Evoluzione psicoterapia
Salve,
seguo una psicoterapia da 16 mesi (compresi i primi incontri conoscitivi).
La mia richiesta iniziale, l'obiettivo ultimo e principale, era di cambiare qualcosa di me, per riuscire a vivere finalmente una relazione sentimentale felice e serena, come non era mai stato. Pur avendo cominciato per questioni sentimentali, poi l'ambito si è allargato a tutta la sfera relazionale, che in effetti fin da primi incontri ho dovuto riconoscere come tutta problematica e causa di sofferenza e insoddisfazione (lavoro, famiglia, amicizie...).
Ho avuto qualche risultato importante: maggiore consapevolezza del mio funzionamento, maggiore consapevolezza del mio passato (sentendomi finalmente meno "malata" e colpevole per quello che mi capitava), maggiore consapevolezza delle dinamiche relazionali che creo con gli altri, quindi mia responsabilità. Tutto questo progredisce seduta dopo seduta.
Sul fronte del cambiamento, invece, le cose vanno molto più a rilento. Quando anche (non succede sempre), nonostante le emozioni negative (che ora riconosco di più), riesco a immaginare/sentire cosa sarebbe opportuno fare per me stessa... poi non lo faccio. E da lì rabbia, continua sofferenza, senso di impotenza, delusione per me stessa, senso di fallimento e sfiducia nelle mie possibilità di cambiare (e a volte anche nella terapia stessa).
Sono arrivata pian piano a cambiare/sistemare molte cose: il lavoro e le relazioni con alcune figure importanti (mamma, migliore amica, collega), che ho chiuso o modificato. Sono riuscita a farmi rispettare, ad avere un comportamento assertivo, a smettere di subire, dipendere, voler cambiare l'altro... Almeno mi pare. Comunque mi sento più serena e sto meglio, pur con la sensazione di stare sempre un po' in trincea, all'erta, attenta a monitorare le mie emozioni e i miei bisogni che così facilmente dimentico, attenta a far rispettare i miei diritti e a non vivere in un mondo di doveri. Insomma, non sono comportamenti alternativi che ora mi vengano del tutto automatici, ma - con un po' di attenzione - riesco a pensarli e, soprattutto, a metterli in atto.
Le cose sono cambiate molto meno, quasi per nulla, nella sfera sentimentale. Nel corso della terapia ho vissuto una relazione di quasi un anno. Finita male per i soliti motivi. Non riesco a cambiare. Poco prima che questa relazione finisse, un paio di mesi fa, lamentando di non riuscire a cambiare il mio comportamento, la terapeuta mi ha comunicato che avremmo cambiato alcune cose della terapia. E così è stato. Continuo ad andare una volta a settimana, ma non ho più i compiti a casa. In un'occasione abbiamo parlato del rapporto tra di noi, io e la terapeuta. Mi ha detto che aiuta a capire le mie dinamiche. Abbiamo parlato di più dei sogni. Mi ha incoraggiato a farlo. Mi dice di provare a scendere più in profondità, di sentirmi. Non mi suggerisce più cosa fare, non come prima, mi dice di "sentirmi" e dirle io cosa voglio fare. Mi chiedo: tutto bene, è normale o sto perdendo tempo?
seguo una psicoterapia da 16 mesi (compresi i primi incontri conoscitivi).
La mia richiesta iniziale, l'obiettivo ultimo e principale, era di cambiare qualcosa di me, per riuscire a vivere finalmente una relazione sentimentale felice e serena, come non era mai stato. Pur avendo cominciato per questioni sentimentali, poi l'ambito si è allargato a tutta la sfera relazionale, che in effetti fin da primi incontri ho dovuto riconoscere come tutta problematica e causa di sofferenza e insoddisfazione (lavoro, famiglia, amicizie...).
Ho avuto qualche risultato importante: maggiore consapevolezza del mio funzionamento, maggiore consapevolezza del mio passato (sentendomi finalmente meno "malata" e colpevole per quello che mi capitava), maggiore consapevolezza delle dinamiche relazionali che creo con gli altri, quindi mia responsabilità. Tutto questo progredisce seduta dopo seduta.
Sul fronte del cambiamento, invece, le cose vanno molto più a rilento. Quando anche (non succede sempre), nonostante le emozioni negative (che ora riconosco di più), riesco a immaginare/sentire cosa sarebbe opportuno fare per me stessa... poi non lo faccio. E da lì rabbia, continua sofferenza, senso di impotenza, delusione per me stessa, senso di fallimento e sfiducia nelle mie possibilità di cambiare (e a volte anche nella terapia stessa).
