Migliorare se stessi, la propria vita. comunicazione.
Buongiorno e premetto già di sentirmi in difetto nello scrivere qui, dato non è la prima volta e dato in più di una circostanza mi è stato fatto notare che io già sto facendo psicoterapia. Ma io -e sono cinque anni buoni- credo di non sentirmi a mio agio. Credo per diversi motivi: credo di vederlo un privilegiato (senza problemi economici, con una famiglia bella, con una personalità che stima/buona autostima); e poi forse dipende dal fatto che sia uomo? mmmhh mah! Forse anche se fosse donna la cosa non cambierebbe, sempre che la stessa avesse quelle caratteristiche di cui appena sopra dette. E' chiaro che per me è un gran problema non riuscire a sentirmi a mio agio. Lo sa lui che non mi sento a mio agio, che non gli racconto le cose. Certo, vero anche che nella vita quotidiana non sono nè una chiacchierona nè una che ama raccontarsi, però credo di dover riconoscere che non mi sento a mio agio a parlare con lui. E' superabile questa cosa? Non è superabile?
Una volta, qui, mi venne detto che dovevo concentrarmi sulla utilità che potevo trarre dalla terapia, più che sulla persona del mio medico; trovai questa considerazione ottima, ma... dato l'andamento, è chiaro che non ci riesco..
Oggi poi, mi sento come se tutti questi anni di psicoterapia mi dicano solo una cosa e cioè che devo accettarmi così come sono, che so significa smettere di voler cambiare e quindi significa (ri)fermarsi. Ma cosa dovrei pensare alla luce del fatto che in un anno che frequento quasi quotidianamente un ambiente di lavoro io non ho conosciuto nessuno? Cosa dovrei pensare se sono quattro anni che io non ho nessun tipo di relazione con un uomo? Mi sento che tutta la questione ruota attorno alla "comunicazione" (verbale e non verbale) e che le mie difficoltà sono ormai cronicizzate.
In questo momento esser donna o uomo, per me che differenza c'è? Non so sedurre un uomo, mi sento come un essere vivente e basta. Tutto sommato credo di venir anche considerata carina dagli uomini, ma il problema è infatti il mio, non mi sento di poter sedurre un uomo. E alla fine non mi sento a mio agio a parlare di niente con il mio medico, figuriamoci di aspetti intimi della mia vita.
Una volta, qui, mi venne detto che dovevo concentrarmi sulla utilità che potevo trarre dalla terapia, più che sulla persona del mio medico; trovai questa considerazione ottima, ma... dato l'andamento, è chiaro che non ci riesco..
Oggi poi, mi sento come se tutti questi anni di psicoterapia mi dicano solo una cosa e cioè che devo accettarmi così come sono, che so significa smettere di voler cambiare e quindi significa (ri)fermarsi. Ma cosa dovrei pensare alla luce del fatto che in un anno che frequento quasi quotidianamente un ambiente di lavoro io non ho conosciuto nessuno? Cosa dovrei pensare se sono quattro anni che io non ho nessun tipo di relazione con un uomo? Mi sento che tutta la questione ruota attorno alla "comunicazione" (verbale e non verbale) e che le mie difficoltà sono ormai cronicizzate.
In questo momento esser donna o uomo, per me che differenza c'è? Non so sedurre un uomo, mi sento come un essere vivente e basta. Tutto sommato credo di venir anche considerata carina dagli uomini, ma il problema è infatti il mio, non mi sento di poter sedurre un uomo. E alla fine non mi sento a mio agio a parlare di niente con il mio medico, figuriamoci di aspetti intimi della mia vita.
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Gentile Utente,
è nell'ambito della relazione terapeutica che i suoi problemi vanno affrontati.
Da qui controproducente interferire in una terapia in corso e nemmeno possibile fare interventi diretti.
E' importante la sua collaborazione con il suo curante per il percorso terapeutico.
Perciò cerchi di esporre a lui il suo sentire in merito al percorso in atto, dubbi, perplessità, per fare insieme il punto della situazione e valutare se sia il caso di cambiare strada o continuare.
Cordialità
è nell'ambito della relazione terapeutica che i suoi problemi vanno affrontati.
Da qui controproducente interferire in una terapia in corso e nemmeno possibile fare interventi diretti.
E' importante la sua collaborazione con il suo curante per il percorso terapeutico.
Perciò cerchi di esporre a lui il suo sentire in merito al percorso in atto, dubbi, perplessità, per fare insieme il punto della situazione e valutare se sia il caso di cambiare strada o continuare.
Cordialità
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
Gentile utente,
anche dai consulti precedenti emerge qs Suo disagio con questo specialista che Lei chiama il "medico" pur accennando alla psicoterapia.
Mi scusi, si tratta di un medico psicoterapeuta? Oppure ...?
anche dai consulti precedenti emerge qs Suo disagio con questo specialista che Lei chiama il "medico" pur accennando alla psicoterapia.
Mi scusi, si tratta di un medico psicoterapeuta? Oppure ...?
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#5]
<<Lo sa lui che non mi sento a mio agio, che non gli racconto le cose. <<
Il problema non è "sedurre un uomo" cioè il Suo terapeuta, quanto piuttosto riuscire a utilizzare al meglio la psicoterapia; uomo o donna che sia il/la terapeuta.
Il problema non è "sedurre un uomo" cioè il Suo terapeuta, quanto piuttosto riuscire a utilizzare al meglio la psicoterapia; uomo o donna che sia il/la terapeuta.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 1.8k visite dal 30/01/2015.
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