Lasciare una persona dopo tanti anni
Savel Dottori,
vi scrivo perchè dopo 6 anni ho lasciato la persona che avevo accanto. La nostra è stata una relazione vissuta a distanza sin dal primo giorno, e sono arrivato a lunedì scorso quando, in uno stato ansioso particolarmente intenso caratterizzato da tachicardia, una sorta di morsa allo stomaco molto intensa e pensieri rapidi che viaggiavano nella mia testa (devo dire che probabilmente ha influito anche il fatto che in quel momento avevo fatto uso di THC, che ha amplificato il tutto), l'ho lasciata; il tutto dopo un mese di dubbi sempre più intensi su di noi, associati anche al fatto che si cominciava a parlare di Convivenza
Non ho visto vie di fuga in quel momento, e parlandone con lei non ho visto soluzioni se non "abbandonare la nave", scappare perchè non vedevo più altro se non il lasciarla.
Ad oggi, a distanza di una settimana, dopo una sorta di razionalizzazione e di messa in evidenza di quelli che sono stati i nostri problemi, mi rendo conto che probabilmente sia stata la scelta più giusta in quel momento, anche se non so se sarà la scelta giusta in assoluto; non so se la percezione "di aver fatto la cosa giusta" sopravviverà al tempo.
6 anni sono tanti, e il peso di questi lo sento in modo forte, perchè pensare di rimettersi in gioco dopo tutto questo tempo, da solo, mi fa molta paura.
La distanza credo sia stata il "filo conduttore" di tutto; vivere una relazione a distanza, volente o nolente, non ti fa vivere la quotidianità della coppia, le piccole cose, i piccoli momenti belli e brutti; mi sto rendendo sempre più conto che la lontananza è stata una sorta di rifugio, perchè quando si litiga o quando le cose non vanno come dovrebbero si ha sempre la possibilità di separarsi e di risolvere le cose da soli.
Quindi questo mi lascia pensare che il tutto sia stato vissuto come una sorta di filtro dove i momenti brutti sembravano meno brutti e i momenti belli sembravano più belli.
Il mi grande limite è stato legato al fatto che non mi sono espresso, non ho detto la mia tutte le volte che avrei voluto, e non perchè lei mi impedisse di farlo, ma perchè io stesso non volevo, quasi temessi le conseguenze. Il lasciar scorrere le cose è stato un errore madornale.
Questa prima parte costituisce forse il mio lato razionale.
Ma c'è anche il mio lato emotivo, c'è il fatto che io provo ancora qualcosa per lei, c'è il fatto che mi manca, che in parte desidero riaverla vicino a me (anche se ogni volta che ci penso in parte rivivo quelle sensazioni fisiche e mentali provate il giorno che ci siamo lasciati e che ho descritto precedentemente).
Io non sono qui per sapere da voi se io debba o meno tornare con lei, so che questa decisione spetta a me. Ma quello in cui vorrei essere aiutato è: Come capire se il mio desiderio di tornare con lei sia più dovuto alla paura del futuro senza di lei e non al vero sentimento d'amore? Come mai ho tutti questi dubbi? Perchè continuo a dirmi, forse un domani potrebbe però funzionare di nuovo
vi scrivo perchè dopo 6 anni ho lasciato la persona che avevo accanto. La nostra è stata una relazione vissuta a distanza sin dal primo giorno, e sono arrivato a lunedì scorso quando, in uno stato ansioso particolarmente intenso caratterizzato da tachicardia, una sorta di morsa allo stomaco molto intensa e pensieri rapidi che viaggiavano nella mia testa (devo dire che probabilmente ha influito anche il fatto che in quel momento avevo fatto uso di THC, che ha amplificato il tutto), l'ho lasciata; il tutto dopo un mese di dubbi sempre più intensi su di noi, associati anche al fatto che si cominciava a parlare di Convivenza
Non ho visto vie di fuga in quel momento, e parlandone con lei non ho visto soluzioni se non "abbandonare la nave", scappare perchè non vedevo più altro se non il lasciarla.