Sono arrivata pian piano a cambiare/sistemare molte cose: il lavoro e le relazioni con alcune figure importanti (mamma, migliore amica, collega), che ho chiuso o modificato. Sono riuscita a farmi rispettare, ad avere un comportamento assertivo, a smettere di subire, dipendere, voler cambiare l'altro... Almeno mi pare. Comunque mi sento più serena e sto meglio, pur con la sensazione di stare sempre un po' in trincea, all'erta, attenta a monitorare le mie emozioni e i miei bisogni che così facilmente dimentico, attenta a far rispettare i miei diritti e a non vivere in un mondo di doveri. Insomma, non sono comportamenti alternativi che ora mi vengano del tutto automatici, ma - con un po' di attenzione - riesco a pensarli e, soprattutto, a metterli in atto.
Le cose sono cambiate molto meno, quasi per nulla, nella sfera sentimentale. Nel corso della terapia ho vissuto una relazione di quasi un anno. Finita male per i soliti motivi. Non riesco a cambiare. Poco prima che questa relazione finisse, un paio di mesi fa, lamentando di non riuscire a cambiare il mio comportamento, la terapeuta mi ha comunicato che avremmo cambiato alcune cose della terapia. E così è stato. Continuo ad andare una volta a settimana, ma non ho più i compiti a casa. In un'occasione abbiamo parlato del rapporto tra di noi, io e la terapeuta. Mi ha detto che aiuta a capire le mie dinamiche. Abbiamo parlato di più dei sogni. Mi ha incoraggiato a farlo. Mi dice di provare a scendere più in profondità, di sentirmi. Non mi suggerisce più cosa fare, non come prima, mi dice di "sentirmi" e dirle io cosa voglio fare. Mi chiedo: tutto bene, è normale o sto perdendo tempo?
[#1]
Direi di no cara signora. Non sta perdendo tempo , anzi sta facendo un.buon lavoro.
La sfera sentimentale e' invero la piu' difficile e la piu' ardua a modificare perche' l'affettivita' e' indipendente dal livello cognitivo/razionale e non si puo' gestire tramite questo. Si deve prendere coscienza di se, ascoltarsi, accettarsi, comprendersi. Poi se tutto cio' e' andato davvero bene si puo' cambiare.
Quindi abbia fiducia in se stessa..
Auguri cara signora
La sfera sentimentale e' invero la piu' difficile e la piu' ardua a modificare perche' l'affettivita' e' indipendente dal livello cognitivo/razionale e non si puo' gestire tramite questo. Si deve prendere coscienza di se, ascoltarsi, accettarsi, comprendersi. Poi se tutto cio' e' andato davvero bene si puo' cambiare.
Quindi abbia fiducia in se stessa..
Auguri cara signora
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Cara signora,
non abbia fretta di "arrivare"... non si "ancori" alla prescrizione dei compiti... perché si finisce di dipendere sempre dagli altri.
Ora sta realmente iniziando il "lavoro terapeutico" più complesso: stare su se stessi; i propri bisogni e le proprie emozioni...
Di difficile gestione... di sofferenza, ma con risultati efficaci!
Si fidi e si affidi... non è il tempo calendarizzato, in questo caso, che ci deve allarmare...
Ci vuole un tempo, un tempo debito per ognuno di noi.
Un augurio,
Di cuore
non abbia fretta di "arrivare"... non si "ancori" alla prescrizione dei compiti... perché si finisce di dipendere sempre dagli altri.
Ora sta realmente iniziando il "lavoro terapeutico" più complesso: stare su se stessi; i propri bisogni e le proprie emozioni...
Di difficile gestione... di sofferenza, ma con risultati efficaci!
Si fidi e si affidi... non è il tempo calendarizzato, in questo caso, che ci deve allarmare...
Ci vuole un tempo, un tempo debito per ognuno di noi.
Un augurio,
Di cuore
[#3]
Gentile Utente,
Lei ci scrive lo scorso anno, lamentando problematiche di estremo perfezionismo.....che sembrano riproporsi adesso nel rapporto con il suo terapeuta .
Forse chiede troppo e troppo in fretta.
