Sono gia' in terapia da settembre con cymbalta da 60 mg e bromazepam 10 gocce 3 volte al giorno
Buonasera,la mia e' una storia un po' particolare,ho bisogno di essere aiutata.
Da quasi 2 anni soffro di crisi di panico,tachicardia,sensazione di svenire,pressione bassa e addirittura paura a rimanere da sola in casa,ho pensato di potercela fare da sola ma mi sbagliavo e come se non bastasse,un anno fa mi diagnosticano un tumore al pancreas...ho un compagno e un bambini di 6 anni,il problema e' che abitiamo in casa con i miei suoceri e non abbiamo privacy,si intromettono sempre in tutto anche sull'educazione del bambino,io non li sopporto piu',eppure per il mio compagno qualunque cosa succeda,loro hanno sempre ragione e io ho torto,per non parlare del fatto che mi sento un po' come cenerentola,in casa faccio tutto io,mia suocera non fa' mai nulla,siamo arrivati addirittura al punto che se noi una sera usciamo mi riteovo i piatti da lavare e siccome lei lavora l'indomani mattina devo lavarli io.
Vorrei evadere da questa situazione,mi sento morire,ma sembra che al mio compagno non importi e per questo anche il nostro rapporto si sta' sgretolando...aiutatemiii,cosa devo fare? Sono gia' in terapia da settembre con cymbalta da 60 mg e bromazepam 10 gocce 3 volte al giorno...non sono per niente soddisfatta della mia vita,vorrei far cambiare le cose,ma da sola come faccio ? Come faccio a far capire al mio compagno che sto' male in casa dei suoi ? Gliel' ho detto in mille modi,mi ha vista piangere,litighiamo spesso per colpa dei suoi genitori ma a lui sembra non importare...io non so' per quanto tempo ancora riusciro' a resistere,l'unica cosa chhe so' e' che voglio stare meglio...aiutatemi per favoreee....grazie e scusate lo sfogo
Da quasi 2 anni soffro di crisi di panico,tachicardia,sensazione di svenire,pressione bassa e addirittura paura a rimanere da sola in casa,ho pensato di potercela fare da sola ma mi sbagliavo e come se non bastasse,un anno fa mi diagnosticano un tumore al pancreas...ho un compagno e un bambini di 6 anni,il problema e' che abitiamo in casa con i miei suoceri e non abbiamo privacy,si intromettono sempre in tutto anche sull'educazione del bambino,io non li sopporto piu',eppure per il mio compagno qualunque cosa succeda,loro hanno sempre ragione e io ho torto,per non parlare del fatto che mi sento un po' come cenerentola,in casa faccio tutto io,mia suocera non fa' mai nulla,siamo arrivati addirittura al punto che se noi una sera usciamo mi riteovo i piatti da lavare e siccome lei lavora l'indomani mattina devo lavarli io.
Vorrei evadere da questa situazione,mi sento morire,ma sembra che al mio compagno non importi e per questo anche il nostro rapporto si sta' sgretolando...aiutatemiii,cosa devo fare? Sono gia' in terapia da settembre con cymbalta da 60 mg e bromazepam 10 gocce 3 volte al giorno...non sono per niente soddisfatta della mia vita,vorrei far cambiare le cose,ma da sola come faccio ? Come faccio a far capire al mio compagno che sto' male in casa dei suoi ? Gliel' ho detto in mille modi,mi ha vista piangere,litighiamo spesso per colpa dei suoi genitori ma a lui sembra non importare...io non so' per quanto tempo ancora riusciro' a resistere,l'unica cosa chhe so' e' che voglio stare meglio...aiutatemi per favoreee....grazie e scusate lo sfogo
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile signora,
leggerla mi ha trasmesso una forte emozione...
Dal suo racconto si evince una situazione particolarmente complessa, in cui lei si sente "incatenata" e costretta a vivere, ma non a viversi!
Mi chiedevo se è stato il medico di base a prescriverle terapia farmacologica e se è con lui che si è confrontata su questo suo vissuto... e se da questi non è riuscita ad avere aiuto altro!?
In questa situazione di pura "cecità" da parte del marito, mi sembra sia improbabile pensare ad un percorso di coppia e per la coppia, affinché si comprendano le fondamenta, che le permettono di esistere e trovare una modalità di "incontro"!
A questo punto è lei che dovrà rivolgersi, presso una struttura pubblica, ad uno psicologo che la "accompagni" in questo percorso di chiarificazione e di "azione", per poterle permettere di essere più attiva e trovare una soluzione al suo disagio.
La situazione, complessa, non può andare oltre questo semplice orientamento... ma se ne sente il bisogno noi rimaniamo, comunque, in suo ascolto per qualsiasi dubbio!
Di cuore,
le auguro di trovare luce in questo fascio di tenebre!
leggerla mi ha trasmesso una forte emozione...
Dal suo racconto si evince una situazione particolarmente complessa, in cui lei si sente "incatenata" e costretta a vivere, ma non a viversi!
Mi chiedevo se è stato il medico di base a prescriverle terapia farmacologica e se è con lui che si è confrontata su questo suo vissuto... e se da questi non è riuscita ad avere aiuto altro!?
In questa situazione di pura "cecità" da parte del marito, mi sembra sia improbabile pensare ad un percorso di coppia e per la coppia, affinché si comprendano le fondamenta, che le permettono di esistere e trovare una modalità di "incontro"!
