Costruzione della fiducia
Gentili dottori,
non sto a ripercorrere problematiche che ho già scritto in altri consulti, solo una breve sintesi per inquadrare la mia domanda.
Mi sono laureata tardi (architettura) per molteplici cause. Finite le incombenze "accademiche" mi sono scontrata con il mondo esterno ed ho capito che non ero "pronta", sebbene abbondantemente adulta, ad affrontare il futuro, soprattutto lavorativo. Anche la ricerca del lavoro era mal gestita, procrastinavo, avevo paura dei "no", non mi presentavo fisicamente ai colloqui ma preferivo un approccio telefonico o via mail e giustificavo la mia immobilità con il fatto che dovevo sostenere l'Esame di Stato.
Dopo l'Esame di Stato (e quello di coscienza) ho capito che dovevo chiedere aiuto. Ho così iniziato una terapia cognitivo-comportamentale da luglio 2014 e sono costante.
Stiamo lavorando sul recupero della fiducia in me stessa ed adesso sono operativa anche sul campo. Mi "imbuco" negli studi e sto cercando di creare una ragnatela nell'ambiente, perché ho un volto e voglio mostrarlo.
Il mio psicoterapeuta ha detto che questo comportamento, ovvero espormi, mi aiuterà a costruire la fiducia in me che con il tempo avevo perso.
Nonostante le migliorie, io continuo a sentirmi dire che l'organico è al completo, c'è la crisi, ecc... Ok, sto imparando a prendere i "no", ad avere un approccio più costante alla ricerca.
Però mi resta un dubbio: se uno continua a non trovare lavoro, come può costruirsi la fiducia? Si può avere fiducia in se stessi e vivere la disoccupazione con serenità? Questa condizione è per me fonte di ansia, anche se l'operatività, in effetti, mi fa sentire meno alienata.
non sto a ripercorrere problematiche che ho già scritto in altri consulti, solo una breve sintesi per inquadrare la mia domanda.
Mi sono laureata tardi (architettura) per molteplici cause. Finite le incombenze "accademiche" mi sono scontrata con il mondo esterno ed ho capito che non ero "pronta", sebbene abbondantemente adulta, ad affrontare il futuro, soprattutto lavorativo. Anche la ricerca del lavoro era mal gestita, procrastinavo, avevo paura dei "no", non mi presentavo fisicamente ai colloqui ma preferivo un approccio telefonico o via mail e giustificavo la mia immobilità con il fatto che dovevo sostenere l'Esame di Stato.
Dopo l'Esame di Stato (e quello di coscienza) ho capito che dovevo chiedere aiuto. Ho così iniziato una terapia cognitivo-comportamentale da luglio 2014 e sono costante.
Stiamo lavorando sul recupero della fiducia in me stessa ed adesso sono operativa anche sul campo. Mi "imbuco" negli studi e sto cercando di creare una ragnatela nell'ambiente, perché ho un volto e voglio mostrarlo.
Il mio psicoterapeuta ha detto che questo comportamento, ovvero espormi, mi aiuterà a costruire la fiducia in me che con il tempo avevo perso.
Nonostante le migliorie, io continuo a sentirmi dire che l'organico è al completo, c'è la crisi, ecc... Ok, sto imparando a prendere i "no", ad avere un approccio più costante alla ricerca.
Però mi resta un dubbio: se uno continua a non trovare lavoro, come può costruirsi la fiducia? Si può avere fiducia in se stessi e vivere la disoccupazione con serenità? Questa condizione è per me fonte di ansia, anche se l'operatività, in effetti, mi fa sentire meno alienata.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente,
intanto credito per la consapevolezza e per l' "aiuto" di cui si sta "nutrendo"..
< se uno continua a non trovare lavoro, come può costruirsi la fiducia? Si può avere fiducia in se stessi e vivere la disoccupazione con serenità? Questa condizione è per me fonte di ansia, anche se l'operatività, in effetti, mi fa sentire meno alienata >
In merito alla sua domanda...
La fiducia in se stessi, strettamente legata al concetto di autostima, ha radici profonde ed arcaiche...
Rappresentano le " fondamenta" della nostra vita che, immancabilmente, si "costruiscono" attraverso la relazione con l'altro, i nostri genitori, che, a loro volta, debbono "concedere" questo tipo di sperimentazione!
La mancanza di un lavoro, soprattutto da adulti, e dopo aver " rincorso" un titolo di studio con sacrificio, rende alienante il vivere quotidiano...
... per questo motivo sarebbe opportuno "lavorare", da un punto di vista psicoterapeutico, su questi legami antichi e ripristinare la capacità di autonomia " mancata", che, di contro, mi porterebbe a valutare la condizione attuale e ad attivarmi dal punto di vista lavorativo.
