L'amore può ucciderti?
Gentili dottori,
Mi chiamo Carlo sono un ragazzo di 25 anni e soffro del così detto "innamoramento facile" sono stato "costretto" da me stesso a recarmi in studi privati o asl per questo mio problema, ma dopo aver speso circa 5 anni e non so nemmeno più io quanti soldi la situazione è ancora la stessa.
Solo 2 psicologi (su 15) mi spiegarno quale fosse il mio problema ovvero quello che avendo sofferto da piccolo ed essendo cresciuto poco con i miei genitori ho un profilo evitante insicuro e tendo a cercare figure di riferimento un pò ovunque e cerco negli uomini soprattutto quelli maschili la figura di mio padre che mi da sicurezza, tendo anche a creare muri per paura di venire di nuovo abbandonato da qualcuno, essendo anche omosessuale con le difficoltà che si possono avere, problemi su problemi che a dir la verità poi nessuno ha mai saputo aiutarmi.
Il mio problema principale è proprio quello dell'innamoramento facile, trovando poi molto attraenti figure maschili come ho detto su, tendo sempre ad innamorarmi di etero e quindi a non venir ricambiato, in questo periodo mi sono innamorato di un ragazzo etero che sono costretto a vedere sempre in quanto lavora con me, non ha nulla di speciale ne sono consapevole, però mi attrae, se volessi elencare i motivi per il quale mi piace vi direi solo per motivi fisici, è alto maschile e bello, caratterialmente? nulla.
l'unica cosa che mi tiene sano di mente è il fatto che avevo le stesse sensazioni anzi molto ma molto più forti per un altro ragazzo e indovinate? stessa cosa, molto maschile, etero, alto e basta, solo attrazione fisica, ma dopo essermi fidanzato con lui, nel giro di qualche anno ci siamo lasciati sempre per colpa mia, perchè? perchè quell'amore tanto forte era svanito, è un circolo vizioso che si ripete da non so più quanti anni, forse 10.
Vorrei domandarvi:
Perchè in me nascono degli amori cosi' forti e così dolorosi per poi svanire altrettanto velocemente?
Cosa posso fare per riuscire di nuovo a pensara a qualsiasi cosa tranne a lui?
Grazie a chiunque risponda
Mi chiamo Carlo sono un ragazzo di 25 anni e soffro del così detto "innamoramento facile" sono stato "costretto" da me stesso a recarmi in studi privati o asl per questo mio problema, ma dopo aver speso circa 5 anni e non so nemmeno più io quanti soldi la situazione è ancora la stessa.
Solo 2 psicologi (su 15) mi spiegarno quale fosse il mio problema ovvero quello che avendo sofferto da piccolo ed essendo cresciuto poco con i miei genitori ho un profilo evitante insicuro e tendo a cercare figure di riferimento un pò ovunque e cerco negli uomini soprattutto quelli maschili la figura di mio padre che mi da sicurezza, tendo anche a creare muri per paura di venire di nuovo abbandonato da qualcuno, essendo anche omosessuale con le difficoltà che si possono avere, problemi su problemi che a dir la verità poi nessuno ha mai saputo aiutarmi.
Il mio problema principale è proprio quello dell'innamoramento facile, trovando poi molto attraenti figure maschili come ho detto su, tendo sempre ad innamorarmi di etero e quindi a non venir ricambiato, in questo periodo mi sono innamorato di un ragazzo etero che sono costretto a vedere sempre in quanto lavora con me, non ha nulla di speciale ne sono consapevole, però mi attrae, se volessi elencare i motivi per il quale mi piace vi direi solo per motivi fisici, è alto maschile e bello, caratterialmente? nulla.
l'unica cosa che mi tiene sano di mente è il fatto che avevo le stesse sensazioni anzi molto ma molto più forti per un altro ragazzo e indovinate? stessa cosa, molto maschile, etero, alto e basta, solo attrazione fisica, ma dopo essermi fidanzato con lui, nel giro di qualche anno ci siamo lasciati sempre per colpa mia, perchè? perchè quell'amore tanto forte era svanito, è un circolo vizioso che si ripete da non so più quanti anni, forse 10.
Vorrei domandarvi:
Perchè in me nascono degli amori cosi' forti e così dolorosi per poi svanire altrettanto velocemente?
Cosa posso fare per riuscire di nuovo a pensara a qualsiasi cosa tranne a lui?
