Disforia di genere lieve oppure omosessualità?
Salve, espongo velocemente il mio quesito, sperando di essere chiara:
Quando ero piccola, diciamo fino a 11 anni circa mi consideravo un maschietto, nel senso che sapevo di essere nata bambina, ma non volevo esserlo in realtà, non l'ho mai accettato fino in fondo: ho sempre giocato soprattutto con i maschi e non mi piacevano le gonne, infatti i miei dovevano faticare per farmele indossare. Prediligevo invece pantaloni e tutine ed avevo i capelli corti. Ero felice in quel periodo perchè mi sentivo un maschietto senza alcun problema e potevo fingere di essere tale. Mi identificavo spesso con personaggi maschili di film e cartoni animati. Giocavo con qualsiasi cosa, soprattutto ovviamente macchinine e cose da maschi.
Quando ho avuto lo sviluppo non ho accettato del tutto questa cosa, ma sono andata avanti lo stesso, nonostante cresceva il seno, e tutto il resto. Un ulteriore trauma è stato l'arrivo delle mestruazioni, altra cosa che non ho mai accettato; mi sono rassegnata all'epoca a rimanere una donna. Tutto sembrava procedere in modo lineare fino a qualche tempo fa.
Ho avuto qualche storia poco importante con i ragazzi, mi sono sempre considerata "etero". Per "rassicurarmi" di questa cosa (preciso che i miei genitori sono omofobi) sono andata a letto con diversi ragazzi per sperimentare e capire la mia sessualità (non del tutto soddisfacente tra l'altro). Da 3 anni a questa parte per me gli uomini sembrano però non esistere più, e non ho nemmeno più delle storie con loro. Nel 2005 sono andata da uno psicologo per una lieve forma depressiva, felicemente conclusa, dopodichè ho deciso di interrompere le sedute di analisi. Poco dopo ho inziato ad avere delle fantasie omosessuali, di cui però non ho tenuto mai conto.
Con il passare del tempo è tornato quel disagio di prima, di quando ero bambin/o/a: ho incominciato a provare ripugnanza per gli abiti e gli oggetti femminili (cosa che ho sempre fatto, ma ora ancora di più), le mestruazioni mi sembrano qualcosa di estraneo al mio corpo, così come l'utero, le ovaie, il seno, ecc. In realtà molti di questi "sintomi" li avevo anche prima, però sopiti, ora con il passare del tempo non posso più ignorarli perchè fanno interamente parte di me. Ho desiderato spesso di avere un corpo maschile.
Di recente ho il sospetto di essere attratta dalle donne, mi è anche capitata una "storia" a distanza con una di loro, ma il tutto è stato platonico e quindi penso senza un riscontro valido. Tengo a precisare che se dovessi scoprire di essere omosessuale, a dispetto della mia educazione molto cattolica, omofoba e rigida, non avrei alcun problema ad accettarlo, anzi... Forse non sarei più sola e non vivrei in un limbo in cui mi trovo adesso, e non mi dispiacerebbe condividere la mia vita in tutto e per tutto con una donna.. Però ripeto che ancora non ne sono certa.
Il mio quesito dunque è questo: sono semplicemente disforica (e quindi necessito di un colloquio con un esperto in materia) oppure si tratta di omosessualità latente?
La ringrazio per l'attenzione.
Quando ero piccola, diciamo fino a 11 anni circa mi consideravo un maschietto, nel senso che sapevo di essere nata bambina, ma non volevo esserlo in realtà, non l'ho mai accettato fino in fondo: ho sempre giocato soprattutto con i maschi e non mi piacevano le gonne, infatti i miei dovevano faticare per farmele indossare. Prediligevo invece pantaloni e tutine ed avevo i capelli corti. Ero felice in quel periodo perchè mi sentivo un maschietto senza alcun problema e potevo fingere di essere tale. Mi identificavo spesso con personaggi maschili di film e cartoni animati. Giocavo con qualsiasi cosa, soprattutto ovviamente macchinine e cose da maschi.
Quando ho avuto lo sviluppo non ho accettato del tutto questa cosa, ma sono andata avanti lo stesso, nonostante cresceva il seno, e tutto il resto. Un ulteriore trauma è stato l'arrivo delle mestruazioni, altra cosa che non ho mai accettato; mi sono rassegnata all'epoca a rimanere una donna. Tutto sembrava procedere in modo lineare fino a qualche tempo fa.
