Bimba di 3 anni e mezzo che piange per ogni cosa
Buongiorno. Sono la mamma di una bimba di 4 anni che piange apparentemente senza motivo e per qualsiasi cosa.
Ad esempio:
- se non riesce a fare una cosa (anche "banale")...piange
- se ha bisogno di aiuto per fare qualcosa anziché chiedere...piange.
- quando la lascio alla scuola materna piange, ma anche durante le ore scolastiche pare capiti che si metta a piangere improvvisamente senza che la maestra ne capisca il motivo (e la bimba non dice mai perché piange, l'unica cosa che risponde è "voglio la mamma" o " voglio il papà")
- se appoggia un oggetto dritto e lo ritrova storto...piange.
- se mentre sta giocando con un bimbo, il bimbo le dice di fare qualcosa che lei non vuole fare...piange.
- se si sente al centro dell'attenzione di diverse persone...piange.
- ultimamente chiede di essere imboccata e se ogni tanto ti rifiuti di aiutarla...piange, dicendo che lei non è capace. La stessa cosa la fa quando deve andare in bagno: dice che vuole essere accompagnata perché da sola non riesce.
...e spesso capita anche che, durante il pianto, si faccia la pipì addosso.
Insomma, potrei fare mille esempi ma il fatto principale è proprio che piange per ogni cosa.
Premetto una cosa: ha un fratellino di quasi 2 anni e probabilmente il suo arrivo ha complicato un po' le cose, per quanto poi uno cerchi di fare sempre il possibile per non creare disagi. Però è sempre stata così, dal pianto facile. Forse però ultimamente (negli ultimi 4/6 mesi) la situazione si è accentuata un po'.
Nel complesso però è una bimba tranquilla, sicuramente molto sensibile, a cui piace un sacco ridere, giocare ma che nel contempo preferisce gli adulti ai bambini. O meglio, i bambini le piacciono, ma non riesce sempre ad interagire con loro nel modo giusto. Tende ad irrigidirsi e a "subire" se trova un bimbo con un carattere "più forte" del suo. Se trova il bimbo che la asseconda invece è in pace con sé stessa.
Non so più che fare per gestire questi pianti che almeno apparentemente sembrano immotivati. E mi chiedo se sia il caso di iniziare ad intervenire in qualche modo o se sia il caso di richiedere il consulto di qualche specialista.
Per questo vi ho scritto.
Spero riusciate quanto meno ad indirizzarmi.
Grazie in anticipo.
Saluti, S.
Ad esempio:
- se non riesce a fare una cosa (anche "banale")...piange
- se ha bisogno di aiuto per fare qualcosa anziché chiedere...piange.
- quando la lascio alla scuola materna piange, ma anche durante le ore scolastiche pare capiti che si metta a piangere improvvisamente senza che la maestra ne capisca il motivo (e la bimba non dice mai perché piange, l'unica cosa che risponde è "voglio la mamma" o " voglio il papà")
- se appoggia un oggetto dritto e lo ritrova storto...piange.
- se mentre sta giocando con un bimbo, il bimbo le dice di fare qualcosa che lei non vuole fare...piange.
- se si sente al centro dell'attenzione di diverse persone...piange.
- ultimamente chiede di essere imboccata e se ogni tanto ti rifiuti di aiutarla...piange, dicendo che lei non è capace. La stessa cosa la fa quando deve andare in bagno: dice che vuole essere accompagnata perché da sola non riesce.
...e spesso capita anche che, durante il pianto, si faccia la pipì addosso.
Insomma, potrei fare mille esempi ma il fatto principale è proprio che piange per ogni cosa.
Premetto una cosa: ha un fratellino di quasi 2 anni e probabilmente il suo arrivo ha complicato un po' le cose, per quanto poi uno cerchi di fare sempre il possibile per non creare disagi. Però è sempre stata così, dal pianto facile. Forse però ultimamente (negli ultimi 4/6 mesi) la situazione si è accentuata un po'.
Nel complesso però è una bimba tranquilla, sicuramente molto sensibile, a cui piace un sacco ridere, giocare ma che nel contempo preferisce gli adulti ai bambini. O meglio, i bambini le piacciono, ma non riesce sempre ad interagire con loro nel modo giusto. Tende ad irrigidirsi e a "subire" se trova un bimbo con un carattere "più forte" del suo. Se trova il bimbo che la asseconda invece è in pace con sé stessa.
Non so più che fare per gestire questi pianti che almeno apparentemente sembrano immotivati. E mi chiedo se sia il caso di iniziare ad intervenire in qualche modo o se sia il caso di richiedere il consulto di qualche specialista.
Per questo vi ho scritto.
Spero riusciate quanto meno ad indirizzarmi.
Grazie in anticipo.
Saluti, S.
[#1]
<E mi chiedo se sia il caso di iniziare ad intervenire in qualche modo o se sia il caso di richiedere il consulto di qualche specialista.>
Gentile mamma,
sì, da quanto ci dice.
