé stessa,faccia di questo telefilm la sua autobiografia,scriva le scene che desidera vivere non mascherando i suoi vorrei.L ha detto lei "reset", prema il tasto,questo è un nuovo inizio,lei ha capito chi è e tutti quelli che la circondano si rapporteranno con una persona che non solo li farà star bene ma starà bene con loro,inizierà a cercare gli altri solo buttando giù la maschera, perché ne avrà bisogno per essere sé stessa con qualcuno ed avverrà una selezione naturale,la stessa che le farà trovare anche nella sua professione il modo di esprimere sé stessa,non le piacciono le scartoffie ed ha una laurea jolly da sfruttare in molti campi;ama il suo cane e potrebbe trovare altre persone che condividono l amore per gli animali, faccia come il suo cane,annusi tutto ciò che sente, la realtà che la circonda lentamente impercettibilmente cambierà,anche i suoi giovedì,non avrà più voglia di pensare a cosa vuole perché farà in modo di trovarselo davanti.Il suo malessere è un sasso nello stagno e lei è acqua che scorre già da un po, il dado è tratto,Buona fortuna.
Dr. Annarita Raschillà
Psicologa-Psicoterapeuta
[#3]
Gentile utente,
manca un elemento importante del quadro:
avendo rinunciato al suo lavoro, ora di che vive?
manca un elemento importante del quadro:
avendo rinunciato al suo lavoro, ora di che vive?
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#4]
Ex utente
Buongiorno! Per prima cosa desidero ringraziare le gentili dottoresse e l'egregio dottore per i preziosi nonchè tempestivi consulti. Sono rimasta davvero sorpresa del vostro interessamento al mio caso.
Procedo con ordine ad un riscontro.
Per ciò che attiene il quesito del dott. Del Signore, circa il "cosa" io voglia cambiare della mia vita, è un interrogativo che mi pongo quotidianamente. Potenzialmente ho tutti gli elementi per essere una persona normale e appagata. Ma così non è purtroppo. Da sempre, lo riconosco, sono stata una persona amante delle sfide, dei traguardi personali... non perchè mossa da una motivazione o slancio interiore, ma per il gusto di dimostrare a me stessa e agli altri che sono capace di portare avanti qualunque sfida e al meglio. Così è stato con lo studio, fa niente che non mi piacesse legge, mi sono laureata col massimo dei voti e in regola giusto per tappare la bocca a mamma e papà. E così è stato con l'abilitazione da avvocato, superata al primo colpo. E cosi anche ottenendo una proposta di collaborazione da uno studio prestigioso, per il quale ho cambiato città, sono andata a vivere da sola e ho affrontato le difficoltà pratiche che una vita d'ufficio 9-22 di media, tutti i giorni, weekend inclusi, comporta. Bene, fatto tutto questo percorso e arrivata in vetta ho capito che non ero felice. Non ero appagata. Non avevo più scusa di rimandare la decisione cardine della mia vita, perchè ero in carreggiata e dovevo correre, si ma dove? Verso cosa? Cosa mi spingeva a tutto ciò? Un emerito nulla è stata la dura verità. Concordo pienamente con lei sul fatto che dovrei emanciparmi dai genitori e non le nascondo che sono fermamente convinta che l'educazione da loro impartitami possa essere una concausa del mio malessere attuale. Devo tutto ai miei, non sarei quella che sono senza il loro esempio, il loro supporto e la loro presenza... elementi che, forse, hanno dosato in eccesso. Loro sono il mio riferimento, due persone integre, votate al sacrificio, al lavoro e alla missione di rendermi una buona persona. Canoni, schemi, rigore, serietà, abnegazione... da loro ho imparato questo, che è giusto... ma per me è opprimente. Io ho bisogno di rompere quegli schemi... di crearmi il mio piccolo spazio in cui mi senta viva e che mi dia motivazione per vedere il bello che la vita può offrire... allo stesso tempo non nascondo di aver paura di potermi perdere in questa ricerca di identità... perchè bisogna fare i conti con la concretezza e so bene che le fantasie non pagano le bollette. Forse sono anche queste paure che rendono ancora più complicato il dissotterrare la mia vera identità... io però voglio riuscirci, so che ho solo questa opportunità.
Arrivata a questo punto mi collego alla domanda della dott.ssa Brunialti. Di cosa vivo attualmente? Avendo lasciato il lavoro, per una ragione economica ho dovuto far ritorno, ahimè, a casa dei miei genitori. Sono tornata a svolgere lavori saltuari, gli stessi che facevo quando ero ancora studentessa. Sono sempre stata una persona orgogliosa e intraprendente, ho fatto i lavori più disparati per pagarmi gli sfizi, e continuo a farlo ancora adesso. Chiaro che questo percorso a ritroso rende ancora più frustrante il dover constatare di aver fatto tanta strada e sacrifici senza avere la motivazione che mi spingesse, finalmente, a mettere a frutto il tutto. Ma non voglio banalizzare la riflessione, perchè ho comunque acquisito un bagaglio di esperienza trasversale e utile anche al di fuori del contesto professionale.
