Trauma infantile
Buonasera ,dopo tanto tempo trovo il coraggio ( almeno in questa sede ) di parlare di un problema che mi provoca disagio.
Faccio una breve descrizione del mio passato per darvi un idea della mia situazione:
Ho 38 anni ,faccio il trasportatore, convivo, ho una figlia di 8 anni.
all'eta' di 19 anni ho avuto una profonda crisi depressiva con attacchi di panico e disturbo della personalita', ho fatto terapia da una psichiatra per circa 6 anni , gli anni della crisi piu profonda neanche li ricordo bene , tra abusi di alcool, cannabis..farmaci..e chiusura totale( non uscivo di casa ) ho perso gli anni migliori della mia vita , gli amici, non ho potuto neanche formarmi culturalmente come avrei voluto, dopo la lunga terapia pero' le cose sono migliorate molto , moltissimo e sono diciamo "guarito" ( con tutte le riserve del termine in casi come il mio ).
oggi purtroppo per prblemi di vita di vario genere sono ricaduto nella depressione e sono di nuovo in terapia con la stessa dottoressa.
Ma quello di cui voglio parlare e' un altra cosa , e' da qualche anno che ho smesso di rimuovere un ricordo d'infanzia , questo ricordo non riaffioro' neanche durante la lunga psicoterapia.
in breve :
e' da qualche anno che sono riuscito a ricordare un episodio di quando avevo circa 6/7 anni , mia madre ai tempi era solita farmi la doccia , poi mi asciugava e mi sbaciucchiava amorevolmente come tutte le madri credo facciano , ricordo che mi dava un bacino anche nella parte intima ma senza malizia , un giorno pero' si soffermo' sul pene e ricordo che dopo averlo baciato se lo mise in bocca per qualche secondo ( diciamo che simulo' del sesso orale ) , io rimasi GELATO non dissi nulla , mia madre disse di non raccontarlo a nessuno e io in breve me ne dimenticai fino appunto all'eta' di circa 33/34 anni.
E' capitato spesso di pensare a quall'episodio , mi chiedo se proprio quello sia stata la causa del mio grave disagio a 19 anni e anche quello che vivo ora tra alcool disagio sociale nessun amico totale disistima e problemi sessuali vari ecc ecc..
non riesco comunque a fare una colpa a mia madre dell'accaduto , ho razionalizzato la debolezza del momento e anche se non e' una cosa normale non la vedo come un vero abuso.
con la mia dottoressa non sono mai riuscito a parlarne e non credo di farcela perche non vedo un feeling tale da permettermi di farlo.
vi chiedo semplicemente i Vostri pareri e un po' d'aiuto, grazie a tutti.
cordialita'.
Faccio una breve descrizione del mio passato per darvi un idea della mia situazione:
Ho 38 anni ,faccio il trasportatore, convivo, ho una figlia di 8 anni.
all'eta' di 19 anni ho avuto una profonda crisi depressiva con attacchi di panico e disturbo della personalita', ho fatto terapia da una psichiatra per circa 6 anni , gli anni della crisi piu profonda neanche li ricordo bene , tra abusi di alcool, cannabis..farmaci..e chiusura totale( non uscivo di casa ) ho perso gli anni migliori della mia vita , gli amici, non ho potuto neanche formarmi culturalmente come avrei voluto, dopo la lunga terapia pero' le cose sono migliorate molto , moltissimo e sono diciamo "guarito" ( con tutte le riserve del termine in casi come il mio ).
oggi purtroppo per prblemi di vita di vario genere sono ricaduto nella depressione e sono di nuovo in terapia con la stessa dottoressa.
Ma quello di cui voglio parlare e' un altra cosa , e' da qualche anno che ho smesso di rimuovere un ricordo d'infanzia , questo ricordo non riaffioro' neanche durante la lunga psicoterapia.
in breve :
e' da qualche anno che sono riuscito a ricordare un episodio di quando avevo circa 6/7 anni , mia madre ai tempi era solita farmi la doccia , poi mi asciugava e mi sbaciucchiava amorevolmente come tutte le madri credo facciano , ricordo che mi dava un bacino anche nella parte intima ma senza malizia , un giorno pero' si soffermo' sul pene e ricordo che dopo averlo baciato se lo mise in bocca per qualche secondo ( diciamo che simulo' del sesso orale ) , io rimasi GELATO non dissi nulla , mia madre disse di non raccontarlo a nessuno e io in breve me ne dimenticai fino appunto all'eta' di circa 33/34 anni.
