Perdita erezione

salve,
ho 54 anni, e sto con la mia compagna da quasi due anni. Non sapevo se inviare questa richiesta all'andrologo o allo psicologo.
Il mio problema è abbastanza singolare, tendo a perdere l'erezione quando (ahimè) la mia compagna sta per raggiungere l'orgasmo. La informo che:
- Il problema non si è presentato con altre compagne
- ho fatto una visita da un urologo-sessuologo che mi ha detto che dal punto di vista fisico è tutto ok.
-non appena la mia compagna raggiunge l'orgasmo, la mia erezione riprende pienamente, e non si presenta piu il problema, addirittura dopo la mia eiaculazione il pene rimane eretto per diversi minuti
- la cosa succede maggiormente nella due posizioni "io sopra di lei, con lei prona" e "lei sopra di me a cavalcioni", ma sono anche le posizioni che lei gradisce di piu
- rallentando i movimenti riesco a controllare la situazione un po' di più, velocizzandoli, perdo di tensione e anche di piacere
- all'inizio del rapporto c'è sempre un po' d'ansia da prestazione, non tanto per l'erezione iniziale ma per l'ansia di ricadere nel problema
- a parer mio c'è un qualcosa che accade a livello inconscio, un automatismo, una paura, un qualcosa che mi fa regredire l'erezione, tanto che ho pensato di ricorrere alla ipnosi o metodi analoghi come la pnl
- sono stato in terapia da un sessuologo-psicologo per sette mesi con cadenza settimanale, ho imparato degli esercizi, ho eseguito delle pratiche ma il problema si ripresenta
- con la mia compagna non ho parlato specificatamente del problema così in dettaglio come ne ho parlato qui perchè penso di condizionare il suo piacere, ma comunque lei sa che in quelle posizioni e con un movimento veloce tendo ad avere dei problemi.
- la cilecca vera e propria , cioè il rapporto che finisce con entrambi insoddisfatti e il pene detumescente è accaduto di rado perchè qualche volta lei ha raggiunto il piacere in altre posizioni o piu in fretta da... non darmi il tempo di perdere l'erezione. Ma quando succede il problema, e lei si raffredda entro in un circuito depressivo e di ansia per il prossimo rapporto.
- non ho scritto all'andrologo, perchè sento che il mio problema è una sorta di "aggancio" psicologico che succede in quella determinata situazione e a quelle condizioni, per il resto la situazione è normale. Non soffro di eiaculazione precoce, ma ho il problema contrario di raggiungere l'orgasmo con molto tempo, e talvolta solo manualmente.
- non soffro di diabete, ipertensione, o altri problemi fisici connessi con l'erezione, non prendo viagra o simili, o integratori
- è ovvio che ho tentato di aiutarmi con fantasie sessuali, o cercando di non pensare a lei "che sta per venire" per non farmi agganciare dalì'automatismo, ma è un escamotage di bassa efficacia.
Gradirei avere un consiglio o pareri anche differenti e se il metodo ipnotico può dare risultati. O domande che possono aiutarmi/vi a circoscrivere di piu il problema. Grazie
[#1]
Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
<<sono stato in terapia da un sessuologo-psicologo per sette mesi con cadenza settimanale, ho imparato degli esercizi, ho eseguito delle pratiche ma il problema si ripresenta>>


Gentile Signore,
il collega a cui si è rivolto era anche abilitato alla psicoterapia o semplicemente psicologo?
Se le cose stanno come Lei ha ipotizzato (<<sento che il mio problema è una sorta di "aggancio" psicologico che succede in quella determinata situazione e a quelle condizioni>>), difficilmente la situazione potrà migliorare con l'esclusivo impiego di "esercizi", ma il discorso andrebbe ampliato agli aspetti emotivi e relazionali.
Non so se sia il suo caso, ma accade spesso che il corpo "esprima" difficoltà a livello sessuale che precedono consapevolezze successive di problemi di altro tipo all'interno della coppia.
Significativo, ad esempio, il fatto che proprio quando la sua compagna sta per raggiungere l'acme del piacere, la sua "prestazione" non sia più ottimale, quasi a volerle negare la possibilità di orgasmo. Questo non sempre però, ma solo nelle posizioni che lei preferisce....
Verrebbe da domandarsi come venga gestita la "distribuzione" del potere tra di voi, sotto le lenzuola e fuori da esse.

Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente,

accolgo in pieno la riflessione della collega e mi permetto di aggiungere che, dal mio punto di vista, non solo andrebbero individuati ed elaborati gli aspetti emotivi e relazionali, ma all'interno di una terapia di coppia sessuale... Perché da quello che ho inteso lei ha seguito un percorso individuale!?

Questo se da un punto di vista andrologico è assodato non ci siano, anche, disamine organiche.

L'aspetto specifico dell'orgasmo può avere svariati significati e sarebbe interessante carpire sensazioni e pensieri che si scatenano al momento dell'evento che, immancabilmente, si ripropone anche durante esercizi di coppia.

Un percorso che va fatto de visu e non da ipotizzare in questo contesto.


Condividendo, inoltre, questa esperienza con la sua compagna, anche lei sarebbe più spontaneo psicologicamente, perché più protetto e accolto dalla sua donna, senza giudizi e senza il timore di "essere altro" da se'.

Provi a riflettere..


Un caro saluto

[#3]
Utente
Utente
provo a ripsondere in qualche modo a entrambe.
il mio terapeuta è uno psicologo-psicoterapeuta con cui (oltre gli esercizi) siamo andati a rivedere le modalità e le dinamiche all'interno della mia coppia, senza tralasciare le interazioni con le mie figure genitoriali. La sospensione della terapia è stata decisa da me, che non vedevo luce, e che mi ritrovavo (e mi ritrovo) a combattere con gli stessi mostri, e che i modi con cui aggiravo i problemi non erano figli della terapia ma di strumenti GIA' a mia disposizione. Ciò non toglie che lo scandaglio è stato sempre utile a far luce su mie dinamiche, ma non abbastanza da liberarmi del problema nello specifico.
Sarebbe paradossale se volessi negare alla mia compagna ciò che desidero di piu per lei (e per me) come il suo orgasmo, tanto che al suo scatenarsi, c'è una sorta di rilascio di tensione da parte mia (e forse di endorfine) che la mia potenza ritorna piu forte che mai. Quando parlo di "aggancio" e quando penso alla terapia pnl o ipnotica, è perchè mi ritrovo "in quel momento" ad aver paura che accada e la paura...lo fa accadere, come una sorta di circuito, un loop in cui entro e lo aggiro solo rallentando, respirando, o confidandomi e venendo accolto dalla mia compagna. Lei non sa che sono andato in terapia per questo problema, rimarrebbe basita perchè ha sempre detto che non vede problemi nella mia salute sessuale e che per lei (cioè il suo appagamento sessuale) è tutto ok, e se è pur vero che il problema del mancato orgasmo per lei si è verificato quatttro cinque volte in quasi due anni, è altresì vero che io vivo ogni volta il rapporto con un bagaglio emotivo enorme, che a 54 anni, è mortificante. Andare insieme da uno terapeuta è come ingigantire un problema e la mia paura è che lei diventi meno spontanea, e si faccia "carico" e si faccia irretire da un mio problema che potrebbe andare a incrinare quel suo "per me è tutto ok".
Capisco come il vostro aiuto sia circoscritto a quello che puo dare un "domanda e risposta" via web, ma per dare piu snellezza al consulto che credo non possa andare avanti a oltranza perchè non è un percorso teraputico potete farmi delle domande specifiche e poi darmi un consiglio? comprendo l'orrore di questo termine per voi. Grazie
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissimo,

o si fa una terapia individuale e si vanno ad "indagare" tutti gli aspetti inerenti al nostro storico personale o si fa una terapia di coppia sessuale (quella a cui mi riferivo), dove si lavora con la coppia e per la coppia su dinamiche relazionali e sessuali.

Oltre non posso andare da questa postazione...

Provi a riflettere..

Siamo in ascolto,

un caro saluto
[#6]
Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
<<i modi con cui aggiravo i problemi non erano figli della terapia ma di strumenti GIA' a mia disposizione.>>

Bene: se quelle strategie si sono rivelate disfunzionali -o almeno poco funzionali- sarebbe interessante provare a percorrere strade nuove da cercare da solo o con l'ausilio del terapeuta che l'ha seguita.


