Genitori assenti e senso di colpa
Non so come comportarmi all'interno della coppia perché il mio partner ha delle difficoltà nel rapporto con i genitori che a volte interferiscono con il nostro rapporto (ma posso sopportare), ma che spesso interferiscono con la sua vita e lui nemmeno se ne accorge.
X ha 20 anni, è omosessuale, ha fatto coming out con gli amici e non con la famiglia e vive nel terrore che qualcuno possa rivelare la sua omosessualità ai famigliari quindi in pubblico è molto trattenuto per paura che qualcuno lo veda.
Devo ammettere che su questo aspetto siamo riusciti a lavorare e adesso la situazione è migliorata rispetto ai primi tempi.
I genitori di X hanno svolto un lavoro che in passato, durante la sua infanzia, li ha tenuti lontani da casa per periodi consistenti di tempo. Egli riferisce "Della mia infanzia ricordo più i momenti in cui i miei non c'erano che quelli in cui c'erano".
X ha una sorella di due anni più piccola, che io conosco da molto prima di conoscere lui, che ha sofferto di disturbi dell'alimentazione.
Recentemente i suoi genitori sono partiti partiti per un viaggio di qualche giorno e lui ha detto che non può lasciare a casa la sorella (di 18 anni) da sola e se lei esce deve rimanere a casa pronto ad andarla a prendere, quindi non ci siamo visti per questi giorni.
Con il padre X non ha un buon rapporto, passano molto tempo insieme senza parlare in realtà di nulla perché X non si sente capito dal padre in ambiti come l'università.
Riferisce di evitare il conflitto tutte le volte che può, di non riferire in famiglia cose che potrebbero essere usate contro di lui.
La famiglia del padre (la sorella, la nonna etc.) vive in stretto contatto con la famiglia di X e sua cugina lo ha criticato per non essere abbastanza vicino alla sorella perché lei non si confida con lui.
X riferisce che in famiglia la sorella e il padre spesso litigano e lui cerca di defilarsi da tutti i litigi.
Più volte si ritrova a fare cose contro voglia solo perché non vuole dare un dispiacere al padre.
In tutto questo la sua famiglia vive in un clima di serenità apparente in cui X nemmeno riesce a notare la presenza di un problema, o meglio la nota, ma "oddio la situazione è meno drammatica di quello che sembra".
Resta il fatto che non riesce a dire ai suoi genitori, che non ho mai conosciuto, della sua omosessualità, per quanto ormai la nostra relazione, soprattutto agli occhi della sorella, sia palese.
Insomma questa è la storia, sono stato un po' scarno per evitare di scrivere 10 pagine.
Ho fatto questa supposizione: i genitori di X sono stati assenti quando lui era piccolo e da quando hanno smesso di lavorare hanno cominciato ad essere presenti a 360 gradi instillando nel figlio maggiore il loro ingiustificato senso di colpa per non essere stati presenti a sufficienza durante la sua infanzia. Senso di colpa che induce X ad avere questa preoccupazione eccessiva per la sorella. Non abbiamo mai dormito una notte fuori perché non vuole dire bugie ai suoi.
Non abbiamo mai passato nemmeno una giornata intera insieme e a me queste cose cominciano a pesare.
Lo amo e mi rendo conto che il problema è suo e che questi atteggiamenti non metto in discussione nè i suoi sentimenti nei miei confronti nè la genuinità della nostra relazione.
Il problema è che non so come stargli vicino, come fargli vedere l'elefante nella stanza e vorrei che lui stesse meglio e vivesse più serenamente questi aspetti della sua vita in modo che anche la nostra relazione sia più serena.
Ho provato a parlargli con molto tatto e poche volte, ma purtroppo non posso permettermi l'incisività che userei in altri contesti e con altre persone perché non voglio rischiare di ferirlo con cose che non capisce o non è pronto ad affrontare, ma da parte sua vedo una stasi e una completa e totale inconsapevolezza nei confronti di queste dinamiche che invece a me appaiono cristalline.
Come posso fare ad aiutarlo con tatto e delicatezza? Come faccio a stargli vicino e ad aiutarlo a prendere consapevolezza?
So che il mio ruolo non è di certo quello di essere il suo terapeuta né altro, solo che vorrei evitare che a lungo andare questi problemi diventino troppo pesanti e rovinino il nostro rapporto.
