Depressione e aborto
Sono una ragazza di 21 anni, 8 anni fa ho perso improvvisamente mio padre.
All'età di 18 anni ho conosciuto un ragazzo e me ne sono innamorata (avevo già avuto un'altra relazione, durata 3 anni, alla quale oggi do poco peso), abbiamo avuto una relazione di due anni, di cui il primo meraviglioso: passioni in comune, piccole vacanze, grande intesa sessuale. A 19 anni è morta quella che considero essere stata la mia unica nonna (gli altri nonni sono morti che ero piccola). Sapevo che sarebbe successo, aveva ben 89 anni ed era malata di cuore. Però, ho notato che dopo la sua morte il mio umore era cambiato, con grandi conseguenze sul mio rapporto di coppia. Sentivo il bisogno di soffrire.Volevo piangere mia nonna e anche mio padre. Mi sono aggrappata al mio ragazzo, voglioso di aiutarmi. Mi fece subito notare il mio nervosismo, il mio sonno disturbato, la mia depressione. Non curavo più il mio aspetto, spesso lo diceva anche lui (sono diventata sottopeso), né le cose importanti della mia vita, come l'università. Dopo un anno di inferno, nove mesi fa, il mio ragazzo, esasperato, decide di troncare, lasciandomi sola. Per circa 20 giorni l'ho chiamato disperata, tantissime volte al giorno, bloccò il mio numero e mi cancellò da tutti i social. Pur prendendo la pillola, le mestruazioni non arrivavano. Ero incinta. Non ne ho parlato con mia madre. Non sapevo come informarlo, dato che non vive nella mia città, e non volevo che i conoscenti sapessero, ho cambiato numero sperando mi rispondesse, ma sono stata bloccata alla prima chiamata. Così decido di contattare la madre, umiliandomi. Inizialmente le dicevo che il figlio era sparito senza darmi spiegazioni e che avevo bisogno di parlargli. Nessuna chiamata. Così ho deciso di confessarle tutto. Il mio ragazzo non voleva lo tenessi, ha espresso dubbi sulla sua paternità. Ho deciso di abortire per paura di crescere un bambino senza suo padre. Lui si è disinteressato anche del mio iter in ospedale. Dopo ho cercato in lui un confronto, ma ancora niente. Anzi, sono stata indicata come stalker (ed è vero, io lo chiamavo tantissimo, perché mi aveva sbloccata), senza essere denunciata per fortuna. Tre mesi fa l'ho incontrato casualmente per strada e l'ho fermato per parlargli, mi ha addirittura detto che non credeva alla mia gravidanza (gli avevo in precedenza inviato la foto del certificato dell'IVG firmato dalla mia ginecologa). Nonostante tutto a me manca e penso che avendomi vista stare malissimo negli ultimi mesi lui abbia creduto che fossi pazza e mi fossi inventata questa storia per non perderlo. Adesso io sto malissimo. Penso al mio bambino e penso a lui. Vorrei fargli capire che per me sia importante, che non sono fuori di testa come pensa. Non riesco ad allontanarlo dalla mia vita. Sto seriamente pensando di mollare l'università per un periodo. E continuo a chiamarlo e a scrivergli, non ricevendo alcuna risposta. Penso di avere dei problemi davvero, non riesco a lasciarlo andare, lo bombardo di chiamate. Che fare?