<<mi ritrovo "in quel momento" ad aver paura che accada e la paura...lo fa accadere, come una sorta di circuito, un loop in cui entro>>

Certo, come descritto qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1852-ansia-da-prestazione-e-spectatoring.html


<<Lei non sa che sono andato in terapia per questo problema, rimarrebbe basita >>
<<Andare insieme da uno terapeuta è come ingigantire un problema e la mia paura è che lei diventi meno spontanea, e si faccia "carico" e si faccia irretire da un mio problema>>

Queste sono sue supposizioni che potrebbero anche non corrispondere a realtà, ma essere, al contrario, chiave di volta per affrontare in modo differente la situazione, che NON è un SUO problema, MA un VOSTRO problema.
Fare l'amore significa porsi in un assetto cooperativo per raggiungere un obiettivo condiviso (il piacere, non solo quello fisico e non necessariamente l'orgasmo): come può la sua compagna essere cooperativa se non è a conoscenza del "bagaglio emotivo mortificante" con cui Lei vive ogni rapporto?
Sentirsi mortificato, d'altronde, implica porsi (o essere posti) in una posizione di inferiorità rispetto all'Altro, ritrovandosi pertanto in un assetto relazionale di tipo agonistico, che mal si concilia con il fare l'amore.


<<potete farmi delle domande specifiche e poi darmi un consiglio?>>

Già sopra io le avevo posto una domanda che ritenevo e ritengo utile come spunto di riflessione, su cui però Lei ha glissato... ("Verrebbe da domandarsi come venga gestita la "distribuzione" del potere tra di voi, sotto le lenzuola e fuori da esse.")
Ne aggiungo altre.
Perché -veramente!- Lei vuole farsi carico da solo di questo disagio?
Perché esclude la sua compagna da questo importante aspetto della relazione, privandola della possibilità di metterci del suo per provare a risolverla?
A quali "minacce" sente di esporsi parlandone sinceramente con lei (amabilità/valore/virilità...ecc)?

Tutto ciò, naturalmente, con tutti i limiti che Lei ha con chiarezza individuato.
Saluti.