E' capitato spesso di pensare a quall'episodio , mi chiedo se proprio quello sia stata la causa del mio grave disagio a 19 anni e anche quello che vivo ora tra alcool disagio sociale nessun amico totale disistima e problemi sessuali vari ecc ecc..
non riesco comunque a fare una colpa a mia madre dell'accaduto , ho razionalizzato la debolezza del momento e anche se non e' una cosa normale non la vedo come un vero abuso.
con la mia dottoressa non sono mai riuscito a parlarne e non credo di farcela perche non vedo un feeling tale da permettermi di farlo.
vi chiedo semplicemente i Vostri pareri e un po' d'aiuto, grazie a tutti.
cordialita'.
[#1]
Gentile Utente,
immagino il suo malessere nell'entrare in contatto con questo contenuto mentale relativo al comportamento di Sua madre!
E anche nell'essere ricaduto in una situazione di disagio.
Proprio in tali situazioni di disagio la mente talvolta costruisce dei pensieri parassiti e tossici che, pur non avendo fondamento concreto, ne hanno tutte le caratteristiche.
Non intendo in alcun modo mettere in dubbio il Suo "ricordo", che esiste nella sua mente; ma solo porre una domanda: sarà frutto di esperienza concreta, oppure sarà frutto della mente che produce pensieri e ricordi tossici?
Se vorrà approfondire questo strano fenomeno mentale, Le suggerisco questa lettura:
Molestie e abusi, ipotesi o ricordi? Quando il trauma non è mai avvenuto
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1396-molestie-e-abusi-ipotesi-o-ricordi-quando-il-trauma-non-e-mai-avvenuto.html
Saluti cari; ce la può fare!
immagino il suo malessere nell'entrare in contatto con questo contenuto mentale relativo al comportamento di Sua madre!
E anche nell'essere ricaduto in una situazione di disagio.
Proprio in tali situazioni di disagio la mente talvolta costruisce dei pensieri parassiti e tossici che, pur non avendo fondamento concreto, ne hanno tutte le caratteristiche.
Non intendo in alcun modo mettere in dubbio il Suo "ricordo", che esiste nella sua mente; ma solo porre una domanda: sarà frutto di esperienza concreta, oppure sarà frutto della mente che produce pensieri e ricordi tossici?
Se vorrà approfondire questo strano fenomeno mentale, Le suggerisco questa lettura:
Molestie e abusi, ipotesi o ricordi? Quando il trauma non è mai avvenuto
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1396-molestie-e-abusi-ipotesi-o-ricordi-quando-il-trauma-non-e-mai-avvenuto.html
Saluti cari; ce la può fare!
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Ex utente
dott.ssa Brunialti, il vissuto , quando ho ricordato l'episodio non e' stato facile , anzi. devo dire pero' che io apparentemente questa cosa oggi la vivo accettandola per quello che e' , penso che la mia vita e' fatta di tante cose , non so' se un singolo episodio di questa entita' possa essere l'unico responsabile di tante mie problematiche , ma ribadisco che NON LO SO' ed e' per questo che Vi chiedo aiuto.
grazie.
grazie.
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile Signore,
Credo sia opportuno che si confronti con la sua Psichiatra nel corso delle sedute terapeutiche, in un setting strutturato, dove potrà essere accolto, ascoltato, senza giudizio alcuno, affinché questo suo pensiero, affiorato, possa essere "utilizzato" in modo costruttivo.
Un caro saluto
Credo sia opportuno che si confronti con la sua Psichiatra nel corso delle sedute terapeutiche, in un setting strutturato, dove potrà essere accolto, ascoltato, senza giudizio alcuno, affinché questo suo pensiero, affiorato, possa essere "utilizzato" in modo costruttivo.
Un caro saluto
[#6]
Ex utente
Dott.ssa albano la ringrazio per la risposta , come ho gia detto all'inizio, non credo che questo confronto con lamia psichiatra sia possibile , e'una brava dottoressa , molto professionale , in passato mi ha aiutato ad uscire da situazioni ben piu gravi di quelle che vivo ora , ma ce' sempre stato un rapporto un po' freddo , distaccato, molto professionale , mi ha sempre dato del lei anche quando le ho chiesto di non farlo. per questi motivi non credo di riuscire a fare quello che mi dice , cosa intende per costruttivo ? eventualmente a chi potrei rivolgermi.. ? e il caso che io lo faccia ?
scusi e scusate l'insistenza ma ho bisogno di capire , grazie ancora.
scusi e scusate l'insistenza ma ho bisogno di capire , grazie ancora.