Il pianto di sua figlia, le richieste di attenzione e accudimento, la difficoltà a staccarsi da voi, la pipì addosso, hanno un significato che andrebbe decodificato alla luce di quanto avviene principalmente nel contesto familiare, oltre che alle peculiarità della sua bimba.
L'arrivo di un fratellino con le gelosie, il timore di perdere l'affetto dei genitori magari complica le cose che poi però tendono a risolversi nel tempo, se ben gestite.
Avete provato già a parlarne con il pediatra?
Chiederei comunque un consulto specialistico si può rivolgere a un nostro collega esperto in età evolutiva e dinamiche familiari o un neuropsichiatra infantile.
Cordialità
Gentile mamma,
sì, da quanto ci dice.
Il pianto di sua figlia, le richieste di attenzione e accudimento, la difficoltà a staccarsi da voi, la pipì addosso, hanno un significato che andrebbe decodificato alla luce di quanto avviene principalmente nel contesto familiare, oltre che alle peculiarità della sua bimba.
L'arrivo di un fratellino con le gelosie, il timore di perdere l'affetto dei genitori magari complica le cose che poi però tendono a risolversi nel tempo, se ben gestite.
Avete provato già a parlarne con il pediatra?
Chiederei comunque un consulto specialistico si può rivolgere a un nostro collega esperto in età evolutiva e dinamiche familiari o un neuropsichiatra infantile.
Cordialità
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile S.,
tempo fa ho visto un video molto interessante. Riprendeva degli adulti alle prese con oggetti ed ambienti della vita di tutti i giorni, soltanto, in proporzione, molto più grandi, come li vedrebbe un bambino. Tavoli alti due metri, telefoni cellulari da oltre un kg, gradini di 50 cm., tutto era in scala; e le persone che facevano questo percorso sembravano proprio dei bambini, goffi ed impacciati. Solo che, come adulti, questo suscitava in loro qualche risata.
Posso comprendere come, a volte, un pianto possa SEMBRARE immotivato, se lo guardiamo con gli occhi di un adulto. Ma, se proviamo ad assumere la prospettiva di un bambino, forse potremmo ipotizzare che "ogni" pianto ha una sua "funzione".
Riprendo brevemente l'elenco che lei ha fatto:
- se non riesce a fare una cosa (anche "banale")...piange
"Banale"... per chi?
- se ha bisogno di aiuto per fare qualcosa anziché chiedere...piange.
In questo caso, il pianto potrebbe essere una richiesta di aiuto, o un pianto di frustrazione, oppure di sconforto, o un "mix" di questo ed altro.
- quando la lascio alla scuola materna piange, ma anche durante le ore scolastiche pare capiti che si metta a piangere improvvisamente senza che la maestra ne capisca il motivo (e la bimba non dice mai perché piange, l'unica cosa che risponde è "voglio la mamma" o " voglio il papà")
Forse piange... proprio perchè vuole mamma e papà! Per una bimba così piccola, imparare a tollerare la mancanza della mamma e del papà è un compito gravoso; probabilmente, era per lei meno complicato 2 anni fa...
- se appoggia un oggetto dritto e lo ritrova storto...piange.
Questo pianto alle sue orecchie "suona" come un pianto di stizza, di rabbia, di ansia? Che emozioni potrebbe provare la bambina in quel momento secondo lei?
- se mentre sta giocando con un bimbo, il bimbo le dice di fare qualcosa che lei non vuole fare...piange.
Vale la domanda precedente
- se si sente al centro dell'attenzione di diverse persone...piange.
Idem
- ultimamente chiede di essere imboccata e se ogni tanto ti rifiuti di aiutarla...piange, dicendo che lei non è capace. La stessa cosa la fa quando deve andare in bagno: dice che vuole essere accompagnata perché da sola non riesce.
- ...e spesso capita anche che, durante il pianto, si faccia la pipì addosso.
Queste due considerazioni mi fanno venire in mente l'ipotesi che possa mettere in atto dei piccoli comportamenti "regressivi".
Tre ulteriori domande:
- cosa succede quando piange? Qual è la reazione degli adulti intorno a lei?
- padroneggia già il controllo degli sfinteri?
- reputa che questi comportamenti siano un cambiamento solo quantitativo rispetto al passato (ovvero già faceva queste cose, ma per meno tempo, o meno frequentemente, o meno intensamente), oppure fa qualcosa che prima non faceva?
tempo fa ho visto un video molto interessante. Riprendeva degli adulti alle prese con oggetti ed ambienti della vita di tutti i giorni, soltanto, in proporzione, molto più grandi, come li vedrebbe un bambino. Tavoli alti due metri, telefoni cellulari da oltre un kg, gradini di 50 cm., tutto era in scala; e le persone che facevano questo percorso sembravano proprio dei bambini, goffi ed impacciati. Solo che, come adulti, questo suscitava in loro qualche risata.