[#7]
Utente
Utente
non so bene che intende per distribuzione del potere, anche perchè mi sembra antitetico all'amore, se intende "chi guida" sotto le lenzuola, la situazione è versatile. Fuori delle lenzuola, non c'è nessuno dei due che tiene in scacco l'altro, o sotto il suo potere. La coppia è un compromesso e a volte sono io ad adeguarmi alle sue esigenze e talvolta è lei. Piu lei.
- Piu che voglio farmi carico da solo del disagio, vorrei provare a risolverlo per conto mio, prima di capitolare e rendere una cosa piu grande di quello che è. Anche il mio psicologo-terapeuta e sessuologo, insisteva sul fatto che non era un caso conclamato di d.e. , ma piu qualcosa che andava aggiustato. Voglio dire, prima di gridare al ladro e svegliare tutto il palazzo, si puo provare a dileguare il ladro da soli, perchè in finale non si è portato via granchè. Non sto negando il problema, ma lo sto ridimensionando perchè poi i rapporti conclusi in modo piacevole per entrambi sono tanti, ma all'interno di questo percorso piacevole ogni tanto incappo in alcuni ostacoli, che mi allarmano perchè non so da dove vengono. Un nemico invisibile che ruba sangue al mio pene in quel preciso momento, per cui sono costretto a rallentare e a entrare in quello spectatoring che porta solo a un debacle, oppure riprendo, ma rimane sempre l'ansia di cercare di non attraversare quella valle perchè c'è "qualcosa" che ci attacca. Parlando con la mia compagna lei continua a dirmi di rallentare i movimenti perchè a lei piace ugualmente, anche di piu, ma sono io che...non ci sto. Paura delle donne? Paura di questa donna? Paura del suo piacere o privarla del suo piacere per rabbia, vendetta o che cosa? (parlo di questa donna, perchè con altre il problema non si è presentato), ma se fosse cosi, dovrebbe annichilirmi anche in altri momenti del sesso. perchè va tutto bene fino a lì. Potrebbe essere che è solo un aggancio per cui il cervello trovandosi in quella situazione si ripropone nello stesso modo aiutato dai trascorsi e sicuramente dalla mia paura? Quello che vorrei è fare qualche esperienza "positiva" per fargli apprendere alla mia testa che c'è la possibilità di rimanere tranquilli, e cosi come ci segnano le esperienza negative ci segnano anche quelle positive.
A quali minacce sento di espormi parlandone direttamente con la mia compagna? Ma io ne ho già parlato, perchè i fatti sono sotto gli occhi di entrambi, la mia compagna è li in quel momento, e io le ho manifestato questa tendenza inconscia a ritirarmi quando mi muovo in un certo modo, e, come ripeto, lei mi consiglia di prendermi le mie pause, il mio tempo, e il mio ritmo, ma se la tua compagna è quasi in fase di orgasmo e tu senti che ti sta succedendo quel fatto, non è facile "fregarsene" e pensare a noi, non riesco in quel momento a "pensare" a me, e mi fa male negargli questo momento. Lei dice che va tutto bene, ma è a me che non sta bene. E non sto parlando di perfezionismo, sto parlando di qualcosa di oscuro che mi aggancia, e mi porta via una parte di me. E' come in un quadro del Botticelli lei vede una macchia di sugo! Mi da fastidio. La mia amabilità, valore, virilità io l'ho messa in discussione davanti a me stesso, non tanto davanti alla mia compagna, che ripeto sa tutto, e l'unica cosa che non sa è la psicoterapia e di questa mail (a proposito, lo psicologo mi disse che se volevo dirlo alla mia compagna di parlarne prima in terapia), e, dicevo, sono stato da uno psicologo- psicoterapeuta-sessuologo per cercare con un professionista di illuminare una parte buia che io non vedevo la che era responsabile di un blocco. Sono uscito da questa cosa, perchè mi si è parlato di una terapia breve per questo tipo di problemi, ma io non ho visto grandi risultati, e anche per noi pazienti che ci mettiamo tempo e soldi può venirci il sospetto ogni tanto che abbiamo sbagliato terapeuta. Spero di averle risposto.
[#8]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
"Piu che voglio farmi carico da solo del disagio, vorrei provare a risolverlo per conto mio, prima di capitolare e rendere una cosa piu grande di quello che è. "


Le problematiche sessuologi che hanno una notevole componente "relazionale" , lei fa l'amore in coppia, anche se lo spectatoring appartiene alla sua psiche e storia sessuale, la dimensione "diadica" appartiene ad entrambi.


Il vissuto sgradevole e doloroso relativo al deficit erettivo, alla vulnerabilità erettiva, la paura anticipatoria di rivivere un fallimento sessuale, contribuiscono a creare quelli che noi clinici chiamiamo “fattori di mantenimento della disfunzione”, ben differenti dai fattori che hanno contribuito all’insorgenza della problematica sessuale.

La natura multidimensionale della sessualità umana è tale da imporre un inquadramento e un ‘approccio terapeutico integrato’ al soggetto portatore di un disturbo sessuologico, sarebbe miope ed errato trattare soltanto la sintomatologia, senza la sua cornice psichica, relazionale, emozionale ed affettiva che correla con la sessualità.

In sessuologia, come le dicevo, ci sono cause scatennati e cause di mantenimento della disfunzione, tutte da analizzare con cura e competenza


Una scrupolosa diagnosi clinica inoltre, può quantizzare ed investigare gli "aspetti ansiogeni" sempre presenti nel disagio sessuale, comprendendo inoltre se sono " causa o effetto" della disfunzione.
[#9]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
< Potrebbe essere che è solo un aggancio per cui il cervello trovandosi in quella situazione si ripropone nello stesso modo aiutato dai trascorsi e sicuramente dalla mia paura? Quello che vorrei è fare qualche esperienza "positiva" per fargli apprendere alla mia testa che c'è la possibilità di rimanere tranquilli, e cosi come ci segnano le esperienza negative ci segnano anche quelle positive. >

Ecco che si evince la "predisposizione" a mantenere pensieri e comportamenti "disfunzionali"!