Giungo dunque agli spunti offerti dalla dott.ssa Raschillà. Coglie pienamente nel segno quando descrive ciò di cui ho bisogno in questo momento... sono proprio emozioni, colore, entusiasmo per ciò che mi circonda e per chi mi circonda. Cose che purtroppo non riesco a trovare. Perchè c'è poco da girarci in torno, ho la sensazione che per vivere una vita che non volevo ha dovuto attingere alle mie risorse interiori senza tuttavia che ci fosse nulla in grado di ripristinarle. Ho dovuto farmi forte e dura, mettere a tacere l'interiorità per andare avanti... ma è arrivato il punto di rottura. Credo di avere un disperato bisogno di affetto. Anche qui finirei per banalizzare il discorso, sono consapevole che gli affetti sinceri sono quanto di più raro ci sia sulla faccia della terra. Sono una persona estremamente generosa e sincera nelle attenzioni. Cerco di dare sempre il meglio di me agli altri perchè credo che per aspettarsi qualcosa dalla vita bisogna essere i primi a comportarsi secondo quelle aspettative. Non capisco però come mai puntualmente mi imbatto in interlocutori orbi. Ho un mondo a colori dentro che vorrei condividere con gli altri ma nessuno sembra notarlo. Ed ecco che lì vien fuori l'attrice; se provo ad aprirmi a qualcuno, a fargli capire che vorrei condividere qualcosa di bello e profondo ma non trovo una reciprocità in questo allora indosso la maschera. Fingo anche io di non dar peso alle relazioni, di accontentarmi di incontri fugaci, che ho la durezza interiore per farlo. Fa niente che poi mi ritrovo a dover fare i conti con la mia vera io, che tutto quello non lo voleva, consapevole che sarebbe stato solo un palliativo autolesionista.
Ecco che, enucleati i due principali fulcri del mio problema - lavorativo e relazionale - quotidianamente vivo sulle montagne russe; certe mattine mi alzo motivata e forte, invio candidature, cerco nuove opportunità di impiego, immagino di potermi trasferire all'estero... ho intraprendenza e buoni propositi. altre giornate in cui mi sento un fallimento totale, al punto da non uscire di casa per intere giornate, trovando conforto solo nel pianto e nell'autocommiserazione. Sono consapevole che in alcune fasi di vita possano esserci degli scompensi, che siano normali fasi di assestamento. La cosa che mi spaventa è che nel mio caso, in questo momento, non so materialmente in quale direzione indirizzare le mie energie. Non riesco a dare forma e concretezza ai miei desideri, pur essendo consapevole che ho voglia di un cambiamento. Mi rendo conto sia difficile da interpretare, ma quello che Vi chiedo è se esistono delle tecniche/letture/riflessioni/terapie che possano aiutarmi in tal senso, a sbloccare il mio flusso emotivo.
Ancora un sentito grazie a chi vorrà rispondermi.
Procedo con ordine ad un riscontro.
Per ciò che attiene il quesito del dott. Del Signore, circa il "cosa" io voglia cambiare della mia vita, è un interrogativo che mi pongo quotidianamente. Potenzialmente ho tutti gli elementi per essere una persona normale e appagata. Ma così non è purtroppo. Da sempre, lo riconosco, sono stata una persona amante delle sfide, dei traguardi personali... non perchè mossa da una motivazione o slancio interiore, ma per il gusto di dimostrare a me stessa e agli altri che sono capace di portare avanti qualunque sfida e al meglio. Così è stato con lo studio, fa niente che non mi piacesse legge, mi sono laureata col massimo dei voti e in regola giusto per tappare la bocca a mamma e papà. E così è stato con l'abilitazione da avvocato, superata al primo colpo. E cosi anche ottenendo una proposta di collaborazione da uno studio prestigioso, per il quale ho cambiato città, sono andata a vivere da sola e ho affrontato le difficoltà pratiche che una vita d'ufficio 9-22 di media, tutti i giorni, weekend inclusi, comporta. Bene, fatto tutto questo percorso e arrivata in vetta ho capito che non ero felice. Non ero appagata. Non avevo più scusa di rimandare la decisione cardine della mia vita, perchè ero in carreggiata e dovevo correre, si ma dove? Verso cosa? Cosa mi spingeva a tutto ciò? Un emerito nulla è stata la dura verità. Concordo pienamente con lei sul fatto che dovrei emanciparmi dai genitori e non le nascondo che sono fermamente convinta che l'educazione da loro impartitami possa essere una concausa del mio malessere attuale. Devo tutto ai miei, non sarei quella che sono senza il loro esempio, il loro supporto e la loro presenza... elementi che, forse, hanno dosato in eccesso. Loro sono il mio riferimento, due persone integre, votate al sacrificio, al lavoro e alla missione di rendermi una buona persona. Canoni, schemi, rigore, serietà, abnegazione... da loro ho imparato questo, che è giusto... ma per me è opprimente. Io ho bisogno di rompere quegli schemi... di crearmi il mio piccolo spazio in cui mi senta viva e che mi dia motivazione per vedere il bello che la vita può offrire... allo stesso tempo non nascondo di aver paura di potermi perdere in questa ricerca di identità... perchè bisogna fare i conti con la concretezza e so bene che le fantasie non pagano le bollette. Forse sono anche queste paure che rendono ancora più complicato il dissotterrare la mia vera identità... io però voglio riuscirci, so che ho solo questa opportunità.
