Fine traumatica di una relazione
Gentili dottori, vi scrivo perchè sto vivendo un momento di forte stress emotivo, dal quale non riesco a risollevarmi. E' tutto molto classico e quasi scontato, ma nella sua semplicità da manuale mi sento devastata. Ho 48 anni, divorziata, professionalmente stimata ed attiva. In quest'ultimo anno ho intrapreso una relazione con un uomo sposato di cui mi sono innamorata follemente. Uomo irraggiungibile ai mie occhi, bello, simpatico, stimato. Ne sono rimasta colpita a prima vista e l'ho tenuto nel cuore solo per me. Era un adulatore, un corteggiatore. Un giorno ho risposto alle sue attenzioni ed è nata una relazione. Ho toccato il cielo con un dito, pur consapevole della sua situazione irremovibile. Ho commesso degli errori incredibili, avvertivo la manipolazione, le piccole bugie, ma dietro ho voluto sempre leggere il suo interesse a mantenere la nostra relazione. faticosa, pericolosa, ma mi sentivo di esserci. Contatti quotidiani, anche nel weekend: rischiava per me. Dopo quasi un anno ho cominciato ad avvertire un certo distacco dovuto alla paura di essere scoperto, ho provato a chiedere di parlare di noi: chiudiamo che è meglio, io sono coinvolta e sto soffrendo. Ma lui non voleva chiudere e mi faceva sentire importante questo. Poi d'un tratto viene colpito da un grave lutto in famiglia e scompare. Nei primi giorni mi chiamava e gli ho chiesto di vederlo per condividere con lui la situazione, ma mi ha rifiutato perchè ero l'ultimo pensiero in quel momento (così mi ha detto). Dopo qualche giorno ho provato a ricontattarlo e mi ha detto "prendiamoci del tempo". Non potevo credere alle mie orecchie ... Mi sono arrabbiata, ma lui era disperato a causa del dolore della perdita. E ha glissato ogni mia richiesta di chiarimento. Quando gli ho detto se stava prendendo la palla al balzo per chiudere si è arrabbiato, ma in realtà è scomparso. Dopo quasi 1 mese dal fatto ho provato a sentirlo per chiedere di vederci per parlare di noi, ma mi ha detto di no, che è tutto morto. Quindi rifiuti su rifiuti di chiarire, vedersi, di parlare di noi. Ha sempre e solo parlato della sua perdita e del suo dolore, ma mai di noi. Sono caduta in un baratro. I problemi familiari, i sensi di colpa, la perdita di interesse, la fine della passione, avrei accettato ogni cosa purchè espressa, per rispetto di una persona, cioè me, come essere umano. Mi sento un oggetto, usa e getta. Capisco che le storie finiscono per mille e mille ragioni, tutte valide quando sono extra, ma non dovrebbe rimanere almeno il rispetto della persona con cui hai condiviso la tua intimità? Non sono sua moglie, ma sono una persona. Mi sento malissimo .....
[#1]
Gentile Utente,
la fine di una relazione comporta sempre dolore, tanto più che nel suo caso l'essere stata in qualche modo una "prescelta" da un uomo con un certo appeal le ha fatto toccare il cielo con un dito, il sentirsi rifutata e messa da parte amplifica i sentimenti dolorosi che prova.
Purtroppo i rapporti clandestini vivono in una dimensione illusoria, fatta spesso di false promesse, bugie, sotterfugi e quando devono toccare terra per qualsiasi ragione, si scontrano con la realtà che nulla ha a che vedere con il sogno.
Non sono di certo le migliori basi per costruire un rapporto sano e duraturo, anzi.
Condizione che d'altra parte sembrava abbastanza evidente dati poi i timori del suo lui di essere scoperto che molto dice sul vostro rapporto,
<avvertivo la manipolazione, le piccole bugie, ma dietro ho voluto sempre leggere il suo interesse a mantenere la nostra relazione. faticosa>
Comunque il lutto, l'esperienza della perdita, porta con sé anche una minore disponibilità affettiva e quindi a disinvestire sui rapporti in corso, da qui la richiesta del suo partner di prendersi del tempo. Ma se non fosse successo ciç che sarebbe stato del vostro rapporto? Avrebbe potuto lei accontentarsi di continuare in quel modo?
Probabilmente il suo insistere (di lei che scrive) può aver contribuito alla presa di posizione e alla chiusura definitiva di una relazione portata avanti faticosamente nonostante lei avvertisse segnali chiari.
Farsi domande sul comportamernto di questo lui, forse un po' egocentrico, manipolatore,narciso, serve solo a prolungare la sua agonia.