Le suggerisco di condividere le sue ansie ed i tuoi timori con chi ha il piacere di seguirla, vedrà che trasformerà questa crisi in risorsa per la terapia stessa
Lei ci scrive lo scorso anno, lamentando problematiche di estremo perfezionismo.....che sembrano riproporsi adesso nel rapporto con il suo terapeuta .
Forse chiede troppo e troppo in fretta.
Le suggerisco di condividere le sue ansie ed i tuoi timori con chi ha il piacere di seguirla, vedrà che trasformerà questa crisi in risorsa per la terapia stessa
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Utente
Grazie, mi sento molto incoraggiata dalle risposte ricevute.
Con più fiducia in me stessa e nella terapia.
Fretta e perfezionismo sono sicuramente due mie caratteristiche, che spesso mi hanno procurato guai o tormenti. Difficile per me dire quando certe mie sensazioni sono frutto di mie interpretazioni, pretese o paure e quando invece sono obiettive.
La sofferenza non mi è mancata in questi mesi, riaprire certe porte non è facile, scendere in certi pozzi ancora meno... credo di avere pianto in questi mesi tutto quello che non ho pianto da bambina. Pensare che arriveranno risultati efficaci mi aiuta a tenere aperta quella porta che a volte vorrei tanto richiudere. Andrò avanti.
Grazie di avermi chiarito le idee.
Dr.ssa Randone: ho parlato la scorsa seduta delle mie ansie e dei miei timori rispetto alla terapia. Non era nemmeno la prima volta. Spesso mi è stato detto di non avere fretta. A volte abbiamo fatto il punto sul percorso fatto per scoprire che c'erano stati cambiamenti, che le cose vanno avanti. Ne riparlerò, visto che dice che può essere un'ulteriore risorsa da mettere in campo.
Grazie ancora e buona domenica!
Con più fiducia in me stessa e nella terapia.
Fretta e perfezionismo sono sicuramente due mie caratteristiche, che spesso mi hanno procurato guai o tormenti. Difficile per me dire quando certe mie sensazioni sono frutto di mie interpretazioni, pretese o paure e quando invece sono obiettive.
La sofferenza non mi è mancata in questi mesi, riaprire certe porte non è facile, scendere in certi pozzi ancora meno... credo di avere pianto in questi mesi tutto quello che non ho pianto da bambina. Pensare che arriveranno risultati efficaci mi aiuta a tenere aperta quella porta che a volte vorrei tanto richiudere. Andrò avanti.
Grazie di avermi chiarito le idee.
Dr.ssa Randone: ho parlato la scorsa seduta delle mie ansie e dei miei timori rispetto alla terapia. Non era nemmeno la prima volta. Spesso mi è stato detto di non avere fretta. A volte abbiamo fatto il punto sul percorso fatto per scoprire che c'erano stati cambiamenti, che le cose vanno avanti. Ne riparlerò, visto che dice che può essere un'ulteriore risorsa da mettere in campo.
Grazie ancora e buona domenica!
[#5]
gentile utente, indipendentemente dal tipo di terapia e dalla richiesta di cambiamento vorrei dirle che bisogna stare attenti ad un eccesso di aspettative. Il cambiamento può certo avvenire nella sfera personale e relazionale ma tale cambiamento è pur sempre quel minimo indispensabile per vivere meno o ridurre al minimo i disagi di un proprio vissuto personale. Occhio ad immaginare chissà quali cambiamenti possano avvenire. Una struttura di personalità rimarrà tale sempre anche se la si può sicuramente rendere sempre più funzionale e adattabile.
saluti
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#6]
Utente
Buongiorno dr. De Vincentis e grazie per la sua precisazione e avvertenza. Vorrei approfondire ulteriormente, per capire bene questo punto.
Faccio un esempio che mi riguarda, con un mio modo di funzionare tipico e ricorrente. Ho sempre messo le esigenze altrui (vere, presunte, esplicitate o meno che fossero) davanti alle mie. Sentendomi "cattiva" se non lo facevo e con la paura di perdere l'altro (perderne la stima, l'amore...). Le rare volte che pensavo prima a me stessa, mi sentivo egoista e in colpa. Gli altri hanno spesso avuto gioco facile con me, approfittandone e facendo leva su questa mia caratteristica. Le rare volte che mi ribellavo, lo facevo con aggressività (esasperata, emotivamente non tranquilla) e a maggior ragione io stessa poi mi riconoscevo in torto.