All'età di 18 anni ho conosciuto un ragazzo e me ne sono innamorata (avevo già avuto un'altra relazione, durata 3 anni, alla quale oggi do poco peso), abbiamo avuto una relazione di due anni, di cui il primo meraviglioso: passioni in comune, piccole vacanze, grande intesa sessuale. A 19 anni è morta quella che considero essere stata la mia unica nonna (gli altri nonni sono morti che ero piccola). Sapevo che sarebbe successo, aveva ben 89 anni ed era malata di cuore. Però, ho notato che dopo la sua morte il mio umore era cambiato, con grandi conseguenze sul mio rapporto di coppia. Sentivo il bisogno di soffrire.Volevo piangere mia nonna e anche mio padre. Mi sono aggrappata al mio ragazzo, voglioso di aiutarmi. Mi fece subito notare il mio nervosismo, il mio sonno disturbato, la mia depressione. Non curavo più il mio aspetto, spesso lo diceva anche lui (sono diventata sottopeso), né le cose importanti della mia vita, come l'università. Dopo un anno di inferno, nove mesi fa, il mio ragazzo, esasperato, decide di troncare, lasciandomi sola. Per circa 20 giorni l'ho chiamato disperata, tantissime volte al giorno, bloccò il mio numero e mi cancellò da tutti i social. Pur prendendo la pillola, le mestruazioni non arrivavano. Ero incinta. Non ne ho parlato con mia madre. Non sapevo come informarlo, dato che non vive nella mia città, e non volevo che i conoscenti sapessero, ho cambiato numero sperando mi rispondesse, ma sono stata bloccata alla prima chiamata. Così decido di contattare la madre, umiliandomi. Inizialmente le dicevo che il figlio era sparito senza darmi spiegazioni e che avevo bisogno di parlargli. Nessuna chiamata. Così ho deciso di confessarle tutto. Il mio ragazzo non voleva lo tenessi, ha espresso dubbi sulla sua paternità. Ho deciso di abortire per paura di crescere un bambino senza suo padre. Lui si è disinteressato anche del mio iter in ospedale. Dopo ho cercato in lui un confronto, ma ancora niente. Anzi, sono stata indicata come stalker (ed è vero, io lo chiamavo tantissimo, perché mi aveva sbloccata), senza essere denunciata per fortuna. Tre mesi fa l'ho incontrato casualmente per strada e l'ho fermato per parlargli, mi ha addirittura detto che non credeva alla mia gravidanza (gli avevo in precedenza inviato la foto del certificato dell'IVG firmato dalla mia ginecologa). Nonostante tutto a me manca e penso che avendomi vista stare malissimo negli ultimi mesi lui abbia creduto che fossi pazza e mi fossi inventata questa storia per non perderlo. Adesso io sto malissimo. Penso al mio bambino e penso a lui. Vorrei fargli capire che per me sia importante, che non sono fuori di testa come pensa. Non riesco ad allontanarlo dalla mia vita. Sto seriamente pensando di mollare l'università per un periodo. E continuo a chiamarlo e a scrivergli, non ricevendo alcuna risposta. Penso di avere dei problemi davvero, non riesco a lasciarlo andare, lo bombardo di chiamate. Che fare?
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,
il suo dolore è profondo, costante e arcaico.
In passato avrebbe, già, dovuto prendersi cura di se' attraverso un percorso psicoterapeutico, perché due lutti importanti hanno " segnato " la sua esistenza.
La perdita, volontaria, di questo bambino la fa sentire particolarmente in colpa, anche in relazione al suo vissuto: lutto della progettualità.
Le perdite, soprattutto se improvvise, ci annientano, ci disorientano... ci impediscono di avere fiducia e di viverci la progettualità.
È stata sola e si è sentita sola... e questo le ha " affuscato " la mente nel momento della decisione.
Ora deve riprendere in mano la sua vita!
Deve iniziare a prendersi cura di se' e del suo futuro... la sua esperienza deve utilizzarla come un " dono ", che la nutra di speranza e di nuova vita.
Può rivolgersi allo Spazio Giovani della sua città, dove i colloqui sono gratuiti e iniziare questa nuova vita.
<...
Non riesco ad allontanarlo dalla mia vita. Sto seriamente pensando di mollare l'università per un periodo. E continuo a chiamarlo e a scrivergli, non ricevendo alcuna risposta. Penso di avere dei problemi davvero, non riesco a lasciarlo andare, lo bombardo di chiamate. Che fare?
..>
Per quanto riguarda questo aspetto, si confronti con il professionista che andrà a contattare, perché è chiaro che, continuare in questo modo, non è sano e costruttivo, ma può diventare pericoloso e rischioso, anche, di denuncia.
Il suo ex non sembra intenzionato a riallacciare rapporti... accolga questo suo bisogno.
Il mio augurio è di una luce nuova e illuminante del suo cammino.
Un saluto affettuoso.
il suo dolore è profondo, costante e arcaico.
