Deontologia professionale
Buonasera,
nel mese di ottobre, per varie ragioni, mi sono rivolto al Centro di salute mentale del paese dove abito. Dopo un consulto con una psichiatra sono stato indirizzato ad una psicologa che mi ha seguito dal mese di ottobre alla fine di dicembre effettuando una psicodiagnosi e successivamente a 2 sedute di terapia vera e propria. Le sedute si sono interrotti perchè la psicologa ha chiesto di usufruire della maternità. Nel corso del recente mese di gennaio il centro di salute mentale non ha potuto garantire un servizio di continuità che forse partirà dal mese di marzo. Dopo una breve attesa, avendo riscontrato benefici dagli incontri con la psicologa del centro di salute mentale, non essendoci una alternativa mi sono rivolto ad una psicologa che esercita privatamente, effettuando un incontro solo (il secondo dovrebbe essere domani).
Mi rivolgo a voi perchè sono perplesso, vista anche la sensibilità del rapporto che si crea col terapista. Stasera mi ha chiamato la prima psicologa (quella in maternità), la quale mi ha informato di essere stata contattata dalla psicologa che esercita privatamente, per avere notizie riguardo al mio caso. Nel corso della conversazione le due hanno concordato (senza mai consultarmi) che per il futuro dovrò rivolgermi al centro di salute mentale, (appena il servizio di psicologia sarà riattivato con l'assunzione di una nuova psicologa), interrompendo il mio rapporto con la dottoressa che esercita privatamente. Mi sembra di non avere quindi diritto di scegliere di rimanere con la psicologa alla quale mi sono rivolto recentemente.
A prescindere dal fatto che le mie ristrettezze economiche mi farebbero comunque preferire il servizio pubblico (gratuito) alle per me onerose sedute psicoterapiche private (unico neo, ricominciare da zero) mi dispiace, e mi contraria il fatto che le due psicologhe si siano consultate senza coinvolgermi in quel loro confronto, che (se me l'avessero chiesto) sicuramente avrei comunque autorizzato. Io sono invalido civile, la mia sofferenza deriva dal dolore di avere una salute che mi limita, rispetto a quel che potrei fare con le mie facoltà mentali, e questo è il motivo per cui mi sono rivolto ad una psicologa. Mi domando e vi domando: è deontologicamente corretto e legale che le due specialiste si siano consultate senza prima chiedermi l'autorizzazione? Non ci può essere un diritto alla privacy anche nei confronti del vecchio terapista? O un diritto a chiedere che la nuova terapista si faccia una idea di me a prescindere da quanto diagnosticato dalla psicologa che mi ha visitato prima di lei (posto che io stesso ho messo a disposizione la psicodiagnosi sin dalla prima seduta) Domani inconterò di nuovo la psicologa alla quale mi sono rivolto recentemente, solo perchè un appuntamento è stato fissato, ma non posso negare che nei confronti della medesima non ho più fiducia, mi sento tradito, e se anche mai avessi potuto pensare di continuare a farmi seguire da lei, ora non manterrei più la stessa decisione. Cordiali saluti e grazie per l'attenzione, M.
nel mese di ottobre, per varie ragioni, mi sono rivolto al Centro di salute mentale del paese dove abito. Dopo un consulto con una psichiatra sono stato indirizzato ad una psicologa che mi ha seguito dal mese di ottobre alla fine di dicembre effettuando una psicodiagnosi e successivamente a 2 sedute di terapia vera e propria. Le sedute si sono interrotti perchè la psicologa ha chiesto di usufruire della maternità. Nel corso del recente mese di gennaio il centro di salute mentale non ha potuto garantire un servizio di continuità che forse partirà dal mese di marzo. Dopo una breve attesa, avendo riscontrato benefici dagli incontri con la psicologa del centro di salute mentale, non essendoci una alternativa mi sono rivolto ad una psicologa che esercita privatamente, effettuando un incontro solo (il secondo dovrebbe essere domani).