X ha 20 anni, è omosessuale, ha fatto coming out con gli amici e non con la famiglia e vive nel terrore che qualcuno possa rivelare la sua omosessualità ai famigliari quindi in pubblico è molto trattenuto per paura che qualcuno lo veda.
Devo ammettere che su questo aspetto siamo riusciti a lavorare e adesso la situazione è migliorata rispetto ai primi tempi.
I genitori di X hanno svolto un lavoro che in passato, durante la sua infanzia, li ha tenuti lontani da casa per periodi consistenti di tempo. Egli riferisce "Della mia infanzia ricordo più i momenti in cui i miei non c'erano che quelli in cui c'erano".
X ha una sorella di due anni più piccola, che io conosco da molto prima di conoscere lui, che ha sofferto di disturbi dell'alimentazione.
Recentemente i suoi genitori sono partiti partiti per un viaggio di qualche giorno e lui ha detto che non può lasciare a casa la sorella (di 18 anni) da sola e se lei esce deve rimanere a casa pronto ad andarla a prendere, quindi non ci siamo visti per questi giorni.
Con il padre X non ha un buon rapporto, passano molto tempo insieme senza parlare in realtà di nulla perché X non si sente capito dal padre in ambiti come l'università.
Riferisce di evitare il conflitto tutte le volte che può, di non riferire in famiglia cose che potrebbero essere usate contro di lui.
La famiglia del padre (la sorella, la nonna etc.) vive in stretto contatto con la famiglia di X e sua cugina lo ha criticato per non essere abbastanza vicino alla sorella perché lei non si confida con lui.
X riferisce che in famiglia la sorella e il padre spesso litigano e lui cerca di defilarsi da tutti i litigi.
Più volte si ritrova a fare cose contro voglia solo perché non vuole dare un dispiacere al padre.
In tutto questo la sua famiglia vive in un clima di serenità apparente in cui X nemmeno riesce a notare la presenza di un problema, o meglio la nota, ma "oddio la situazione è meno drammatica di quello che sembra".
Resta il fatto che non riesce a dire ai suoi genitori, che non ho mai conosciuto, della sua omosessualità, per quanto ormai la nostra relazione, soprattutto agli occhi della sorella, sia palese.
Insomma questa è la storia, sono stato un po' scarno per evitare di scrivere 10 pagine.
Ho fatto questa supposizione: i genitori di X sono stati assenti quando lui era piccolo e da quando hanno smesso di lavorare hanno cominciato ad essere presenti a 360 gradi instillando nel figlio maggiore il loro ingiustificato senso di colpa per non essere stati presenti a sufficienza durante la sua infanzia. Senso di colpa che induce X ad avere questa preoccupazione eccessiva per la sorella. Non abbiamo mai dormito una notte fuori perché non vuole dire bugie ai suoi.
Non abbiamo mai passato nemmeno una giornata intera insieme e a me queste cose cominciano a pesare.
Lo amo e mi rendo conto che il problema è suo e che questi atteggiamenti non metto in discussione nè i suoi sentimenti nei miei confronti nè la genuinità della nostra relazione.
Il problema è che non so come stargli vicino, come fargli vedere l'elefante nella stanza e vorrei che lui stesse meglio e vivesse più serenamente questi aspetti della sua vita in modo che anche la nostra relazione sia più serena.
Ho provato a parlargli con molto tatto e poche volte, ma purtroppo non posso permettermi l'incisività che userei in altri contesti e con altre persone perché non voglio rischiare di ferirlo con cose che non capisce o non è pronto ad affrontare, ma da parte sua vedo una stasi e una completa e totale inconsapevolezza nei confronti di queste dinamiche che invece a me appaiono cristalline.
Come posso fare ad aiutarlo con tatto e delicatezza? Come faccio a stargli vicino e ad aiutarlo a prendere consapevolezza?
So che il mio ruolo non è di certo quello di essere il suo terapeuta né altro, solo che vorrei evitare che a lungo andare questi problemi diventino troppo pesanti e rovinino il nostro rapporto.
[#1]
Gentile ragazzo,
Mi fa piacere che al termine della sua richiesta Lei si sia reso conto di non essere il.suo terapeuta.
Questa condizione per quanti sgradevole per Lei e' la realta'
Anche nelle psicoterapie per potere lavorare con la persona interessata occorre una 'domanda'. Una esplicita, volontaria richiesta. Senza la quale non sarebbe possibile alcun intervento.