Ad oggi, a distanza di una settimana, dopo una sorta di razionalizzazione e di messa in evidenza di quelli che sono stati i nostri problemi, mi rendo conto che probabilmente sia stata la scelta più giusta in quel momento, anche se non so se sarà la scelta giusta in assoluto; non so se la percezione "di aver fatto la cosa giusta" sopravviverà al tempo.
6 anni sono tanti, e il peso di questi lo sento in modo forte, perchè pensare di rimettersi in gioco dopo tutto questo tempo, da solo, mi fa molta paura.
La distanza credo sia stata il "filo conduttore" di tutto; vivere una relazione a distanza, volente o nolente, non ti fa vivere la quotidianità della coppia, le piccole cose, i piccoli momenti belli e brutti; mi sto rendendo sempre più conto che la lontananza è stata una sorta di rifugio, perchè quando si litiga o quando le cose non vanno come dovrebbero si ha sempre la possibilità di separarsi e di risolvere le cose da soli.
Quindi questo mi lascia pensare che il tutto sia stato vissuto come una sorta di filtro dove i momenti brutti sembravano meno brutti e i momenti belli sembravano più belli.
Il mi grande limite è stato legato al fatto che non mi sono espresso, non ho detto la mia tutte le volte che avrei voluto, e non perchè lei mi impedisse di farlo, ma perchè io stesso non volevo, quasi temessi le conseguenze. Il lasciar scorrere le cose è stato un errore madornale.
Questa prima parte costituisce forse il mio lato razionale.
Ma c'è anche il mio lato emotivo, c'è il fatto che io provo ancora qualcosa per lei, c'è il fatto che mi manca, che in parte desidero riaverla vicino a me (anche se ogni volta che ci penso in parte rivivo quelle sensazioni fisiche e mentali provate il giorno che ci siamo lasciati e che ho descritto precedentemente).
Io non sono qui per sapere da voi se io debba o meno tornare con lei, so che questa decisione spetta a me. Ma quello in cui vorrei essere aiutato è: Come capire se il mio desiderio di tornare con lei sia più dovuto alla paura del futuro senza di lei e non al vero sentimento d'amore? Come mai ho tutti questi dubbi? Perchè continuo a dirmi, forse un domani potrebbe però funzionare di nuovo
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Caro ragazzo,
Sicuramente il vissuto del lutto (perché vive un lutto anche chi lascia l'altro)
le fa considerare tutti questi aspetti, questi dubbi che concorrono verso il disorientamento e il timore di sbagliare.
Sei anni di storia sono tanti anche se vissuti a distanza...
Certo siete di giovane età e, probabilmente, l'idea di una convivenza l'ha fatta sentire un po' "castrato"...
È su questo focus, infatti, che proverei a confrontarmi...
Devo, infatti, comprendere quali sono i miei bisogni in questo momento... Non ciò che è giusto o sbagliato secondo la ragione o secondo le apparenze.
Se adesso mi sento sereno emotivamente, anche se è evidente la mancanza, allora mi prendo tutto il tempo di cui ho bisogno per poter valutare.
Una decisione, ovviamente, fatta con il suo cuore... Il cuore che ha amato e che ha vissuto!
Rimaniamo in ascolto, per qualsiasi dubbio.
Un caro saluto
Sicuramente il vissuto del lutto (perché vive un lutto anche chi lascia l'altro)
le fa considerare tutti questi aspetti, questi dubbi che concorrono verso il disorientamento e il timore di sbagliare.
Sei anni di storia sono tanti anche se vissuti a distanza...
Certo siete di giovane età e, probabilmente, l'idea di una convivenza l'ha fatta sentire un po' "castrato"...
È su questo focus, infatti, che proverei a confrontarmi...
Devo, infatti, comprendere quali sono i miei bisogni in questo momento... Non ciò che è giusto o sbagliato secondo la ragione o secondo le apparenze.
Se adesso mi sento sereno emotivamente, anche se è evidente la mancanza, allora mi prendo tutto il tempo di cui ho bisogno per poter valutare.