In passato avrebbe, già, dovuto prendersi cura di se' attraverso un percorso psicoterapeutico, perché due lutti importanti hanno " segnato " la sua esistenza.
La perdita, volontaria, di questo bambino la fa sentire particolarmente in colpa, anche in relazione al suo vissuto: lutto della progettualità.
Le perdite, soprattutto se improvvise, ci annientano, ci disorientano... ci impediscono di avere fiducia e di viverci la progettualità.
È stata sola e si è sentita sola... e questo le ha " affuscato " la mente nel momento della decisione.
Ora deve riprendere in mano la sua vita!
Deve iniziare a prendersi cura di se' e del suo futuro... la sua esperienza deve utilizzarla come un " dono ", che la nutra di speranza e di nuova vita.
Può rivolgersi allo Spazio Giovani della sua città, dove i colloqui sono gratuiti e iniziare questa nuova vita.
<...
Non riesco ad allontanarlo dalla mia vita. Sto seriamente pensando di mollare l'università per un periodo. E continuo a chiamarlo e a scrivergli, non ricevendo alcuna risposta. Penso di avere dei problemi davvero, non riesco a lasciarlo andare, lo bombardo di chiamate. Che fare?
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Per quanto riguarda questo aspetto, si confronti con il professionista che andrà a contattare, perché è chiaro che, continuare in questo modo, non è sano e costruttivo, ma può diventare pericoloso e rischioso, anche, di denuncia.
Il suo ex non sembra intenzionato a riallacciare rapporti... accolga questo suo bisogno.
Il mio augurio è di una luce nuova e illuminante del suo cammino.
Un saluto affettuoso.
[#2]
Gentile Ragazza,
il suo consulto va letto analizzando più angolature: psichiche e relazionali
Dovrebbe, secondo me, analizzare la situazione con l'aiuto di un professionista, differenziando la coniugalita - ormai compromessa- dal suo equilibrio psichico, con uno sguardo attento alla perdita reale...che ha dovuto subire.
Consideri che un lutto come l'aborto riattiva lutti pregressi,muore quelli che ha già subito.
Le allego una lettura del mio sito, che se desidera può linkare, per riflettere su questo dolore.
http://www.valeriarandone.it/articoli/19-disfunzioni-sessuali-femminili/140-aborto-e-sessualita-sindrome-post-abortiva
il suo consulto va letto analizzando più angolature: psichiche e relazionali
Dovrebbe, secondo me, analizzare la situazione con l'aiuto di un professionista, differenziando la coniugalita - ormai compromessa- dal suo equilibrio psichico, con uno sguardo attento alla perdita reale...che ha dovuto subire.
Consideri che un lutto come l'aborto riattiva lutti pregressi,muore quelli che ha già subito.
Le allego una lettura del mio sito, che se desidera può linkare, per riflettere su questo dolore.
http://www.valeriarandone.it/articoli/19-disfunzioni-sessuali-femminili/140-aborto-e-sessualita-sindrome-post-abortiva
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Gentile ragazza,
non conosciamo le ragioni per le quali questo ragazzo ha deciso di troncare la relazione, ma sappiamo ciò che è accaduto dopo, cioè che Lei -per avere le informazioni di cui aveva bisogno- lo ha cercato spessissimo, diventando una sorta di stalker... Si è creato cioè una dinamica in cui lui si è sentito aggredito da Lei e Lei fa fatica a capire che cosa sia accaduto.
Dall'esterno però la situazione è diversa da come la sta vivendo Lei, perchè se Lei va alla ricerca estenuante di quel ragazzo e in questo modo lo ha fatto scappare.
Non solo. Se quel ragazzo ha dimostrato di non voler più stare con Lei, e addirittura di non interessarsi a Lei, né di tenerci al Suo benessere (legittima la decisione di non voler essere un padre, non discuto), ma il punto é che se Lei viene trattata male da qualcuno che dimostra di non volerla, Lei continua a cercarlo.
Tutto ciò mi fa pensare ad una bassa autostima, oppure ad un problema di dipendenza, che tra l'altro forse emerge anche con la perdita della nonna.
Ok il lutto e la sofferenza, ma sarebbe interessante davvero capire meglio che cosa Le succede ogni volta che perde una persona.