Negli ultimi mesi ho imparato ad accorgermi di quando questo succede, a non perdere di vista le mie esigenze e le mie emozioni, a reagire diversamente di fronte a una richiesta che, se esaudita, mi nuocerebbe, facendo valere le mie esigenze o cercando il compromesso, secondo i casi. Sento ancora il senso di colpa, mi sento ancora cattiva ed egoista, solo che quando sento queste emozioni e queste "voci", questi "giudizi", dentro di me, mi fermo, riconosco la cosa e la guardo e valuto. E' obiettiva? Da dove viene? E' la voce di mia madre? E' il "devi"? E i diritti? Io cosa voglio? In questo modo gestisco la cosa e rispondo, diversamente da un tempo. In questo cambiamento per me sta un enorme miglioramento della qualità della mia vita.
Sarebbe ancora meglio se non sentissi nemmeno più il senso di colpa e certi giudizi. Tutto sarebbe più spontaneo. Ci posso arrivare o questa è un'aspettativa eccessiva?
Seconda domanda: nella sfera affettiva, dove tutto ciò mi riesce ancora difficile causandomi le più grandi sofferenze, fin dove posso arrivare a cambiare? Posso arrivare a gestire? Posso arrivare addirittura a non sentire più certi stimoli?
Arrivare a gestire, per me è una conquista enorme. Richiede sempre attenzione e fatica, restano alcune emozioni negative in sottofondo, ma provo una tale soddisfazione e felicità per questo risultato che mi posso accontentare. E pazienza per il livello ottimale e meno faticoso rappresentato dalla spontaneità.
Quello che davvero per me è fondamentale è evitare di ricadere in certi copioni sentimentali, in un modo o nell'altro... Se in questo senso non ci fosse speranza, preferirei non perderci tempo ed energie.
Grazie
Faccio un esempio che mi riguarda, con un mio modo di funzionare tipico e ricorrente. Ho sempre messo le esigenze altrui (vere, presunte, esplicitate o meno che fossero) davanti alle mie. Sentendomi "cattiva" se non lo facevo e con la paura di perdere l'altro (perderne la stima, l'amore...). Le rare volte che pensavo prima a me stessa, mi sentivo egoista e in colpa. Gli altri hanno spesso avuto gioco facile con me, approfittandone e facendo leva su questa mia caratteristica. Le rare volte che mi ribellavo, lo facevo con aggressività (esasperata, emotivamente non tranquilla) e a maggior ragione io stessa poi mi riconoscevo in torto.
Negli ultimi mesi ho imparato ad accorgermi di quando questo succede, a non perdere di vista le mie esigenze e le mie emozioni, a reagire diversamente di fronte a una richiesta che, se esaudita, mi nuocerebbe, facendo valere le mie esigenze o cercando il compromesso, secondo i casi. Sento ancora il senso di colpa, mi sento ancora cattiva ed egoista, solo che quando sento queste emozioni e queste "voci", questi "giudizi", dentro di me, mi fermo, riconosco la cosa e la guardo e valuto. E' obiettiva? Da dove viene? E' la voce di mia madre? E' il "devi"? E i diritti? Io cosa voglio? In questo modo gestisco la cosa e rispondo, diversamente da un tempo. In questo cambiamento per me sta un enorme miglioramento della qualità della mia vita.
Sarebbe ancora meglio se non sentissi nemmeno più il senso di colpa e certi giudizi. Tutto sarebbe più spontaneo. Ci posso arrivare o questa è un'aspettativa eccessiva?
Seconda domanda: nella sfera affettiva, dove tutto ciò mi riesce ancora difficile causandomi le più grandi sofferenze, fin dove posso arrivare a cambiare? Posso arrivare a gestire? Posso arrivare addirittura a non sentire più certi stimoli?
Arrivare a gestire, per me è una conquista enorme. Richiede sempre attenzione e fatica, restano alcune emozioni negative in sottofondo, ma provo una tale soddisfazione e felicità per questo risultato che mi posso accontentare. E pazienza per il livello ottimale e meno faticoso rappresentato dalla spontaneità.
Quello che davvero per me è fondamentale è evitare di ricadere in certi copioni sentimentali, in un modo o nell'altro... Se in questo senso non ci fosse speranza, preferirei non perderci tempo ed energie.
Grazie
[#7]
Utente
Buongiorno! Sono di nuovo qui, 4 mesi dopo. Sarà il mio perfezionismo, ma le storie senza una fine - possibilmente un lieto fine - non mi sono mai piaciute. E poi ho pensato che a chi leggerà magari piacerebbe saper qualcosa di più dell'evoluzione che era in corso (e sarà il mio solito altruismo :-) ...)