Non è detto che, "andata male" con un clinico, non debba più riprovarci a mettersi in discussione con un altro professionista...

I fattori sono davvero variabili e molteplici nella riuscita di un percorso.


Provi a riflettere...


Un caro saluto
[#10]
Utente
Utente
dai vostri scritti mi sembra molto evidente di andarmi a ri-trovare un altro terapeuta, giacchè un approccio solo del sintomo risulterebbe orfano di un percorso piu completo. Trovo inoltre molto interessante che la causa scatenante potrebbe essere diversa dalla causa che mantiene in vita la disfunzione. Però è anche vero che se la causa scatenante non è stata elaborata e/o integrata può coincidere con quella che la mantiene in vita. In tutte e due i casi la risposta è "non lo so". C'è sicuramente un portarmi molto sui suoi bisogni (di lei) che sui miei, questa cosa del "suo orgasmo" vissuto come un obiettivo e quindi che toglie piacere. Nonostante ci sia molto il gioco durante l'amplesso, la mia testa non smette di dirmi che c'è un traguardo che è il suo orgasmo, e che se non arriva io lo vivo come un fallimento, e (dulcis in fundo) mi sento meno autorizzato a raggiungerlo io. Allora talvolta il gioco si spinge molto in là come a dirsi in un linguaggio non verbale "che stiamo facendo altro" per non entrare nel vortice dell'ansia da prestazione e per rimaner tranquilli se non viene tagliato il traguardo . E guarda caso è proprio il trofeo più ambito che mi si nega. Graziaddio solo qualche volta, ma quando ho scritto al Vs sito era capitato due volte di seguito e io ero andato in crisi. E' una piccola dipendenza come se il suo orgasmo sottolineasse la mia virilità, e creasse una sorta di area-benessere che va da quel momento al prossimo rapporto. In tutto questo la domanda è "io dove sto?" : devo dire che me le mie esigenze escono fuori abbastanza, ma non è mai un gioco contemporaneo, è come se io prima mi dedicassi a lei e poi ho "l'autorizzazione" a godermi il resto per me. Ma c'è un paradosso che le posizioni in cui viene meno la mia consistenza, sono posizioni che io adoro, ma che sono divenute più tabù. Ma io continuo ad andarci perchè "non sempre" vivaddio succede il patatrac, e proprio perchè ho bisogno di creare un esperienza positiva che vada a colludere con quella negativa. Ora per esempio con all'attivo due cadute, il prossimo rapporto lo vivo con molta ansia, e l'unica medicina calmante, visto che non ho per ora un terapeuta, è quello del dialogo con la mia compagna. Perchè ripeto, di queste cose se ne parla, ma lei (evidentemente facendo un conto di quanto piacere trae dal rapporto e della somma(?) del piacere che ha tratto in questo tempo vissuto con me, dai ns rapporti) non ritiene opportuno andare da un terapeuta, perchè il problema secondo lei non c'è. Tutto questo adesso. Poi non saprei. Non ho ben afferrato dalla dottoressa Albano perchè cercando un esperienza positiva "si evince la "predisposizione" a mantenere pensieri e comportamenti "disfunzionali". Forse è il "cercare" che fa venir meno il senso dell'esperienza sessuale?

[#11]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Lieta di averla aiutata a riflettere

Aggiungo qualche nota sul l'organo femminile Chimerico e spesso difficoltoso ....

La sua attenzione sulla meta- orgasmo della sua donna- la distoglie dal percorso...

Nel mio sito personale e blog trovera tantissimo materiale a riguardo, video e letture
[#12]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Si, mi riferivo all'insistenza della ricerca e non del "godersi" il momento!


< come se il suo orgasmo sottolineasse la mia virilità, e creasse una sorta di area-benessere che va da quel momento al prossimo rapporto. In tutto questo la domanda è "io dove sto?" : devo dire che me le mie esigenze escono fuori abbastanza, ma non è mai un gioco contemporaneo, è come se io prima mi dedicassi a lei e poi ho "l'autorizzazione" a godermi il resto per me >


Così, come da questa esperienza...



Un caro saluto
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