Grazie a chiunque risponda
[#1]
gentile utente piuttosto che cercare il perchè impari strategie sul come evitare di cadere sempre nelle stesse trappole.
E' probabile che il tentativo di gestire le sue relazioni le faccia commettere sempre gli stessi errori che lei non riesce a vedere.
Una consulenza presso uno psicoterapeuta strategico sarebbe consigliata.
saluti
E' probabile che il tentativo di gestire le sue relazioni le faccia commettere sempre gli stessi errori che lei non riesce a vedere.
Una consulenza presso uno psicoterapeuta strategico sarebbe consigliata.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Mi associo alle indicazioni del Collega che condivido e la invito a leggere queste letture dove potrà trovare degli spunti di riflessione consoni alle domande che pone
http://www.valeriarandone.it/articoli/154-gli-amore-dipendenti-dipenden
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html
Due su quindici cosa significa?
È stato in consultazione da quindici colleghi?
http://www.valeriarandone.it/articoli/154-gli-amore-dipendenti-dipenden
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html
Due su quindici cosa significa?
È stato in consultazione da quindici colleghi?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Gentile utente, a questo punto, condivido il punto di vista del Collega De Vincentiis ed anche ritengo che la mancanza o l'insufficienza delle figure genitoriali la spinga a voler avere partner" riparativi" di quel .. buco nero.. che non è stato colmato , allora, dall'amore e dalla presenza di un padre rassicurante. Per un figlio maschio la figura del padre è fonte di sicurezza e modello di riferimento. Lei parla di innamoramento, a me sembra più una forma disperata di " attaccamento".
Ma giri pagina ed impari " come non cadere sempre nelle stesse trappole" come dice il Collega..
Restiamo in ascolto..
Ma giri pagina ed impari " come non cadere sempre nelle stesse trappole" come dice il Collega..
Restiamo in ascolto..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#4]
Ex utente
Vi ringrazio per le risposte,
Al Dr. Armando De Vincentiis.
Una delle principali motivazioni per la quale mi sono recato da uno psicologo è stata proprio quella di volere una strategia sul come rompere questo cerchio che si ripete da troppo tempo, ma mi rimbalzò da uno psicologo comportamentale "Lei mi chiede cosa deve fare, ma io non posso aiutarla, si rivolga da uno psicologo comportamentale" cito testuali parole.
Dopo essermi recato dallo psicologo cognitivo comportamentale, e avergli di nuovo ripetuto tutta la mia storia (è avvilente ogni volta andare da uno psicologo nuovo, mi sembra di riniziare tutto da capo) mi disse che avevo una vita molto monotona e dovevo semplicemente cercare "stimoli" nuovi per non pensare sempre alle solite cose, dopo varei sedute mi disse che non poteva fare più nulla per me.
Come capirà ormai ho una repulsione ad entrare in uno studio, per svariate ragioni, o mi ripetono sempre le stesse cose che ormai so gia o mi danno consigli inutili (trovati un hobby) che possono funzionare relativamente, perchè poi è possibile che proprio in quell'hobby mi innamori di qualcuno. Lei può aiutarmi in qualche maniera a capira cosa debba fare?
Alla Dr. Valeria Randone.
La ringrazio per gli articoli, e ciò che scrive è proprio il riassunto di quello che sono io, sono stato nel giro di 10 anni in cura da quasi 15 psicologi tra studi privati, asl e centri ascolto gratuiti, non dico che sono stati anni e soldi buttati al vento, perchè mi hanno fatto capire qual'è il mio problema ovvero carenze affettive in tenera età, però oltre a quello niente, è come se ogni volta mi ripetono sempre le stesse cose, e quando gli dico "si ma nel concreto cosa dovrei fare?" oltra al classico " Così come si provocano o si esagerano i dolori dando loro importanza, nello stesso modo questi scompaiono quando se ne distoglie l'attenzione" o al "trovati un hobby" nessuno sa aggiungere altro, è come se realmente non sapessero cosa dirmi, man mano i colloqui diventavano sempre più sterili, con io che facevo le solite domande "cosa devo fare?" e loro con le solite risposte "prova a cambiare qualcosa nella tua vita, amati, accettati"
Solo 2 psicologi mi hanno fatto capire il fulcro del problema "carenze affettive genitoriali" "bassa autostima" "sindrome d'abbandono" ma anche qui i consigli erano più o meno gli stessi e con gli stessi risultati.
Alla Dr. Magda Muscarà Fregonese.