Arrivata a questo punto mi collego alla domanda della dott.ssa Brunialti. Di cosa vivo attualmente? Avendo lasciato il lavoro, per una ragione economica ho dovuto far ritorno, ahimè, a casa dei miei genitori. Sono tornata a svolgere lavori saltuari, gli stessi che facevo quando ero ancora studentessa. Sono sempre stata una persona orgogliosa e intraprendente, ho fatto i lavori più disparati per pagarmi gli sfizi, e continuo a farlo ancora adesso. Chiaro che questo percorso a ritroso rende ancora più frustrante il dover constatare di aver fatto tanta strada e sacrifici senza avere la motivazione che mi spingesse, finalmente, a mettere a frutto il tutto. Ma non voglio banalizzare la riflessione, perchè ho comunque acquisito un bagaglio di esperienza trasversale e utile anche al di fuori del contesto professionale.
Giungo dunque agli spunti offerti dalla dott.ssa Raschillà. Coglie pienamente nel segno quando descrive ciò di cui ho bisogno in questo momento... sono proprio emozioni, colore, entusiasmo per ciò che mi circonda e per chi mi circonda. Cose che purtroppo non riesco a trovare. Perchè c'è poco da girarci in torno, ho la sensazione che per vivere una vita che non volevo ha dovuto attingere alle mie risorse interiori senza tuttavia che ci fosse nulla in grado di ripristinarle. Ho dovuto farmi forte e dura, mettere a tacere l'interiorità per andare avanti... ma è arrivato il punto di rottura. Credo di avere un disperato bisogno di affetto. Anche qui finirei per banalizzare il discorso, sono consapevole che gli affetti sinceri sono quanto di più raro ci sia sulla faccia della terra. Sono una persona estremamente generosa e sincera nelle attenzioni. Cerco di dare sempre il meglio di me agli altri perchè credo che per aspettarsi qualcosa dalla vita bisogna essere i primi a comportarsi secondo quelle aspettative. Non capisco però come mai puntualmente mi imbatto in interlocutori orbi. Ho un mondo a colori dentro che vorrei condividere con gli altri ma nessuno sembra notarlo. Ed ecco che lì vien fuori l'attrice; se provo ad aprirmi a qualcuno, a fargli capire che vorrei condividere qualcosa di bello e profondo ma non trovo una reciprocità in questo allora indosso la maschera. Fingo anche io di non dar peso alle relazioni, di accontentarmi di incontri fugaci, che ho la durezza interiore per farlo. Fa niente che poi mi ritrovo a dover fare i conti con la mia vera io, che tutto quello non lo voleva, consapevole che sarebbe stato solo un palliativo autolesionista.
Ecco che, enucleati i due principali fulcri del mio problema - lavorativo e relazionale - quotidianamente vivo sulle montagne russe; certe mattine mi alzo motivata e forte, invio candidature, cerco nuove opportunità di impiego, immagino di potermi trasferire all'estero... ho intraprendenza e buoni propositi. altre giornate in cui mi sento un fallimento totale, al punto da non uscire di casa per intere giornate, trovando conforto solo nel pianto e nell'autocommiserazione. Sono consapevole che in alcune fasi di vita possano esserci degli scompensi, che siano normali fasi di assestamento. La cosa che mi spaventa è che nel mio caso, in questo momento, non so materialmente in quale direzione indirizzare le mie energie. Non riesco a dare forma e concretezza ai miei desideri, pur essendo consapevole che ho voglia di un cambiamento. Mi rendo conto sia difficile da interpretare, ma quello che Vi chiedo è se esistono delle tecniche/letture/riflessioni/terapie che possano aiutarmi in tal senso, a sbloccare il mio flusso emotivo.
Ancora un sentito grazie a chi vorrà rispondermi.
[#5]
Può darsi che un eccesso professionale l'abbia svuotata di energie, ma può anche darsi che Lei non ce l'abbia fatta ad affrontare il mondo del lavoro e le sue regole dure, e che ora si stia raccontando una Sua storia su ciò.
