Mia madre e il suo dolore

Salve, scrivo perchè la situazione che sto vivendo è diventata praticamente instostenibile e ho anche solo bisogno di parlarne con qualcuno. Io sono una ragazza di 22 anni, studio all'università, buoni voti, mai dato particolari problemi a casa, dal 2011 vivo un po' a casa e un po' nella città universitaria dove studio e questo mi ha in parte aiutato a calmare il problema che devo sopportare: il problema in questione è mia madre. Mio padre non è mai stato presente nella vita familiare, ha avuto una relazione con un'altra donna, scoperta da mia mamma, quando io avevo 10 anni e ad oggi vive in questa casa senza partecipare minimamente agli avvenimenti della casa. Mia mamma è sempre stata una persona problematica: da anni è in cura farmacologica per un disturbo ossessivo-compulsivo da contaminazione ma le sue ossessioni si estendono a tantissimi aspetti della mia vita e di quella di mia nonna (una persona non più autosufficiente che vive con noi). Lei pretenderebbe di controllare tutta la mia vita e nel momento in cui io decido di ribellarmi inizia a offendermi: non gli va bene il voto preso, potrei fare di più, non gli va bene il mio ragazzo, non gli va bene cosa mangio, mi offende, dice che sono grassa, che sono una nullità, che non valgo niente e farò la sua fine. In tutta la mia infanzia l'unico modo per ottenere delle parole di affetto da parte sua era essere "la figlia perfetta", comportarmi esattamente come lei voleva, ma ad oggi io non ce la faccio più. Non ce la faccio più a sentirmi brutta, grassa, stupida e non abbastanza. non ce la faccio più a controllare se lei prende i farmaci, se lei sta bene, se va dal dottore quando sta male, se è triste. non ce la faccio più a vederla piangere e non ce la faccio più a farle da mamma. Adesso sono io a volerla una madre. Che cosa devo fare per superare questa situazione?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> non ce la faccio più a vederla piangere e non ce la faccio più a farle da mamma
>>>

E hai perfettamente ragione. Quando i ruoli s'invertono, ci sono tutte le premesse perché nascano problemi, problemi che oltretutto già ci sono per via dalla psicopatologia di tua madre.

Non possiamo darti suggerimenti da qui, il servizio lo vieta, ma se frequenti l'università una cosa molto semplice che puoi fare è consultare lo sportello studenti della tua facoltà, certamente ci saranno psicologi disposti ad ascoltarti.

In generale posso dirti che la tua sembrerebbe una fase di crescita, in cui sei chiamata a emanciparti dal ruolo di figlia ed entrare nel mondo degli adulti, senza farti più carico del necessario dei problemi che riguardano i tuoi genitori. Il tutto accentuato dall'ossessività di tua madre, è chiaro.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Che cosa devo fare per superare questa situazione?"

Gentile ragazza,

i comportamenti della mamma possono in parte rientrare nella patologia ma in parte avere a che fare con dinamiche vostre a casa, di ricatto morale: se non fai come voglio, allora ti insulto, sembra dire la mamma.

Chiaro che per Lei diventa un problema, ma direi che Lei deve imparare a districarsi dalla mamma e ad essere meno succube, modalità che ha imparato da bimba.

Se da sola non riesce, pur essendone consapevole, uno psicologo psicoterapeuta può esserLe d'aiuto.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,

provo a comprendere il suo dolore e il suo bisogno al grido di "essere figlia"!

<... In tutta la mia infanzia l'unico modo per ottenere delle parole di affetto da parte sua era essere "la figlia perfetta", comportarmi esattamente come lei voleva, ma ad oggi io non ce la faccio più. Non ce la faccio più a sentirmi brutta, grassa, stupida e non abbastanza. non ce la faccio più a controllare se lei prende i farmaci, se lei sta bene, se va dal dottore quando sta male, se è triste. non ce la faccio più a vederla piangere e non ce la faccio più a farle da mamma. Adesso sono io a volerla una madre..>

È stata fino ad ora una bambina "adultizzata", a cui è stato negato il diritto di "essere" e di sentirsi amata, coccolata e guidata come una vera figlia meriterebbe.

Le è stato negato, quindi, anche il diritto di autonomia e di indipendenza, conseguente alla crescita e alle varie tappe evolutive.

Adesso, finalmente, è giunto il momento di prendersi cura di questa "bambina adultizzata", che tale non vuole più essere.. che urla al mondo intero la sua crescita e il suo "modo di essere"!

A questo punto la sua autostima, la fiducia in se' vanno acquisite, riconosciute, attraverso un percorso di Psicoterapia, che l'aiuti, immancabilmente, anche a definire ruoli e regole ben chiare in ambito familiare.

Può rivolgersi ad un Consultorio della sua città, dove i colloqui possono essere gratuiti o con accesso di un modesto ticket.


Un caro saluto,

di cuore
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
<<<disturbo ossessivo-compulsivo da contaminazione ma le sue ossessioni si estendono a tantissimi aspetti della mia vita e di quella di mia nonna
comportarmi esattamente come lei voleva, ma ad oggi io non ce la faccio più>>>

Gentile ragazza,
la Sua mamma è una persona malata e in quanto tale merita rispetto e protezione, quelle che Lei per anni ha cercato di assicurarle anche a costo di "vendere" la Sua adolescenza.
Ora anche Lei ha esaurito le scorte, ed è arrivata al punto di intuire che dalle persone malate occorre anche difendersi, quando ne va del proprio equilibrio e del proprio potenziale di crescita. E questo non è in contrasto col punto precedente.

Stare il più possibile nella sua sede universitaria è una buona soluzione, anche socialmente riconosciuta e accettata, ritengo.
Il distanziamento in questo caso mi sembra una buona alternativa.

Quanto poi a <<<Adesso sono io a volerla una madre>>> ho qualche dubbio. Se, pur assumendo farmaci, la situazione materna è tuttora questa, dubito.

E dunque occorrerà forse accettare questo "lutto". Se si farà aiutare, sarà più facile.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/