Probabilmente lei ha investito troppo su una relazione nata su presupposti fragili già in partenza, forse sarebbe opportuno comprendere cosa in effetti l'abbia condotta a compiere questa scelta e a continuarla nel tempo. Ma questo sarebbe da comprendere in relazione alla sua storia di vita, non rilevabile da qui.
Cerchi magari distrarsi, di non stare con il chiodo fisso a chiedersi i perché, di svagarsi e voltare pagina, anche se comprendo sia difficile. Occorre del tempo affinché la ferita si rimargini.
Restiamo in ascolto
la fine di una relazione comporta sempre dolore, tanto più che nel suo caso l'essere stata in qualche modo una "prescelta" da un uomo con un certo appeal le ha fatto toccare il cielo con un dito, il sentirsi rifutata e messa da parte amplifica i sentimenti dolorosi che prova.
Purtroppo i rapporti clandestini vivono in una dimensione illusoria, fatta spesso di false promesse, bugie, sotterfugi e quando devono toccare terra per qualsiasi ragione, si scontrano con la realtà che nulla ha a che vedere con il sogno.
Non sono di certo le migliori basi per costruire un rapporto sano e duraturo, anzi.
Condizione che d'altra parte sembrava abbastanza evidente dati poi i timori del suo lui di essere scoperto che molto dice sul vostro rapporto,
<avvertivo la manipolazione, le piccole bugie, ma dietro ho voluto sempre leggere il suo interesse a mantenere la nostra relazione. faticosa>
Comunque il lutto, l'esperienza della perdita, porta con sé anche una minore disponibilità affettiva e quindi a disinvestire sui rapporti in corso, da qui la richiesta del suo partner di prendersi del tempo. Ma se non fosse successo ciç che sarebbe stato del vostro rapporto? Avrebbe potuto lei accontentarsi di continuare in quel modo?
Probabilmente il suo insistere (di lei che scrive) può aver contribuito alla presa di posizione e alla chiusura definitiva di una relazione portata avanti faticosamente nonostante lei avvertisse segnali chiari.
Farsi domande sul comportamernto di questo lui, forse un po' egocentrico, manipolatore,narciso, serve solo a prolungare la sua agonia.
Probabilmente lei ha investito troppo su una relazione nata su presupposti fragili già in partenza, forse sarebbe opportuno comprendere cosa in effetti l'abbia condotta a compiere questa scelta e a continuarla nel tempo. Ma questo sarebbe da comprendere in relazione alla sua storia di vita, non rilevabile da qui.
Cerchi magari distrarsi, di non stare con il chiodo fisso a chiedersi i perché, di svagarsi e voltare pagina, anche se comprendo sia difficile. Occorre del tempo affinché la ferita si rimargini.
Restiamo in ascolto
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Gentile signora,
non tutti ragionano e funzionano come Lei; evidentemente quest'uomo pensa che sia corretto e rispettoso comportarsi così e credo sia ciò che vuole.
La Sua parte, invece, è quella di elaborare questa sofferenza e comprendere che deve puntare gli occhi non sull'uomo, ma su se stessa e sul Suo futuro.
Cordiali saluti,
non tutti ragionano e funzionano come Lei; evidentemente quest'uomo pensa che sia corretto e rispettoso comportarsi così e credo sia ciò che vuole.
La Sua parte, invece, è quella di elaborare questa sofferenza e comprendere che deve puntare gli occhi non sull'uomo, ma su se stessa e sul Suo futuro.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile Signora,
aggiungo solo, in comprensione empatica del suo dolore e della sua sofferenza, che questa era una "storia non da fare", nel senso che non ci sono mai stati, apparentemente, i presupposti e quello che attualmente ha vissuto e vive, ne riprovano le ipotesi.
Io sposterei il "focus" su di lei...
Come mi sento ad oggi? Come mi fa sentire "essere per lui"?
Potrei leggerci un bisogno "narcisistico" di esserci per un uomo inafferrabile e quanto altro... tutto in relazione al suo vissuto personale di vita e di affettività "negata"!
Credo sia giunto il momento di "prendersi cura" di lei, del suo cuore infranto e della sua anima "addolorata" e ferita.
Non chiederei è nemmeno mi chiederei un perché del suo gesto... piuttosto perché io, continuò, a voler stare in questo stato di "incoscienza"!
Provi a riflettere... pensando ad un aiuto nella relazione terapeutica, che possa "accompagnarla" in questo viaggio di scoperta e di accettazione del proprio Se' reale.