Stia vicino al suo amico da amico. Gli manifesti i suoi disagi, e' suo diritto. Ma nulla piu'
I migliori saluti
Mi fa piacere che al termine della sua richiesta Lei si sia reso conto di non essere il.suo terapeuta.
Questa condizione per quanti sgradevole per Lei e' la realta'
Anche nelle psicoterapie per potere lavorare con la persona interessata occorre una 'domanda'. Una esplicita, volontaria richiesta. Senza la quale non sarebbe possibile alcun intervento.
Stia vicino al suo amico da amico. Gli manifesti i suoi disagi, e' suo diritto. Ma nulla piu'
I migliori saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gentile Utente,
per Lei (che scrive) il problema principale è il fatto che il Suo compagno non voglia rivelare ai Suoi genitori di essere omosessuale? Oppure è uno dei tanti, come ad esempio che non riesce a smarcarsi dai genitori e che continua (forse perchè l'ha sempre fatto, in assenza dei genitori) a prendersi cura della sorella?
per Lei (che scrive) il problema principale è il fatto che il Suo compagno non voglia rivelare ai Suoi genitori di essere omosessuale? Oppure è uno dei tanti, come ad esempio che non riesce a smarcarsi dai genitori e che continua (forse perchè l'ha sempre fatto, in assenza dei genitori) a prendersi cura della sorella?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
Sinceramente non mi importa nulla dei suoi genitori. Certo mi farebbe tanto piacere conoscerli ed essere riconosciuto come il suo compagno, ma pazienza.
Mi importa che per non dirlo ai suoi quando siamo per strada si irrigidisca, mi importa nella misura in cui prendersi cura della sorella significa prendersene cura in maniera ossessiva e togliere tempo al nostro rapporto. (mi perdoni, ma a 18 anni essere lasciata da sola a casa la sera a me non sembra un dramma).
Mi importa perché magari se avesse fatto coming out sarei andato a cena da loro.
Mi importa perché durante le feste saremo separati
Mi importa perché se lui torna da un viaggio con i suoi deve aspettare di tornare a casa per chiamarmi e non può farlo davanti ai suoi.
Mi importa perché ovviamente non può bucare una cena con la famiglia per un amico, se fossi il suo ragazzo sarebbe diverso.
Mi importa perché non si sente libero di passare una notte fuori casa con me.
O un week-end insieme.
Insomma dover continuamente tenere nascosto ai propri famigliari un rapporto sentimentale ha una serie di implicazioni che si riflettono per forza di cose sulla nostra relazione. E se oggi posso tollerare, conscio che è una difficoltà del mio ragazzo e non posso farci nulla, tutte queste piccole cose (che insieme non sono poi tanto piccole) mi accorgo che col tempo inizia a pesarmi tutto di più e vorrei trovare un modo per risolvere la situazione o migliorarla.
Perché a me sembra anche normale voler vedere il proprio partner più di una volta a settimana dato che abitiamo a 14 km di distanza e non a 500.
Mi importa che per non dirlo ai suoi quando siamo per strada si irrigidisca, mi importa nella misura in cui prendersi cura della sorella significa prendersene cura in maniera ossessiva e togliere tempo al nostro rapporto. (mi perdoni, ma a 18 anni essere lasciata da sola a casa la sera a me non sembra un dramma).
Mi importa perché magari se avesse fatto coming out sarei andato a cena da loro.
Mi importa perché durante le feste saremo separati
Mi importa perché se lui torna da un viaggio con i suoi deve aspettare di tornare a casa per chiamarmi e non può farlo davanti ai suoi.
Mi importa perché ovviamente non può bucare una cena con la famiglia per un amico, se fossi il suo ragazzo sarebbe diverso.
Mi importa perché non si sente libero di passare una notte fuori casa con me.
O un week-end insieme.
Insomma dover continuamente tenere nascosto ai propri famigliari un rapporto sentimentale ha una serie di implicazioni che si riflettono per forza di cose sulla nostra relazione. E se oggi posso tollerare, conscio che è una difficoltà del mio ragazzo e non posso farci nulla, tutte queste piccole cose (che insieme non sono poi tanto piccole) mi accorgo che col tempo inizia a pesarmi tutto di più e vorrei trovare un modo per risolvere la situazione o migliorarla.
Perché a me sembra anche normale voler vedere il proprio partner più di una volta a settimana dato che abitiamo a 14 km di distanza e non a 500.
