Ansia e difficoltà a prendere decisioni

Buonasera,
scrivo per parlare di un problema che mi porto dietro da qualche anno e che sta diventando sempre più pesante da sopportare.
Ho 32 anni e sono disoccupata già da 3, eccezion fatta per alcuni corsi seguiti e qualche lavoro svolto da free lance, quindi da casa. Dopo aver perso l'ultimo lavoro, sono tornata a vivere con i miei dopo un paio d'anni passati in altre città lavorando e dopo aver acquisito le abitudini tipiche di una persona adulta, con tutti i traumi che questo comporta: indipendenza economica inesistente, libertà limitata, abitudini che non mi appartenevano più, ecc. ecc.
Da più o meno due anni ho iniziato a soffrire di crisi d'ansia sempre più forti, a volte anche attacchi di panico, dato che non ho una vita sociale attiva, sono single e passo le giornate in casa con i miei, con i quali non ho un grande rapporto. A queste crisi d'ansia, che mi hanno portato anche a respiro difficoltoso, dolori al petto, emicrania e insonnia cronica (assumo valeriana, ma funziona relativamente) si aggiunge una situazione lavorativa disastrosa, con proposte d'assunzione davvero ai limiti del ridicolo che qui non sto a ripetere e che, dato il periodo, sono facilmente intuibili sebbene sia in possesso di un titolo di studi di alto livello.
Da mesi mi ritrovo in un circuito mentale di pensieri distruttivi, di cui ormai non trovo più il bandolo della matassa: rimugino su quanto stavo meglio prima, su come i miei amici adesso siano tutti in coppia, si siano fatti una famiglia e io no, su come io sia in "difetto" rispetto agli altri. Ma soprattutto, dopo anni passati a cercare la fuga in altre città, adesso sento all'improvviso un rifiuto, come se non avessi più voglia, almeno per il momento, di andare incontro a questo continuo stress da ricerca di lavoro, telefonate, curriculum, colloqui a vuoto, partenze in luoghi in cui non conosco anima viva come ho fatto altre volte, allontanandomi invece dagli affetti. Insomma, sento il bisogno di una pausa, anche se qui non ho un lavoro. E non riesco, però, a non sentirmi in colpa per questo: penso che sono una nullafacente, che invece devo darmi da fare, e agire, agire, tentare ecc ecc.
Da qualche mese pratico yoga, provo a fare meditazione e qualche tecnica di respirazione rilassante, ma non riscontro grandi risultati.
Cosa posso fare per gestire meglio la mia ansia e vivere giorno per giorno senza tachicardia e senza questa confusione mentale? C'è un modo per capire cosa si vuole, una volta per tutte?
Grazie per la cortese attenzione.
Buon anno.
[#1]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<Cosa posso fare per gestire meglio la mia ansia e vivere giorno per giorno senza tachicardia e senza questa confusione mentale?>

Gentile Utente,
certamente la condizione di disoccupazione ha un peso sulla sua condizione, in effetti la perdita del lavoro l'ha costretta a fare un passo indietro nella vita ritornando a vivere in famiglia con tutti i problemi del caso < indipendenza economica inesistente, libertà limitata, abitudini che non mi appartenevano più>

E' comprensibile come in una situazione siffatta lei si possa sentire in ansia, desiderosa di trovare un lavoro e riconquistare la sua autonomia, ma allo stesso tempo scoraggiata per le contingenze, e in conflitto con se stessa, poiché nonostante pensi sia comunque meglio agire, si sente bloccata.

Il suo continuo rimuginare non la porta a trovare una soluzione, anzi la conduce a girare intorno al problema e ad alimentare la sua ansia.
Come vanno le cose in famiglia?
Cosa le dicono i suoi genitori in merito alla situazione in atto?
Ha amici che la cercano per condividere il tempo libero?

Bene yoga e meditazione, ma un nostro collega la potrebbe accompagnare a gestire l'ansia che denuncia e a uscire dall'impasse nella quale si trova.
Può rivolgersi anche al servizio pubblico, ad esempio presso il Consultorio Familiare ASL del suo territorio.

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
Utente
Utente
Gentile dottoressa Rinella,

grazie per la tempestiva risposta.