Di cuore
aggiungo solo, in comprensione empatica del suo dolore e della sua sofferenza, che questa era una "storia non da fare", nel senso che non ci sono mai stati, apparentemente, i presupposti e quello che attualmente ha vissuto e vive, ne riprovano le ipotesi.
Io sposterei il "focus" su di lei...
Come mi sento ad oggi? Come mi fa sentire "essere per lui"?
Potrei leggerci un bisogno "narcisistico" di esserci per un uomo inafferrabile e quanto altro... tutto in relazione al suo vissuto personale di vita e di affettività "negata"!
Credo sia giunto il momento di "prendersi cura" di lei, del suo cuore infranto e della sua anima "addolorata" e ferita.
Non chiederei è nemmeno mi chiederei un perché del suo gesto... piuttosto perché io, continuò, a voler stare in questo stato di "incoscienza"!
Provi a riflettere... pensando ad un aiuto nella relazione terapeutica, che possa "accompagnarla" in questo viaggio di scoperta e di accettazione del proprio Se' reale.
Di cuore
[#4]
Ex utente
Gentile dottoresse, tutte, non posso scrivere qui la mia storia perchè sarebbe troppo lunga e non adeguato il supporto. Vi ringrazio per gli spunti di riflessione ... terribili!!!
Il vero problema di tutto questo ora è proprio quello che questa situazione, proprio ora nella mia vita, mi ha messo difronte a me stessa e quello che vedo mi fa paura. Riconosco orgoglio, narcisismo, bisogno di controllo, bassa stima di me ... ho un giudice interiore implacabile in questi giorni. O sono arrabbiata o piango, non riesco a ritrovare un controllo emotivo. Mi sento sbagliata. Pur nella consapevolezza della situazione ho messo alla prova me stessa, mi sono calpestata, e mi sono lasciata calpestare. E non rispettando me non ho rispettato neanche lui poi. Dovevo scomparire al primo "prendiamoci del tempo" e invece ho chiesto ancora spiegazioni, alla ricerca di una "cura" (una conferma) esterna. Nel bene e nel male avrei preso tutto. All'ultimo rifiuto ho toccato il fondo e sono crollata. E ancora oggi sto qui a dirmi "se avessi fatto così forse ..., se non lo avessi pressato forse ..." cioè ancora non sono disposta ad accettare che questa storia era male per tutti, primo per me. Autolesionismo? Ho sofferto di anoressia fin da bambina, da cui sono uscita dopo lunghi anni di terapia, ma passo in sostanza da una dipendenza ad un'altra. Percorsi di psicoterapia su tutti i fronti, una famiglia ritrovata, un lavoro più che buono in cui mi sento valorizzata e mi piace, eppure .... mi sento sempre ferma allo stesso punto dal lato affettivo. Oggi sento veramente la paura dentro. E' vero sì. Avere le sue attenzioni è stato un sogno ad occhi aperti, l'ho idealizzato, ho plasmato la realtà in qualcosa che non esisteva, volevo che chiudesse come gli ho chiesto. Ma non lo ha fatto. Gli ho chiesto: parliamo. Non ha voluto. Aveva validi motivi da darmi per giustificare la chiusura e non l'ha fatto. E allora lo devo fare io, perchè il "non detto" appende. Il sospeso, "appende". Ma perchè è così difficile passare dalla teoria alla pratica? Dopo anni e anni in cui mi sento dire "tu vali", ancora non lo sento dentro. E ho bisogno di sentirmelo dire dall'esterno. Perchè io dentro di me mi dico, se mi avesse dato delle spiegazioni, anche se dolorose, mi sarei sentita rispettata e avrei accettato meglio la chiusura. E' illogico?
