Paura di uscire, ipocondria
Gentili Dottori, vi spiego la mia storia. A luglio 2013 inizio a soffrire di ansia, ero sempre stata ansiosa ma a livelli normali. Inizio a soffrire di questo malessere perché a gennaio 2013 mi ero lasciata con il mio primo ragazzo e ci ero rimasta molto male. Nessuno sembrava capirmi, la mia migliore amica presa dalle sue cose neanche mi ascoltava (quando in quel periodo avrei avuto bisogno di persone che mi stessero vicine) e minimizzava. Dovendomi tenere tutto dentro, ho iniziato ad allontanarmi da tutti sicché a giugno sono rimasta totalmente sola, non uscivo più con nessuno. Andavo in università ma capite che una persona non può stare sempre sola senza parlare con nessuno. A volte se vedevo un altro studente solo con cui poter parlare mi dicevo "no, non ne sono capace" o "sì sarei capace di farci amicizia però poi tutto cambierebbe". In una giornata di luglio, faceva caldo (io ho paura del caldo perché da piccola ho avuto un'insolazione) avevo paura che mi venisse qualcosa e mi sono autoprovocata un mini-attacco di panico perché pensavo "oddio non riesco a respirare" e alla fine è successo davvero. Sempre in quel periodo ad agosto, ero al mare, ero insofferente, triste. Così di nuovo stesso episodio: pensavo "fa caldo ora non riesco a respirare" e mi sono nuovamente autoprovocata la sensazione. Nei giorni a seguire è sopraggiunta la tachicardia che non smetteva e sono andata al ps due volte in una giornata. La dottoressa mi disse che era ansia e che dovevo imparare a gestirla senza farmaci dato che ero giovane. Pian piano anche se non capivo che avessi, cerco di non pensarci e ricomincio a cercare gli amici e soprattutto l'ex. Nel frattempo decido a novembre di intraprendere un corso di training e le cose di poco migliorano tra alti e bassi finché ho il tracollo ad agosto 2014: vado in vacanza con i miei, come al solito ero insofferente, arrabbiata, era come se inconsciamente volessi farmi del male. Se salivo le scale mi dicevo "adesso mi verrà un infarto". In quel periodo, poi, soffrivo di dolori al petto, che ho scoperto essere dovuti ad una gastrite cronica nervosa, quindi anche solo fare un passo mi provocava ansia perché avevo paura di sforzarmi e che mi venisse qualcosa. Tra alti e bassi sono andata avanti sino a ottobre. E' da ottobre che l'ansia non mi dà tregua. So bene che è autoprovocata, non so perché. So che è dovuta anche al fatto che ho solo un'amica che tra le tante cose disdice sempre gli impegni, quindi se mi sento pronta a uscire e mi dice all'ultimo di no, rallento il processo di crescita e di voler sconfiggere questa cosa, passatemi il concetto. Comunque ho provato a non badarci, a novembre sino all'8 dicembre ho addirittura lavorato con attacchi di panico mostruosi che mi causavano extrasistoli e aritmia. Ed è proprio da novembre che non ho più voglia di uscire a causa di queste problematiche di salute. Sentire il cuore ballerino non piace a nessuno, e mi ha reso ipocondriaca. Quindi qualunque dolore abbia vado in panico ma tale da non riuscire a calmarmi, devo fare i salti mortali per riuscirci.
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Mi pare che tu abbia aspettato già troppo tempo: devi fare ciò che in questi casi occorre fare, ovvero cercare un aiuto psicoterapeutico attraverso uno psicoterapeuta che adotti un approccio specifico per l'ansia. Sei tutta concentrata su te stessa e sulle sensazioni corporee, e questo ti sta allontanando da quello che probabilmente è il problema di fondo: la difficoltà sociale e relazionale. Occorre risolvere l'una e l'altra cosa.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
(..)Sentire il cuore ballerino non piace a nessuno, e mi ha reso ipocondriaca. Quindi qualunque dolore abbia vado in panico ma tale da non riuscire a calmarmi, (..)
legga qui per comprendere meglio come funziona la cosa
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/816-la-trappola-del-panico.html
per il resto segua i consigli del collega
legga qui per comprendere meglio come funziona la cosa
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/816-la-trappola-del-panico.html
per il resto segua i consigli del collega
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#3]
Ex utente
Scusate Dottori, potete spiegarmi qual è l'approccio migliore? Perché si sentono tanti pareri. La psicologa con cui ho fatto il training era specializzata in ipnosi e mi pare provenisse dalla scuola di Jung, durante un colloquio di training le avevo accennato di queste problematiche ma non mi è parsa molto adatta dato che diceva semplicemente che non dovevo pensarci. Ho cercato in passato altri pareri, una psicologa del Consultorio Familiare che sinceramente non so che terapia adottasse ma durante un colloquio conoscitivo mi aveva detto di prendere un ansiolitico così se uscendo mi veniva l'attacco di panico potevo comunque svolgere le mie attività (voi cosa ne pensate al riguardo?).
Grazie
Grazie
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,
ci sono diversi approcci, che possono trattare l'ansia, ma in modo totalmente diverso.