Il fulco del problema è sempre lo stesso, grazie a 2 psicologi so qual'è il problema è come risolverlo il dramma, alcuni psicologi purtroppo realmente alla mie domande non sapevano cosa rispondere o mi rigiravano la domanda "come pensi di poterlo risolvere?" avvilente...
Al Dr. Armando De Vincentiis.
Una delle principali motivazioni per la quale mi sono recato da uno psicologo è stata proprio quella di volere una strategia sul come rompere questo cerchio che si ripete da troppo tempo, ma mi rimbalzò da uno psicologo comportamentale "Lei mi chiede cosa deve fare, ma io non posso aiutarla, si rivolga da uno psicologo comportamentale" cito testuali parole.
Dopo essermi recato dallo psicologo cognitivo comportamentale, e avergli di nuovo ripetuto tutta la mia storia (è avvilente ogni volta andare da uno psicologo nuovo, mi sembra di riniziare tutto da capo) mi disse che avevo una vita molto monotona e dovevo semplicemente cercare "stimoli" nuovi per non pensare sempre alle solite cose, dopo varei sedute mi disse che non poteva fare più nulla per me.
Come capirà ormai ho una repulsione ad entrare in uno studio, per svariate ragioni, o mi ripetono sempre le stesse cose che ormai so gia o mi danno consigli inutili (trovati un hobby) che possono funzionare relativamente, perchè poi è possibile che proprio in quell'hobby mi innamori di qualcuno. Lei può aiutarmi in qualche maniera a capira cosa debba fare?
Alla Dr. Valeria Randone.
La ringrazio per gli articoli, e ciò che scrive è proprio il riassunto di quello che sono io, sono stato nel giro di 10 anni in cura da quasi 15 psicologi tra studi privati, asl e centri ascolto gratuiti, non dico che sono stati anni e soldi buttati al vento, perchè mi hanno fatto capire qual'è il mio problema ovvero carenze affettive in tenera età, però oltre a quello niente, è come se ogni volta mi ripetono sempre le stesse cose, e quando gli dico "si ma nel concreto cosa dovrei fare?" oltra al classico " Così come si provocano o si esagerano i dolori dando loro importanza, nello stesso modo questi scompaiono quando se ne distoglie l'attenzione" o al "trovati un hobby" nessuno sa aggiungere altro, è come se realmente non sapessero cosa dirmi, man mano i colloqui diventavano sempre più sterili, con io che facevo le solite domande "cosa devo fare?" e loro con le solite risposte "prova a cambiare qualcosa nella tua vita, amati, accettati"
Solo 2 psicologi mi hanno fatto capire il fulcro del problema "carenze affettive genitoriali" "bassa autostima" "sindrome d'abbandono" ma anche qui i consigli erano più o meno gli stessi e con gli stessi risultati.
Alla Dr. Magda Muscarà Fregonese.
Il fulco del problema è sempre lo stesso, grazie a 2 psicologi so qual'è il problema è come risolverlo il dramma, alcuni psicologi purtroppo realmente alla mie domande non sapevano cosa rispondere o mi rigiravano la domanda "come pensi di poterlo risolvere?" avvilente...
[#5]
Gentile Utente,
non si tratta di avere una vita superimpegnata che farà sì che Lei potrà superare le Sue paure: mi pare infatti che ci sia la paura di stare da solo o forse altre paure che La spingono ad interessarsi e avvicinarsi molto agli altri e a cercare vicinanza protettiva. Quindi anche secondo me sembra attaccamento e non innamoramento.
Però, in una psicoterapia, non è utile nè prioritario avere una vita meno monotona, ma spezzare quei meccanismo disfunzionali che hanno creato il problema, quindi intercettare che cosa non funziona e cambiare il comportamento e gli atteggiamenti che lo mantengono.
Per questa ragione sono un po' perplessa nel leggere frasi come quelle riportate e mi dispiace che Lei si sia trovato male.
Vorrei però spiegarLe che se uno psicologo gira a Lei la domanda su come lei penserebbe di poter risolvere il problema, probabilmente sta indagando altro, cioè le Sue strategie da correggere. Quindi, non si lasci scoraggiare facilmente, Le auguro di risolvere al più presto il problema! :-)
Cordiali saluti,
non si tratta di avere una vita superimpegnata che farà sì che Lei potrà superare le Sue paure: mi pare infatti che ci sia la paura di stare da solo o forse altre paure che La spingono ad interessarsi e avvicinarsi molto agli altri e a cercare vicinanza protettiva. Quindi anche secondo me sembra attaccamento e non innamoramento.