Posso comprendere come, a volte, un pianto possa SEMBRARE immotivato, se lo guardiamo con gli occhi di un adulto. Ma, se proviamo ad assumere la prospettiva di un bambino, forse potremmo ipotizzare che "ogni" pianto ha una sua "funzione".
Riprendo brevemente l'elenco che lei ha fatto:
- se non riesce a fare una cosa (anche "banale")...piange
"Banale"... per chi?
- se ha bisogno di aiuto per fare qualcosa anziché chiedere...piange.
In questo caso, il pianto potrebbe essere una richiesta di aiuto, o un pianto di frustrazione, oppure di sconforto, o un "mix" di questo ed altro.
- quando la lascio alla scuola materna piange, ma anche durante le ore scolastiche pare capiti che si metta a piangere improvvisamente senza che la maestra ne capisca il motivo (e la bimba non dice mai perché piange, l'unica cosa che risponde è "voglio la mamma" o " voglio il papà")
Forse piange... proprio perchè vuole mamma e papà! Per una bimba così piccola, imparare a tollerare la mancanza della mamma e del papà è un compito gravoso; probabilmente, era per lei meno complicato 2 anni fa...
- se appoggia un oggetto dritto e lo ritrova storto...piange.
Questo pianto alle sue orecchie "suona" come un pianto di stizza, di rabbia, di ansia? Che emozioni potrebbe provare la bambina in quel momento secondo lei?
- se mentre sta giocando con un bimbo, il bimbo le dice di fare qualcosa che lei non vuole fare...piange.
Vale la domanda precedente
- se si sente al centro dell'attenzione di diverse persone...piange.
Idem
- ultimamente chiede di essere imboccata e se ogni tanto ti rifiuti di aiutarla...piange, dicendo che lei non è capace. La stessa cosa la fa quando deve andare in bagno: dice che vuole essere accompagnata perché da sola non riesce.
- ...e spesso capita anche che, durante il pianto, si faccia la pipì addosso.
Queste due considerazioni mi fanno venire in mente l'ipotesi che possa mettere in atto dei piccoli comportamenti "regressivi".
Tre ulteriori domande:
- cosa succede quando piange? Qual è la reazione degli adulti intorno a lei?
- padroneggia già il controllo degli sfinteri?
- reputa che questi comportamenti siano un cambiamento solo quantitativo rispetto al passato (ovvero già faceva queste cose, ma per meno tempo, o meno frequentemente, o meno intensamente), oppure fa qualcosa che prima non faceva?
[#3]
Gentile Mamma,
Alle riflessioni dei Colleghi aggiungo qualche nota personale.
Cosa le evoca il pianto di sua figlia?
Rabbia?
Impotenza?
Frustrazione?
Nervosismo?
Come sei sente?
Inadeguata come mamma?
I bambini piangono per mille motivi: per attirare l'attenzione, perché non riescono a verbalizzare gli stati d'animo- le lacrime diventano parole da interpretare e restituire loro di senso compiuto- per paura, per rabbia, per dolore e così via.....
Dovrebbe riflettere su di voi- sul legame madre bambina- sulla gestione di questo pianto e sull''eventuale rinforzo che lei, anche involontariamente, fornisce alla piccola.
Il mondo dell'infanzia è affascinante e complesso, provi ad inventare dei giochi anche di ruolo con la bambina, sarà lei stessa a darle indicazioni validei bambini hanno infinite risorse,.,.sta a noi genitori, aiutarli a farle venire fuori.
Non si spaventi del pianto, anche se immagino si senta provata, è una modalità di risposta, l'aiuto a modificarla....
Le,lacrime possono essere trasformate in sorriso.....
Alle riflessioni dei Colleghi aggiungo qualche nota personale.
Cosa le evoca il pianto di sua figlia?
Rabbia?
Impotenza?
Frustrazione?
Nervosismo?
Come sei sente?
Inadeguata come mamma?
I bambini piangono per mille motivi: per attirare l'attenzione, perché non riescono a verbalizzare gli stati d'animo- le lacrime diventano parole da interpretare e restituire loro di senso compiuto- per paura, per rabbia, per dolore e così via.....
Dovrebbe riflettere su di voi- sul legame madre bambina- sulla gestione di questo pianto e sull''eventuale rinforzo che lei, anche involontariamente, fornisce alla piccola.
Il mondo dell'infanzia è affascinante e complesso, provi ad inventare dei giochi anche di ruolo con la bambina, sarà lei stessa a darle indicazioni validei bambini hanno infinite risorse,.,.sta a noi genitori, aiutarli a farle venire fuori.
Non si spaventi del pianto, anche se immagino si senta provata, è una modalità di risposta, l'aiuto a modificarla....
Le,lacrime possono essere trasformate in sorriso.....
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Utente
Innanzi tutto vi ringrazio per le utilissime risposte.
Cercherò di rispondervi in modo esauriente.
Cercando di analizzare i suoi pianti direi che principalmente avvengono per sconforto (es. quando non riesce a fare qualcosa) e per emotività.
