Lesbismo egodistonico

Gentili dottori,
dopo 3 anni di fidanzamento, ho scelto di interrompere la relazione con il mio compagno, a seguito di seri dubbi sulla mia identità sessuale e sui sentimenti di vero amore che credevo di provare per il mio ragazzo. Lui è stato il mio primo uomo, in tutti i sensi, e gli voglio davvero bene. Mi ha restituito la gioia di vivere, dopo anni di solitudine e chiusura con il mondo esterno. Ho vissuto l'adolescenza in modo un po' triste, sempre chiusa in casa, con una famiglia ansiosa e protettiva; ho messo sempre lo studio al primo posto, a scapito della vita sociale (quasi inesistente, senza nessun legame di amicizia importante). Parimenti, la mia sfera sentimentale è stata da subito problematica: i miei primi innamoramenti sono stati rivolti a compagne di classe e professoresse, e ci ho molto sofferto, vergognandomi di me stessa e temendo di essere scoperta. Ho avuto attacchi di panico per un anno. Sono stata meglio con l'inizio dell'università: accanto alle consuete cotte per figure femminili, ho iniziato a prendermi infatuazioni per uomini, in genere professori, sempre molto più grandi di me. Ho frequentato degli uomini, ma con tutti ero bloccata: mi affezionavo, ma non provavo eccitazione fisica, voglia di contatto. Riuscivo solo a baciare, al resto mi negavo, dicendo di tenere alla mia verginità.
Alfine, ho conosciuto il mio attuale ragazzo, una persona molto dolce e sensibile, e mi ci sono lasciata andare. L'affinità è sempre stata perfetta sotto tutti i punti di vista, eccetto sul versante fisico: fin dagli inizi della storia, era sempre lui a baciarmi e a cercare il contatto, io lo evitavo o mi irrigidivo. I rapporti sessuali sono stati sporadici: vivendo entrambi in casa con i genitori, le uniche occasioni di intimità erano le vacanze estive. E lì avvertivo forte il mio disagio: non riuscivo a lubrificarmi, la penetrazione era dolorosa, ma con lui fingevo di provare piacere per non rattristarlo. Credevo di avere io problemi fisici, ma una visita ginecologica li ha esclusi. Con la masturbazione, inoltre, riesco a lubrificarmi e a raggiungere l'orgasmo, sempre pensando a scene lsb.
Mi sono tenuta tutta questa sofferenza dentro, fingendo con il mio ragazzo che non ci fossero problemi. Non volevo dargli un dolore e speravo di riuscire a risolvere da sola i miei disagi.
Ma la situazione è precipitata: sono caduta in depressione, ho perso un anno di università e mi sono innamorata di una ragazza. Da un giorno all'altro, ho confessato al mio fidanzato tutta la verità e ho iniziato una terapia cognitivo-comportamentale. Il medico mi ha parlato di omosessualità egodistonica e vuole aiutarmi ad accettarmi e ad armonizzare il mio orientamento sessuale con la mia personalità e vissuto. Io non voglio più stare male e vivere nella bugia, in una specie di stato dissociativo. Che ne pensate? E, soprattutto, come mi consigliate di comportarmi con il mio ragazzo? Come aiutarlo ad accettare e superare il trauma? Vi ringrazio
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile ragazza,
questa fase è delicata e sofferta. Quando si giunge ad avere dubbi sul proprio orientamento sessuale e al contempo si è già impeganti in una relazione, decidere se andare avanti o fermarsi è come essere di fronte ad un bivio pieno di cose sconosciute.

Eppure quello che le è successo - l'innamoramento per una sua compagna, intendo - Le ha "parlato", come ci parlano in profondità tutte le realtà che sfuggono al nostro controllo.

Che fare?
Certamente lavorare per chiarire dentro di sè quale sia / sarà la sua strada.
Con chi?
Con un professionista specializzato proprio in questo. Ad esempio con uno psicoterapeuta che sia anche sessuologo clinico.

E col suo ragazzo?
Attualmente la problematica primaria è la Sua.
Come aiutarlo...? forse Lei non è la persona più adatta, ma ancora non si sa.