Però, in una psicoterapia, non è utile nè prioritario avere una vita meno monotona, ma spezzare quei meccanismo disfunzionali che hanno creato il problema, quindi intercettare che cosa non funziona e cambiare il comportamento e gli atteggiamenti che lo mantengono.
Per questa ragione sono un po' perplessa nel leggere frasi come quelle riportate e mi dispiace che Lei si sia trovato male.
Vorrei però spiegarLe che se uno psicologo gira a Lei la domanda su come lei penserebbe di poter risolvere il problema, probabilmente sta indagando altro, cioè le Sue strategie da correggere. Quindi, non si lasci scoraggiare facilmente, Le auguro di risolvere al più presto il problema! :-)
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#6]
Ex utente
Gentile Dr. Angela Pileci,
La mia più grande paura è quella di venir abbandonato dagli altri e di conseguenza di ritrovarmi in solitudine.
Purtroppo so che è perplessa ma le garantisco che solo 2 suoi colleghi hanno fatto il loro mestiere, ascoltandomi ed aiutandomi, posso anche dirle purtroppo di aver trovato uno psicologo un pò omofobo che mi fece capire che tutto era dovuto alla mia sessualità irrisolta e solo quando fossi corso dietro dellE ragazzE il mio problema si sarebbe risolto.
Avendo vissuto gli anni più delicati della mia vita con i miei nonni o alcune volte in solitudine (ricordo numerosi episodi nella quale io piango disperato perchè voglio la mamma) è come se sono rimasto traumatizzato da questo.
Un dottore che ringrazierò per tutta la vita mi spiegò molto bene la situazione.
Mi disse:
"Tutte quelle giornate passate da solo, le sofferenze e la mancanza di una figura forte che la tranquillizzi le ha creato un trauma che cerca in tutti i modi di non far riaccadere, creando un muro verso gli altri, "" se io per primo vi tengo lontani da me non potete essere voi ad allontanarvi "" e ad attaccarsi in modo morboso agli altri, perchè è così attratto da ragazzi alti e forti che oltre a caratteristiche fisiche non hanno nulla? perchè le danno quella sicurezza che non ha mai avuto e che la occorre, ma che deve trovare in sè"
Mi fece raccontare dal principio cosa succede quando conosco un ragazzo:
1)Il Ragazzo "x" inizialmente non mi attrae se non per doti fisiche anzi il più delle volte è quello con meno carisma.
2)Con lo stesso ragazzo che prima non conoscevo molto, inizia a nascere un' amicizia, ci siamo simpatici e cerco sempre di mostrarmi il più disponibile possibile senza risultare pesante.
3)L'amicizia prosegue in modo positivo ed inizio a notare in lui cose che mi piacciono, il più delle volte fisiche ma che però adesso risaltano molto ai miei occhi.
La fase critica:
4)Interpreto dei sui segniali (il cercarmi spesso, la sua vicinanza a me anche quando siamo in 20 e varie allusioni del tipo "ti sposerei se fossi una ragazza") come dei segniali inequivocabili, da lì è come se lui da il via al mio crollo emotivo.
5)Inizio solo a pensare a come poterlo conquistare, se prima ero disponibile ora potrei faro lo zerbino, quando lo vedo sono arrabbiato con me stesso perchè mi dico "ma possibile che stai male per questo? guardalo!" e poi però quando torno a casa il mio cervello viaggia come se avessi 14 anni, e sto male, non mangio e non concludo nulla.
Mi spiegò che bisogniava intervenire proprio su questo, nel cercare di capire che quei segniali non sono segniali di alcun tipo ma che sono solo frutto della mia debolezza nel pensare che io per lui sono importante e che mi vuole, ma che in realtà non è così, anche nel cercare di non voler piacere a tutti, non devo dimostrarmi sempre sorridente, dispobibile ed entusiasta ai ragazzi, solo perchè fisicamente mi attraggono.
Purtroppo però sapeva spiegarmi benissimo il problema ma non riuscivamo a concludere con i fatti.
La mia più grande paura è quella di venir abbandonato dagli altri e di conseguenza di ritrovarmi in solitudine.
Purtroppo so che è perplessa ma le garantisco che solo 2 suoi colleghi hanno fatto il loro mestiere, ascoltandomi ed aiutandomi, posso anche dirle purtroppo di aver trovato uno psicologo un pò omofobo che mi fece capire che tutto era dovuto alla mia sessualità irrisolta e solo quando fossi corso dietro dellE ragazzE il mio problema si sarebbe risolto.