Di questo, comunque, sarebbe necessario confrontarsi con il suo terapeuta e iniziare una condivisione anche di emozioni e di bisogni, che sottendono questo stato d'animo...
Nel frattempo rimaniamo in ascolto!
Un caro saluto
intanto credito per la consapevolezza e per l' "aiuto" di cui si sta "nutrendo"..
< se uno continua a non trovare lavoro, come può costruirsi la fiducia? Si può avere fiducia in se stessi e vivere la disoccupazione con serenità? Questa condizione è per me fonte di ansia, anche se l'operatività, in effetti, mi fa sentire meno alienata >
In merito alla sua domanda...
La fiducia in se stessi, strettamente legata al concetto di autostima, ha radici profonde ed arcaiche...
Rappresentano le " fondamenta" della nostra vita che, immancabilmente, si "costruiscono" attraverso la relazione con l'altro, i nostri genitori, che, a loro volta, debbono "concedere" questo tipo di sperimentazione!
La mancanza di un lavoro, soprattutto da adulti, e dopo aver " rincorso" un titolo di studio con sacrificio, rende alienante il vivere quotidiano...
... per questo motivo sarebbe opportuno "lavorare", da un punto di vista psicoterapeutico, su questi legami antichi e ripristinare la capacità di autonomia " mancata", che, di contro, mi porterebbe a valutare la condizione attuale e ad attivarmi dal punto di vista lavorativo.
Di questo, comunque, sarebbe necessario confrontarsi con il suo terapeuta e iniziare una condivisione anche di emozioni e di bisogni, che sottendono questo stato d'animo...
Nel frattempo rimaniamo in ascolto!
Un caro saluto
[#2]
Gentile Ragzza,
Il lavoro è un caposaldo dell' esistenza, correla con un aspetto identitario.
Quando si è disoccupati, l'autostima vacilla....ma è altrettanto vero che le basi per la fidicia in se stessi partono da lontano...
Come è stata amata?
A sufficienza?
È stata rinforzata durante la crescita?
Le hanno mai detto brava e bella?
Ha un amore, degli amici, un hobby?
Il lavoro è un caposaldo dell' esistenza, correla con un aspetto identitario.
Quando si è disoccupati, l'autostima vacilla....ma è altrettanto vero che le basi per la fidicia in se stessi partono da lontano...
Come è stata amata?
A sufficienza?
È stata rinforzata durante la crescita?
Le hanno mai detto brava e bella?
Ha un amore, degli amici, un hobby?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Gentile architetto, la fiducia viene da lontano dai nostri primi rapporti , si chiama infatti .. fiducia di base .. i primi pianti i primi sorrisi di appagamento quando tutto viene rapidamente risolto e siamo amati, nutriti, coccolati ,come certo sa, ora le porte in faccia non la spaventino più , bene che sia costante e ben seguita da un collega, provi a pensare ANCHE se non è possibile usare la sua laurea e lo sguardo competente e .. artistico che questa porta con sè, per un lavoro a latere , non è subito necessario costruire ponti, vero ?
A piccoli passi ce la farà, anche pensare soluzioni col .. pensiero laterale.. spesso funziona.
Restiamo in ascolto..
A piccoli passi ce la farà, anche pensare soluzioni col .. pensiero laterale.. spesso funziona.
Restiamo in ascolto..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#4]
Utente
Intanto grazie per le risposte.
In merito alle domande della Dr Randone:
- i miei genitori mi hanno amata, a modo loro, ma ammetto che mi è mancato il loro supporto emotivo. Mio padre, non ha mai proferito parola, mai una tirata di orecchie, ma nemmeno infusioni di fiducia. Una buona persona, ma non molto partecipe. Mia madre incoerente e poco dolce, ero bella un giorno, brutta quello dopo, per intendersi. Con mio fratello non ho rapporti, siamo cresciuti l'uno privo dell'altra. Insomma anche da sola capisco che il contesto non mi ha propriamente aiutata. Ho sempre preso decisioni in autonomia senza possibilità di confronto.
-ho un compagno e sto ben con lui, ma abitiamo in città diverse. Inizialmente aveva una casa tutta sua e convivevamo, poi con la crisi ha chiuso la sua attività e non è più riuscito a sostenere i costi dell'affitto, quindi è tornato dalla madre. Ci vediamo nei weekend e la nostra privacy si è azzerata poiché la madre è sempre presente, anche se non invadente. Non avendo reddito mi sento in colpa perché per sostenere determinati costi dovremmo, allo stato attuale, essere in due. Naturalmente il rapporto ha dovuto riorganizzarsi, ma non è più roseo, la mancanza di progettualità per ovvie condizioni economiche, sta minando la nostra serenità. Per quanto riguarda il sostegno affettivo con lui non ci sono problemi, ma per il resto vale il discorso dei miei genitori, non percepisco supporto, semplicemente perché è sempre stato disinteressato agli aspetti che riguardano i miei studi, la professione e purtroppo non si interessa nemmeno molto della terapia. Per il resto è amorevole, servizievole, se può si priva di qualcosa per darla a me, mi posso fidare di lui, ma non entra a pieno e con consapevolezza nei fatti della mia vita.