Ebbene, dopo 20 mesi ora la terapia è sospesa per 5 mesi (chi mi segue sta per diventare mamma!), per riprendere poi a settembre, se vorrò. Intanto le cose erano andate avanti e io ora sono contenta di potermi sperimentare in autonomia, io con l'aiuto della mia guida interiore che abbiamo fatto crescere in questi mesi.
Sono sopravvissuta all'abbandono a cui avevo accennato e credo sia stata davvero un'occasione per sperimentare qualcosa di nuovo. Intanto per vivere il dolore che avevo sempre in qualche modo rimosso, poi per scoprire che non si muore. Insomma, ho sentito tante cose dentro di me in questi mesi... tanta disperazione e poi tanta forza, persino gioia nel prendermi cura di me e accettarmi con questa sofferenza. Poi sono tornata alla vita sociale, pian piano... e mi sono scoperta un po' diversa. Un po' più aperta e al tempo stesso molto più in grado di gestire le mie emozioni e tutelarmi, nel caso.
Oggi ho le risposte che avevo cercato da voi: sì, si può cambiare anche nella sfera affettiva, per quanto più difficile rispetto a quella relazionale. Non si cambia del tutto, no... certe tendenze, certe spinte, certe reazioni emotive ci sono ancora, ma sta diventando facile rendermi conto, capirle e darmi tempo, per poi gestirle. Così ora scrivo una storia diversa. Diversa da quel copione che scrivevo sempre. E oggi mi sento più forte, ottimista e capace di cavarmela. Grazie del pronto sostegno ricevuto in corso d'opera... su questo portale avevo trovato preziosi consigli che mi avevano portato a cominciare la terapia. E poi ho trovato sostegno e risposta ai miei dubbi, mentre era in corso. Oggi vorrei restituire qualcosa: un ringraziamento a chi ha sostenuto e una speranza a chi magari si trova nelle mie condizioni e potrà leggere, tra tanti dubbi e quesiti, anche un lieto fine o, almeno, un punto fermo, un traguardo raggiunto. Sì, è possibile... se lo si vuole tanto, nel tempo, con l'aiuto giusto.
Ebbene, dopo 20 mesi ora la terapia è sospesa per 5 mesi (chi mi segue sta per diventare mamma!), per riprendere poi a settembre, se vorrò. Intanto le cose erano andate avanti e io ora sono contenta di potermi sperimentare in autonomia, io con l'aiuto della mia guida interiore che abbiamo fatto crescere in questi mesi.
Sono sopravvissuta all'abbandono a cui avevo accennato e credo sia stata davvero un'occasione per sperimentare qualcosa di nuovo. Intanto per vivere il dolore che avevo sempre in qualche modo rimosso, poi per scoprire che non si muore. Insomma, ho sentito tante cose dentro di me in questi mesi... tanta disperazione e poi tanta forza, persino gioia nel prendermi cura di me e accettarmi con questa sofferenza. Poi sono tornata alla vita sociale, pian piano... e mi sono scoperta un po' diversa. Un po' più aperta e al tempo stesso molto più in grado di gestire le mie emozioni e tutelarmi, nel caso.
Oggi ho le risposte che avevo cercato da voi: sì, si può cambiare anche nella sfera affettiva, per quanto più difficile rispetto a quella relazionale. Non si cambia del tutto, no... certe tendenze, certe spinte, certe reazioni emotive ci sono ancora, ma sta diventando facile rendermi conto, capirle e darmi tempo, per poi gestirle. Così ora scrivo una storia diversa. Diversa da quel copione che scrivevo sempre. E oggi mi sento più forte, ottimista e capace di cavarmela. Grazie del pronto sostegno ricevuto in corso d'opera... su questo portale avevo trovato preziosi consigli che mi avevano portato a cominciare la terapia. E poi ho trovato sostegno e risposta ai miei dubbi, mentre era in corso. Oggi vorrei restituire qualcosa: un ringraziamento a chi ha sostenuto e una speranza a chi magari si trova nelle mie condizioni e potrà leggere, tra tanti dubbi e quesiti, anche un lieto fine o, almeno, un punto fermo, un traguardo raggiunto. Sì, è possibile... se lo si vuole tanto, nel tempo, con l'aiuto giusto.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 2.2k visite dal 05/12/2014.
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