[#4]
Utente
Insomma ecco, credo che il mio problema sia che il mio compagno non riesce ad emanciparsi dalla famiglia come un ragazzo in post-adolescenza dovrebbe fare e rimane legato a schemi mentali che gli impediscono di vivere in modo sereno una relazione sentimentale. Sento come se la nostra relazione per questa cosa fosse bloccata e non potesse crescere.
[#6]
Utente
Bhè, mi scusi. Secondo lei tenere nascosta ai propri genitori una parte considerevole della propria vita attuale (la nostra relazione) e di sè (la sua omosessualità) in un rapporto famigliare fatto solo di una serenità di facciata in cui non si parla di sè può rendere una persona serena? Secondo lei c'è una differenza tra il camminare per strada e -non teniamoci per mano che se ci vede qualcuno potrebbe dirlo ai miei- e il poter andare in giro serenamente? O anche solo poter passare un pomeriggio a studiare insieme. O una notte, visto che i suoi genitori non sono tipi da dire -no, dal tuo ragazzo a dormire non ci vai-. O anche solo evitare scenate del tipo -i miei sanno che faccia hai e stanno scendendo di casa, ti prego vattene e torna tra un po'-.
Insomma guardi, io vorrei solo trovare un modo per rendere lui più sereno e tranquillo e ho chiesto consiglio qui. Se poi lei mi dice che più che manifestargli un disagio non posso fare, io concordo pure.
Avevo solo bisogno di un confronto.
E comunque dottoressa Esposito non è un mio amico. Esiste una differenza sostanziale tra lo stare vicino ad un amico e lo stare vicino al proprio partner.
Insomma guardi, io vorrei solo trovare un modo per rendere lui più sereno e tranquillo e ho chiesto consiglio qui. Se poi lei mi dice che più che manifestargli un disagio non posso fare, io concordo pure.
Avevo solo bisogno di un confronto.
E comunque dottoressa Esposito non è un mio amico. Esiste una differenza sostanziale tra lo stare vicino ad un amico e lo stare vicino al proprio partner.
[#7]
E' comprensibile il suo desiderio. Ma si confronti con lui serenamente.
Se il suo partner non si rivela avra' le sue ragioni. Lei da persona legata a livello affettivo dovrebbe conoscerle e comprenderle. Poi potra' confrontarle con le sue e trovare un punto di accordo. Una coppia e' questo.
I migliori saluti
Se il suo partner non si rivela avra' le sue ragioni. Lei da persona legata a livello affettivo dovrebbe conoscerle e comprenderle. Poi potra' confrontarle con le sue e trovare un punto di accordo. Una coppia e' questo.
I migliori saluti
[#8]
Gentile Utente,
comprendo il Suo punto di vista e mi pare che l'analisi che fa sia corretta: il Suo compagno non riesce a distanziarsi dai Suoi genitori e forse il problema non riguarda il fatto di essere omosessuale ma l'essere invischiato in famiglia.
Da qui però non possiamo saperlo, e mi pare pure che il problema non sia questo o solo questo, quanto il fatto che Lei preferisca una relazione con premesse diverse.
In altri termini, se il Suo compagno sembra non avere quelle caratteristiche che per Lei sono imprescindibili, come pensa di risolvere il problema?
comprendo il Suo punto di vista e mi pare che l'analisi che fa sia corretta: il Suo compagno non riesce a distanziarsi dai Suoi genitori e forse il problema non riguarda il fatto di essere omosessuale ma l'essere invischiato in famiglia.
Da qui però non possiamo saperlo, e mi pare pure che il problema non sia questo o solo questo, quanto il fatto che Lei preferisca una relazione con premesse diverse.
In altri termini, se il Suo compagno sembra non avere quelle caratteristiche che per Lei sono imprescindibili, come pensa di risolvere il problema?
[#9]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Caro ragazzo,
comprensibile il suo rammarico e il suo disorientamento, perché ognuno di noi si "costruisce" un "ideale" di coppia, così come un "ideale" di rapporto.
Questo senso "ideale" ci impedisce, a sua volta, di comprendere la "realtà", che abbiamo di fronte.
Adesso quello che salta agli occhi è che entrambi vivete un rapporto ed un orientamento sessuale in modo totalmente diverso: aspettative non riconosciute.
Dal suo racconto si evince, proprio, il dolore di non sentirsi riconosciuto sia come "persona omosessuale" e sia come "compagno"!