Mi rivolgo a voi perchè sono perplesso, vista anche la sensibilità del rapporto che si crea col terapista. Stasera mi ha chiamato la prima psicologa (quella in maternità), la quale mi ha informato di essere stata contattata dalla psicologa che esercita privatamente, per avere notizie riguardo al mio caso. Nel corso della conversazione le due hanno concordato (senza mai consultarmi) che per il futuro dovrò rivolgermi al centro di salute mentale, (appena il servizio di psicologia sarà riattivato con l'assunzione di una nuova psicologa), interrompendo il mio rapporto con la dottoressa che esercita privatamente. Mi sembra di non avere quindi diritto di scegliere di rimanere con la psicologa alla quale mi sono rivolto recentemente.
A prescindere dal fatto che le mie ristrettezze economiche mi farebbero comunque preferire il servizio pubblico (gratuito) alle per me onerose sedute psicoterapiche private (unico neo, ricominciare da zero) mi dispiace, e mi contraria il fatto che le due psicologhe si siano consultate senza coinvolgermi in quel loro confronto, che (se me l'avessero chiesto) sicuramente avrei comunque autorizzato. Io sono invalido civile, la mia sofferenza deriva dal dolore di avere una salute che mi limita, rispetto a quel che potrei fare con le mie facoltà mentali, e questo è il motivo per cui mi sono rivolto ad una psicologa. Mi domando e vi domando: è deontologicamente corretto e legale che le due specialiste si siano consultate senza prima chiedermi l'autorizzazione? Non ci può essere un diritto alla privacy anche nei confronti del vecchio terapista? O un diritto a chiedere che la nuova terapista si faccia una idea di me a prescindere da quanto diagnosticato dalla psicologa che mi ha visitato prima di lei (posto che io stesso ho messo a disposizione la psicodiagnosi sin dalla prima seduta) Domani inconterò di nuovo la psicologa alla quale mi sono rivolto recentemente, solo perchè un appuntamento è stato fissato, ma non posso negare che nei confronti della medesima non ho più fiducia, mi sento tradito, e se anche mai avessi potuto pensare di continuare a farmi seguire da lei, ora non manterrei più la stessa decisione. Cordiali saluti e grazie per l'attenzione, M.
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<<è deontologicamente corretto e legale che le due specialiste si siano consultate senza prima chiedermi l'autorizzazione? Non ci può essere un diritto alla privacy anche nei confronti del vecchio terapista? <<
Gentile utente,
quando domani incontrerà la nuova terapeuta, faccia presente con la stessa chiarezza e determinazione usate qui le Sue perplessità, nonchè i sentimenti che prova.
Gli scambi tra specialisti andrebbero autorizzati dall'utente, "proprietario" delle informazioni che lo riguardano.
Non dubito che l'intenzione fosse buona, cioè di ottimizzare la terapia.
Gentile utente,
quando domani incontrerà la nuova terapeuta, faccia presente con la stessa chiarezza e determinazione usate qui le Sue perplessità, nonchè i sentimenti che prova.
Gli scambi tra specialisti andrebbero autorizzati dall'utente, "proprietario" delle informazioni che lo riguardano.
Non dubito che l'intenzione fosse buona, cioè di ottimizzare la terapia.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Spett.le dr.ssa Brunialti,
la ringrazio per la risposta. Nella prima seduta di terapia evidenziai alla dottoressa le mie difficoltà relative ai miei problemi di salute, che mi hanno portato 38 anni ad essere invalido civile. Avevo con me una psicodiagnosi effettuata al centro di salute mentale che evidenziava anche altre difficoltà relative al mio vissuto.
