Paura di una diagnosi infausta

Buongiorno! Mia mamma, sessantenne, presenta da alcune settimane alcuni sintomi - credo - di natura neurologica: lieve tremore ad una mano e rigidità ad un braccio. Purtroppo, il suo atteggiamento è poco collaborativo: fa di tutto per nascondere questi sintomi, che evidentemente non accetta, e rifiuta il mio invito a farsi visitare subito. Come posso farle capire che la paura di una possibile diagnosi infausta non deve abbatterla e che non deve annullare la visita specialistica che le ho prenotato? Grazie!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Caro Utente,

può essere molto difficile rapportarsi con una persona, in particolare se anziana (anche se sua madre non è poi così tanto in là negli anni), che teme di poter avere una malattia e che per questo evita in tutti i modi di effettuare accertamenti medici.

Le suggerisco sicuramente di adottare un approccio non accusatorio o aggressivo, ma volto a farle comprendere che le vuole bene ed è preoccupato per questo motivo nel vedere che non sta bene come prima.
Andrebbe inoltre sottolineato il fatto che se per caso fosse insorto un disturbo neurologico sarebbe importante intervenire tempestivamente per trattarlo.

Che rapporto avete con il medico di base?
Può provare a coinvolgerlo perchè anche lui le parli?

Ci sono precedenti di importanti malattie neurologiche in famiglia?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Egregia Dottoressa Massaro,
grazie per la Sua risposta. Credo d'aver seguito i Suoi consigli spontaneamente, ancora prima di riceverli: nessuna accusa, solo preoccupazione e approccio "soft" al problema.
Abbiamo un buon rapporto col nostro medico di base, ma ho pensato che mia mamma sarebbe stata più a disagio se ad invitarla a farsi visitare fosse stato quest'ultimo anziché un figlio. Il suo rifiuto, però, è stato netto ("non è niente, non faccio niente, per me decido io").
Non ci sono precedenti di malattie neurologiche in famiglia. Tuttavia, i sintomi che mia mamma presenta mi portano purtroppo a temere si tratti dell'esordio del Parkinson: il tremore a riposo e l'asimmetria del ciondolamento delle braccia durante la deambulazione sono caratteristici di questa malattia. Ovviamente spero di sbagliare e non mi fascio la testa prima del tempo: solo la valutazione neurologica ci darà risposte attendibili e proprio per questo è importante che mia mamma abbia il buon senso e la lucidità necessari per capire che, ammesso che ci sia una patologia, non è nascondendola che le cose andranno meglio.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Se ha già fatto un tentativo in linea con quanto le ho suggerito può tentare un secondo approccio, ma se anche questo sarà inutile penso che si renderà necessario coinvolgere il medico di famiglia in quanto figura esperta e (spero) autorevole, che sua mamma potrebbe decidere di ascoltare.

Le suggerisco di chiedere anche un consulto in Neurologia per informarsi su quanto conti non lasciar passare troppo tempo dopo la comparsa di sintomi sospetti e per ottenere magari qualche altra informazione utile e "spendibile" con sua mamma.

Tenga presente anche la possibilità di rivolgersi per informazioni e consigli a Parkinson Italia Onlus:
http://www.parkinson-italia.it/
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,
ritengo che la Sua mamma abbia anche bisogno di un proprio tempo di "digestione".

La "negazione" è il primo stadio di fronte ad una presunta diagnosi che si teme infausta, e dunque occorre un periodo di elaborazione prima che la persona decida di prendere in mano la propria situazione.

A chi sta intorno sembra tempo "perduto", ma si tratta dei tempi soggettivi vs. i tempi oggettivi della malattia e della cura.
Affettività e accudimento da parte di chi accompagna sono le strade più corrette da parte Sua, senza pressioni.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Utente
Utente
Egregia Dottoressa Massaro,
grazie per i consigli. La visita è già prenotata e pensavo che l'attesa (18 giorni) mi sarebbe tornata utile per convincere mia mamma a presentarsi. Tuttavia, se scoprissi che sarebbe importante accorciare ulteriormente i tempi (mi sto informando), opterei per una visita privata (appuntamento immediato), compatibilmente con la disponibilità e la collaborazione della diretta interessata.
Cordiali saluti

Egregia Dottoressa Brunialti,
grazie per la Sua risposta. Capisco perfettamente la necessità di metabolizzare (non vale solo per mia mamma, ma anche per noi famigliari!), ma mia mamma dovrebbe trovare la lucidità necessaria per capire che ignorare il problema non è la soluzione. Spero che arrivi presto a questa conclusione!
Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Ha prenotato la visita su richiesta del medico di base, senza che sua madre fosse d'accordo?
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Utente
Utente
Esattamente. Non so quanto sia moralmente accettabile, ma l'ho ritenuto necessario: se aspettassi l'ok di mia mamma, i tempi si allungherebbero troppo. Preciso che non ho intenzione di portare mia mamma di peso alla visita qualora lei confermasse di non volerci andare: in quel caso, annullerei la visita nei tempi e modi previsti dal sistema di prenotazione visite. L'idea era quella di prenotare la visita e di sfruttare il tempo d'attesa per convincerla della necessità di farsi valutare da uno specialista. Aggiungo che mia mamma non sa ancora nulla della visita prenotata: l'attesa iniziale, 19 giorni, è tutto sommato breve, ma quei 19 giorni possono rappresentare un'attesa interminabile, se vissuta con l'ansia della diagnosi. Ho quindi deciso di lasciar passare qualche giorno dal primo tentativo di convincere mia mamma (anche per non stressarla ogni giorno) e di fare un secondo tentativo fra qualche giorno, quando mancheranno circa 10 giorni alla visita. Ho pensato in questo modo di evitarle un lungo e snervante countdown.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Può essere stata la decisione più adatta al caso: se l'ha concordata con il medico curante significa che entrambi eravate d'accordo sulla necessità di procedere in questo modo.

E' la prima volta che si trova ad occuparsi di sua mamma con una sorta di capovolgimento di ruoli o è qualcosa che è già capitato?
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Utente
Utente
Sono contento d'aver preso una buona decisione!
Direi che è la seconda volta. La prima volta, lo scorso anno, ha avuto bisogno di essere affiancata e a tratti sostituita nella gestione di un problema che la coinvolgeva molto emotivamente. Perché questa domanda, Dottoressa? Grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gliel'ho chiesto per capire se si tratta di una situazione inedita o se sua mamma si appoggia abitualmente a lei quando deve affrontare qualche problema.

Se a sua madre è già successo l'anno scorso di avere bisogno del suo aiuto - e ha accettato questo aiuto di buon grado - si può pensare che anche questa volta, superato lo scoglio della comprensibile paura della possibile malattia, si fiderà di lei e del suo giudizio e la ascolterà.
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Utente
Utente
Lo spero! Grazie di nuovo,
Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Ci faccia sapere come procede la situazione.

Un caro saluto,
Parkinson

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