Stati depressivi insoliti
Salve, ho un problema molto particolare. Ultimamente, ma da sempre è stato così solo in maniera più "normale", quando vedo una persona con handicap mi viene uno stato di depressione che non riesco a controllare. È come se mi sentissi in colpa di essere normodotato, come se avessi un privilegio che non so per quale motivo a me è stato concesso e alla persona di fronte a me no. E mi fa sprofondare in uno stato di tremendo dispiacere e tristezza che dura per parecchio tempo, almeno fino a quando non ne parlo con qualcuno. Sapreste aiutarmi?
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Gentile ragazzo,lei sembra una persona sensibile e gentile che si rende conto di tante cose, di come sia difficile e duro avere un handicap , conviverci con coraggio e intelligenza e come siamo fortunati tutti noi che non abbiamo questo problema..ma bisogna cercare di fare un passo ancora, essere grati e felici del nostro corpo sano ed impiegare bene questo dono per riuscire a vivere serenamente e costruttivamente ed anche capaci di aiutare , per quanto possibile le persone meno fortunate di noi..
Le faccio molti auguri, guardi avanti con fiducia e con lo sguardo generoso che mi sembra di cogliere in lei..
Le faccio molti auguri, guardi avanti con fiducia e con lo sguardo generoso che mi sembra di cogliere in lei..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
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Gentile ragazzo,
A 19 anni ci si fanno tante domande sulla vita, fortunatamente.
Ci prendono delle angosce apparentemente immotivate, ma che in realtà pongono interrogativi importanti: perchè lui così e io normale? Perchè lui malato e io sano? perchè lui morto e io vivo?
Dispiacere e tristezza non sono depressione: sono stati d'animo. Fortuna che li abbiamo, altrimenti saremmo insensibili.
Di questi, ci dice, deve parlarne con qualcuno: per buttarli fuori? per ricevere rassicurazioni? per essere consolato? perchè?
In cosa richiede il nostro aiuto?
A 19 anni ci si fanno tante domande sulla vita, fortunatamente.
Ci prendono delle angosce apparentemente immotivate, ma che in realtà pongono interrogativi importanti: perchè lui così e io normale? Perchè lui malato e io sano? perchè lui morto e io vivo?
Dispiacere e tristezza non sono depressione: sono stati d'animo. Fortuna che li abbiamo, altrimenti saremmo insensibili.
Di questi, ci dice, deve parlarne con qualcuno: per buttarli fuori? per ricevere rassicurazioni? per essere consolato? perchè?
In cosa richiede il nostro aiuto?
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#3]
Utente
Prima di tutto vi ringrazio della considerazione. Vorrei cercare di capire come gestire questa mutazione d'umore che è tanto repentina quanto incontrollabile, che mi fa sprofondare in una serie di domande alle quali non so darmi risposta e che mi fanno sentire, come detto prima, un privilegiato. Forse ho sbagliato sezione o qualche altra impostazione di default del sito, se si perdonatemi, vorrei solo sapere se esiste una spiegazione razionale ai dubbi che mi assalgono e come gestirli in maniera "ottimale". Grazie ancora.
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La sezione è quella giusta: "psicologia".
Il punto è che probabilmente non si tratta di depressione, ma di ansia che si manifesta con una tendenza ossessiva (il dubbio).
Lei non è un privilegiato, si sente in questo modo perché probabilmente si identifica con queste persone e pensa che per lei stare al loro posto sarebbe una situazione intollerabile.
>>vorrei solo sapere se esiste una spiegazione razionale ai dubbi che mi assalgono e come gestirli in maniera "ottimale"<<
la spiegazione più che razionale dovrebbe essere emotiva e andrebbe cercata in un contesto di consulenza psicologica. Nel suo caso le angosce di castrazione vengono proiettate su qualcos'altro (la disabilità), a questo punto sarebbe opportuno considerare anche anche altri aspetti della sua vita, le sue difficoltà, i suoi timori, il modo in cui si relaziona ecc.
Il punto è che probabilmente non si tratta di depressione, ma di ansia che si manifesta con una tendenza ossessiva (il dubbio).
Lei non è un privilegiato, si sente in questo modo perché probabilmente si identifica con queste persone e pensa che per lei stare al loro posto sarebbe una situazione intollerabile.
>>vorrei solo sapere se esiste una spiegazione razionale ai dubbi che mi assalgono e come gestirli in maniera "ottimale"<<
la spiegazione più che razionale dovrebbe essere emotiva e andrebbe cercata in un contesto di consulenza psicologica. Nel suo caso le angosce di castrazione vengono proiettate su qualcos'altro (la disabilità), a questo punto sarebbe opportuno considerare anche anche altri aspetti della sua vita, le sue difficoltà, i suoi timori, il modo in cui si relaziona ecc.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.9k visite dal 27/01/2015.
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