Saluti cari

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazza,

il Suo ragazzo, se ne ha bisogno e se lo desidera, può personalmente rivolgersi ad uno psicologo. Lei come mai scrive a noi?
Ha dei dubbi anche sulla psicoterapia iniziata?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,

parla di medico... chi è che le ha diagnosticato " omosessualità egodistonica" ?


Credo, a prescindere dall'etichetta della "diagnosi" in se', debba iniziare a lavorare con il suo " profondo", con il suo mondo emozionale, sottile e complesso, per cercare di comprender " dove sta " e " chi è " veramente lei...

Una sorta di momento esistenziale, di disorientamento, per comprendere realmente " chi sono io " e chi voglio essere.


Si dia quel tempo necessario, per cercare di iniziare a prendere confidenza anche con le sue " fantasie " più remote, senza averne timore...



Un augurio,

Di cuore
[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazza,
Da quello che ci esprime la sua sembra una sutuazione esistenziale e affettiva globale piuttosto sofferta.
Ci parla di disagi familiari, di innamoramenti per professori piu' anziani di lei.
Poi individua nel lesbismo.il clou.
Io sarei un po' piu' attenta a tutta la sua sfera affettiva.
Ne ha parlato in terapia?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#5]
Utente
Utente
Ringrazio tutti per la gentile attenzione.
Ho iniziato da due mesi la terapia, appena interrotta la relazione con il mio ragazzo. .
Il terapeuta mi ha parlato, appunto, di omosessualità egodistonica, di un mio stato depressivo legato alla non accettazione di me stessa. Mi ha consigliato di provare a vivere una storia con questa ragazza, per cui provo un'infatuazione da un annetto ormai, e di assecondare ciò che spontaneamente mi attira.
La mia famiglia è eccessivamente protettiva: nell'adolescenza, mi hanno cresciuta sotto una teca di cristallo, impedendomi di fare esperienze, di uscire, frequentare persone, perchè al primo posto doveva venire l'eccellenza scolastica, il resto era soltanto perdita di tempo e potenziale pericolo. Ho vissuto sempre da repressa, in modo masochistico, direi. Quando conobbi il mio ragazzo tre anni fa, non ero convinta di lasciarmi andare e fidanzarmici, poichè non era scattata la scintilla ed mi metteva ansia l'idea di iniziare una relazione. Fu un po' lui a forzarmi la mano, e i miei genitori mi spinsero a provare a vivere una storia reale con un uomo, piuttosto che continuare la mia serie di innamoramenti folli per uomini troppo più grandi o per ragazze. In effetti, per un anno e mezzo sono stata più serena, ma alla fine si è rotto l'equilibrio ed è tornata la crisi, in forma ancora più acuta, compromettendomi anche la carriera universitaria, in cui negli anni precedenti ero sempre riuscita brillantemente. Da quando ho lasciato il mio ragazzo, mi convinco sempre di più di provare un affetto fraterno per lui, di vederlo come un amico. L'idea di baciarlo, di averci contatto fisico proprio non mi va, anzi ormai provo fastidio e repulsione, e la cosa mi addolora perchè mi spiace moltissimo per lui e di averlo preso in giro, avendogli sempre detto di amarlo e di immaginarmi nel futuro con lui.
Attualmente, non so come gestire il rapporto con lui: è caduto in depressione e non riesce a fare a meno di me; non riesce ancora ad accettare l'idea che tra di noi possa davvero essere finita e crede che questa sia solo una pausa, un momento transitorio di crisi. Io gli sto vicina come amica: ci sentiamo tutti i giorni, ci telefoniamo, una volta a settimana ci vediamo, come amici.
Quando gli ho parlato di omosessualità egodistonica, si è dichiarato disposto a stare con me anche senza avere rapporti fisici; dice che per lui l'amore può prescindere dal sesso e che comunque potrei essere bisessuale, o non sarei riuscita a stare con lui tre anni. E mi ha parlato di terapie di conversione da omosessuale ad etero, cosa che mi ha dato molto fastidio.
Come devo comportarmi con lui? E' sbagliato sentirlo assiduamente e voler provare a trasformare il rapporto in un'amicizia?
Mi sento molto a disagio con lui e la mia prima reazione sarebbe di sparire e voltare pagina, ma mi sentirei una persona crudele e irriconoscente nei suoi confronti...
[#6]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
< Quando gli ho parlato di omosessualità egodistonica, si è dichiarato disposto a stare con me anche senza avere rapporti fisici; dice che per lui l'amore può prescindere dal sesso e che comunque potrei essere bisessuale, o non sarei riuscita a stare con lui tre anni... >

Se lei non sente questo, allora, non deve porselo come problema... è un problema del suo ex!