Il vero problema di tutto questo ora è proprio quello che questa situazione, proprio ora nella mia vita, mi ha messo difronte a me stessa e quello che vedo mi fa paura. Riconosco orgoglio, narcisismo, bisogno di controllo, bassa stima di me ... ho un giudice interiore implacabile in questi giorni. O sono arrabbiata o piango, non riesco a ritrovare un controllo emotivo. Mi sento sbagliata. Pur nella consapevolezza della situazione ho messo alla prova me stessa, mi sono calpestata, e mi sono lasciata calpestare. E non rispettando me non ho rispettato neanche lui poi. Dovevo scomparire al primo "prendiamoci del tempo" e invece ho chiesto ancora spiegazioni, alla ricerca di una "cura" (una conferma) esterna. Nel bene e nel male avrei preso tutto. All'ultimo rifiuto ho toccato il fondo e sono crollata. E ancora oggi sto qui a dirmi "se avessi fatto così forse ..., se non lo avessi pressato forse ..." cioè ancora non sono disposta ad accettare che questa storia era male per tutti, primo per me. Autolesionismo? Ho sofferto di anoressia fin da bambina, da cui sono uscita dopo lunghi anni di terapia, ma passo in sostanza da una dipendenza ad un'altra. Percorsi di psicoterapia su tutti i fronti, una famiglia ritrovata, un lavoro più che buono in cui mi sento valorizzata e mi piace, eppure .... mi sento sempre ferma allo stesso punto dal lato affettivo. Oggi sento veramente la paura dentro. E' vero sì. Avere le sue attenzioni è stato un sogno ad occhi aperti, l'ho idealizzato, ho plasmato la realtà in qualcosa che non esisteva, volevo che chiudesse come gli ho chiesto. Ma non lo ha fatto. Gli ho chiesto: parliamo. Non ha voluto. Aveva validi motivi da darmi per giustificare la chiusura e non l'ha fatto. E allora lo devo fare io, perchè il "non detto" appende. Il sospeso, "appende". Ma perchè è così difficile passare dalla teoria alla pratica? Dopo anni e anni in cui mi sento dire "tu vali", ancora non lo sento dentro. E ho bisogno di sentirmelo dire dall'esterno. Perchè io dentro di me mi dico, se mi avesse dato delle spiegazioni, anche se dolorose, mi sarei sentita rispettata e avrei accettato meglio la chiusura. E' illogico?
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
< ....se non lo avessi pressato forse ..." cioè ancora non sono disposta ad accettare che questa storia era male per tutti, primo per me. Autolesionismo? Ho sofferto di anoressia fin da bambina, da cui sono uscita dopo lunghi anni di terapia, ma passo in sostanza da una dipendenza ad un'altra. Percorsi di psicoterapia su tutti i fronti, una famiglia ritrovata, un lavoro più che buono in cui mi sento valorizzata e mi piace, eppure .... mi sento sempre ferma allo stesso punto dal lato affettivo. Oggi sento veramente la paura dentro...>
Gentilissima,
questa è lei... Il suo modo di essere!
A volte bisogna, anche, accettare il " compromesso" di poter stare con noi e per noi... così come può essere!
Non si colpevolizzi, ma provi a continuare a prendersi cura di se'... con la Psicoterapia, magari...
nel modo in cui le è più congruente...
Di cuore
Gentilissima,
questa è lei... Il suo modo di essere!
A volte bisogna, anche, accettare il " compromesso" di poter stare con noi e per noi... così come può essere!
Non si colpevolizzi, ma provi a continuare a prendersi cura di se'... con la Psicoterapia, magari...
nel modo in cui le è più congruente...
Di cuore
[#8]
Gentile Utente,
Le " relazioni altre" portano con se emozioni, ma altrettanto dolore....
Ha già ricevuto parecchi pareri, le allego solo qualche lettura, una delle quali si intitola "a,o un uomo sposato, ma non lascia la moglie....,"
Spero di aiutarla a riflettere
Cari auguri
Ps: la lascio con una frase di Oriana Fallaci.
La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva, ti senti invalido. Mutilato.
(Oriana Fallaci)
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2460-coppie-e-tradimento-chi-tradisce-chi-ma-il-tradimento-e-utile.html-
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2321-tradimento-e-sessualita-quando-si-tradisce-per-salvare-il-matrimonio.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2251-come-superare-un-tradimento.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2231-amo-un-uomo-sposato-ma-lui-non-lascia-la-moglie.html-
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2321-tradimento-e-sessualita-quando-si-tradisce-per-salvare-il-matrimonio.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2287-insieme-per-i-figli-alibi-o-realta.html-
Le " relazioni altre" portano con se emozioni, ma altrettanto dolore....
Ha già ricevuto parecchi pareri, le allego solo qualche lettura, una delle quali si intitola "a,o un uomo sposato, ma non lascia la moglie....,"
Spero di aiutarla a riflettere
Cari auguri
Ps: la lascio con una frase di Oriana Fallaci.
La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva, ti senti invalido. Mutilato.
(Oriana Fallaci)
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2460-coppie-e-tradimento-chi-tradisce-chi-ma-il-tradimento-e-utile.html-
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2321-tradimento-e-sessualita-quando-si-tradisce-per-salvare-il-matrimonio.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2251-come-superare-un-tradimento.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2231-amo-un-uomo-sposato-ma-lui-non-lascia-la-moglie.html-
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2321-tradimento-e-sessualita-quando-si-tradisce-per-salvare-il-matrimonio.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2287-insieme-per-i-figli-alibi-o-realta.html-
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 2.1k visite dal 16/12/2014.
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