Psicoformaci o proseguimento terapia psicologica?
Salve a tutti,
è più di un anno ormai che soffro di ansia e di attacchi di panico e sto seguendo un percorso da uno psicologo. inizialmente ho ottenuto buoni risultati, anche se da 6 mesi a seguito di un periodo molto stressante (sono un cantante e musicista e ho vissuto un momento di intensa attività nonostante cattive condizioni vocali, quindi accompagnato da tante paure e preoccupazioni.) ho iniziato ad accusare una stanchezza cronica di causa probabilmente depressiva (diagnosi datami dal medico, perchè gli esami del sangue sono tutti ok, anche se da ipocondriaco ho ovviamente sempre dubbi), il problema è che mentre prima l'ansia e il panico mi aggredivano solo in determinati momenti, adesso la stanchezza è presentissima anche alle prove (in questo periodo sto preparando un tour musicale che partirà in primavera) e mi impedisce di vivere seneramente ciò che faccio. Mentre prima non vedevo l'ora di suonare, adesso i giorni in cui devo suonare e cantare mi creano fortissimi preoccupazioni.ho fatto più volte concerti con la febbre affrontati benissimo grazie all'adrenalinea del palco o prove più che decenti anche dopo aver dormito 4 ore, ma ultimamente nulla mi aiuta, sono in sala prove, parto con ottimismo e voglia di suonare ma dopo poco mi sembra sempre di svenire, sono andato più volte in iperventilazione in sala prove ed ho spesso la sensazione di oppressione toracica. Sto proseguendo il percorso psicologico, ma sono stanco di lottare solo con le mie forze: non sopporto che la mia più grande passione stia diventando un incubo per me, non suono solo per divertirmi, è il mio linguaggio, ne ho bisogno, inoltre vivo troppi sbalzi emotivi, quando credo di svegliarmi in forma sono felice, basta un pò di spossatezza e crollo. Mi chiedo se è l'ora di compensare anche con una terapia farmacologica, la mia psicologa quando gliene ho parlato mi ha sempre detto di no e che mi porterebbe vari effetti collaterali sgradevoli e che sono in grado di rsolvere i miei problemi da solo, ma adesso sono veramente stanco di combattere quando nemmeno più la musica mi resta in aiuto. è davvero un tunnel dal quale è poi difficile uscire quello degli psicofarmaci o potrebbero aiutarmi in questo periodo?
grazie in anticipo
è più di un anno ormai che soffro di ansia e di attacchi di panico e sto seguendo un percorso da uno psicologo. inizialmente ho ottenuto buoni risultati, anche se da 6 mesi a seguito di un periodo molto stressante (sono un cantante e musicista e ho vissuto un momento di intensa attività nonostante cattive condizioni vocali, quindi accompagnato da tante paure e preoccupazioni.) ho iniziato ad accusare una stanchezza cronica di causa probabilmente depressiva (diagnosi datami dal medico, perchè gli esami del sangue sono tutti ok, anche se da ipocondriaco ho ovviamente sempre dubbi), il problema è che mentre prima l'ansia e il panico mi aggredivano solo in determinati momenti, adesso la stanchezza è presentissima anche alle prove (in questo periodo sto preparando un tour musicale che partirà in primavera) e mi impedisce di vivere seneramente ciò che faccio. Mentre prima non vedevo l'ora di suonare, adesso i giorni in cui devo suonare e cantare mi creano fortissimi preoccupazioni.ho fatto più volte concerti con la febbre affrontati benissimo grazie all'adrenalinea del palco o prove più che decenti anche dopo aver dormito 4 ore, ma ultimamente nulla mi aiuta, sono in sala prove, parto con ottimismo e voglia di suonare ma dopo poco mi sembra sempre di svenire, sono andato più volte in iperventilazione in sala prove ed ho spesso la sensazione di oppressione toracica. Sto proseguendo il percorso psicologico, ma sono stanco di lottare solo con le mie forze: non sopporto che la mia più grande passione stia diventando un incubo per me, non suono solo per divertirmi, è il mio linguaggio, ne ho bisogno, inoltre vivo troppi sbalzi emotivi, quando credo di svegliarmi in forma sono felice, basta un pò di spossatezza e crollo. Mi chiedo se è l'ora di compensare anche con una terapia farmacologica, la mia psicologa quando gliene ho parlato mi ha sempre detto di no e che mi porterebbe vari effetti collaterali sgradevoli e che sono in grado di rsolvere i miei problemi da solo, ma adesso sono veramente stanco di combattere quando nemmeno più la musica mi resta in aiuto. è davvero un tunnel dal quale è poi difficile uscire quello degli psicofarmaci o potrebbero aiutarmi in questo periodo?