Oggi ho parlato con la psicologa, la quale si è scusata per aver consultato la precedente terapista e mi ha spiegato che la sua scelta di chiamarla deriva dal suo timore di non saper affrontare adeguatamente le mie difficoltà. Fatico a crederle, anche perchè mi ha comunicato di voler interrompere immediatamente la terapia (ma mi ha fatto pagare anche l'incontro di oggi, il cui tempo era dedicato soprattutto a fornirmi delle giustificazioni per quel che ha fatto) lasciandomi scoperto fino a che non si insedierà una psicologa presso il centro di salute mentale, quindi minimo un mese. Mi sento avvilito, tutto quello che desideravo è fare un percorso per stare meglio come essere umano, ora mi sento trattato da pacco postale, che passa in pochi mesi da un terapista all'altro, catalogato entro gli schemi di questi professionisti, costretto a ricominciare da zero per la terza volta, senza alcuna considerazione per le mie sofferenze.
la ringrazio per la risposta. Nella prima seduta di terapia evidenziai alla dottoressa le mie difficoltà relative ai miei problemi di salute, che mi hanno portato 38 anni ad essere invalido civile. Avevo con me una psicodiagnosi effettuata al centro di salute mentale che evidenziava anche altre difficoltà relative al mio vissuto.
Oggi ho parlato con la psicologa, la quale si è scusata per aver consultato la precedente terapista e mi ha spiegato che la sua scelta di chiamarla deriva dal suo timore di non saper affrontare adeguatamente le mie difficoltà. Fatico a crederle, anche perchè mi ha comunicato di voler interrompere immediatamente la terapia (ma mi ha fatto pagare anche l'incontro di oggi, il cui tempo era dedicato soprattutto a fornirmi delle giustificazioni per quel che ha fatto) lasciandomi scoperto fino a che non si insedierà una psicologa presso il centro di salute mentale, quindi minimo un mese. Mi sento avvilito, tutto quello che desideravo è fare un percorso per stare meglio come essere umano, ora mi sento trattato da pacco postale, che passa in pochi mesi da un terapista all'altro, catalogato entro gli schemi di questi professionisti, costretto a ricominciare da zero per la terza volta, senza alcuna considerazione per le mie sofferenze.
[#3]
Gentile Utente,
immagino che Lei abbia firmato il consenso informato al trattamento alla prima seduta con la psicologa che esercita privatamente e quindi ha autorizzato la professionista a parlare del Suo stato di salute con il medico di base e anche con la psicologa che La segue al CIM.
Questo è obbligatorio per poter effettuare la seduta. Le è stata rilasciata anche una copia di ciò che ha firmato? Se no, può richiederla.
Tuttavia, mi permetta di dissentire da ciò che scrive, perché abitualmente e NELL' ESCLUSIVO INTERESSE DEL PAZIENTE, capita di dover contattare lo psichiatra, il precedente terapeuta, il medico di base, ecc... (anche figure quali assistente sociale, se necessario, educatori professionali, insegnante a scuola, ecc...).
Tutto ciò è a vantaggio del pz e non capisco neppure come mai la Collega abbia ritenuto di doversi scusare. SpiegarLe cosa è acaduto va bene, ma non credo proprio abbia sbagliato e che quindi Le dovesse delle scuse.
Cordiali saluti,
immagino che Lei abbia firmato il consenso informato al trattamento alla prima seduta con la psicologa che esercita privatamente e quindi ha autorizzato la professionista a parlare del Suo stato di salute con il medico di base e anche con la psicologa che La segue al CIM.
Questo è obbligatorio per poter effettuare la seduta. Le è stata rilasciata anche una copia di ciò che ha firmato? Se no, può richiederla.
Tuttavia, mi permetta di dissentire da ciò che scrive, perché abitualmente e NELL' ESCLUSIVO INTERESSE DEL PAZIENTE, capita di dover contattare lo psichiatra, il precedente terapeuta, il medico di base, ecc... (anche figure quali assistente sociale, se necessario, educatori professionali, insegnante a scuola, ecc...).
