Ossessionata dal ricordo del tradimento.
Gentili Dottori,
Vi scrivo nel pieno di un periodo davvero difficile.
Sono una ragazza poco più che ventenne impegnata da 3 anni in una relazione con una quasi coetanea. La nostra storia è nata in maniera spontanea da un "colpo di fulmine" cui è seguita una progressiva scoperta reciproca che ci ha portate, nel giro di un anno, alla convivenza e ad un'assoluta e serena felicità durata fino a poco tempo fa.
Da un mese a questa parte la relazione con la mia compagna versa però in condizioni penose. Il motivo di questo tracollo è stato il repentino ripresentarsi nella mia mente del fantasma di un tradimento consumato ai miei danni nel primo mese di relazione. Il ricordo credo sia stato sollecitato da un evento sgradevole occorso durante una festa: la mia compagna, di natura gentile e socievole, ha involontariamente attirato l'attenzione di un uomo che le si è più volte proposto, anche in maniera insistente, finché non sono intervenuta io a fargli notare il disagio di lei. Tornata a casa quella sera non sono riuscita a dormire per il ricordo martellante del vecchio tradimento, consumatosi durante una festa cui non partecipavo. Non so se sia stata l'apparente attinenza delle due situazioni a causare questo "rigurgito", ma ormai da un mese non riesco a non pensare a quello che può essere o non essere accaduto nella notte del tradimento, tradimento che la mia compagna mi raccontò nell'immediato -il giorno successivo- e che perdonai dopo una breve strigliata, forse perché essendo stata in passato fedifraga in prima persona mi sembrava quasi inadeguato troncare ciò che stava nascendo.
Ora ad ossessionarmi però è tutto quello che non so. La mia compagna, che all'epoca aveva confessato di aver avuto dei preliminari con questo ragazzo appena conosciuto, i quali erano sfociati in una fellatio, ora aggiunge che non si ricorda esattamente cosa accadde e che non può giurarmi che non ci sia stato dell'altro. Il pensiero che mi abbia tradita con un uomo mi fa più male di qualsiasi cosa io abbia mai gestito, ed ora nonostante io la ami e sia certa del suo amore non riesco più a baciarla o a farci l'amore. Persino dormire insieme sta diventando un sacrificio, perché nonostante tutto l'amore che provo per lei e l'attrazione reciproca che è sempre rimasta invariata dal primo giorno provo schifo per il suo corpo, che mi sembra quasi contaminato. Allo stesso tempo mi sento umiliata al punto da non riuscire a parlarne con nessuno, neppure con il terapeuta che mi segue individualmente ormai da tempo.
Ho pensato di mettere in pausa il rapporto ma non voglio perdere lei né tutto quello che abbiamo costruito. Sogno un futuro insieme bello tanto quanto lo è sempre stato il nostro passato fino ad un mese fa, ma purtroppo non so che altro fare. Lei piange molto spesso e non sa come rimettere le cose a posto, e io non so aiutarla.
Ogni volta che cerco di abbracciarla o che lei mi tocca penso a quell'uomo (che non ho mai neanche visto) e mi tormento.
Vi ringrazio in anticipo.
Vi scrivo nel pieno di un periodo davvero difficile.
Sono una ragazza poco più che ventenne impegnata da 3 anni in una relazione con una quasi coetanea. La nostra storia è nata in maniera spontanea da un "colpo di fulmine" cui è seguita una progressiva scoperta reciproca che ci ha portate, nel giro di un anno, alla convivenza e ad un'assoluta e serena felicità durata fino a poco tempo fa.
Da un mese a questa parte la relazione con la mia compagna versa però in condizioni penose. Il motivo di questo tracollo è stato il repentino ripresentarsi nella mia mente del fantasma di un tradimento consumato ai miei danni nel primo mese di relazione. Il ricordo credo sia stato sollecitato da un evento sgradevole occorso durante una festa: la mia compagna, di natura gentile e socievole, ha involontariamente attirato l'attenzione di un uomo che le si è più volte proposto, anche in maniera insistente, finché non sono intervenuta io a fargli notare il disagio di lei. Tornata a casa quella sera non sono riuscita a dormire per il ricordo martellante del vecchio tradimento, consumatosi durante una festa cui non partecipavo. Non so se sia stata l'apparente attinenza delle due situazioni a causare questo "rigurgito", ma ormai da un mese non riesco a non pensare a quello che può essere o non essere accaduto nella notte del tradimento, tradimento che la mia compagna mi raccontò nell'immediato -il giorno successivo- e che perdonai dopo una breve strigliata, forse perché essendo stata in passato fedifraga in prima persona mi sembrava quasi inadeguato troncare ciò che stava nascendo.