Per quanto riguarda la mia famiglia, non dicono proprio nulla: si limitano a pensare che sia la situazione, che non sono l'unica ecc ecc. Di certo non se ne parla, non mi viene detta nè una parola di incoraggiamento nè una di condanna, si accetta il destino così com'è. Solo che ogni tanto io esplodo, come penso sia comprensibile, ma il dialogo qui non c'è mai stato fin da quando io abbia memoria, ho sempre compiuto le mie scelte da sola e affrontato i miei spostamenti autonomamente dal punto di vista economico (ora non potrei).

Sì, ho degli amici, la maggior parte però sposati o quasi. Per carità, mi cercano, ma non è il massimo ritrovarsi a cene in cui si parla di bomboniere o di pannolini o di mutui. Ho anche qualche amica single che però vedo poco, perchè lavorano molto o perchè abbiamo un'idea di vita sociale molto diversa. E poi mi lo ammetto: essendo io di umore non troppo alto, non sono molto di compagnia e spesso mi isolo.

Tornando alla questione di prima, mi chiedo se è giusto avere sensi di colpa quando mi trovo a "combattere" con i segnali che li lancia il mio fisico, oppure quando rifiuto una proposta di lavoro davvero ridicola, o quando dico di volere uno stop.

La ringrazio ancora.
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,

< C'è un modo per capire cosa si vuole, una volta per tutte? >

Dal suo racconto si evince una sorta di "crisi esistenziale", che merita la dovuta attenzione... il bisogno di "esistere", che sembra le venga negato... un po' anche dalle circostanze professionali, che non le si prospettano a favore.

Sarei del parere di ascoltare questi suoi bisogni e di comprendere, a fondo, questa insoddisfazione!

La capacità e la motivazione a "sganciarsi", anche, dalla famiglia, per poter finalmente ritrovare una consolidata indipendenza, affettiva ed economica!


Chiede, infine, se è giusto avere sensi di colpa e combattere con i "segnali" con cui il corpo le parla...

Il suo corpo "grida" aiuto ed è questo, che deve ascoltare... iniziando a prendersi cura di lei e di questi bisogni, che si sprigionano.


Solo attraverso un'accurata Psicoterapia può iniziare questo lungo e faticoso " viaggio " che, immancabilmente, le permetterà di riappropriarsi della luce di vita.


Provi a riflettere.


Un caro saluto
[#4]
Utente
Utente
La ringrazio ancora.
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Grazie a Lei,

per la condivisione!


Un caro saluto.
[#6]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<E poi mi lo ammetto: essendo io di umore non troppo alto, non sono molto di compagnia e spesso mi isolo. >

Comprensibile e compatibile con la sua condizione, ma il tempo trascorso in casa, la mancanza di attività e di scambi con gli altri, non la aiutano a distogliersi dalle sue preoccupazioni e dal continuo rimuginare.

E' tempo di pensare al suo benessere e di prendersi cura di se stessa, valuti l'opportunità di rivolgersi a un nostro collega come suggerito.

Lieta di averla ascoltata e se crede ci potrà riaggiornare in futuro.

Cari auguri
[#7]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.4k 597
Cara ragazza,

stringe il cuore sentire il racconto della sua situazione, che corrisponde a quello che spesso ascoltiamo in Studio. Mi riferisco in particolare alla Sua condizione di senza lavoro, situazione che l'ha ripostata alla situazione di figlia, da donna che era diventata.
Nelle situazioni difficile la famiglia diventa come una specie di "cuccia" regressiva da cui si ha sempre meno voglia di uscire, dove ci si accoccola rannicchiati dentro se stessi, dato che con i genitori non c'è tutta questa comunicazione.

In questo panorama sempre più ristretto, manca l'aria vitale. Ansia e panico ne sono le conseguenze.
E non consola sapere che sono migliaia, milioni, i ragazzi/e in questa condizione.

Che fare?
Dal punto di vista operativo ogni giorno dovrebbe portare un passo in più nella Sua vita; 5 minuti in più fuori casa, una passeggiata a passo veloce, il fare una telefonata... evitando di sprofondare nell'apatia e nella rassegnazione.
Forse anche accettando "lavoretti", non tanto per la retribuzione che apportano quanto per l'impegno che comportano a vestirsi, truccarsi, uscire di casa, relazionarsi, parlare di altro.
Dal punto di vista della psiche, essere seguita da un nostro Collega ad es. al consultorio (quasi gratis) Le farebbe bene, la porterebbe a ri-centrarsi su di sè al positivo.
Come vede, è l'indicazione unanime che Le diamo, con affetto e con certezza.