Ho avuto qualche storia poco importante con i ragazzi, mi sono sempre considerata "etero". Per "rassicurarmi" di questa cosa (preciso che i miei genitori sono omofobi) sono andata a letto con diversi ragazzi per sperimentare e capire la mia sessualità (non del tutto soddisfacente tra l'altro). Da 3 anni a questa parte per me gli uomini sembrano però non esistere più, e non ho nemmeno più delle storie con loro. Nel 2005 sono andata da uno psicologo per una lieve forma depressiva, felicemente conclusa, dopodichè ho deciso di interrompere le sedute di analisi. Poco dopo ho inziato ad avere delle fantasie omosessuali, di cui però non ho tenuto mai conto.
Con il passare del tempo è tornato quel disagio di prima, di quando ero bambin/o/a: ho incominciato a provare ripugnanza per gli abiti e gli oggetti femminili (cosa che ho sempre fatto, ma ora ancora di più), le mestruazioni mi sembrano qualcosa di estraneo al mio corpo, così come l'utero, le ovaie, il seno, ecc. In realtà molti di questi "sintomi" li avevo anche prima, però sopiti, ora con il passare del tempo non posso più ignorarli perchè fanno interamente parte di me. Ho desiderato spesso di avere un corpo maschile.
Di recente ho il sospetto di essere attratta dalle donne, mi è anche capitata una "storia" a distanza con una di loro, ma il tutto è stato platonico e quindi penso senza un riscontro valido. Tengo a precisare che se dovessi scoprire di essere omosessuale, a dispetto della mia educazione molto cattolica, omofoba e rigida, non avrei alcun problema ad accettarlo, anzi... Forse non sarei più sola e non vivrei in un limbo in cui mi trovo adesso, e non mi dispiacerebbe condividere la mia vita in tutto e per tutto con una donna.. Però ripeto che ancora non ne sono certa.
Il mio quesito dunque è questo: sono semplicemente disforica (e quindi necessito di un colloquio con un esperto in materia) oppure si tratta di omosessualità latente?
La ringrazio per l'attenzione.
[#1]
Gentile utente
Dalla sua pur dettagliata descrizione non è possibile rispondere alle domande che pone, senza cioè effettuare un colloquio di persona. Tuttavia vorrei offrirle le considerazioni che seguono.
Dice di aver già fatto un percorso con uno psicologo, per un disturbo depressivo, che mi pare di capire si sia concluso positivamente. Dopo però ha deciso d'interrompere le sedute. Successivamente, le sarebbero iniziati i dubbi sulla sua presunta omosessualità, che sta esponendo qui.
D'altra parte, sono certo che avrà già pensato anche lei al fatto che il suo psicologo potrebbe essere la persona adatta ad aiutarla a trovare le risposte che sta cercando. Perché non richiedergli un nuovo appuntamento?
Poi dice che se dovesse scoprire di essere omosessuale ciò non la destabilizzerebbe ma anzi, che sarebbe contenta di dividere la sua vita con un'altra donna. Quindi le chiedo: dato che la sua ipotesi è così favorevole, se ci pensa, che cosa le sta impedendo di scoprirlo?
Per tornare alla sua domanda originale, pur confermandole che una valutazione del suo stato attuale può esser fatta solo di persona, si potrebbe ipotizzare che il suo attuale disagio (che si tratti di disforia o altro) potrebbe anche essere il risultato della sua incapacità a trovare le risposte ai suoi dubbi.
Cordiali saluti
Dalla sua pur dettagliata descrizione non è possibile rispondere alle domande che pone, senza cioè effettuare un colloquio di persona. Tuttavia vorrei offrirle le considerazioni che seguono.
Dice di aver già fatto un percorso con uno psicologo, per un disturbo depressivo, che mi pare di capire si sia concluso positivamente. Dopo però ha deciso d'interrompere le sedute. Successivamente, le sarebbero iniziati i dubbi sulla sua presunta omosessualità, che sta esponendo qui.
D'altra parte, sono certo che avrà già pensato anche lei al fatto che il suo psicologo potrebbe essere la persona adatta ad aiutarla a trovare le risposte che sta cercando. Perché non richiedergli un nuovo appuntamento?
Poi dice che se dovesse scoprire di essere omosessuale ciò non la destabilizzerebbe ma anzi, che sarebbe contenta di dividere la sua vita con un'altra donna. Quindi le chiedo: dato che la sua ipotesi è così favorevole, se ci pensa, che cosa le sta impedendo di scoprirlo?