Avendo vissuto gli anni più delicati della mia vita con i miei nonni o alcune volte in solitudine (ricordo numerosi episodi nella quale io piango disperato perchè voglio la mamma) è come se sono rimasto traumatizzato da questo.
Un dottore che ringrazierò per tutta la vita mi spiegò molto bene la situazione.
Mi disse:
"Tutte quelle giornate passate da solo, le sofferenze e la mancanza di una figura forte che la tranquillizzi le ha creato un trauma che cerca in tutti i modi di non far riaccadere, creando un muro verso gli altri, "" se io per primo vi tengo lontani da me non potete essere voi ad allontanarvi "" e ad attaccarsi in modo morboso agli altri, perchè è così attratto da ragazzi alti e forti che oltre a caratteristiche fisiche non hanno nulla? perchè le danno quella sicurezza che non ha mai avuto e che la occorre, ma che deve trovare in sè"
Mi fece raccontare dal principio cosa succede quando conosco un ragazzo:
1)Il Ragazzo "x" inizialmente non mi attrae se non per doti fisiche anzi il più delle volte è quello con meno carisma.
2)Con lo stesso ragazzo che prima non conoscevo molto, inizia a nascere un' amicizia, ci siamo simpatici e cerco sempre di mostrarmi il più disponibile possibile senza risultare pesante.
3)L'amicizia prosegue in modo positivo ed inizio a notare in lui cose che mi piacciono, il più delle volte fisiche ma che però adesso risaltano molto ai miei occhi.
La fase critica:
4)Interpreto dei sui segniali (il cercarmi spesso, la sua vicinanza a me anche quando siamo in 20 e varie allusioni del tipo "ti sposerei se fossi una ragazza") come dei segniali inequivocabili, da lì è come se lui da il via al mio crollo emotivo.
5)Inizio solo a pensare a come poterlo conquistare, se prima ero disponibile ora potrei faro lo zerbino, quando lo vedo sono arrabbiato con me stesso perchè mi dico "ma possibile che stai male per questo? guardalo!" e poi però quando torno a casa il mio cervello viaggia come se avessi 14 anni, e sto male, non mangio e non concludo nulla.
Mi spiegò che bisogniava intervenire proprio su questo, nel cercare di capire che quei segniali non sono segniali di alcun tipo ma che sono solo frutto della mia debolezza nel pensare che io per lui sono importante e che mi vuole, ma che in realtà non è così, anche nel cercare di non voler piacere a tutti, non devo dimostrarmi sempre sorridente, dispobibile ed entusiasta ai ragazzi, solo perchè fisicamente mi attraggono.
Purtroppo però sapeva spiegarmi benissimo il problema ma non riuscivamo a concludere con i fatti.
[#7]
"La mia più grande paura è quella di venir abbandonato dagli altri e di conseguenza di ritrovarmi in solitudine."
Mi pareva anche piuttosto chiaro!
Il punto è che questa paura sembra guidare le Sue scelte e le Sue modalità di entrare in relazione, quindi è quanto mai opportuno lavorare per spezzare questa modalità disfunzionale.
Cordiali saluti,
Mi pareva anche piuttosto chiaro!
Il punto è che questa paura sembra guidare le Sue scelte e le Sue modalità di entrare in relazione, quindi è quanto mai opportuno lavorare per spezzare questa modalità disfunzionale.
Cordiali saluti,
[#9]
Capisco, ma da qui non possiamo certo fare terapia né aiutarLa in alcun modo.
In ogni caso, per curiosità (professionale, ovviamente) vorrei capire che cosa è accaduto in quelle psicoterapie, perché certamente un terapeuta che dica al suo pz di cercarsi un hobby per trattare una psicopatologia a me non convince molto...
Oppure è decontestualizzato?
Quali erano gli obiettivi della terapia?
Quali sono stati raggiunti?
In ogni caso, per curiosità (professionale, ovviamente) vorrei capire che cosa è accaduto in quelle psicoterapie, perché certamente un terapeuta che dica al suo pz di cercarsi un hobby per trattare una psicopatologia a me non convince molto...
Oppure è decontestualizzato?
Quali erano gli obiettivi della terapia?
Quali sono stati raggiunti?