-amici pochi, mi sono dovuta allontanare dalla massa per studiare, soprattutto gli ultimi anni. Vorrei ricostruirmi delle amicizie, ma faccio fatica perché non ho hobby e quindi non frequento luoghi di aggregazione. Il mio compagno ha alcune amicizie, ma non mi sento appagata con loro, perché non abbiamo niente da condividere e le conversazioni si riducono a chiacchiere da bar!
Forse sull'hobby potrei lavorare, mi piacerebbe imparare a suonare uno strumento, ma da autodidatta temo di non essere costante, di contro le scuole costano abbastanza, mentre i servizi pubblici non offrono, in questo momento, corsi compatibili con i miei interessi.
In merito a quanto detto dalla Dr Muscarà Fregonese: la mia laurea avrebbe un ventaglio ampio, però la mia passione per gli aspetti strutturali e del consolidamento mi tiene legata e mi frena a provare a cercare nell'indotto. La realtà è che vorrei stare in uno studio professionale, non mi interessano i soldi, vorrei solo imparare l'aspetto pratico della professione ed avere un impegno fisso giornaliero, perché è frustrante stare a casa.
Infine tengo a dirvi che sono veramente contenta del percorso terapeutico che ho intrapreso, soprattutto perché sento che la strada è quella giusta e anche il terapeuta non poteva essere migliore.
In merito alle domande della Dr Randone:
- i miei genitori mi hanno amata, a modo loro, ma ammetto che mi è mancato il loro supporto emotivo. Mio padre, non ha mai proferito parola, mai una tirata di orecchie, ma nemmeno infusioni di fiducia. Una buona persona, ma non molto partecipe. Mia madre incoerente e poco dolce, ero bella un giorno, brutta quello dopo, per intendersi. Con mio fratello non ho rapporti, siamo cresciuti l'uno privo dell'altra. Insomma anche da sola capisco che il contesto non mi ha propriamente aiutata. Ho sempre preso decisioni in autonomia senza possibilità di confronto.
-ho un compagno e sto ben con lui, ma abitiamo in città diverse. Inizialmente aveva una casa tutta sua e convivevamo, poi con la crisi ha chiuso la sua attività e non è più riuscito a sostenere i costi dell'affitto, quindi è tornato dalla madre. Ci vediamo nei weekend e la nostra privacy si è azzerata poiché la madre è sempre presente, anche se non invadente. Non avendo reddito mi sento in colpa perché per sostenere determinati costi dovremmo, allo stato attuale, essere in due. Naturalmente il rapporto ha dovuto riorganizzarsi, ma non è più roseo, la mancanza di progettualità per ovvie condizioni economiche, sta minando la nostra serenità. Per quanto riguarda il sostegno affettivo con lui non ci sono problemi, ma per il resto vale il discorso dei miei genitori, non percepisco supporto, semplicemente perché è sempre stato disinteressato agli aspetti che riguardano i miei studi, la professione e purtroppo non si interessa nemmeno molto della terapia. Per il resto è amorevole, servizievole, se può si priva di qualcosa per darla a me, mi posso fidare di lui, ma non entra a pieno e con consapevolezza nei fatti della mia vita.
-amici pochi, mi sono dovuta allontanare dalla massa per studiare, soprattutto gli ultimi anni. Vorrei ricostruirmi delle amicizie, ma faccio fatica perché non ho hobby e quindi non frequento luoghi di aggregazione. Il mio compagno ha alcune amicizie, ma non mi sento appagata con loro, perché non abbiamo niente da condividere e le conversazioni si riducono a chiacchiere da bar!
Forse sull'hobby potrei lavorare, mi piacerebbe imparare a suonare uno strumento, ma da autodidatta temo di non essere costante, di contro le scuole costano abbastanza, mentre i servizi pubblici non offrono, in questo momento, corsi compatibili con i miei interessi.
In merito a quanto detto dalla Dr Muscarà Fregonese: la mia laurea avrebbe un ventaglio ampio, però la mia passione per gli aspetti strutturali e del consolidamento mi tiene legata e mi frena a provare a cercare nell'indotto. La realtà è che vorrei stare in uno studio professionale, non mi interessano i soldi, vorrei solo imparare l'aspetto pratico della professione ed avere un impegno fisso giornaliero, perché è frustrante stare a casa.
Infine tengo a dirvi che sono veramente contenta del percorso terapeutico che ho intrapreso, soprattutto perché sento che la strada è quella giusta e anche il terapeuta non poteva essere migliore.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.7k visite dal 12/12/2014.
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