Ecco, credo che il punto sia proprio questo: non riesce a gestire la sua emotività e alla prima difficoltà che incontra o situazione scomoda ecc...la sua prima reazione, il suo modo di comunicare lo stato d'animo che vive in quel momento è il pianto. Oltretutto facilmente tranquillizzabile se la si asseconda.
Spesso tendo a giustificare tutto pensando che sia dovuto ad una questione caratteriale. Anche perché sia io che il padre eravamo così da bambini.
La cosa che mi turba di più è non sapere quale sia il modo più adeguato per gestire la situazione.
Sia io che il papà abbiamo provato a gestirla in vari modi: con dolcezza, parlandole, rassicurandola, alzando anche la voce o ignorandola. Andando a tentativi, sempre nel dubbio di non fare la cosa giusta. Ma non abbiamo ottenuto grandi risultati.
Gli altri adulti con cui sta cercano di calmare il suo pianto chiedendole in principio perché piange e poi quasi sempre assecondandola.
Per cercare di infonderle più sicurezza possibile (pensando possa essere un ipotetico motivo scatenante del pianto) le ricordo spesso che le vogliamo bene, quando fa qualcosa di bello le dico sempre che è bravissima. Cerco di coinvolgerla nelle cose che faccio, soprattutto da che è nato il fratellino.
Mi sembra una bimba felice ma dal carattere fragile, sicuramente ancora incapace di gestire i propri stati d'animo. Ed è molto attaccata sia a me che al padre.
Devo anche dire che fino ad oggi non ha mai manifestato grandi gelosie nei confronti del fratellino, anzi! Lo prende spesso come punto di riferimento e lo cerca di continuo, lo abbraccia, lo bacia. Ed è anche l'unico bimbo con cui si "ribella", nonostante lui abbia un carattere più forte del suo.
Per quanto riguarda il controllo degli sfinteri: sì, sa controllarsi perfettamente. A parte quando ride di gusto o piange, appunto.
Quando ride non si controlla, ma secondo il medico (urologo) che la sta seguendo è per un discorso puramente fisiologico. L'ha definita 'incontinenza risoria'.
E' sempre stata una bimba propensa al pianto. Crescendo alcuni atteggiamenti si sono accentuati. Ma pensavo accadesse perché sta pian piano prendendo più "consapevolezza" del mondo che la circonda. Almeno mi viene spontaneo pensare cosi.
Comunque grossi cambiamenti in questi anni non ce n'è stati, a parte l'arrivo del fratellino e l'inizio della scuola materna (prima era a casa con me).
Per quanto riguarda me, sono sicuramente molto provata dal fatto di non avere la certezza di fare bene. E sì, spesso il suo pianto mi fa sentire sia impotente, che nervosa, che frustrata.
La gente che mi circonda, anche involontariamente, sottolinea il fatto che pianga spesso, sostenendo però che sia una fase normale che supererà crescendo.
E' quello che in cuor mio ho sempre voluto credere e ammetto che mi viene difficile pensare che invece si comporti così anche (magari indirettamente) per causa mia, ma ovviamente non lo escludo a priori.
Quindi non capisco se esagero a preoccuparmi o se sono una madre superficiale per non aver preso ancora in mano la situazione. L'unica cosa che mi interessa realmente è capire cosa posso fare/non fare/modificare per aiutarla a gestire la sua emotività e i suoi pianti. Ed è questo il motivo principale per cui ho chiesto il vostro consulto, di cui ancora vi sono grata.
S.
Cercherò di rispondervi in modo esauriente.
Cercando di analizzare i suoi pianti direi che principalmente avvengono per sconforto (es. quando non riesce a fare qualcosa) e per emotività.
Ecco, credo che il punto sia proprio questo: non riesce a gestire la sua emotività e alla prima difficoltà che incontra o situazione scomoda ecc...la sua prima reazione, il suo modo di comunicare lo stato d'animo che vive in quel momento è il pianto. Oltretutto facilmente tranquillizzabile se la si asseconda.
Spesso tendo a giustificare tutto pensando che sia dovuto ad una questione caratteriale. Anche perché sia io che il padre eravamo così da bambini.
La cosa che mi turba di più è non sapere quale sia il modo più adeguato per gestire la situazione.
Sia io che il papà abbiamo provato a gestirla in vari modi: con dolcezza, parlandole, rassicurandola, alzando anche la voce o ignorandola. Andando a tentativi, sempre nel dubbio di non fare la cosa giusta. Ma non abbiamo ottenuto grandi risultati.
Gli altri adulti con cui sta cercano di calmare il suo pianto chiedendole in principio perché piange e poi quasi sempre assecondandola.
Per cercare di infonderle più sicurezza possibile (pensando possa essere un ipotetico motivo scatenante del pianto) le ricordo spesso che le vogliamo bene, quando fa qualcosa di bello le dico sempre che è bravissima. Cerco di coinvolgerla nelle cose che faccio, soprattutto da che è nato il fratellino.
Mi sembra una bimba felice ma dal carattere fragile, sicuramente ancora incapace di gestire i propri stati d'animo. Ed è molto attaccata sia a me che al padre.