[#7]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissimo,
come mai ritiene di essere così in difficoltà con la Psichiatra che conosce da tempo e non con noi, con cui non si può instaurare alcun rapporto, schermo a parte?
Lavorare in Psicoterapia su ricordi importanti, come il suo, potrebbe aiutarla a comprendersi meglio e, di conseguenza, a vivere serenamente la sua vita.
Da questa postazione non possiamo fare altro che orientarla.
Un caro saluto
come mai ritiene di essere così in difficoltà con la Psichiatra che conosce da tempo e non con noi, con cui non si può instaurare alcun rapporto, schermo a parte?
Lavorare in Psicoterapia su ricordi importanti, come il suo, potrebbe aiutarla a comprendersi meglio e, di conseguenza, a vivere serenamente la sua vita.
Da questa postazione non possiamo fare altro che orientarla.
Un caro saluto
[#8]
Ex utente
Le ho dato le motivazioni per le quali non sento di riuscire a fare tale " confessione " alla mia psichiatra.
capisco che lei come i suoi colleghi non possiate certo risolvere i miei problemi via web , quello che vorrei capire e' se ce' un reale bosogno di affrontare la cosa con uno psicoterapeuta, e viste le mie difficolta' con l'attuale psichiatra , cosa potrei fare.
vorrei tanto sapere se questo fatto che io forse sottovaluto un po' abbia dei risvolti dei quali non ho coscienza...
capisco che lei come i suoi colleghi non possiate certo risolvere i miei problemi via web , quello che vorrei capire e' se ce' un reale bosogno di affrontare la cosa con uno psicoterapeuta, e viste le mie difficolta' con l'attuale psichiatra , cosa potrei fare.
vorrei tanto sapere se questo fatto che io forse sottovaluto un po' abbia dei risvolti dei quali non ho coscienza...
[#10]
Ex utente
Dott.ssa Lei mi dice " se sente questa necessita' "
quindi se io tra due anni ricordassi di essere stato violentato ma non sentissi la necessita di parlarne , non dovrei farlo, significherebbe che i miei vissuti e le mie valutazioni siano gia sufficenti, devo dedurre da quello che mi dice , che la valutazione che io do' a certi episodi sia sufficente per decidere se questi siano traumatici o no , se siano da discutere con un professionista oppure no..
quindi se io tra due anni ricordassi di essere stato violentato ma non sentissi la necessita di parlarne , non dovrei farlo, significherebbe che i miei vissuti e le mie valutazioni siano gia sufficenti, devo dedurre da quello che mi dice , che la valutazione che io do' a certi episodi sia sufficente per decidere se questi siano traumatici o no , se siano da discutere con un professionista oppure no..
[#12]
Gentile Utente,
ci scrive:
<<quello che vorrei capire e' se ce' un reale bisogno di affrontare la cosa con uno psicoterapeuta,
e viste le mie difficolta' con l'attuale psichiatra , cosa potrei fare. >>
Per quanto riguarda il primo punto, non si è mai in grado di stabilire "prima" cosa sia necessario/convenga comunicare in una relazione terapeutica; io ritengo sia opportuno dire tutto quanto emerge alla propria consapevolezza. Sarà poi nella relazione terapeutica che si vedrà se la cosa risulta utile, preziosa, se fornisce spiegazioni, se risulta non collocabile, o altro.
E dunque io La consiglio di parlarne con la Pschiatra.
Qui passiamo al secondo punto, "la difficolta' con l'attuale psichiatra".
Provo a mettere in fila quanto ci ha detto di lei:
<<- con la mia dottoressa non sono mai riuscito a parlarne e non credo di farcela perche non vedo un feeling
- e'una brava dottoressa , molto professionale , in passato mi ha aiutato ad uscire da situazioni ben piu gravi di quelle che vivo ora ,
- ce' sempre stato un rapporto un po' freddo, distaccato, molto professionale ,
- mi ha sempre dato del lei anche quando le ho chiesto di non farlo. <<
Mi sembra che Lei le riconosca molta competenza professionale, ma la trovi distaccata. Per quanto riguarda il "Lei" ai pazionti, la trovo un'ottima cosa, segno non di distacco bensì di rispetto: paziente e specialista, ambedue sono Persone.