grazie in anticipo
[#1]
Gentile ragazzo,
Gli psicologi non hanno la possibilita' di prescrivere farmaci ed e' quindi il dialogo e il colloquio il loro modo di fronteggiare i sintomi ansiosi.
Se Lei ha fiducia della sua terapeuta prosegua i colloqui con lei e non pensi agli psicofarmaci. In caso contrario si dovra' rivolgere ad uno psichiatra per una consultazione ed una eventuale prescrizione appropriata..
La terapia integrata e' possibile e puo' essere positiva se il clinico la riterra' indicata.
Gli psicologi non hanno la possibilita' di prescrivere farmaci ed e' quindi il dialogo e il colloquio il loro modo di fronteggiare i sintomi ansiosi.
Se Lei ha fiducia della sua terapeuta prosegua i colloqui con lei e non pensi agli psicofarmaci. In caso contrario si dovra' rivolgere ad uno psichiatra per una consultazione ed una eventuale prescrizione appropriata..
La terapia integrata e' possibile e puo' essere positiva se il clinico la riterra' indicata.
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazzo,
credito per la sua accurata riflessione e sensibilità...
Intanto, se sta lavorando in ambito psicoterapeutico, può e deve rivolgere questo suo bisogno alla collega, insistendo sulla necessità di avere anche un consulto medico psichiatrico, per eventuale terapia combinata.
Una soluzione che solo il professionista può annoverare.
Ha bisogno, adesso, di acquisire un po' di fiducia e di sicurezza, per potersi esprimere attraverso il canto, che la rappresenta nella sua integrità.
Anche un confronto con il suo medico di base potrebbe essere utile nell'ascolto e accoglienza di questo bisogno.
Un caro saluto
credito per la sua accurata riflessione e sensibilità...
Intanto, se sta lavorando in ambito psicoterapeutico, può e deve rivolgere questo suo bisogno alla collega, insistendo sulla necessità di avere anche un consulto medico psichiatrico, per eventuale terapia combinata.
Una soluzione che solo il professionista può annoverare.
Ha bisogno, adesso, di acquisire un po' di fiducia e di sicurezza, per potersi esprimere attraverso il canto, che la rappresenta nella sua integrità.
Anche un confronto con il suo medico di base potrebbe essere utile nell'ascolto e accoglienza di questo bisogno.
Un caro saluto
[#3]
Gentile Utente,
La psicoterapia non è il contro altare della farmacoterapia, nè la farmacoterapia è il fallimento della psicoterapia.
Sono strategie valide entrambe e se effettuate in sinergia, le daranno degli ottimi risultati, oggi in clinica si parla infatti di 'terapia combinata"
La psicoterapia non è il contro altare della farmacoterapia, nè la farmacoterapia è il fallimento della psicoterapia.
Sono strategie valide entrambe e se effettuate in sinergia, le daranno degli ottimi risultati, oggi in clinica si parla infatti di 'terapia combinata"
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Gentile Utente,
dalla Sua richiesta non sono chiari alcuni punti:
1. Lei sta seguendo un percorso psicoterapeutico oppure sta facendo un percorso di sostegno con uno psicologo? Le chiedo questo perché si tratta di due interventi completamente diversi-
2. Lo psicologo ha posto una diagnosi? Quale?
3. Se sta seguendo un percorso psicoterapico, sa dirmi di che tipo, con quali obiettivi terapeutici?
4. Lei inoltre scrive: " la mia psicologa quando gliene ho parlato mi ha sempre detto di no e che mi porterebbe vari effetti collaterali sgradevoli e che sono in grado di rsolvere i miei problemi da solo...". Ha chiesto allora come fare? Che cosa Le è stato risposto? In che MODO secondo la psicologa Lei potrebbe risolvere i problemi? Come mai la psicologa Le ha parlato di effetti collaterali sgradevoli? Di che tipo?