Devo anche dire che fino ad oggi non ha mai manifestato grandi gelosie nei confronti del fratellino, anzi! Lo prende spesso come punto di riferimento e lo cerca di continuo, lo abbraccia, lo bacia. Ed è anche l'unico bimbo con cui si "ribella", nonostante lui abbia un carattere più forte del suo.
Per quanto riguarda il controllo degli sfinteri: sì, sa controllarsi perfettamente. A parte quando ride di gusto o piange, appunto.
Quando ride non si controlla, ma secondo il medico (urologo) che la sta seguendo è per un discorso puramente fisiologico. L'ha definita 'incontinenza risoria'.
E' sempre stata una bimba propensa al pianto. Crescendo alcuni atteggiamenti si sono accentuati. Ma pensavo accadesse perché sta pian piano prendendo più "consapevolezza" del mondo che la circonda. Almeno mi viene spontaneo pensare cosi.
Comunque grossi cambiamenti in questi anni non ce n'è stati, a parte l'arrivo del fratellino e l'inizio della scuola materna (prima era a casa con me).
Per quanto riguarda me, sono sicuramente molto provata dal fatto di non avere la certezza di fare bene. E sì, spesso il suo pianto mi fa sentire sia impotente, che nervosa, che frustrata.
La gente che mi circonda, anche involontariamente, sottolinea il fatto che pianga spesso, sostenendo però che sia una fase normale che supererà crescendo.
E' quello che in cuor mio ho sempre voluto credere e ammetto che mi viene difficile pensare che invece si comporti così anche (magari indirettamente) per causa mia, ma ovviamente non lo escludo a priori.
Quindi non capisco se esagero a preoccuparmi o se sono una madre superficiale per non aver preso ancora in mano la situazione. L'unica cosa che mi interessa realmente è capire cosa posso fare/non fare/modificare per aiutarla a gestire la sua emotività e i suoi pianti. Ed è questo il motivo principale per cui ho chiesto il vostro consulto, di cui ancora vi sono grata.
S.
[#5]
Gentile Signora,
La bambina e' veramente molto piccola...
L'urologo cosa ha detto di preciso?
E' un ritardo del controllo degli sfinteri?
Perché l'urologo e non il pediatra?
Ci sono complicanze urologiche?
Forse risente della nascita del fratellino, e' normale alla sua età...
La bambina e' veramente molto piccola...
L'urologo cosa ha detto di preciso?
E' un ritardo del controllo degli sfinteri?
Perché l'urologo e non il pediatra?
Ci sono complicanze urologiche?
Forse risente della nascita del fratellino, e' normale alla sua età...
[#6]
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Cercando di analizzare i suoi pianti direi che principalmente avvengono per sconforto (es. quando non riesce a fare qualcosa) e per emotività.
Ecco, credo che il punto sia proprio questo: non riesce a gestire la sua emotività e alla prima difficoltà che incontra o situazione scomoda ecc...la sua prima reazione, il suo modo di comunicare lo stato d'animo che vive in quel momento è il pianto. Oltretutto facilmente tranquillizzabile se la si asseconda
Sono due aspetti differenti. Uno riguarda lo sconforto, che richiede un "conforto". Utilizzerei questa accezione più per gli episodi come quello della scuola, in cui la bimba chiede "conforto" perchè vuol stare con mamma e papà.
In molti casi, confortare un bimbo è un gesto naturale, adeguato, spontaneo; in altri casi, lasciarlo piangere un pò può essere utile a fargli maturare l'abilità di confortarsi da sè, con la dovuta gradualità.
Le faccio un esempio: qualche giorno fa, la mia bimba (3 anni e mezzo) piagnucolava perchè si annoiava, essendo costretta a casa dall'influenza. Inizialmente ho provato ad interessarla a qualche attività, a metter su un pò di musica, ma nulla, continuava a piagnucolare.
Senza aggredirla, le ho detto con calma di trovare un gioco da fare, ed ho lasciato a lei il compito; nel giro di qualche minuto ha preso i colori ed i fogli e si è dedicata all'arte astratta.
In quel momento "sapevo" che poteva farcela, ed ho dovuto tollerare la frustrazione di sentirla a disagio e non accontentarla subito. Altre volte, ad esempio se la sento spaventata o triste, o troppo arrabbiata per calmarsi da sè, l'aiuto io, svolgendo il ruolo di "termostato" per aiutarla a moderare le emozioni che, da sola, non potrebbe gestire.
Che bambini così piccoli reagiscano con frustrazione alle difficoltà è assolutamente normale. Magari, che alcuni genitori molto coscienziosi o un pò ansiosi possano interpretare questo come esito di qualche loro errore... è un altro discorso! ^___^
>>Comunque grossi cambiamenti in questi anni non ce n'è stati, a parte l'arrivo del fratellino e l'inizio della scuola materna
Ha ragione, questi non sono "grossi" cambiamenti... possono essere ENORMI cambiamenti per un bimbo! ^___^
La materna segna il primo vero distacco dalla sicurezza di avere mamma e/o papà sempre a fianco, ed è un momento delicato e molto difficile da gestire per molti bambini; l'arrivo di un fratellino può segnare l'infrangersi di un sogno, quello di essere "l'unica" per mamma e papà...