Dipende un po' da quello che si è disposti ad "investire", questo secondo il mio parere.
Ci sono approcci più focalizzati, come la strategia breve e la cognitiva comportamentale, di cui possono ben descrivere i Colleghi, che implica un n. di sedute, di solito, minore rispetto agli altri approcci.... anche se, dal mio punto di vista, dipende da una molteplicità di fattori, in quanto le persone sono tutte diverse dalle altre e con altrettanti vissuti.
Dal punto di vista del mio approccio, invece, si lavora sulle emozioni, sui bisogni e sul benessere della Persona a partire dal suo presente, incrociando, anche, i vissuti dello storico personale di un individuo.
A prescindere, comunque, dall'approccio (per me tutti hanno un loro valore importante), credo sia fondamentale la motivazione e l'alleanza terapeutica che si instaura tra cliente e professionista.
La valutazione farmacologica, in certi casi è necessaria, ma è di totale competenza dello Psichiatra.
Un saluto affettuoso.
ci sono diversi approcci, che possono trattare l'ansia, ma in modo totalmente diverso.
Dipende un po' da quello che si è disposti ad "investire", questo secondo il mio parere.
Ci sono approcci più focalizzati, come la strategia breve e la cognitiva comportamentale, di cui possono ben descrivere i Colleghi, che implica un n. di sedute, di solito, minore rispetto agli altri approcci.... anche se, dal mio punto di vista, dipende da una molteplicità di fattori, in quanto le persone sono tutte diverse dalle altre e con altrettanti vissuti.
Dal punto di vista del mio approccio, invece, si lavora sulle emozioni, sui bisogni e sul benessere della Persona a partire dal suo presente, incrociando, anche, i vissuti dello storico personale di un individuo.
A prescindere, comunque, dall'approccio (per me tutti hanno un loro valore importante), credo sia fondamentale la motivazione e l'alleanza terapeutica che si instaura tra cliente e professionista.
La valutazione farmacologica, in certi casi è necessaria, ma è di totale competenza dello Psichiatra.
Un saluto affettuoso.
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Ex utente
Ho capito, grazie, quindi in teoria la Dottoressa non doveva darmi questo consiglio. Mi aveva dato il nome di un farmaco che diceva che ragazze della mia età prendono in forma omeopatica, e mi disse poi di farle sapere, se decidevo di intraprendere la terapia, la volta successiva cosa decidevo di fare, se prendere o meno il farmaco. Sinceramente non mi aveva convinta per questo: mi sono sentita in gabbia. Ora a distanza di tempo capisco cosa intendeva: diceva che l'ansia logora il fisico e mi consigliava l'ansiolitico per questo e anche come paracadute ed effetto placebo: se ce l'hai in borsa magari neanche lo prendi però stai più tranquilla quando sei in giro.
Quindi diciamo che la terapia che si sceglie è relativa, è più importante quanto uno è motivato e quanto vuole collaborare con lo psicologo? Io sono molto motivata, so che la prima cosa da risolvere è l'ipocondria e gli attacchi di panico-ansia. Successivamente probabilmente ci sono anche altri aspetti da indagare, ma per il momento quelli più importanti sono questi. Quindi quale sarebbe la più adatta?
Grazie ancora
Quindi diciamo che la terapia che si sceglie è relativa, è più importante quanto uno è motivato e quanto vuole collaborare con lo psicologo? Io sono molto motivata, so che la prima cosa da risolvere è l'ipocondria e gli attacchi di panico-ansia. Successivamente probabilmente ci sono anche altri aspetti da indagare, ma per il momento quelli più importanti sono questi. Quindi quale sarebbe la più adatta?
Grazie ancora
[#6]
(...)Quindi quale sarebbe la più adatta?(..)
legga questi
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
legga questi
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
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Mi dispiace, ma devo informarti che hai ricevuto 3 consigli l'uno più sbagliato dell'altro.
1) Cercare di non pensare a qualcosa, specialmente le sensazioni spiacevoli, è il modo migliore per renderle ancora più presenti. Non funziona.
2) Uno psicologo, per scelta, non si occupa di farmaci. Quindi non avrebbe dovuto consigliarti né rimedi omeopatici né, a maggior ragione, ansiolitici.
3) "se ce l'hai in borsa magari neanche lo prendi però stai più tranquilla quando sei in giro". Questo è un altro modo perfetto per ALIMENTARE l'ansia, non per allentarla. Liberarsi dall'ansia significa NON aver più bisogno di tutte queste stampelle e coperte di Linus, significa non ridursi al ruolo di invalido che non riesce a muovere un passo senza i suoi ammennicoli.
Perdonami, ma sei sicura che sia stata una psicologa a suggerirti queste cose?
1) Cercare di non pensare a qualcosa, specialmente le sensazioni spiacevoli, è il modo migliore per renderle ancora più presenti. Non funziona.
2) Uno psicologo, per scelta, non si occupa di farmaci. Quindi non avrebbe dovuto consigliarti né rimedi omeopatici né, a maggior ragione, ansiolitici.
