Depressione (?)

Salve,
ho letto diversi consulti e mi sono stati spesso utili, ma adesso sento il bisogno di affrontare il mio specifico caso, se mi riesce.

Sono una ragazza di 25 anni, sono laureata ed ora studio in Scienze della Formazione primaria.
Il mio excursus può essere riassunto così:
- Sono stata adottata da una famiglia italiana dall'età di 2 anni circa e non ho mai sofferto la cosa sentendo queste persone come estranee, anzi.
-Le mie esperienze scolastiche sono state vissute con grande spirito di curiosità e voglia di imparare fino alle scuole elementari, successivamente, dalle medie fino ad oggi, lo studio è stato vissuto come un supplizio ed una pena da scontare che limita del tutto ogni cosa che fosse alternativa ad essa. In 'soldoni' lo studiare è stato strettamente collegato ad esperienze negative (compreso bullismo) al non avere tempo da dedicare a me stessa o agli altri ed alle cose che mi divertono (disegnare, manipolare...insomma creare, oppure andare a cavallo, dedicarmi agli animali, etc).
-Successivamente ho avuto un problema di salute, una colecisti che non avevano capito, che mi ha fatto stare 1 mese e mezzo di 'vai e vieni' dall' ospedale facendomi passare da 78 a 58 kg di peso.
-Il rapporto con mia madre durante l'adolescenza è diventato quello che lei sembrasse provare insofferenza perfino per la mia semplice presenza, mi è stato rinfacciato mille volte "di essersi pentita di avermi 'presa" di "essere di una brutta razza (le mie origini sono romene)", che "la casa fosse SUA e non MIA" e che, di conseguenza, non solo dovevo esserle grata, seguire le regole vigenti, ma anche e soprattutto non avere un posto MIO (neanche la mia camera mi appartiene e la privacy in questa casa è un concetto del tutto sconosciuto) e così, in effetti, è sempre stato.
-Mio padre vive nell'ansia che io non riesca a sistemarmi economicamente pressandomi sullo studio.

Adesso,sono arrivata proprio a non riuscire a respirare durante i miei 'momenti' di pianto disperato, e l'atteggiamento dei miei, in particolare di mia madre, è quello di un continuo disintegrare la mia autostima (mi chiedo se ne ho una.. ormai non ci capisco davvero più niente..) a suon di rinfacciamenti, sensi di colpa, insulti gratuiti, ma soprattutto insinuazioni viscide che toccano i campi più personali o che semplicemente mirano a minare del tutto le mie capacità decisionali.

Sono arrivata a piangere e a stare col groppo in gola e con la sensazione di avere il cuore frantumato ogni santo giorno, sono in perenne tensione ed ansia, avvilita, TRISTE.. proprio affranta...

-Dimenticavo di dire che circa 3 anni fa sono andata da una psicologa per meno di un anno, non ne ho trovato alcun giovamento, ma posso dire che la sua intenzione era quella di lavorare sulla accettazione delle mie debolezze (visto che ciò che mi provoca uno stato altissimo d'ansia è questa sorta di 'ansia da prestazione' riguardo a qualsiasi cosa solo ed unicamente nei confronti dei miei.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>"di essersi pentita di avermi 'presa" di "essere di una brutta razza (le mie origini sono romene)", che "la casa fosse SUA e non MIA" e che, di conseguenza, non solo dovevo esserle grata, seguire le regole vigenti, ma anche e soprattutto non avere un posto MIO<<
queste premesse non sono delle migliori per vivere una serenità famigliare, chiaramente le "violenze psicologiche" che descrive si ripercuotono su di se e sulla possibilità di creare autonomia e indipendenza.

Non possiamo fare diagnosi on-line, ma sarebbe il caso di fare un percorso psicologico, magari consultando un o una Collega diversa da quella del passato, soprattutto se non ne ha trovato giovamento.

Secondo lei come mai l'intervento con la Collega non ha funzionato?






Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#2]
Utente
Utente
La collega sosteneva che punto troppo sulla razionalità e dovevo concentrarmi di più sulle mie emozioni. Mi faceva parlare liberamente ad ogni incontro senza seguire un filo conduttore apparente, infatti a volte capitava di 'non parlare di niente' perchè a me non veniva niente da esternare.
Non mi sentivo a mio agio, essendo col tempo diventata gelosissima delle mie emozioni e soprattutto di esternare sofferenze e problemi all'interno di questa famiglia che mi ostino a 'proteggere' esattamente come sta facendo mio padre. Ho vissuto questa esperienza di psicoanalisi come un portarmi sempre più a largo ed ad un tratto abbandonarmi nell'acqua alta perchè i miei l'hanno vissuta sempre come una cosa molto scomoda e con un "stiamo buttando soldi" ho scelto di chiudere lì.

E' abbastanza palese che io subisca moltissimo un condizionamento, il mio moroso (una persona molto cara e sinceramente affezionata a me) sostiene che si tratta si 'servilismo' nei loro confronti, in effetti sono cos' condizionata che chiedo il 'permesso' per qualsiasi cosa e vivo costantemente in asia.

Concludo citando questo <si ripercuotono su di se e sulla possibilità di creare autonomia e indipendenza>
Più che indipendenza.. vorrei semplicemente raggiungere un minimo di serenità...

Grazie mille per la cordialità
[#3]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>Mi faceva parlare liberamente ad ogni incontro senza seguire un filo conduttore apparente, infatti a volte capitava di 'non parlare di niente' perchè a me non veniva niente da esternare.<<
questo non è ne funzionale ne la strada giusta per iniziare a stare meglio.