Cordiali saluti,
non conosciamo le ragioni per le quali questo ragazzo ha deciso di troncare la relazione, ma sappiamo ciò che è accaduto dopo, cioè che Lei -per avere le informazioni di cui aveva bisogno- lo ha cercato spessissimo, diventando una sorta di stalker... Si è creato cioè una dinamica in cui lui si è sentito aggredito da Lei e Lei fa fatica a capire che cosa sia accaduto.
Dall'esterno però la situazione è diversa da come la sta vivendo Lei, perchè se Lei va alla ricerca estenuante di quel ragazzo e in questo modo lo ha fatto scappare.
Non solo. Se quel ragazzo ha dimostrato di non voler più stare con Lei, e addirittura di non interessarsi a Lei, né di tenerci al Suo benessere (legittima la decisione di non voler essere un padre, non discuto), ma il punto é che se Lei viene trattata male da qualcuno che dimostra di non volerla, Lei continua a cercarlo.
Tutto ciò mi fa pensare ad una bassa autostima, oppure ad un problema di dipendenza, che tra l'altro forse emerge anche con la perdita della nonna.
Ok il lutto e la sofferenza, ma sarebbe interessante davvero capire meglio che cosa Le succede ogni volta che perde una persona.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Ex utente
Gentili Dottori,
Sono in terapia da una psicoterapeuta da oltre nove mesi, e non ho riscontrato miglioramenti. Cerca di darmi forza per uscire e sfornare esami, ma più mi sento dire così più mi innervosisco perchè ho poche amicizie e non riesco a studiare come vorrei. Ogni volta che esco o che studio mi rendo conto del fallimento della mia vita.
Il mio ragazzo ha deciso di lasciarmi perchè si riteneva in parte responsabile dei miei malesseri. Dopo il lutto della nonna gli ho parlato con il cuore in mano: "aiutami, ho bisogno". L'ho caricato di questa responsabilità. Mi ha visto solo piangere, dimagrire, vomitare.... Spesso mi guardava e mi diceva che avevo perso la luce negli occhi. Non uscivamo, passavamo le serate in casa... Ero sempre nervosa. Non l'ho fatto sentire importante, anzi, me la prendevo con lui quando mi sentivo male.
Io sento di volergli ancora bene, nonostante si sia disinteressato di quello che era anche il suo bambino.
e' vero, ho tanta paura di stare da sola. Ma c'è qualcosa che non mi spiego che mi lega ancora a questo ragazzo. E' come se non se ne fosse mai andato, a volte gli mando sms in cui descrivo la mia giornata, e mi sento bene. Mi calmo.
circa due volte a settimana impazzisco, non ragiono più e lo chiamo insistentemente. Lui non mi ha più bloccata, ma non risponde mai. Sto bene attenta con queste cose, studio giurisprudenza e so cosa rischio e so come devo comportarmi per non incorrere in una denuncia o in un semplice richiamo.
Ma quel poco che posso fare lo faccio, comprendimi di ridicolo.
Dicevo, ho paura di stare sola e mi sento ancora molto legata a questo ragazzo. Potrei tranquillamente trovare un sostituto, se fosse un discorso di mancanza di compagnia e affetto, fortunatamente sono una ragazza corteggiata. Invece rifiuto tutti, sto aspettando qualcuno che non arriverà. e questo sta condizionando la mia vita, anche sessuale.
Sono in terapia da una psicoterapeuta da oltre nove mesi, e non ho riscontrato miglioramenti. Cerca di darmi forza per uscire e sfornare esami, ma più mi sento dire così più mi innervosisco perchè ho poche amicizie e non riesco a studiare come vorrei. Ogni volta che esco o che studio mi rendo conto del fallimento della mia vita.
Il mio ragazzo ha deciso di lasciarmi perchè si riteneva in parte responsabile dei miei malesseri. Dopo il lutto della nonna gli ho parlato con il cuore in mano: "aiutami, ho bisogno". L'ho caricato di questa responsabilità. Mi ha visto solo piangere, dimagrire, vomitare.... Spesso mi guardava e mi diceva che avevo perso la luce negli occhi. Non uscivamo, passavamo le serate in casa... Ero sempre nervosa. Non l'ho fatto sentire importante, anzi, me la prendevo con lui quando mi sentivo male.