Per tornare alla sua domanda originale, pur confermandole che una valutazione del suo stato attuale può esser fatta solo di persona, si potrebbe ipotizzare che il suo attuale disagio (che si tratti di disforia o altro) potrebbe anche essere il risultato della sua incapacità a trovare le risposte ai suoi dubbi.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Gentile Utente,
effettivamente mentre leggevo la tua mail avevo più o meno gli stessi dubbi del Dottor Santonocito.
Approdare serenamente alla propria sessualità non è semplice per nessuno, e addirittura per alcune persone può essere un grande problema per anni.
Per poterti dare una risposta bisognerebbe capire tutta la tua storia depressiva, quali furono i motivi scatenanti, cosa ti permise di risolverla, e così via. Ecco perchè forse il tuo vecchio psicologo potrebbe darti una mano in questo senso, perchè ti conosce meglio di noi sicuramente
Io, se fossi in te, prenderei in considerazione la visita psicologica: infatti non si capisce cosa tu stia aspettando, non credi sia giunto il momento di chiarire i tuoi dubbi? Vuoi continuare a vivere la tua sessualità (etero o omo che sia) sempre con difficoltà e distacco?
Però non escluderei una consulenza con una psicologa donna questa volta.
Pensaci
effettivamente mentre leggevo la tua mail avevo più o meno gli stessi dubbi del Dottor Santonocito.
Approdare serenamente alla propria sessualità non è semplice per nessuno, e addirittura per alcune persone può essere un grande problema per anni.
Per poterti dare una risposta bisognerebbe capire tutta la tua storia depressiva, quali furono i motivi scatenanti, cosa ti permise di risolverla, e così via. Ecco perchè forse il tuo vecchio psicologo potrebbe darti una mano in questo senso, perchè ti conosce meglio di noi sicuramente
Io, se fossi in te, prenderei in considerazione la visita psicologica: infatti non si capisce cosa tu stia aspettando, non credi sia giunto il momento di chiarire i tuoi dubbi? Vuoi continuare a vivere la tua sessualità (etero o omo che sia) sempre con difficoltà e distacco?
Però non escluderei una consulenza con una psicologa donna questa volta.
Pensaci
[#3]
Ex utente
Gentili Dottori, Vi ringrazio per la cortese attenzione...
In effetti a volte ho la sensazione che la mia presunta disforia di genere sia un pretesto per temporeggiare e non scoprire davvero la "verità",ossia la mia personale verità, la risposta adatta a me, al mio io e alle mie esigenze..
Di sicuro so di sentirmi inadeguata al mio sesso di appartenenza, ma ovviamente detto così, come Voi stessi avete confermato, senza un colloquio di persona, non risulterebbe molto chiaro.
Per quanto riguarda l'abbandono dello psicologo di prima devo precisare che, dopo il mio ritrovato benessere, ho avuto la sensazione di non trovarmi più bene con lui, sembrava ci fosse una mancanza di "feeling", diciamo così; non si lavorava più bene insieme. In quel momento perciò ho ritenuto opportuno abbandonarlo, comunicandoglielo apertamente.
In effetti forse non si è stabilito un buonissimo rapporto tra me e quello psicologo, forse avrei fatto bene anche a dirglielo. Non lo so.
Prenderò in considerazione l'eventualità di contattare una psicologa, forse con una donna mi sentirei a mio agio.
Molte grazie per l'attenzione.
In effetti a volte ho la sensazione che la mia presunta disforia di genere sia un pretesto per temporeggiare e non scoprire davvero la "verità",ossia la mia personale verità, la risposta adatta a me, al mio io e alle mie esigenze..
Di sicuro so di sentirmi inadeguata al mio sesso di appartenenza, ma ovviamente detto così, come Voi stessi avete confermato, senza un colloquio di persona, non risulterebbe molto chiaro.
Per quanto riguarda l'abbandono dello psicologo di prima devo precisare che, dopo il mio ritrovato benessere, ho avuto la sensazione di non trovarmi più bene con lui, sembrava ci fosse una mancanza di "feeling", diciamo così; non si lavorava più bene insieme. In quel momento perciò ho ritenuto opportuno abbandonarlo, comunicandoglielo apertamente.
In effetti forse non si è stabilito un buonissimo rapporto tra me e quello psicologo, forse avrei fatto bene anche a dirglielo. Non lo so.
Prenderò in considerazione l'eventualità di contattare una psicologa, forse con una donna mi sentirei a mio agio.
Molte grazie per l'attenzione.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 11.8k visite dal 27/08/2008.
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