3) "se ce l'hai in borsa magari neanche lo prendi però stai più tranquilla quando sei in giro". Questo è un altro modo perfetto per ALIMENTARE l'ansia, non per allentarla. Liberarsi dall'ansia significa NON aver più bisogno di tutte queste stampelle e coperte di Linus, significa non ridursi al ruolo di invalido che non riesce a muovere un passo senza i suoi ammennicoli.
Perdonami, ma sei sicura che sia stata una psicologa a suggerirti queste cose?
[#8]
Ex utente
Dottor Santonocito: sì, è una psicologa del Consulturio Familiare della mia città, quando io carica di positività al primo incontro e convinta che avremmo risolto i problemi parlando, ho sentito questo consiglio, le confesso che ho pensato di essere una malata e anche grave se avevo bisogno di ricorrere ad un ansiolitico. Oggi volevo uscire però all'idea che magari mi venisse un attacco di panico e non avessi nulla dietro (pensiero che mi ha messo in testa questa Dottoressa) ho cambiato idea. Comunque cercando altri psicologi mi è capitato, mentre mi spiegavano il loro approccio e il mio problema, di sentirmi dire che bisogna con l'aiuto del medico di base ricorrere a una cura breve farmacologica, quindi non capisco, se uno psicologo non può prescrivere farmaci, perché comunque ti dice che c'è bisogno di affiancare alla psicoterapia una terapia breve farmacologica che alla fine prescriverà il medico di base sotto mia richiesta dato che non è uno psichiatra?
Dottor Vincentiis: grazie, penso che la più adatta a me sia quella cognitivo-comportamentale, anche se comunque dovrebbe deciderlo uno psicologo, mi sono ritrovata in alcuni dei pensieri che descriveva il Dottor Gianluca Calì.
Dottor Vincentiis: grazie, penso che la più adatta a me sia quella cognitivo-comportamentale, anche se comunque dovrebbe deciderlo uno psicologo, mi sono ritrovata in alcuni dei pensieri che descriveva il Dottor Gianluca Calì.
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>>> se uno psicologo non può prescrivere farmaci, perché comunque ti dice che c'è bisogno di affiancare alla psicoterapia una terapia breve farmacologica che alla fine prescriverà il medico di base sotto mia richiesta dato che non è uno psichiatra?
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Lo psicoterapeuta non prescrive farmaci, ma può prescrivere una visita medica o psichiatrica se ritiene che ciò possa essere utile. Sarà poi il medico di base, o lo psichiatra, a segnare i farmaci al paziente.
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Lo psicoterapeuta non prescrive farmaci, ma può prescrivere una visita medica o psichiatrica se ritiene che ciò possa essere utile. Sarà poi il medico di base, o lo psichiatra, a segnare i farmaci al paziente.
[#11]
Ex utente
Gentili Dottori, scusate se vi rompo ancora le scatole ma un'ultima domanda: una dottoressa a cui avevo chiesto info riguardo ad un'eventuale terapia con lei mi diceva che mi sarebbe venuta incontro dato che faticavo a fare sedute una volta a settimana a prezzi alti facendo 40 euro due volte al mese, utilizza come terapia la gestalt, mi diceva che in teoria non si dovrebbero fare terapie troppo lunghe, massimo due anni, che nel caso dell'ansia proponeva invece di prendere pillole tecniche di respirazione, e che il suo approccio alle sedute sarebbe stato vi faccio un esempio da quel che ricordo "oggi qual è il problema che ti angoscia?" e si provava a risolvere solo quello, non tutti gli altri per evitare di far confusione, e se la volta successiva non era ancora stato risolto si continuava a trattarlo altrimenti si andava avanti con un'altra problematica, inoltre dato che io le accennavo dei problemi relazionali, mi diceva che dovevo dirle sempre quando non mi trovavo bene su qualcosa con lei. E' grande, la psicologa con cui ho fatto il training invece era molto giovane, infatti non so se sia un bene o male dato che sono giovane da un lato mi piace il fatto che abbia esperienza. Secondo voi potrebbe essere una buona "candidata"? Non è vicinissima ma neanche lontana e questo potrebbe esortarmi ad uscire di casa.
Grazie ancora.
Grazie ancora.
[#12]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissima,
ora vorrebbe spostarsi sulla Gestalt con 2 sedute al mese?
Le sedute, inizialmente, debbono essere settimanali e questo per un bel periodo di tempo, che sia adeguato alle esigenze del cliente.
Quando parla di Training, si riferisce al Training Autogeno?
Deve far un po' di chiarezza dentro di se'!
Nb le letture dei Colleghi sembravano averle chiarito...!?
Di cuore...
ora vorrebbe spostarsi sulla Gestalt con 2 sedute al mese?
Le sedute, inizialmente, debbono essere settimanali e questo per un bel periodo di tempo, che sia adeguato alle esigenze del cliente.
Quando parla di Training, si riferisce al Training Autogeno?
Deve far un po' di chiarezza dentro di se'!
Nb le letture dei Colleghi sembravano averle chiarito...!?
Di cuore...
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 2.1k visite dal 08/01/2015.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.