Ora ad ossessionarmi però è tutto quello che non so. La mia compagna, che all'epoca aveva confessato di aver avuto dei preliminari con questo ragazzo appena conosciuto, i quali erano sfociati in una fellatio, ora aggiunge che non si ricorda esattamente cosa accadde e che non può giurarmi che non ci sia stato dell'altro. Il pensiero che mi abbia tradita con un uomo mi fa più male di qualsiasi cosa io abbia mai gestito, ed ora nonostante io la ami e sia certa del suo amore non riesco più a baciarla o a farci l'amore. Persino dormire insieme sta diventando un sacrificio, perché nonostante tutto l'amore che provo per lei e l'attrazione reciproca che è sempre rimasta invariata dal primo giorno provo schifo per il suo corpo, che mi sembra quasi contaminato. Allo stesso tempo mi sento umiliata al punto da non riuscire a parlarne con nessuno, neppure con il terapeuta che mi segue individualmente ormai da tempo.
Ho pensato di mettere in pausa il rapporto ma non voglio perdere lei né tutto quello che abbiamo costruito. Sogno un futuro insieme bello tanto quanto lo è sempre stato il nostro passato fino ad un mese fa, ma purtroppo non so che altro fare. Lei piange molto spesso e non sa come rimettere le cose a posto, e io non so aiutarla.
Ogni volta che cerco di abbracciarla o che lei mi tocca penso a quell'uomo (che non ho mai neanche visto) e mi tormento.
Vi ringrazio in anticipo.
[#1]
>>> Ora ad ossessionarmi però è tutto quello che non so
>>>
Esatto, questa è la definizione di preoccupazione ossessiva.
Che cura sta facendo con il terapeuta che la segue? Come mai ha deciso di iniziare una terapia? Da quanto tempo, tipo di orientamento seguito dal terapeuta ecc.
>>>
Esatto, questa è la definizione di preoccupazione ossessiva.
Che cura sta facendo con il terapeuta che la segue? Come mai ha deciso di iniziare una terapia? Da quanto tempo, tipo di orientamento seguito dal terapeuta ecc.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Come Lei ha provato sulla propria pelle ed esperienza personale, il tradimento non può essere escluso sempre dalle relazioni amorose.
Pur tuttavia ci può essere il perdono, anche se non sempre "gratuito".
Ma qui non è tanto il "contenuto", ma l'ossessività del pensiero, che ricorre costantemente, sulle cose che non sa.
Talvolta, il/la compagno/a, sfinito/a per l'insistenza, racconta (o inventa) particolari pur di tacitare la continua richiesta. E ciò non fa altro che nutrire il pensiero ossessivo.
Parlarne con il Suo terapeuta con la semplicità con cui ne ha parlato con noi è la cosa da fare.
Pur tuttavia ci può essere il perdono, anche se non sempre "gratuito".
Ma qui non è tanto il "contenuto", ma l'ossessività del pensiero, che ricorre costantemente, sulle cose che non sa.
Talvolta, il/la compagno/a, sfinito/a per l'insistenza, racconta (o inventa) particolari pur di tacitare la continua richiesta. E ciò non fa altro che nutrire il pensiero ossessivo.
Parlarne con il Suo terapeuta con la semplicità con cui ne ha parlato con noi è la cosa da fare.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#3]
Ex utente
Buongiorno,
La ringrazio per la risposta celerissima e puntuale.
Ho iniziato la terapia circa sei mesi fa perché mi trovavo in uno stato ansioso molto forte nel quale mi era difficile far fronte all'alternanza emotiva che ha scandito la mia vita dall'adolescenza ad oggi. Grazie all'aiuto del terapeuta ora riesco a gestire molto meglio gli attacchi d'ansia e sono generalmente più ben disposta nei confronti del quotidiano. Ad ogni modo l'alternanza di carico ottimismo/episodi depressivi ha solo allungato i tempi di occorrenza e dilatato in un certo senso le fasi, senza sparire. Questa brutta situazione mi ha anche colto in un momento in cui mi sento individualmente scorata, per cui coltivo la speranza che quando starò meglio questa ossessione possa in qualche modo allentare la presa.
Allo stesso tempo non riesco a farmi una ragione del fatto che la mia compagna non sappia dirmi di più e non ricordi, forse anche in virtù del fatto che a differenza sua ho una memoria esperienziale molto accurata e non avrei mai dimenticato i dettagli di un'evento del genere.
Non voglio rinunciare ad una cosa così bella perché non riesco ad accontentarmi di "non sapere".
La ringrazio per la risposta celerissima e puntuale.
Ho iniziato la terapia circa sei mesi fa perché mi trovavo in uno stato ansioso molto forte nel quale mi era difficile far fronte all'alternanza emotiva che ha scandito la mia vita dall'adolescenza ad oggi. Grazie all'aiuto del terapeuta ora riesco a gestire molto meglio gli attacchi d'ansia e sono generalmente più ben disposta nei confronti del quotidiano. Ad ogni modo l'alternanza di carico ottimismo/episodi depressivi ha solo allungato i tempi di occorrenza e dilatato in un certo senso le fasi, senza sparire. Questa brutta situazione mi ha anche colto in un momento in cui mi sento individualmente scorata, per cui coltivo la speranza che quando starò meglio questa ossessione possa in qualche modo allentare la presa.