dalla Sua richiesta non sono chiari alcuni punti:
1. Lei sta seguendo un percorso psicoterapeutico oppure sta facendo un percorso di sostegno con uno psicologo? Le chiedo questo perché si tratta di due interventi completamente diversi-
2. Lo psicologo ha posto una diagnosi? Quale?
3. Se sta seguendo un percorso psicoterapico, sa dirmi di che tipo, con quali obiettivi terapeutici?
4. Lei inoltre scrive: " la mia psicologa quando gliene ho parlato mi ha sempre detto di no e che mi porterebbe vari effetti collaterali sgradevoli e che sono in grado di rsolvere i miei problemi da solo...". Ha chiesto allora come fare? Che cosa Le è stato risposto? In che MODO secondo la psicologa Lei potrebbe risolvere i problemi? Come mai la psicologa Le ha parlato di effetti collaterali sgradevoli? Di che tipo?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#5]
Utente
Vi ringrazio tutti per la velocità, la gentilezza e la chiarezza delle risposte.
Replico alla Dottoressa Pileci:
1 e 3- So che la persona da cui vado è psicologo-psicoterapeuta, ma sinceramente mi scuso per l'ignoranza ma non so quale sia precisamente il mio percorso. Il colloquio si svolge facendomi parlare delle problematiche che affronto e della mia reazione ad esse, la psicologa mi da consigli su come comportarmi, ricerca le cause delle mie ansie e quando serve me le fa analizzare razionalmente cercando di eliminare la grande paura irrazionale che me le amplifica a dismisura.
2- Lo psicologo non ha posto mai ufficialmente una diagnosi. Mi sono rivolto a questo percorso per curare ansia e attacchi di panico, da qualche mese a questa parte il discorso si è spostato anche su depressione
4- Mi dice sempre che nel mio caso la terapia farmacologica non sia la via corretta per affrontare il problema, perchè sarebbe soltanto tappare qualcosa senza porre una vera via risolutiva e soprattutto rischierei di cedere al pensiero "basta una pillola o una goccia per fermare il problema" invece di cercare di risolvere le cause scatenanti la mia ansia e la mia depressione, senza poi contare che ci potrebbero essere effetti collaterali noiosi come dipendenze da ansiolitici, sonnolenza, nausea etc...
Non penso adotti la stessa tecnica con tutti, perchè ho sentito a volte mentre attendevo il mio incontro di suoi pazienti che comunque prendono farmaci come xanax o altre cose che non conosco; ma nel mio caso non mi ha mai posto la possibilità di affiancare una terapia farmacologica, quando inizio ad avere ormai i miei dubbi...
Replico alla Dottoressa Pileci:
1 e 3- So che la persona da cui vado è psicologo-psicoterapeuta, ma sinceramente mi scuso per l'ignoranza ma non so quale sia precisamente il mio percorso. Il colloquio si svolge facendomi parlare delle problematiche che affronto e della mia reazione ad esse, la psicologa mi da consigli su come comportarmi, ricerca le cause delle mie ansie e quando serve me le fa analizzare razionalmente cercando di eliminare la grande paura irrazionale che me le amplifica a dismisura.
2- Lo psicologo non ha posto mai ufficialmente una diagnosi. Mi sono rivolto a questo percorso per curare ansia e attacchi di panico, da qualche mese a questa parte il discorso si è spostato anche su depressione
4- Mi dice sempre che nel mio caso la terapia farmacologica non sia la via corretta per affrontare il problema, perchè sarebbe soltanto tappare qualcosa senza porre una vera via risolutiva e soprattutto rischierei di cedere al pensiero "basta una pillola o una goccia per fermare il problema" invece di cercare di risolvere le cause scatenanti la mia ansia e la mia depressione, senza poi contare che ci potrebbero essere effetti collaterali noiosi come dipendenze da ansiolitici, sonnolenza, nausea etc...