Quello che va chiarificato, a mio parere, è il concetto di coppia: come sto in questa coppia... quale riconoscimento di ruolo...
E, soprattutto, se la coppia ha destino di "essere", di "esistere" ancora... nonostante questa sua precisa, apparentemente, riflessione... anche se una vera ed accurata diagnosi spetta solo allo psicoterapeuta de visu.
Provi a riflettere con il suo compagno di questo suo bisogno e provare a trovare un equilibrio in questo "mare in tempesta"!
Un caro saluto...
Di cuore
comprensibile il suo rammarico e il suo disorientamento, perché ognuno di noi si "costruisce" un "ideale" di coppia, così come un "ideale" di rapporto.
Questo senso "ideale" ci impedisce, a sua volta, di comprendere la "realtà", che abbiamo di fronte.
Adesso quello che salta agli occhi è che entrambi vivete un rapporto ed un orientamento sessuale in modo totalmente diverso: aspettative non riconosciute.
Dal suo racconto si evince, proprio, il dolore di non sentirsi riconosciuto sia come "persona omosessuale" e sia come "compagno"!
Quello che va chiarificato, a mio parere, è il concetto di coppia: come sto in questa coppia... quale riconoscimento di ruolo...
E, soprattutto, se la coppia ha destino di "essere", di "esistere" ancora... nonostante questa sua precisa, apparentemente, riflessione... anche se una vera ed accurata diagnosi spetta solo allo psicoterapeuta de visu.
Provi a riflettere con il suo compagno di questo suo bisogno e provare a trovare un equilibrio in questo "mare in tempesta"!
Un caro saluto...
Di cuore
[#10]
Utente
Gentili dott.sse, grazie per il vostro tempo.
Su questo sito trovo sempre occasioni di confronto e riflessione e penso sia eccezionale e degno di nota il fatto che voi dedichiate tanto del vostro tempo e delle vostre attenzioni a queste servizio.
Il fatto è che io stesso provengo da una famiglia fortemente disfunzionale e ho provato sulla mia pelle certi dolori e certe frustrazioni e la sola cosa "bella" della mia famiglia è che i problemi sono sempre stati talmente grossi e palesi che non potevo non notarli. Quindi preso atto delle mie problematiche mi sono rivolto ad una psicoterapeuta da giovane e ho fatto il mio percorso. Avevo già parlato di questo con la dr.ssa Albano.
E messo da parte il mio egocentrismo, sia quello fisiologico che quello patologico (oddio preferisce la sua famiglia a me, non mi vuole bene), sono riuscito a guardare X con una maggiore lucidità e io lo amo e sinceramente arrendersi davanti ad una sua difficoltà per me è tutto il contrario di amare.
Sarebbe semplice per non dire banale raccontarsi la storiella -Lui mi trascura, non è maturo, adesso lo lascio perché non vogliamo le stesse cose e non mi vuole abbastanza bene-. Insomma far finire una storia per delle problematiche di uno dei due membri che non nascono da lui non ha assolutamente senso.
Lui non vuole ferirmi quando si comporta in determinati modi, è solo che è più forte di lui e lo capisco. Vedo io il suo dolore, quando lui non lo vede perché troppo impegnato a costruire meccanismi di difesa per evitarlo.
Io credo che lui non voglia parlare con i suoi della sua omosessualità non tanto per paura della loro reazione quanto piuttosto perché teme di non poterla sopportare. Ho provato a fargli capire che può farcela, che io gli sto accanto, ma niente.
Insomma è un ragazzo d'oro e pieno di risorse e io lo amo profondamente e lasciarlo per una sua debolezza (o difficoltà o problema che dir si voglia) non ha senso.
Vorrei solo trovare un modo per aiutarlo, perché davvero non è tollerabile buttare via un rapporto bellissimo per colpa di una famiglia disfunzionale.
Su questo sito trovo sempre occasioni di confronto e riflessione e penso sia eccezionale e degno di nota il fatto che voi dedichiate tanto del vostro tempo e delle vostre attenzioni a queste servizio.
Il fatto è che io stesso provengo da una famiglia fortemente disfunzionale e ho provato sulla mia pelle certi dolori e certe frustrazioni e la sola cosa "bella" della mia famiglia è che i problemi sono sempre stati talmente grossi e palesi che non potevo non notarli. Quindi preso atto delle mie problematiche mi sono rivolto ad una psicoterapeuta da giovane e ho fatto il mio percorso. Avevo già parlato di questo con la dr.ssa Albano.