Allo stesso tempo non riesco a farmi una ragione del fatto che la mia compagna non sappia dirmi di più e non ricordi, forse anche in virtù del fatto che a differenza sua ho una memoria esperienziale molto accurata e non avrei mai dimenticato i dettagli di un'evento del genere.
Non voglio rinunciare ad una cosa così bella perché non riesco ad accontentarmi di "non sapere".
[#4]
Ex utente
Ringrazio anche la Dott.ssa Brunialti, il cui commento leggo soltanto ora.
Credo anch'io che parlarne con il mio terapeuta sia la cosa migliore da fare, eppure avverto un blocco che al momento mi pare insormontabile. Sono risolta a farlo e spero accada presto, ma al contempo non ho la certezza di riuscire.
Credo inoltre che parte del mio dolore e senso di umiliazione venga dal fatto che questa è la mia prima relazione monogama: dopo una vita sentimentale costellata di rapporti che ho distrutto a causa della mia inaffidabilità sto vivendo quello che mi è accaduto come una sorta di punizione (tanto più che la mia compagna ha avuto soltanto due relazioni prima di questa, una esclusivamente platonica ma entrambe monogame).
Credo anch'io che parlarne con il mio terapeuta sia la cosa migliore da fare, eppure avverto un blocco che al momento mi pare insormontabile. Sono risolta a farlo e spero accada presto, ma al contempo non ho la certezza di riuscire.
Credo inoltre che parte del mio dolore e senso di umiliazione venga dal fatto che questa è la mia prima relazione monogama: dopo una vita sentimentale costellata di rapporti che ho distrutto a causa della mia inaffidabilità sto vivendo quello che mi è accaduto come una sorta di punizione (tanto più che la mia compagna ha avuto soltanto due relazioni prima di questa, una esclusivamente platonica ma entrambe monogame).
[#5]
Che tipo di orientamento segue il suo terapeuta?
Può leggere qui per un confronto:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Che tipo di lavoro avete fatto per ridurre l'impatto dei suoi sbalzi emotivi?
Può leggere qui per un confronto:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Che tipo di lavoro avete fatto per ridurre l'impatto dei suoi sbalzi emotivi?
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Ex utente
Il mio terapeuta segue l'approccio cognitivo-comportamentale, che giudicò appropriato nell'affrontare i miei disturbi d'ansia ed episodi depressivi (lo stesso professionista in passato aveva avuto in cura una persona della mia famiglia a me molto cara).
Sino a questo momento la mia impressione è che abbiamo lavorato piuttosto sull'ansia e sulla rabbia, sopratutto quando legate a contesti familiari o di convivenza. Il miglioramento di tali ambiti ha influito favorevolmente sull'alternarsi dei miei umori, cosa per cui il terapeuta mi è sembrato soddisfatto. Non credo però che abbiamo affrontato l'alternanza in sé in modo diretto.
Sino a questo momento la mia impressione è che abbiamo lavorato piuttosto sull'ansia e sulla rabbia, sopratutto quando legate a contesti familiari o di convivenza. Il miglioramento di tali ambiti ha influito favorevolmente sull'alternarsi dei miei umori, cosa per cui il terapeuta mi è sembrato soddisfatto. Non credo però che abbiamo affrontato l'alternanza in sé in modo diretto.
[#7]
Gli sbalzi di umore in sé potrebbero beneficiare anche di un aiuto farmacologico, che andrebbe eventualmente valutato da uno psichiatra. Tuttavia sarebbe comunque necessario, ritengo, un lavoro psicoterapeutico mirato per insegnarle a gestire il significato che lei ha finora associato a tali sbalzi, alla relazione, al tradimento e così via.
Se le preoccupazioni per il passato (e il presente) della sua compagna fossero da riferire all'ansia, farebbe bene a parlarne al terapeuta, perché potrebbero non essere altro che un'ulteriore manifestazione di una tendenza ansioso-ossessiva di cui occorrerebbe occuparsi. Altrimenti non si potrebbe parlare a buon titolo di riuscita della terapia pur essendoci stati miglioramenti.
In altre parole, se ciò che rimane dopo la terapia è questa gelosia retroattiva, bisognerebbe risolverla. Infatti, se essa fosse espressione di ossessività, le porte vanno chiuse tutte. Perché se su 100 ne lascia aperta anche una sola, le ossessioni rientrano da là.
Se le preoccupazioni per il passato (e il presente) della sua compagna fossero da riferire all'ansia, farebbe bene a parlarne al terapeuta, perché potrebbero non essere altro che un'ulteriore manifestazione di una tendenza ansioso-ossessiva di cui occorrerebbe occuparsi. Altrimenti non si potrebbe parlare a buon titolo di riuscita della terapia pur essendoci stati miglioramenti.
In altre parole, se ciò che rimane dopo la terapia è questa gelosia retroattiva, bisognerebbe risolverla. Infatti, se essa fosse espressione di ossessività, le porte vanno chiuse tutte. Perché se su 100 ne lascia aperta anche una sola, le ossessioni rientrano da là.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 3.5k visite dal 07/02/2015.
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