Una decisione, ovviamente, fatta con il suo cuore... Il cuore che ha amato e che ha vissuto!
Rimaniamo in ascolto, per qualsiasi dubbio.
Un caro saluto
[#2]
Utente
La ringrazio molto Dottoressa per la sua risposta.
Innanzitutto mi piacerebbe dirle che più che "castrato" ho percepito come un "essere messo all'angolo", in particolare questa percezione è scaturita solo e soltanto da me stesso. Mi ha fatto pensare molto il fatto che questo in realtà sia scaturito tutto da me stesso. Non è stata lei a porre limiti, pur considerando che è stata lei a tirare per prima fuori l'argomento della convivenza e farla percepire come una necessità imminente, anche se pur sempre con "scadenza" ancora lontana (almeno 2 anni da oggi, e questo per motivi di studio).
Ed in realtà mi rendo conto che questa sia stata una cosa praticamente nata tutta da me: i dubbi iniziali, la consapevolezza sempre maggiore, la scelta di lasciarla.
Vivo momenti altalenanti, e vivo quindi situazioni dove sono quasi sereno del fatto che tutto sia finito e soprattutto del fatto che io possa convivere serenamente con la mia scelta nonostante le conseguenze che ne scaturiscono; ma poi vivo momenti diametralmente opposti. Il problema poi però è che non riesco a rimanere fermo nelle mie convinzioni: non riesco a mantenere per lungo tempo uno status mentale, indipendentemente dal fatto che mi dica se tornare o meno da lei. Vivo quindi nel dubbio che l'una o l'altra scelta siano giuste, ma anche sbagliate.
Ciò che però davvero mi frena dal tornare con lei è la paura che un domani questi dubbi si ripresentino, che io possa prenderla in giro concedendole false speranze. E soprattutto sono certo che si ripresenteranno (non lo so perchè, non so da cosa scaturisca questa certezza, so solo che è così, anche se questa potrebbe essere una certezza scaturita dalla paura del rivivere di nuovo la situazione del doverla lasciare).
Il giorno che l'ho lasciata io non ho visto altre alternative, l'ho lasciata, punto. Non ho considerato ipotesi come pause di riflessioni, il combattere insieme questi dubbi, sconfiggendoli non più come singolo ma come coppia.
Nonostante tutto questo, continuo però a pensare a cosa possa significare vivere, giorno per giorno, senza di lei. Continuo a domandarmi se ne sia capace (del resto ho davvero dimenticato cosa voglia dire, dopo sei anni, stare da solo, nonostante la storia sia comunque stata vissuta a distanza con tutto quello che ne deriva). E nonostante tutto questo ho come la percezione che qualcosa ancora "non è stato scritto", come se avessi mollato troppo presto, nonostante la forza dei miei dubbi è assolutamente non sottovalutabile o comunque non ignorabile. Se lei mi dovesse chiedere il motivo per cui tutto è finito, sinceramente ora posso solo dirle "Non lo So", o forse, "Ancora non lo so".
So solo che mi spaventa anche solo il pensiero di rapportarmi con un'altra persona che non sia lei, anche perchè questa progressiva consapevolezza mi sta facendo rendere conto che quello che io ritenevo perfetto per me, giusto, ideale, in realtà nascondeva tanti problemi, tante cose non adatte a me (ma nonostante questo non rimpiango un giorno, perchè comunque ero felice).
In attesa di una sua risposta, le porgo distinti saluti
Innanzitutto mi piacerebbe dirle che più che "castrato" ho percepito come un "essere messo all'angolo", in particolare questa percezione è scaturita solo e soltanto da me stesso. Mi ha fatto pensare molto il fatto che questo in realtà sia scaturito tutto da me stesso. Non è stata lei a porre limiti, pur considerando che è stata lei a tirare per prima fuori l'argomento della convivenza e farla percepire come una necessità imminente, anche se pur sempre con "scadenza" ancora lontana (almeno 2 anni da oggi, e questo per motivi di studio).
Ed in realtà mi rendo conto che questa sia stata una cosa praticamente nata tutta da me: i dubbi iniziali, la consapevolezza sempre maggiore, la scelta di lasciarla.