Che diagnosi Le ha fatto? Le ha precritto farmaci? Quali? Lei è regolare nell'assumerli?
In relazione a tutto quanto sopra La incoraggio a parlare con questa specialista che più La conosce, da tempo; che già molto La ha aiutata. Senza che Lei si faccia scoraggiare dall'atteggiamento "un po' freddino" della psichiatra.
Saluti cordiali.
ci scrive:
<<quello che vorrei capire e' se ce' un reale bisogno di affrontare la cosa con uno psicoterapeuta,
e viste le mie difficolta' con l'attuale psichiatra , cosa potrei fare. >>
Per quanto riguarda il primo punto, non si è mai in grado di stabilire "prima" cosa sia necessario/convenga comunicare in una relazione terapeutica; io ritengo sia opportuno dire tutto quanto emerge alla propria consapevolezza. Sarà poi nella relazione terapeutica che si vedrà se la cosa risulta utile, preziosa, se fornisce spiegazioni, se risulta non collocabile, o altro.
E dunque io La consiglio di parlarne con la Pschiatra.
Qui passiamo al secondo punto, "la difficolta' con l'attuale psichiatra".
Provo a mettere in fila quanto ci ha detto di lei:
<<- con la mia dottoressa non sono mai riuscito a parlarne e non credo di farcela perche non vedo un feeling
- e'una brava dottoressa , molto professionale , in passato mi ha aiutato ad uscire da situazioni ben piu gravi di quelle che vivo ora ,
- ce' sempre stato un rapporto un po' freddo, distaccato, molto professionale ,
- mi ha sempre dato del lei anche quando le ho chiesto di non farlo. <<
Mi sembra che Lei le riconosca molta competenza professionale, ma la trovi distaccata. Per quanto riguarda il "Lei" ai pazionti, la trovo un'ottima cosa, segno non di distacco bensì di rispetto: paziente e specialista, ambedue sono Persone.
Che diagnosi Le ha fatto? Le ha precritto farmaci? Quali? Lei è regolare nell'assumerli?
In relazione a tutto quanto sopra La incoraggio a parlare con questa specialista che più La conosce, da tempo; che già molto La ha aiutata. Senza che Lei si faccia scoraggiare dall'atteggiamento "un po' freddino" della psichiatra.
Saluti cordiali.
[#13]
Ex utente
rispondo in sequenza prima alla dott.ssa Albano: capisco quello che dice ma forse non mi sono spiegato bene io , la domanda e' : una persona vittima di un abuso ( tipo il mio) per la vostra esperienza medica , deve parlarne con qualcuno ? fine del discorso.
perla dott.ssa Brunialti : la diagnosi vera e propria io non l'ho mai sentita dire , vedo che quando cerco di dare un nome ai miei disturbi , la dottoressa diventa evasiva .. non so' perche' , comunque sono sicuramente depresso ansioso , con un disturbo della personalita' complessi di inferiorita' e bassissima autostima , prendo un antidepressivo e uno stabilizzatore dell'umore al giorno e sono regolarissimo nell'assunzione di tale terapia , non ho avuto grandi miglioramenti perche' molti dei miei problemi dipendono anche dalla vita che faccio , dalla relazione con la mia compagna che ormai e' disastrosa, perche' non ho amici , sono fortemente sovrapeso , a periodi abuso di alcolici , sono uscito da una relazione di 5 anni con un altra ragazza e anche questo mi crea tanti problemi , il mio lavoro e' stressante e faticoso .. e' ovvio che la terapista veda la causa della mia sintomatologia secondaria alla vita che faccio.
dovrei cambiare vita ma non sono in grado di lasciare mia figlia , non me la sento non ce la faccio non voglio farla soffrire.
comunque comincero' a ideare un modo per raccontare questa cosa alla mia terapeuta.