E' un'esperienza che può essere vissuta in modo anche molto ambivalente, con sentimenti di gioia, euforia, tenerezza, rabbia, addirittura di antipatia per il piccolo (ed innocente! ) rivale. Mi sembra di capire che le emozioni ed i sentimenti positivi comunque prevalgano, e che le interazioni siano abbastanza positive.
>>Per quanto riguarda me, sono sicuramente molto provata dal fatto di non avere la certezza di fare bene
E' in buona compagnia: tutti i genitori, almeno quelli più attenti e consapevoli, hanno avuto almeno in qualche occasione questa sensazione (a volte, in MOLTE occasioni...).
>>L'unica cosa che mi interessa realmente è capire cosa posso fare/non fare/modificare per aiutarla a gestire la sua emotività e i suoi pianti
I bambini devono imparare quello che noi adulti DOVREMMO saper fare. Se ci riflette un attimo, molti adulti si lasciano intrappolare da tensione, nervosismo, paura, rabbia. Ci sono persone che agiscono impulsivamente quando sono scosse, che non riescono a tollerare di rimanere in fila in auto o in banca, che scoppiano quando vengono contraddette o non vengono accontentate.
Questo perchè la capacità di gestire le proprie emozioni non è innata: è frutto di un lungo processo di apprendimento e perfezionamento, che può durare dalla nascita anche per tutta la vita.
All'inizio, ci pensano mamma e papà ad accogliere le nostre emozioni, e magari a confortarci, con voce calma, a consolarci, ad aiutarci asciugandoci le lacrime. Poi, piano piano e molto progressivamente, noi costruiamo quelle strutture e quelle funzioni mentali che ci permettono di fare noi questo lavoro, ovvero riconoscere gli stati emotivi, discriminarli, esprimerli adeguatamente, regolarli.
Ma, ripeto, sono abilità complesse, che richiedono che il nostro ambiente sia disponibile a tollerare i nostri stati emotivi, a dare loro un senso, un nome, ad aiutarci a contenere i vissuti più esplosivi.
Come fare?
Un esempio potrebbe essere quello di provare a decodificare che emozioni stia vivendo in quel momento la vostra bimba, ed insegnarle a dirlo ("In questo momento mi sembri arrabbiata, triste, spaventata, annoiata", etc.). Poi, piano piano, potreste aiutarla ad accettare le emozioni che prova (si chiama "validazione"). Si tratta semplicemente di dirle che quello che prova è normale e comprensibile, e che voi lo capite.
Il contrario di questi interventi si chiama "invalidazione", e sono quelle frasi tipo "Calmati, non c'è motivo per essere arrabbiata!", oppure "Non devi avere paura!".
Un ulteriore passo è suggerire alla vostra bambina che può imparare a calmarsi quando è agitata, ad esempio mettendosi un attimo in disparte in un posto tranquillo, oppure che può attivarsi quando è annoiata, magari impegnandosi in qualche attività divertente.
Pian pianino, se non vi lasciate spaventare dalle emozioni della piccola (che possono essere anche molto intense, ed evocare in noi genitori ulteriori reazioni emotive che possono sorprenderci), le insegnerete a gestire in modo più costruttivo i suoi stati d'animo.
Un'unica raccomandazione: cercate di vedere le cose dalla sua prospettiva. La materna o l'arrivo di un fratellino potrebbero non sembrare cambiamenti grandi ad un adulto, anche se... provi ad immaginare di dover cambiare lavoro, o ambiente, o di dover trascorrere metà giornata in un posto pieno di sconosciuti, senza saperne bene il motivo. Sarebbe tranquilla al 100%?
Ecco, credo che il punto sia proprio questo: non riesce a gestire la sua emotività e alla prima difficoltà che incontra o situazione scomoda ecc...la sua prima reazione, il suo modo di comunicare lo stato d'animo che vive in quel momento è il pianto. Oltretutto facilmente tranquillizzabile se la si asseconda
Sono due aspetti differenti. Uno riguarda lo sconforto, che richiede un "conforto". Utilizzerei questa accezione più per gli episodi come quello della scuola, in cui la bimba chiede "conforto" perchè vuol stare con mamma e papà.
In molti casi, confortare un bimbo è un gesto naturale, adeguato, spontaneo; in altri casi, lasciarlo piangere un pò può essere utile a fargli maturare l'abilità di confortarsi da sè, con la dovuta gradualità.
Le faccio un esempio: qualche giorno fa, la mia bimba (3 anni e mezzo) piagnucolava perchè si annoiava, essendo costretta a casa dall'influenza. Inizialmente ho provato ad interessarla a qualche attività, a metter su un pò di musica, ma nulla, continuava a piagnucolare.