A questo punto è lei che dovrà rivolgersi, presso una struttura pubblica, ad uno psicologo che la "accompagni" in questo percorso di chiarificazione e di "azione", per poterle permettere di essere più attiva e trovare una soluzione al suo disagio.
La situazione, complessa, non può andare oltre questo semplice orientamento... ma se ne sente il bisogno noi rimaniamo, comunque, in suo ascolto per qualsiasi dubbio!
Di cuore,
le auguro di trovare luce in questo fascio di tenebre!
[#2]
<<un anno fa mi diagnosticano un tumore al pancreas>>
Gentile Signora,
ora quel brutto problema è risolto?
<<siccome lei lavora>>
Lei, invece, non ha un'occupazione fuori dalle mura domestiche?
<<l'unica cosa che so è che voglio stare meglio>>
Questo è un ottimo punto di partenza, non sempre così scontato come si potrebbe magari pensare.
Una possibilità concreta di essere ascoltata e aiutata ad affrontare efficacemente questo periodo di disagio sarebbe quella di rivolgersi gratuitamente ad un Consultorio della sua zona:
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_912_listaFile_itemName_15_file.pdf
Cordialmente,
Gentile Signora,
ora quel brutto problema è risolto?
<<siccome lei lavora>>
Lei, invece, non ha un'occupazione fuori dalle mura domestiche?
<<l'unica cosa che so è che voglio stare meglio>>
Questo è un ottimo punto di partenza, non sempre così scontato come si potrebbe magari pensare.
Una possibilità concreta di essere ascoltata e aiutata ad affrontare efficacemente questo periodo di disagio sarebbe quella di rivolgersi gratuitamente ad un Consultorio della sua zona:
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_912_listaFile_itemName_15_file.pdf
Cordialmente,
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#3]
Ex utente
Grazie per avermi risposto....la terapia mi e' stata data da uno psicologo dell ausl in base ai sintomi descritti....ma io ho bisogno di parlare,di sfogarmi...il tumore per fortuna sembra essere stato sconfitto ma il punto e' che io vorrei una vita mia,questa non mi appartiene...vorrei dare a mio fiio il fratellino che tanto desidera ma finche' rimarremo in casa con n i miei suoceri io non me la sento,non so' piu cosa sia la felicita' ,vorrei tanto ricomciare a vivere...grazie ancora per le risposte
[#4]
Gentile Utente,
Può sempre chiedere alla dottoressa della ausl che la segue di effettuare qualche colloquio di coppia.
Dare uno spazio non giudicante e non richiedente a suo marito, è la strategia migliore per non farlo sentire pressato e per comprendere - unitamente al clinico - le motivazioni che lo spingono ( o obbligano) a stare a casa dei suoi.
Forse ha paura della malattia..
Forse teme possibili ricadute ...
Forse ha avuto paura in passato dei suoi attacchi di panico..
Forse le sue figure genitoriali sono per lui rassicuranti...
Ci sarebbero tanti " forse" da analizzare ....si faccia aiutare.
Auguri per tutto, anche per la seconda gravidanza ..
Può sempre chiedere alla dottoressa della ausl che la segue di effettuare qualche colloquio di coppia.
Dare uno spazio non giudicante e non richiedente a suo marito, è la strategia migliore per non farlo sentire pressato e per comprendere - unitamente al clinico - le motivazioni che lo spingono ( o obbligano) a stare a casa dei suoi.
Forse ha paura della malattia..
Forse teme possibili ricadute ...
Forse ha avuto paura in passato dei suoi attacchi di panico..
Forse le sue figure genitoriali sono per lui rassicuranti...
Ci sarebbero tanti " forse" da analizzare ....si faccia aiutare.
Auguri per tutto, anche per la seconda gravidanza ..
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
<...la terapia mi e' stata data da uno psicologo dell ausl in base ai sintomi descritti....ma io ho bisogno di parlare,di sfogarmi... >
Gentile signora,
gli psicologi non prescrivono (o meglio non possono) farmaci.. credo lei si riferisca alla figura di uno Psichiatra, con il quale non sembra essere "supportata" da un punto di vista psicologico.
E' suo dovere iniziare a prendersi cura di sè anche attraverso il confronto con uno Psicoterapeuta, che le possa permettere di riflettere sui bisogni e sull'elaborazione delle sue emozioni.
Necessario, prima di pensare ad una seconda gravidanza, ripristinare il rapporto di coppia e definire il vostro ruolo all'interno di questa famiglia allargata.
Inizi, intanto, lei a contattare uno psicoterapeuta e ad esprimersi in accoglienza ed empatia...
Provi ad affidarsi!
Un caro saluto
Gentile signora,
gli psicologi non prescrivono (o meglio non possono) farmaci.. credo lei si riferisca alla figura di uno Psichiatra, con il quale non sembra essere "supportata" da un punto di vista psicologico.
E' suo dovere iniziare a prendersi cura di sè anche attraverso il confronto con uno Psicoterapeuta, che le possa permettere di riflettere sui bisogni e sull'elaborazione delle sue emozioni.
Necessario, prima di pensare ad una seconda gravidanza, ripristinare il rapporto di coppia e definire il vostro ruolo all'interno di questa famiglia allargata.
Inizi, intanto, lei a contattare uno psicoterapeuta e ad esprimersi in accoglienza ed empatia...
Provi ad affidarsi!
Un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2k visite dal 27/11/2014.
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