Tornare a casa dei genitori...
Ci chiede
<<tecniche/letture/riflessioni/terapie che possano aiutarmi in tal senso, a sbloccare il mio flusso emotivo.<<
Direi proprio che la via più sicura sia la terapia. Una psicoterapia che Le permetta di ri-enrare in contatto sia con la realtà che ha rigettato, sia con la Sua parte fragile che Lei ha zittito ed ora prende il sopravvento nelle << giornate in cui mi sento un fallimento totale, al punto da non uscire di casa per intere giornate, trovando conforto solo nel pianto e nell'autocommiserazione. <<
Saluti cordiali.
Tornare a casa dei genitori...
Ci chiede
<<tecniche/letture/riflessioni/terapie che possano aiutarmi in tal senso, a sbloccare il mio flusso emotivo.<<
Direi proprio che la via più sicura sia la terapia. Una psicoterapia che Le permetta di ri-enrare in contatto sia con la realtà che ha rigettato, sia con la Sua parte fragile che Lei ha zittito ed ora prende il sopravvento nelle << giornate in cui mi sento un fallimento totale, al punto da non uscire di casa per intere giornate, trovando conforto solo nel pianto e nell'autocommiserazione. <<
Saluti cordiali.
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Ex utente
Gentile dottoressa Brunialti,
sicuramente seguirò il Suo consiglio e mi rivolgerò ad uno specialista perchè desidero capire la natura di questi fenomeni che ho descritto.
Se posso permettermi di riscontrare le Sue osservazioni, ho sicuramente delle fragilità emotive ma non credo siano da collegare alla insoddisfazione professionale. Quest'ultima dipende da mancanza di passione, di interesse, di vocazione... ho voluto essere tranchant proprio perchè ho maturato la consapevolezza di aver intrapreso un cammino sbagliato... e che un giorno o l'altro avrei fatto dietrofront... ed era solo questione di tempo. Pensi che il giorno prima di iniziare la collaborazione in studio, durata poi quattro anni, ho avuto una forte crisi di panico. Sapevo che non era quello che desideravo per me ancor prima di iniziare. Ma dovevo. Non avevo alternative. Non potevo lasciare buchi vuoti sul curriculum. Altrimenti poi futuri selezionatori che idea si sarebbero fatti di me nel leggerlo?! Ecco, mi ripetevo cose di questo tipo...
Il fatto di essere tornata a casa dai genitori è stato dettato esclusivamente da ragioni di carattere economico... non che la cosa mi sia indifferente...
Grazie e saluti.
sicuramente seguirò il Suo consiglio e mi rivolgerò ad uno specialista perchè desidero capire la natura di questi fenomeni che ho descritto.
Se posso permettermi di riscontrare le Sue osservazioni, ho sicuramente delle fragilità emotive ma non credo siano da collegare alla insoddisfazione professionale. Quest'ultima dipende da mancanza di passione, di interesse, di vocazione... ho voluto essere tranchant proprio perchè ho maturato la consapevolezza di aver intrapreso un cammino sbagliato... e che un giorno o l'altro avrei fatto dietrofront... ed era solo questione di tempo. Pensi che il giorno prima di iniziare la collaborazione in studio, durata poi quattro anni, ho avuto una forte crisi di panico. Sapevo che non era quello che desideravo per me ancor prima di iniziare. Ma dovevo. Non avevo alternative. Non potevo lasciare buchi vuoti sul curriculum. Altrimenti poi futuri selezionatori che idea si sarebbero fatti di me nel leggerlo?! Ecco, mi ripetevo cose di questo tipo...
Il fatto di essere tornata a casa dai genitori è stato dettato esclusivamente da ragioni di carattere economico... non che la cosa mi sia indifferente...
Grazie e saluti.
[#7]
>>quello che Vi chiedo è se esistono delle tecniche/letture/riflessioni/terapie che possano aiutarmi in tal senso, a sbloccare il mio flusso emotivo.<<
purtroppo la vita emotiva non si trova all'interno di manuali, ma nel rapporto con l'altro da sé che nel processo psicologico ne diventa il prototipo.
Lei sembra aver fatto le sue scelte in base ad un programma (perché "si deve") ben strutturato sul piano cognitivo, ma non sul piano affettivo. Le due componenti dovrebbero essere integrate, solo in questo modo potrà costruire il suo benessere.
purtroppo la vita emotiva non si trova all'interno di manuali, ma nel rapporto con l'altro da sé che nel processo psicologico ne diventa il prototipo.
Lei sembra aver fatto le sue scelte in base ad un programma (perché "si deve") ben strutturato sul piano cognitivo, ma non sul piano affettivo. Le due componenti dovrebbero essere integrate, solo in questo modo potrà costruire il suo benessere.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 14.3k visite dal 26/02/2015.
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