Senza aggredirla, le ho detto con calma di trovare un gioco da fare, ed ho lasciato a lei il compito; nel giro di qualche minuto ha preso i colori ed i fogli e si è dedicata all'arte astratta.
In quel momento "sapevo" che poteva farcela, ed ho dovuto tollerare la frustrazione di sentirla a disagio e non accontentarla subito. Altre volte, ad esempio se la sento spaventata o triste, o troppo arrabbiata per calmarsi da sè, l'aiuto io, svolgendo il ruolo di "termostato" per aiutarla a moderare le emozioni che, da sola, non potrebbe gestire.
Che bambini così piccoli reagiscano con frustrazione alle difficoltà è assolutamente normale. Magari, che alcuni genitori molto coscienziosi o un pò ansiosi possano interpretare questo come esito di qualche loro errore... è un altro discorso! ^___^
>>Comunque grossi cambiamenti in questi anni non ce n'è stati, a parte l'arrivo del fratellino e l'inizio della scuola materna
Ha ragione, questi non sono "grossi" cambiamenti... possono essere ENORMI cambiamenti per un bimbo! ^___^
La materna segna il primo vero distacco dalla sicurezza di avere mamma e/o papà sempre a fianco, ed è un momento delicato e molto difficile da gestire per molti bambini; l'arrivo di un fratellino può segnare l'infrangersi di un sogno, quello di essere "l'unica" per mamma e papà...
E' un'esperienza che può essere vissuta in modo anche molto ambivalente, con sentimenti di gioia, euforia, tenerezza, rabbia, addirittura di antipatia per il piccolo (ed innocente! ) rivale. Mi sembra di capire che le emozioni ed i sentimenti positivi comunque prevalgano, e che le interazioni siano abbastanza positive.
>>Per quanto riguarda me, sono sicuramente molto provata dal fatto di non avere la certezza di fare bene
E' in buona compagnia: tutti i genitori, almeno quelli più attenti e consapevoli, hanno avuto almeno in qualche occasione questa sensazione (a volte, in MOLTE occasioni...).
>>L'unica cosa che mi interessa realmente è capire cosa posso fare/non fare/modificare per aiutarla a gestire la sua emotività e i suoi pianti
I bambini devono imparare quello che noi adulti DOVREMMO saper fare. Se ci riflette un attimo, molti adulti si lasciano intrappolare da tensione, nervosismo, paura, rabbia. Ci sono persone che agiscono impulsivamente quando sono scosse, che non riescono a tollerare di rimanere in fila in auto o in banca, che scoppiano quando vengono contraddette o non vengono accontentate.
Questo perchè la capacità di gestire le proprie emozioni non è innata: è frutto di un lungo processo di apprendimento e perfezionamento, che può durare dalla nascita anche per tutta la vita.
All'inizio, ci pensano mamma e papà ad accogliere le nostre emozioni, e magari a confortarci, con voce calma, a consolarci, ad aiutarci asciugandoci le lacrime. Poi, piano piano e molto progressivamente, noi costruiamo quelle strutture e quelle funzioni mentali che ci permettono di fare noi questo lavoro, ovvero riconoscere gli stati emotivi, discriminarli, esprimerli adeguatamente, regolarli.
Ma, ripeto, sono abilità complesse, che richiedono che il nostro ambiente sia disponibile a tollerare i nostri stati emotivi, a dare loro un senso, un nome, ad aiutarci a contenere i vissuti più esplosivi.
Come fare?
Un esempio potrebbe essere quello di provare a decodificare che emozioni stia vivendo in quel momento la vostra bimba, ed insegnarle a dirlo ("In questo momento mi sembri arrabbiata, triste, spaventata, annoiata", etc.). Poi, piano piano, potreste aiutarla ad accettare le emozioni che prova (si chiama "validazione"). Si tratta semplicemente di dirle che quello che prova è normale e comprensibile, e che voi lo capite.
Il contrario di questi interventi si chiama "invalidazione", e sono quelle frasi tipo "Calmati, non c'è motivo per essere arrabbiata!", oppure "Non devi avere paura!".
Un ulteriore passo è suggerire alla vostra bambina che può imparare a calmarsi quando è agitata, ad esempio mettendosi un attimo in disparte in un posto tranquillo, oppure che può attivarsi quando è annoiata, magari impegnandosi in qualche attività divertente.
Pian pianino, se non vi lasciate spaventare dalle emozioni della piccola (che possono essere anche molto intense, ed evocare in noi genitori ulteriori reazioni emotive che possono sorprenderci), le insegnerete a gestire in modo più costruttivo i suoi stati d'animo.
Un'unica raccomandazione: cercate di vedere le cose dalla sua prospettiva. La materna o l'arrivo di un fratellino potrebbero non sembrare cambiamenti grandi ad un adulto, anche se... provi ad immaginare di dover cambiare lavoro, o ambiente, o di dover trascorrere metà giornata in un posto pieno di sconosciuti, senza saperne bene il motivo. Sarebbe tranquilla al 100%?