E messo da parte il mio egocentrismo, sia quello fisiologico che quello patologico (oddio preferisce la sua famiglia a me, non mi vuole bene), sono riuscito a guardare X con una maggiore lucidità e io lo amo e sinceramente arrendersi davanti ad una sua difficoltà per me è tutto il contrario di amare.
Sarebbe semplice per non dire banale raccontarsi la storiella -Lui mi trascura, non è maturo, adesso lo lascio perché non vogliamo le stesse cose e non mi vuole abbastanza bene-. Insomma far finire una storia per delle problematiche di uno dei due membri che non nascono da lui non ha assolutamente senso.
Lui non vuole ferirmi quando si comporta in determinati modi, è solo che è più forte di lui e lo capisco. Vedo io il suo dolore, quando lui non lo vede perché troppo impegnato a costruire meccanismi di difesa per evitarlo.
Io credo che lui non voglia parlare con i suoi della sua omosessualità non tanto per paura della loro reazione quanto piuttosto perché teme di non poterla sopportare. Ho provato a fargli capire che può farcela, che io gli sto accanto, ma niente.
Insomma è un ragazzo d'oro e pieno di risorse e io lo amo profondamente e lasciarlo per una sua debolezza (o difficoltà o problema che dir si voglia) non ha senso.
Vorrei solo trovare un modo per aiutarlo, perché davvero non è tollerabile buttare via un rapporto bellissimo per colpa di una famiglia disfunzionale.
[#11]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
< Vorrei solo trovare un modo per aiutarlo, perché davvero non è tollerabile buttare via un rapporto bellissimo per colpa di una famiglia disfunzionale >
È comprensibile il suo desiderio di aiuto... ma l'aiuto deve essere, spesso, anche richiesto e cercato... anche a questo bisogno essere pronti... Pronti a ricevere, ad accogliere!
Provi a riflettere...
Di cuore
È comprensibile il suo desiderio di aiuto... ma l'aiuto deve essere, spesso, anche richiesto e cercato... anche a questo bisogno essere pronti... Pronti a ricevere, ad accogliere!
Provi a riflettere...
Di cuore
[#12]
Utente
Ho riflettuto a lungo su questa questione, il confronto con voi mi ha aiutato molto a capire le dinamiche di questa famiglia anoressica, invischiata.
X è stato portato ad assumere dei ruoli genitoriali nei confronti della sorella (-devo cucinare per lei, sennò non mangia-) e oltretutto ad evitare il conflitto, segno che è molto fuorviante in quanto non mi ha permesso sin da subito di rendermi conto di certe dinamiche.
Penso di poter provare a sfidare l'invischiamento di questa famiglia in qualche modo, con tatto, approfittando da una parte del dialogo e della fiducia reciproca che c'è nella nostra relazione e dall'altra dell'esempio che posso dare relativo al modo in cui ho gestito la mia famiglia.
Non so se ci riuscirò, finché portare avanti questo tentativo non lederà il mio (e nostro) benessere continuerò a provare e anche se non dovesse riuscire, anche se questa relazione finisse, spero che almeno "il seme" di questo tentativo rimanga e germogli prima o poi.
Per lui (e per me) non posso fare più di così.
E ancora una volta, grazie. Di cuore.
X è stato portato ad assumere dei ruoli genitoriali nei confronti della sorella (-devo cucinare per lei, sennò non mangia-) e oltretutto ad evitare il conflitto, segno che è molto fuorviante in quanto non mi ha permesso sin da subito di rendermi conto di certe dinamiche.
Penso di poter provare a sfidare l'invischiamento di questa famiglia in qualche modo, con tatto, approfittando da una parte del dialogo e della fiducia reciproca che c'è nella nostra relazione e dall'altra dell'esempio che posso dare relativo al modo in cui ho gestito la mia famiglia.
Non so se ci riuscirò, finché portare avanti questo tentativo non lederà il mio (e nostro) benessere continuerò a provare e anche se non dovesse riuscire, anche se questa relazione finisse, spero che almeno "il seme" di questo tentativo rimanga e germogli prima o poi.
Per lui (e per me) non posso fare più di così.
E ancora una volta, grazie. Di cuore.
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 2.5k visite dal 26/11/2014.
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