[#10]
Ex utente
La prima psicologa a cui andai dopo 5 sedute mi disse che non era compito suo, "rivolgiti ad uno psicologo cognitivo comportamentale"
Lo psicologo cognitivo comportamentale a cui andai subito dopo, (non sono uno psicologo però mi creda mi sembrava omofobo) io cercavo di spingere l'argomento su quelli che ritenevo essere dei punti focali, lui era fissato con la mia omosessualità, era come se volesse farmi diventare etero, "la sua sessualità è irrisolta" "a lei piacciono le donne" e una serie di domande intime che preferisco non dire, il suo succo del discorso era che dovevo approcciarmi alle ragazze, o almeno provarci..
Altri psicologi hanno storie di pochissime sedute (negli anni ho cambiato molte città) che non vale la pena citare.
Dopo queste traumatiche esperienze, sono andato da uno psichiatra, perchè convinto che gli psicologi fossero inutili, anzi distruttivi, non le nego che andare per farsi aiutare e dopo ritrovarsi peggio di prima non è bello.
Sta di fatto che lo psichiatra mi prescrisse dello xanax, che comprai ma non ho mai utilizzato per paura di non so nemmeno io cosa, ma sapevo che non erano i farmaci a farmi star meglio.
Successivamente mi rivolgo ad uno psicologo presso un centro ascolto, mi disse che avevo una vita molto routinaria, mi alzavo tardi, studiavo, dormivo, secondo lui ero depresso perchè non mi approcciavo con nessuno, ero asociale e soffrivo di ipersonnia, non risolvevo i miei problemi in quel modo, dovevo, cito testuali parole "darmi una svegliata", alla sua superficialità decisi di non andare più.
Dopo queste terribili esperienze decisi di non mettere più piede da uno psicologo, fortunatamente però iniziai a soffrire di attacchi di panico in seguito alla fine di una mia relazione, stavo malissimo e fui costretto a recarmi da uno psicoanalista sotto compenso economico, da lì la svolta perchè questo dottore, a differenza di altri mi fece capire quale fosse il mio VERO problema, però come ho gia detto di consigli su strategie o sul cosa fare nella vita quotidiana, non me ne ha mai date nessuno ed è quello di cui ho bisogno.
SO QUELLO CHE HO, MA NON SO COSA FARE PER RISOLVERLO.
Lo psicologo cognitivo comportamentale a cui andai subito dopo, (non sono uno psicologo però mi creda mi sembrava omofobo) io cercavo di spingere l'argomento su quelli che ritenevo essere dei punti focali, lui era fissato con la mia omosessualità, era come se volesse farmi diventare etero, "la sua sessualità è irrisolta" "a lei piacciono le donne" e una serie di domande intime che preferisco non dire, il suo succo del discorso era che dovevo approcciarmi alle ragazze, o almeno provarci..
Altri psicologi hanno storie di pochissime sedute (negli anni ho cambiato molte città) che non vale la pena citare.
Dopo queste traumatiche esperienze, sono andato da uno psichiatra, perchè convinto che gli psicologi fossero inutili, anzi distruttivi, non le nego che andare per farsi aiutare e dopo ritrovarsi peggio di prima non è bello.
Sta di fatto che lo psichiatra mi prescrisse dello xanax, che comprai ma non ho mai utilizzato per paura di non so nemmeno io cosa, ma sapevo che non erano i farmaci a farmi star meglio.
Successivamente mi rivolgo ad uno psicologo presso un centro ascolto, mi disse che avevo una vita molto routinaria, mi alzavo tardi, studiavo, dormivo, secondo lui ero depresso perchè non mi approcciavo con nessuno, ero asociale e soffrivo di ipersonnia, non risolvevo i miei problemi in quel modo, dovevo, cito testuali parole "darmi una svegliata", alla sua superficialità decisi di non andare più.
Dopo queste terribili esperienze decisi di non mettere più piede da uno psicologo, fortunatamente però iniziai a soffrire di attacchi di panico in seguito alla fine di una mia relazione, stavo malissimo e fui costretto a recarmi da uno psicoanalista sotto compenso economico, da lì la svolta perchè questo dottore, a differenza di altri mi fece capire quale fosse il mio VERO problema, però come ho gia detto di consigli su strategie o sul cosa fare nella vita quotidiana, non me ne ha mai date nessuno ed è quello di cui ho bisogno.
SO QUELLO CHE HO, MA NON SO COSA FARE PER RISOLVERLO.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 2.9k visite dal 05/02/2015.
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