< E mi ha parlato di terapie di conversione da omosessuale ad etero, cosa che mi ha dato molto fastidio...>


.. non esistono forme di conversione. Non si tratta di una malattia, ma di un orientamento sessuale, che merita il diritto di essere vissuto e rispettato!


< Come devo comportarmi con lui? E' sbagliato sentirlo assiduamente e voler provare a trasformare il rapporto in un'amicizia?
Mi sento molto a disagio con lui e la mia prima reazione sarebbe di sparire e voltare pagina, ma mi sentirei una persona crudele e irriconoscente nei suoi confronti... >


Deve fare ciò che sente... Ascoltare i suoi bisogni e il suo mondo emozionate!


Focalizzarsi su se stessa e iniziare a riprendersi in mano, seriamente, la vita!



Provi a riflettere...


Di cuore
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Curiosa questa modalità relazionale con il Suo ex ragazzo: sembra quasi -pur con tutti i limiti del consulto on line- che lui abbia bisogno in modo dipendente e morboso di Lei, più che voler stare con Lei in maniera sana. Accetterebbe un rapporto platonico, invita a terapie di conversione, non si rassegna alla chiusura della storia, ecc... Ma Lei in tutto ciò che cosa ha a che vedere?
Non Le pare un problema di quel ragazzo?
Perché si sente così in colpa? Le storie possono chiudersi per diverse ragioni, tra cui la mancanza d'amore o l'incompatibilità caratteriale, ma qui sembra che questo ragazzo sappia bene su quali punti far perno per farLa sentire in colpa e tornare quasi sui Suoi passi.

Non è sbagliato in sè restare amici e non spetta neppure allo psicologo dirlo: la decisione ultima spetta a Lei. Ma sembra che nella Sua vita le decisioni spesso le abbiano prese altri per Lei. I Suoi che La incoraggiano ad iniziare questa storia, ad esempio. Quindi fa bene a continuare la terapia perchè questa modalità relazionale, grazie alla relazione terapeutica, potrà essere spezzata.

Inoltre credo che in Lei ci sia l'idea magica e distorta che senza il Suo aiuto quel ragazzo potrebbe stare molto male, si sente infatti una ragazza crudele...
Non crede che lui possa andare avanti lo stesso, facendosi una vita con un'altra?

Cordiali saluti,
[#8]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
<<E mi ha parlato di terapie di conversione da omosessuale ad etero, cosa che mi ha dato molto fastidio.><

Cara ragazza,

L'Ordine degli Psicologi si è dichiarato contrario alle "terapie riparative" per "riconertire" gli/le omo in etero, come puo leggere in:

Gay e lesbiche: curarli per “normalizzarli”?
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3480-gay-e-lesbiche-curarli-per-normalizzarli.html

dove trova anche la bibliografia.


Saluti cari.
[#9]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Il medico mi ha parlato di omosessualità egodistonica e vuole aiutarmi ad accettarmi e ad armonizzare il mio orientamento sessuale con la mia personalità e vissuto
>>>

>>> Mi ha consigliato di provare a vivere una storia con questa ragazza, per cui provo un'infatuazione da un annetto ormai, e di assecondare ciò che spontaneamente mi attira
>>>

Direi che al di là delle formulazioni diagnostiche, il percorso da seguire potrebbe essere proprio questo.

Innanzitutto la terapia dovrebbe aver verificato oltre ogni dubbio che lei sia "realmente" omosessuale e che quindi il problema sarebbe l'accettazione della sua omosessualità. Do per scontato che assieme al terapeuta siate già passati attraverso tale fase preliminare.

Riguardo al suo (ex) ragazzo, anche se è duro da dire, dovrebbe mettere in conto che potrebbe non essere lei a risolvergli il problema. Perché per farlo dovrebbe restare con lui. Può aiutarlo, certo, magari parlandone con il terapeuta, discutendo se possa essere il caso di coinvolgerlo nel suo percorso, o suggerendogli di vedere un diverso terapeuta.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com