Tutto ciò è a vantaggio del pz e non capisco neppure come mai la Collega abbia ritenuto di doversi scusare. SpiegarLe cosa è acaduto va bene, ma non credo proprio abbia sbagliato e che quindi Le dovesse delle scuse.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Utente
La ringrazio per l'attenzione riservatami, Dr.ssa Pileci,
il consenso informato l'ho firmato oggi al termine della seconda seduta e comunque non riportava in nessun punto una liberatoria a colloqui col mio medico di base o con la specialista che mi ha seguito precedentemente. In ogni caso avevo specificato, seppur solo verbalmente, sin dalla prima seduta che NON consentivo nessun colloquio senza il mio previo consenso. Sarebbe comunque stato sufficiente chiedermelo per ottenerlo.
Di qui credo la sua volontà di scusarsi e la precisazione che questo colloquio è stato utile per rinforzarla nella convizione di non essere in grado di seguirmi, di non sentirsi "all'altezza" di sostenermi nelle problematiche che le ho rappresentato.
Ultima ma non per ultima la decisione unilaterale delle specialiste di indirizzarmi al centro di salute mentale senza consultarmi. Certo nessuno mi obbliga a seguire le loro indicazioni, però trovo che questo atteggiamento sia rimarchevole.
il consenso informato l'ho firmato oggi al termine della seconda seduta e comunque non riportava in nessun punto una liberatoria a colloqui col mio medico di base o con la specialista che mi ha seguito precedentemente. In ogni caso avevo specificato, seppur solo verbalmente, sin dalla prima seduta che NON consentivo nessun colloquio senza il mio previo consenso. Sarebbe comunque stato sufficiente chiedermelo per ottenerlo.
Di qui credo la sua volontà di scusarsi e la precisazione che questo colloquio è stato utile per rinforzarla nella convizione di non essere in grado di seguirmi, di non sentirsi "all'altezza" di sostenermi nelle problematiche che le ho rappresentato.
Ultima ma non per ultima la decisione unilaterale delle specialiste di indirizzarmi al centro di salute mentale senza consultarmi. Certo nessuno mi obbliga a seguire le loro indicazioni, però trovo che questo atteggiamento sia rimarchevole.
[#5]
In realtà quel documento dovrebbe proprio riportare anche questo tipo di autorizzazione. Talvolta, come Le dicevo, può essere necessaria un'equipe con altri Colleghi (o le stesse supervisioni), ma è chiaro che il pz deve fornire il proprio consenso.
In ogni caso, dal momento che questi aspetti che per moltissimi pz. sono "secondari" o "non necessari", sono in realtà molto importanti, perché anche qui si crea il rapporto di fiducia con il professionista.
Mi dispiace quindi se non si è trovato bene, e spero che riprendendo il lavoro terapeutico possa raggiungere presto gli obiettivi che ha fissato. Non è vero che dovrà ricominciare da zero: non è da buttare via il lavoro che ha fatto con la psicologa (quella in maternità, per intenderci). Potrà sempre riprendere quel lavoro e spero trovare uno psicologo con cui trovarsi a proprio agio anche per questi aspetti che a mio avviso non sono secondari.
Cordiali saluti,
In ogni caso, dal momento che questi aspetti che per moltissimi pz. sono "secondari" o "non necessari", sono in realtà molto importanti, perché anche qui si crea il rapporto di fiducia con il professionista.
Mi dispiace quindi se non si è trovato bene, e spero che riprendendo il lavoro terapeutico possa raggiungere presto gli obiettivi che ha fissato. Non è vero che dovrà ricominciare da zero: non è da buttare via il lavoro che ha fatto con la psicologa (quella in maternità, per intenderci). Potrà sempre riprendere quel lavoro e spero trovare uno psicologo con cui trovarsi a proprio agio anche per questi aspetti che a mio avviso non sono secondari.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.6k visite dal 11/02/2015.
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