Ossessioni che sfiorano il patologico

buongiorno gentili dottori,
sono circa tre anni e mezzo che sono in cura da una psicologa e l'ultima volta che ci siamo viste, circa 20 giorni fa, le sue ultime parole sono state più o meno "le tue ossessioni sono ancora le stesse di sempre e anzi sembrano amplificate e sfiorano il patologico, se non vuoi ridurti a prendere dei farmaci devi cambiare le cose", avrei voglia di parlare con la mia psicologa, per dirle che io ci ho provato a cambiare le cose, che mi sono sforzata ma che continuo a non vedere risultati, ma lei ha appena partorito e quindi non ci possiamo incontrare x ovvi motivi..
volevo cercare di capire una cosa: esiste una linea di confine che una volta oltrepassata prevede il passaggio da uno psicologo ad uno psichiatra?come faccio a rendermi conto del livello del mio disturbo?non so neanche se ce l'ho un disturbo, so solo che in me non c'è più nessuno stimolo a sorridere, non provo più neanche un briciolo di gioia, vivo le mie giornate contando i minuti che mi separano dal mio letto e provo fastidio per ogni cosa che mi succede, per ogni persona che prova a coinvolgermi in qualsiasi cosa, per ogni stimolo che sento, non ho neanche voglia di alzarmi e andare in bagno se mi scappa la pipì, non ho voglia di alzarmi per andare al lavoro e quando finisco il turno non ho voglia di tornare a casa, non ho voglia di uscire, non ho voglia di lavarmi e vestirmi non ho voglia di parlare con nessuno e non mi importa di niente, non ho hobbies da coltivare o distrazioni dal mio senso di apatia, non ho neanche più voglia di scrivere queste righe ma lo faccio perchè sento come un senso di costrizione nel fare tutto quello che faccio, niente parte da me, agisco solo per accontentare gli altri o per dovere verso gli altri ma se potessi scegliere dormirei e "vegeterei" fino alla mia morte..non ho più la capacità di sentirmi emotivamente coinvolta nelle cose della vita, non ho nessuna ambizione e nessun obiettivo, voglio solo dormire, per sempre
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Gentile signora,
che tipo di percorso psicologico sta effettuando? La persona che la segue è una psicologa iscritta all'Albo? E' una psicoterapeuta? Con quale frequenza avete effettuato colloqui in questi anni?
I sintomi che ci descrive sembrano molto importanti e limitanti la vita di tutti i giorni. Da quanto tempo si sente così?

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
<<esiste una linea di confine che una volta oltrepassata prevede il passaggio da uno psicologo ad uno psichiatra?>>

Gentile Utente,
dietro a questa sua richiesta c'è forse la convinzione che andare da uno psichiatra significherebbe una maggiore gravità del problema?

Con la psicologa non avete mai discusso sulla opportunità o meno di associare al vostro percorso (si è trattato di psicoterapia?) una terapia farmacologica?

Quali accordi avete preso per la sospensione degli incontri?

Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Utente
Utente
gentili dottoresse,
ho cominciato a vedere settimanalmente la mia psicologa circa tre anni e mezzo fa, poi ho interrotto la terapia dopo un anno circa per mia scelta perchè non mi sentivo più motivata ad andare alle sedute, poi ho ripreso a vederla da un anno perchè mi sono resa conto di aver avuto forti ricadute e ho pensato che forse riprendere un discorso lasciato a metà sarebbe stato meglio che intraprenderne uno nuovo, a lei ho raccontato tutto, analizziamo ogni volta la mia mancanza di autostima, il mio disprezzo per me stessa, il mio non sentirmi amata, la mia paura nel credere nei sogni e nelle speranze perchè puntualmente disillusi, il mio forte bisogno di compiacere gli altri pur di sentirmi dire che sono stata brava, parole che però non arrivano mai, il mio disperato desiderio di un figlio che mi tormenta da anni perchè si tratta di un progetto irrealizzabile..con il tempo ho perso la voglia e la capacità di sperare in qualcosa di migliore, tanto sono tutte illusioni, non voglio più emozionarmi per non soffrire più, non voglio più progettare per non dover cestinare i fogli, non voglio più sognare per vedere i miei sogni evaporare, per non sentire più dentro il mio utero qualcosa spezzarsi e morire, e lasciarmi morta dentro e fuori, vuota, privata della cosa più bella del mondo che è la speranza di essere mamma, sono da sempre convinta di non essere buona a niente e adesso ne ho la conferma, non so più cosa devo fare, non so uscire dal mio labirinto, e forse non voglio neanche uscirne, perchè il mondo è ingiusto e crudele
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
"sono da sempre convinta di non essere buona a niente e adesso ne ho la conferma"

Mi domando se il malessere che ci riferisce qui, ora, sia un momento acuto e quindi transitorio oppure una condizione che persiste da tempo con questa intensità.

Avendo una psicologa che la segue da tempo, sarebbe opportuno rivolgersi a lei e discuterne in terapia, ma ci dice che è in concedo di maternità, e che una delle questioni che la mette in difficoltà è proprio il suo desiderio, ancora insoddisfatto, di diventare mamma.

Se se sente che da sola non riesce a superare questo momento, sia che si tratti di una cosa temporanea, o di una più persistente, cerchi di confrontarsi con un altro collega, psicologo o psichiatra. Non ha senso che continui a tormentarsi con il dolore ed il lamento. Lo metta a lavoro e lo trasformi creativamente, si faccia aiutare!

Cari saluti,