[#7]
Utente
Gentile dottoressa Randone, è su consiglio della pediatra che mi sono rivolta all'urologo.
Secondo la pediatra era un pò insolito che non riuscisse a controllarsi solo quando ride o piange.
Al di fuori di questi episodi, infatti, riesce a trattenersi per diverso tempo senza bagnarsi mai.
L'urologo sostiene sia un fatto fisiologico normale, dovuto ad un 'ritardo' dello sviluppo di un determinato muscolo. Dice che con il tempo dovrebbe sistemarsi da sè, altrimenti si valuterà una terapia farmacologica adeguata, mirata a sviluppare appunto questo muscolo.
Gentile dottor Cali, il suo messaggio è arrivato a destinazione.
La ringrazio per i molteplici consigli di cui prendo atto e d'ora in poi cercherò di osservare meglio il comportamento di mia figlia sperando di non farmi sopraffare da eventuali episodi d'ansia ^_^
Il discorso della "validazione" l'avevo già sentito e partirò senz'altro da qui.
Ci tengo però a precisare che non intendevo minimamente sminuire l'impatto che possano avere l'arrivo di un fratello o l'inizio della scuola materna per un bambino, anzi! Ma visto che lei mi ha chiesto se 'fa qualcosa che prima non faceva', ho ribadito solo che, a parte quanto avevo già anticipato nel mio messaggio, non ci sono stati altri cambiamenti.
Poi insomma... Fossimo nati tutti psicologi, chissà quanti problemi ci saremmo risparmiati...
Però... pensi che noia ^_^
Grazie di nuovo.
Saluti
S.
Secondo la pediatra era un pò insolito che non riuscisse a controllarsi solo quando ride o piange.
Al di fuori di questi episodi, infatti, riesce a trattenersi per diverso tempo senza bagnarsi mai.
L'urologo sostiene sia un fatto fisiologico normale, dovuto ad un 'ritardo' dello sviluppo di un determinato muscolo. Dice che con il tempo dovrebbe sistemarsi da sè, altrimenti si valuterà una terapia farmacologica adeguata, mirata a sviluppare appunto questo muscolo.
Gentile dottor Cali, il suo messaggio è arrivato a destinazione.
La ringrazio per i molteplici consigli di cui prendo atto e d'ora in poi cercherò di osservare meglio il comportamento di mia figlia sperando di non farmi sopraffare da eventuali episodi d'ansia ^_^
Il discorso della "validazione" l'avevo già sentito e partirò senz'altro da qui.
Ci tengo però a precisare che non intendevo minimamente sminuire l'impatto che possano avere l'arrivo di un fratello o l'inizio della scuola materna per un bambino, anzi! Ma visto che lei mi ha chiesto se 'fa qualcosa che prima non faceva', ho ribadito solo che, a parte quanto avevo già anticipato nel mio messaggio, non ci sono stati altri cambiamenti.
Poi insomma... Fossimo nati tutti psicologi, chissà quanti problemi ci saremmo risparmiati...
Però... pensi che noia ^_^
Grazie di nuovo.
Saluti
S.
[#9]
" Secondo la pediatra era un pò insolito che non riuscisse a controllarsi solo quando ride o piange"
Ridere e piangere correlano proprio con la dimensione emozionale, la stesa che sua figlia trasforma in pianto.
La nascita del fratellino non è da sottovalutare e la vostra reazione di ansia, nemmeno.
Eviterei di medicalizzare la piccola, spostando il Focus sulla comprensione di suoi bisogni, anche i più scomodi, come quello di esclusività
Cari auguri
Ridere e piangere correlano proprio con la dimensione emozionale, la stesa che sua figlia trasforma in pianto.
La nascita del fratellino non è da sottovalutare e la vostra reazione di ansia, nemmeno.
Eviterei di medicalizzare la piccola, spostando il Focus sulla comprensione di suoi bisogni, anche i più scomodi, come quello di esclusività
Cari auguri
[#11]
Utente
Grazie ancora a tutti per le risposte.
Ma sul fatto di aiutarla a mangiare o ad accompagnarla quando deve fare i bisogni ecc.., è meglio assecondarla oppure dovrei cercare di farle capire che deve fare da sola?
Partendo dal presupposto che la nascita del fratellino possa essere una delle cause principali, come gestisco la cosa, visto che fino ad ora ho sempre creduto di darle le giuste attenzioni?? Come posso capire dove sbaglio?
Grazie
S.
Ma sul fatto di aiutarla a mangiare o ad accompagnarla quando deve fare i bisogni ecc.., è meglio assecondarla oppure dovrei cercare di farle capire che deve fare da sola?
Partendo dal presupposto che la nascita del fratellino possa essere una delle cause principali, come gestisco la cosa, visto che fino ad ora ho sempre creduto di darle le giuste attenzioni?? Come posso capire dove sbaglio?
Grazie
S.
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 135k visite dal 29/01/2015.
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