Io sento di volergli ancora bene, nonostante si sia disinteressato di quello che era anche il suo bambino.
e' vero, ho tanta paura di stare da sola. Ma c'è qualcosa che non mi spiego che mi lega ancora a questo ragazzo. E' come se non se ne fosse mai andato, a volte gli mando sms in cui descrivo la mia giornata, e mi sento bene. Mi calmo.
circa due volte a settimana impazzisco, non ragiono più e lo chiamo insistentemente. Lui non mi ha più bloccata, ma non risponde mai. Sto bene attenta con queste cose, studio giurisprudenza e so cosa rischio e so come devo comportarmi per non incorrere in una denuncia o in un semplice richiamo.
Ma quel poco che posso fare lo faccio, comprendimi di ridicolo.
Dicevo, ho paura di stare sola e mi sento ancora molto legata a questo ragazzo. Potrei tranquillamente trovare un sostituto, se fosse un discorso di mancanza di compagnia e affetto, fortunatamente sono una ragazza corteggiata. Invece rifiuto tutti, sto aspettando qualcuno che non arriverà. e questo sta condizionando la mia vita, anche sessuale.
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,
credo sia necessario confrontarsi con il suo terapeuta e fare un bilancio sul vostro percorso insieme: ristrutturare, eventualmente, la vostra relazione terapeutica e provi obiettivi precisi, perché lei ha bisogno di una svolta al cambiamento.
In caso di necessità si può, anche, prendere in considerazione una valutazione farmacologica, almeno nel momento più fragile...
Provi a riflettere.
Un caro saluto
credo sia necessario confrontarsi con il suo terapeuta e fare un bilancio sul vostro percorso insieme: ristrutturare, eventualmente, la vostra relazione terapeutica e provi obiettivi precisi, perché lei ha bisogno di una svolta al cambiamento.
In caso di necessità si può, anche, prendere in considerazione una valutazione farmacologica, almeno nel momento più fragile...
Provi a riflettere.
Un caro saluto
[#6]
Ex utente
Gentile Dottoressa Albano,
ho cambiato ben due terapeuti e due psichiatri. Ho preso ansiolitici, gocce per dormire ed antidepressivi (questi ultimi tutt'ora). Nulla sembra migliorare.
Non mi riconosco più, sono sempre stata una ragazza dedita allo studio e molto precisa. Adesso salto gli appelli d'esame con estrema facilità, senza sentire grossi sensi di colpa.
Sto cominciando a credere di essere un caso disperato, non ho voglia di guarire. Mi sono stancata di andare dalla terapeuta a dire sempre le stesse cose: mi chiede cosa faccio durante il giorno, quanto studio, quando ho gli esami. Vorrebbe ampliassi le amicizie, mi buttassi nello studio. Ma buttarmi nello studio implica una sicura crisi di nervi da parte mia. Provi a pensare a quanto sia mortificante leggere e non capire, perché si ha la testa da un'altra parte. La terapeuta non comprende nemmeno l'impegno che richiede la mia facoltà, mi consiglia di provare gli esami e vedere come va, o di dare i semplici.
Più volte le ho spiegato che per quanto possano essere semplici, e a mio dire non esistono esami semplici (i libri non sono mai scorrevoli, vanno sempre confrontati con commentari e codici aggiornati), possono essere sicuramente interessati, ma per passare un esame, anche solo con un 18 (che mi mortificherebbe terribilmente) occorre trascorrere almeno un mese intenso. Fondamentale è anche l'esposizione orale, che non riesco più a fare, la mia mente è occupata da altro. L'università sta diventando un peso e anche questo mi fa soffrire tantissimo, perché quello che studio mi piace, ed ho sempre sognato di fare quello che sto facendo.
ho cambiato ben due terapeuti e due psichiatri. Ho preso ansiolitici, gocce per dormire ed antidepressivi (questi ultimi tutt'ora). Nulla sembra migliorare.