Saluti cari.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#8]
Utente
Utente
Vi ringrazio per le risposte, soprattutto per i suggerimenti pratici. Non è semplice riuscire ad aprirsi con altre persone, soprattutto con un amico che non può fare altro che dire "è un momento, passerà", magari senza soffermarsi ad ascoltare realmente.

Approfitto di questo spazio per sottoporvi un altro problema che non mi lascia dormire la notte, tralasciando il disastroso rapporto che ho con mia madre che richiederebbe un capitolo a parte.

Cinque anni fa ho accettato per puro caso e senza pensarci troppo il mio primo lavoro post laurea: una supplenza a scuola, lontanissimo da casa (vivo in Sicilia e tempo due giorni mi sono catapultata in Emilia, con zero garanzie, un contratto part time di un mese, senza sapere nulla di quel lavoro, di come si affittasse una casa, senza conoscere nessuno, ecc ecc): è stata un'esperienza senza dubbio formativa, ma altamente traumatizzante perchè me ne sono capitate di tutti i colori, credetemi, e da allora ho in ogni modo cercato altri lavori, perchè in fondo insegnare non mi piace e non mi stimola.

Per un po' è andata bene: tra esperienze e all'estero e in Italia sono riuscita a non rientrare a scuola. Ora però non si muove nient'altro, e mi ritrovo a mandare curriculum in ogni dove, anche per lavori come commessa, ma le uniche a chiamarmi sono le scuole, sempre inEmilia, offrendomi incarichi di massimo 20 giorni. Al solo pensiero di andare mi sento male, ma allo stesso mi sento terribilmente in colpa a rifiutare offerte oggettivamente poco convenienti. Come faccio a vivere così? Cosa ho che non va? Perchè non riesco a mettere da parte l'idea di insegnare, visto che mi prende così male e non ci dormo?

Grazie ancora.
[#9]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.4k 597
Cara utente,
Essere chiamata ad insegnare per 20 giorni in un'altra regione, dovendo cercare sistemazione pratica e adattamento psicologico, non è sicuramente per niente facile.
Eppure immagini quante positive possibilità, come Le indicavo in #7.
Se la richiamano vuol dire che è ben sistemata in graduatoria, oppure - se su chiamata - riscuote la fiducia dei dirigenti.
Stringa i denti, la supplenza di 20 giorni talvolta si trasforma in sostituzione per maternità.
Capisco che "si senta male", la fatica è tanta, ma stare in stallo è peggiore.

Pensi anche che parecchi anni fa questo "pendolarismo professionale" dei prof. verso "il continente" era la regola. Sono sopravvissuti, sono stati soddisfatti, ora sono in pensione.
Alcuni /e si sono accasati al nord perchè hanno trovato l'amore..

Sia coraggiosa.

Un caro saluto.
[#10]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissima,

vorrei fare un atto di trasparenza nei suoi confronti, in quanto con una Laurea in Pedagogia ho iniziato da diversi anni ad insegnare presso gli Istituti Superiori di secondo grado: un lavoro duro, faticoso, ma appassionante... ho deciso di mantenere questa fetta professionale solo perché la AMO, rinunciando al ruolo presso Scuola Primaria, perché non mi sentivo affine!

Questo per dire: l'insegnamento è passione, è amore e non va preso in considerazione solo per l'aspetto economico, perché ci deve gratificare emotivamente e permettere di andare a letto la sera con il desiderio di rivedere colleghi e alunni!!

Forse questa non è la sua strada...

provi ad ascoltarsi e ad ascoltare i suoi bisogni!


Anche e soprattutto questo è un prendersi cura... di se' e degli altri!


Un augurio,

di cuore.
[#11]
Utente
Utente
Che non sia la mia strada lo so, il problema è che non ho trovato la mia.

I miei bisogni ho provato ad ascoltarli, li ho assecondati fin quando ho avuto la possibilità soprattutto economica e ora mi ritrovo bloccata, non so più da che parte "guardare".

Però una cosa la so: non pretendo la luna, ma al momento mi basterebbe avere un minimo le idee chiare, dormire bene, respirare regolarmente e senza affanno e non avere questa sensazione di soffocamento.

Grazie di nuovo.
[#12]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissima,

deve confrontarsi con un professionista e aiutarsi!


Il Consultorio le potrà essere di aiuto!



Un caro augurio...
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