>>vorrei semplicemente raggiungere un minimo di serenità..<<
l'indipendenza è centrale per arrivare a sperimentare la serenità. L'indipendenza è un sinonimo di "giusta separazione" dai suoi genitori, perché se lei risente molto dei loro giudizi (oppure ciò che lei reputa tali) significa che è ancora invischiata in certe dinamiche e non sta scegliendo la strada migliore per se stessa, da qui il "sintomo" e il disagio.






[#4]
Utente
Utente
Devo dire che mio padre di fronte alla mia sofferenza, essendo una persona ragionevole ed empatica, sta cambiando atteggiamento e si sta mostrando da una parte sinceramente dispiaciuto e dall'altra comprensivo e propenso a lasciarmi più 'spazio', vivere esperienze positive tra le quali il permettermi per la prima volta di passare il capodanno fuori col 'moroso' (qualunque padre affezionato sarebbe un po' affrensivo e 'gelosetto' a riguardo) e lasciarmi dedicare del tempo ad attività che io reputo piacevoli.

Mia madre, di contro, reagisce negativamente e tende a distruggere ogni momento di quiete che riesco a conquistare.

Detto questo, quali altre piccole o meno piccole cose potrebbero aiutare? Non mi dica di far le valigie e andare via di colpo perchè io ci tengo molto a riconquistare l'armonia con queste due persona alle quali voglio, certamente, immensamente bene e alle quali do inestimabile valore ed importanza.

grazie ancora per l'ascolto e mi scusi per l'insistenza'.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>Non mi dica di far le valigie e andare via di colpo..<<
stia tranquilla non era quello che intendevo, si tratta solo di migliorare la convivenza.

>>permettermi per la prima volta di passare il capodanno fuori col 'moroso' (qualunque padre affezionato sarebbe un po' apprensivo e 'gelosetto' a riguardo) e lasciarmi dedicare del tempo ad attività che io reputo piacevoli. <<
lei ha 25 anni e non è più adolescente quindi un po' di libertà è salutare e auspicabile. Un padre può essere apprensivo e "gelosetto" soprattutto per nei riguardi di una figlia, ma alla sua età può diventare "costrittivo".

>>Mia madre, di contro, reagisce negativamente e tende a distruggere ogni momento di quiete che riesco a conquistare.<<
la quiete è qualcosa da "conquistare" in casa sua?
Sua madre non le permette di fare le sue scelte e decidere cosa fare della sua vita?







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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,

<.... l'atteggiamento dei miei, in particolare di mia madre, è quello di un continuo disintegrare la mia autostima (mi chiedo se ne ho una.. ormai non ci capisco davvero più niente..) a suon di rinfacciamenti, sensi di colpa, insulti gratuiti, ma soprattutto insinuazioni viscide che toccano i campi più personali o che semplicemente mirano a minare del tutto le mie capacità decisionali... >

Il suo racconto è carico di dolore e di emozioni, di cui sembra, anche, particolarmente gelosa e questo è comprensibile, perché si è sentita e si sente rifiutata dalla persona che, forse, più al mondo dovrebbe amarla...

Chissà cosa si vive questa donna con questo suo comportamento che, forse, non è diretto a lei, figlia, inteso come Persona... forse sono suoi disagi arcaici, che sta "buttando fuori"!

Ipotesi a parte, adesso, il suo bisogno è di conquistare la sua autostima ed autonomia, così da permetterle di trovare un equilibrio in questo suo "doloroso" vissuto.

Un percorso che può fare solo con l'aiuto di uno Psicologo/Psicoterapeuta, perché ha bisogno di essere "accompagnata" ad individuare il dolore e ad elaboralo.

Si rivolga al Consultorio della sua città, così da iniziare a prendersi cura sia di se' che della sua famiglia.

Un caro saluto
[#7]
Utente
Utente
<<la quiete è qualcosa da "conquistare" in casa sua?>>
E' la cosa PIU' DIFFICILE da conquistare in quanto la maggior parte delle volte 'quiete' equivale al mio 'non rispondere' alle continue provocazioni.. e non, con tutta la volontà del monto, non riesco sempre a NON reagire...

<<Sua madre non le permette di fare le sue scelte e decidere cosa fare della sua vita?>>
A tavola, durante pranzo/cena, arriva perfino a 'lamentarsi' dell'ordine in cui io o mio padre decidiamo di consumare i pasti... (e non sto scherzando.. anzi è una cosa che certamente mi imbarazza molto da dire) per non parlare del camminare, vestire, parlare... insomma forma, contenuti, tutto...

<<Chissà cosa si vive questa donna con questo suo comportamento [...]>>
Ed infatti, in fondo in fondo, ho sempre pensato che sia questo il 'problema'. Mio padre mi chiede puntualmente di essere 'superiore'... ma confesso di non riuscire a farcela più... perchè... davvero devo 'mettere da parte' sempre me e le mie cose in nome della mia 'maturità'?

Ringrazio ancora tantissimo per l'ascolto e la comprensione, vedrò come lavorare al meglio per il bene di tutti... Grazie!
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>davvero devo 'mettere da parte' sempre me e le mie cose in nome della mia 'maturità'?<<
la maturità non è sinonimo di rinuncia, passività o accondiscendenza, ma un costrutto che dovrebbe essere conciliabile con il suo modo di essere. In sostanza dovrebbe decidere lei su come rapportarsi a sua madre e non suo padre, perché sembra una figura troppo presente nella sua vita, anche in riferimento all'età.






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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissima,

da parte mia i miei migliori auguri..

tanto coraggio, inoltre, per iniziare ad assumere un atteggiamento "maturo" e di "comprensione", perchè questo potrebbe indurre la mamma ad essere più in ascolto.

Un caro saluto
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