Non mi riconosco più, sono sempre stata una ragazza dedita allo studio e molto precisa. Adesso salto gli appelli d'esame con estrema facilità, senza sentire grossi sensi di colpa.
Sto cominciando a credere di essere un caso disperato, non ho voglia di guarire. Mi sono stancata di andare dalla terapeuta a dire sempre le stesse cose: mi chiede cosa faccio durante il giorno, quanto studio, quando ho gli esami. Vorrebbe ampliassi le amicizie, mi buttassi nello studio. Ma buttarmi nello studio implica una sicura crisi di nervi da parte mia. Provi a pensare a quanto sia mortificante leggere e non capire, perché si ha la testa da un'altra parte. La terapeuta non comprende nemmeno l'impegno che richiede la mia facoltà, mi consiglia di provare gli esami e vedere come va, o di dare i semplici.
Più volte le ho spiegato che per quanto possano essere semplici, e a mio dire non esistono esami semplici (i libri non sono mai scorrevoli, vanno sempre confrontati con commentari e codici aggiornati), possono essere sicuramente interessati, ma per passare un esame, anche solo con un 18 (che mi mortificherebbe terribilmente) occorre trascorrere almeno un mese intenso. Fondamentale è anche l'esposizione orale, che non riesco più a fare, la mia mente è occupata da altro. L'università sta diventando un peso e anche questo mi fa soffrire tantissimo, perché quello che studio mi piace, ed ho sempre sognato di fare quello che sto facendo.
[#7]
Gentile ragazza,
direi che dopo nove mesi di psicoterapia, se crede di non aver visto risultati, può chiedere al terapeuta un bilancio, in modo tale da ridefinire alcuni obiettivi e vedere che cosa non funziona, se ancora non l'ha fatto.
Da qui noi non possiamo aiutarLa di più.
Cordiali saluti,
direi che dopo nove mesi di psicoterapia, se crede di non aver visto risultati, può chiedere al terapeuta un bilancio, in modo tale da ridefinire alcuni obiettivi e vedere che cosa non funziona, se ancora non l'ha fatto.
Da qui noi non possiamo aiutarLa di più.
Cordiali saluti,
[#8]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
< non ho voglia di guarire >
Forse è questo il punto fondamentale!
< Mi sono stancata di andare dalla terapeuta a dire sempre le stesse cose: mi chiede cosa faccio durante il giorno, quanto studio, quando ho gli esami. Vorrebbe ampliassi le amicizie, mi buttassi nello studio.
Ma buttarmi nello studio implica una sicura crisi di nervi da parte mia. Provi a pensare a quanto sia mortificante leggere e non capire, perché si ha la testa da un'altra parte. La terapeuta non comprende nemmeno l'impegno che richiede la mia facoltà, mi consiglia di provare gli esami e vedere come va, o di dare i semplici... >
È comprensibile quello che lei prova, ma si renderà ben conto che noi possiamo solo orientarla e altro, davvero, ci rimane impossibile.
Deve essere motivata al cambiamento e iniziare ad essere "donna" con consapevolezza e voglia di viversi serenamente la vita.
Questo lo può fare solo de visu!
Un saluto affettuoso.
Forse è questo il punto fondamentale!
< Mi sono stancata di andare dalla terapeuta a dire sempre le stesse cose: mi chiede cosa faccio durante il giorno, quanto studio, quando ho gli esami. Vorrebbe ampliassi le amicizie, mi buttassi nello studio.
Ma buttarmi nello studio implica una sicura crisi di nervi da parte mia. Provi a pensare a quanto sia mortificante leggere e non capire, perché si ha la testa da un'altra parte. La terapeuta non comprende nemmeno l'impegno che richiede la mia facoltà, mi consiglia di provare gli esami e vedere come va, o di dare i semplici... >
È comprensibile quello che lei prova, ma si renderà ben conto che noi possiamo solo orientarla e altro, davvero, ci rimane impossibile.
Deve essere motivata al cambiamento e iniziare ad essere "donna" con consapevolezza e voglia di viversi serenamente la vita.
Questo lo può fare solo de visu!
Un saluto affettuoso.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 1.9k visite dal 19/01/2015.
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Approfondimento su Ciclo mestruale
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