Non penso adotti la stessa tecnica con tutti, perchè ho sentito a volte mentre attendevo il mio incontro di suoi pazienti che comunque prendono farmaci come xanax o altre cose che non conosco; ma nel mio caso non mi ha mai posto la possibilità di affiancare una terapia farmacologica, quando inizio ad avere ormai i miei dubbi...
[#6]
Ok, ma è opportuno conoscere quali obiettivi terapeutici sono stati posti (talvolta vengono indicati anche sul contratto terapeutico) e chiarire con la psicologa psicoterapeuta: se sente che c'è un momento di stallo -cosa che può capitare per diverse ragioni- deve segnalarlo alla psicologa per poter essere aiutato.
Cordiali saluti,
Cordiali saluti,
[#7]
gentile utente,
personalmente non vedo controindicazioni nell'associare una terapia farmacologica alla psicoterapia, almeno non ve ne sono nel trattamento dei sintomi che lei descrive.
Potrebbe trattarsi più di una resistenza del suo terapeuta che di una necessità effettiva che però almeno da qui sembra poco spiegabile.
Deve chiedere al terapeuta delucidazioni sulle sue indicazioni. Sicuramente però - e potrebbe confermarlo un collega psichiatra - la sua paura che << ..davvero un tunnel dal quale è poi difficile uscire quello degli psicofarmaci..>> è del tutto infondata. E' sicuramente più complicato uscire dal tunnel della psicopatologia mentre i farmaci e la terapia non sono mai un tunnel, ma il tentativo di uscirne.
Per quanto riguarda le tecniche utilizzate dal terapeuta, da ciò che lei descrive potrebbero essere di tipo cognitivo-comportamentale, dunque più prescrittive di terapie relazionali o psicodinamiche. detto questo sembra comunque strano che il terapeuta le dia dei "consigli" su come comportarsi. Forse le da suggerimenti per aiutarla a contenere l'ansia, intendeva questo?
Un terapeuta infatti non dovrebbe essere un "consigliere" per le nostre scelte nella vita, dovrebbe piuttosto aiutarci a compiere da soli le nostre scelte.
Cordiali saluti
personalmente non vedo controindicazioni nell'associare una terapia farmacologica alla psicoterapia, almeno non ve ne sono nel trattamento dei sintomi che lei descrive.
Potrebbe trattarsi più di una resistenza del suo terapeuta che di una necessità effettiva che però almeno da qui sembra poco spiegabile.
Deve chiedere al terapeuta delucidazioni sulle sue indicazioni. Sicuramente però - e potrebbe confermarlo un collega psichiatra - la sua paura che << ..davvero un tunnel dal quale è poi difficile uscire quello degli psicofarmaci..>> è del tutto infondata. E' sicuramente più complicato uscire dal tunnel della psicopatologia mentre i farmaci e la terapia non sono mai un tunnel, ma il tentativo di uscirne.
Per quanto riguarda le tecniche utilizzate dal terapeuta, da ciò che lei descrive potrebbero essere di tipo cognitivo-comportamentale, dunque più prescrittive di terapie relazionali o psicodinamiche. detto questo sembra comunque strano che il terapeuta le dia dei "consigli" su come comportarsi. Forse le da suggerimenti per aiutarla a contenere l'ansia, intendeva questo?
Un terapeuta infatti non dovrebbe essere un "consigliere" per le nostre scelte nella vita, dovrebbe piuttosto aiutarci a compiere da soli le nostre scelte.
Cordiali saluti
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#9]
"suggerimenti per contenere l'ansia. "
La cosa importante è che Lei riesca ad imparare a gestire l'ansia da solo, senza più l'aiuto della psicoterapeuta e non solo contenere l'ansia. Di solito questo è un successo terapeutico, cioè che il pz riesca a riconoscere e gestire l'ansia da solo.
Cordiali saluti,
La cosa importante è che Lei riesca ad imparare a gestire l'ansia da solo, senza più l'aiuto della psicoterapeuta e non solo contenere l'ansia. Di solito questo è un successo terapeutico, cioè che il pz riesca a riconoscere e gestire l'ansia da solo.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2.1k visite dal 22/12/2014.
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