perla dott.ssa Brunialti : la diagnosi vera e propria io non l'ho mai sentita dire , vedo che quando cerco di dare un nome ai miei disturbi , la dottoressa diventa evasiva .. non so' perche' , comunque sono sicuramente depresso ansioso , con un disturbo della personalita' complessi di inferiorita' e bassissima autostima , prendo un antidepressivo e uno stabilizzatore dell'umore al giorno e sono regolarissimo nell'assunzione di tale terapia , non ho avuto grandi miglioramenti perche' molti dei miei problemi dipendono anche dalla vita che faccio , dalla relazione con la mia compagna che ormai e' disastrosa, perche' non ho amici , sono fortemente sovrapeso , a periodi abuso di alcolici , sono uscito da una relazione di 5 anni con un altra ragazza e anche questo mi crea tanti problemi , il mio lavoro e' stressante e faticoso .. e' ovvio che la terapista veda la causa della mia sintomatologia secondaria alla vita che faccio.
dovrei cambiare vita ma non sono in grado di lasciare mia figlia , non me la sento non ce la faccio non voglio farla soffrire.
comunque comincero' a ideare un modo per raccontare questa cosa alla mia terapeuta.
[#14]
<< comunque comincero' a ideare un modo per raccontare questa cosa alla mia terapeuta.>>
Mi sembra una buona conclusione di questo consulto, ideare un modo per raccontare.
Per tutto il resto che ha aggiunto qui sopra, comprendo che la situazione è oggettivamente complessa. Come del resto comprendo il desiderio di non lasciare la propria figlia; eppure Sua figlia avrebbe un vero bisogno del padre non solo come presenza fisica, ma di un padre che la aiuti a crescere equilibrata e con stima di sè.
Potrebbe essere forse questa la molla che porta Lei, padre sofferente, a "tirar fuori" la Sua parte migliore e più grintosa? Sostenuto dal supporto farmacologico, naturalmente, ciò non è impossibile.
Per tirare le fila:
>>e' ovvio che la terapista veda la causa della mia sintomatologia secondaria alla vita che faccio.<<
La psichiatra, e anche alcuni orientamenti di noi psicologi psicoterapeuti, raccomandano di non trascurare l'OGGI per andare SOLO alla ricerca delle cause del malessere; perchè questa ricerca non è detto che arrivi alla radice vera, e nel frattempo le energie e i giorni della vita... se ne vanno.
Cosa farne allora di tutto quello che emerge dal torbido della nostra interiorità?
Occorre non trascurarlo, "guardarlo", portarlo in seduta... Qualche risposta arriva talvolta del tempo dopo, quando ormai non la si attendeva più.
Ce la può fare!
Saluti cordiali.
Mi sembra una buona conclusione di questo consulto, ideare un modo per raccontare.
Per tutto il resto che ha aggiunto qui sopra, comprendo che la situazione è oggettivamente complessa. Come del resto comprendo il desiderio di non lasciare la propria figlia; eppure Sua figlia avrebbe un vero bisogno del padre non solo come presenza fisica, ma di un padre che la aiuti a crescere equilibrata e con stima di sè.
Potrebbe essere forse questa la molla che porta Lei, padre sofferente, a "tirar fuori" la Sua parte migliore e più grintosa? Sostenuto dal supporto farmacologico, naturalmente, ciò non è impossibile.
Per tirare le fila:
>>e' ovvio che la terapista veda la causa della mia sintomatologia secondaria alla vita che faccio.<<
La psichiatra, e anche alcuni orientamenti di noi psicologi psicoterapeuti, raccomandano di non trascurare l'OGGI per andare SOLO alla ricerca delle cause del malessere; perchè questa ricerca non è detto che arrivi alla radice vera, e nel frattempo le energie e i giorni della vita... se ne vanno.
Cosa farne allora di tutto quello che emerge dal torbido della nostra interiorità?
Occorre non trascurarlo, "guardarlo", portarlo in seduta... Qualche risposta arriva talvolta del tempo dopo, quando ormai non la si attendeva più.
Ce la può fare!
Saluti cordiali.
[#16]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissimo,
come già detto sopra, dovrebbe essere lei a "sentirsi", in senso di consapevolezza, a decidere cosa "portare" in terapia...
Visto che questo aspetto continua ad "abitare" in lei, proverei a confrontarmi e a non aver timore di giudizio o altro... fidandomi del lavoro terapeutico.
Un caro saluto
come già detto sopra, dovrebbe essere lei a "sentirsi", in senso di consapevolezza, a decidere cosa "portare" in terapia...
Visto che questo aspetto continua ad "abitare" in lei, proverei a confrontarmi e a non aver timore di giudizio o altro... fidandomi del lavoro terapeutico.
Un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 16 risposte e 1.5k visite dal 28/12/2014.
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