Vivo momenti altalenanti, e vivo quindi situazioni dove sono quasi sereno del fatto che tutto sia finito e soprattutto del fatto che io possa convivere serenamente con la mia scelta nonostante le conseguenze che ne scaturiscono; ma poi vivo momenti diametralmente opposti. Il problema poi però è che non riesco a rimanere fermo nelle mie convinzioni: non riesco a mantenere per lungo tempo uno status mentale, indipendentemente dal fatto che mi dica se tornare o meno da lei. Vivo quindi nel dubbio che l'una o l'altra scelta siano giuste, ma anche sbagliate.
Ciò che però davvero mi frena dal tornare con lei è la paura che un domani questi dubbi si ripresentino, che io possa prenderla in giro concedendole false speranze. E soprattutto sono certo che si ripresenteranno (non lo so perchè, non so da cosa scaturisca questa certezza, so solo che è così, anche se questa potrebbe essere una certezza scaturita dalla paura del rivivere di nuovo la situazione del doverla lasciare).
Il giorno che l'ho lasciata io non ho visto altre alternative, l'ho lasciata, punto. Non ho considerato ipotesi come pause di riflessioni, il combattere insieme questi dubbi, sconfiggendoli non più come singolo ma come coppia.
Nonostante tutto questo, continuo però a pensare a cosa possa significare vivere, giorno per giorno, senza di lei. Continuo a domandarmi se ne sia capace (del resto ho davvero dimenticato cosa voglia dire, dopo sei anni, stare da solo, nonostante la storia sia comunque stata vissuta a distanza con tutto quello che ne deriva). E nonostante tutto questo ho come la percezione che qualcosa ancora "non è stato scritto", come se avessi mollato troppo presto, nonostante la forza dei miei dubbi è assolutamente non sottovalutabile o comunque non ignorabile. Se lei mi dovesse chiedere il motivo per cui tutto è finito, sinceramente ora posso solo dirle "Non lo So", o forse, "Ancora non lo so".
So solo che mi spaventa anche solo il pensiero di rapportarmi con un'altra persona che non sia lei, anche perchè questa progressiva consapevolezza mi sta facendo rendere conto che quello che io ritenevo perfetto per me, giusto, ideale, in realtà nascondeva tanti problemi, tante cose non adatte a me (ma nonostante questo non rimpiango un giorno, perchè comunque ero felice).
In attesa di una sua risposta, le porgo distinti saluti
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissimo,
perché avere fretta di prendere una decisione?
Si prenda tempo... tutto il tempo di cui ha bisogno!
Deve comprendere, giorno per giorno, come riesce ad impostare il suo quotidiano, anche solo a livello mentale.
Il tempo guarisce le "ferite" e, spesso, ne occorre un po' per riprendere in mano la propria vita!
Questi momenti di confusione e di disorientamento sono comprensibili, poiché è trascorso poco tempo e bisogna imparare, anche, ad elaborare i vissuti.
Spero sia chiaro il mio messaggio,
Di cuore
perché avere fretta di prendere una decisione?
Si prenda tempo... tutto il tempo di cui ha bisogno!
Deve comprendere, giorno per giorno, come riesce ad impostare il suo quotidiano, anche solo a livello mentale.
Il tempo guarisce le "ferite" e, spesso, ne occorre un po' per riprendere in mano la propria vita!
Questi momenti di confusione e di disorientamento sono comprensibili, poiché è trascorso poco tempo e bisogna imparare, anche, ad elaborare i vissuti.
Spero sia chiaro il mio messaggio,
Di cuore
[#4]
Utente
Si ha ragione, forse sto bruciando le tappe, o le sto accelerando, come mi volessi allontanare il prima possibile da questa situazione. Sono un tipo che spesso pretende di accelerare i tempi, questa non è l'unica occasione in cui tento di spingermi oltre le mie capacità attuali di elaborazione e consapevolezza. E' che non mi va di essere triste troppo a lungo (lo so è scontata come cosa) e ho voglia di riuscire ad andare avanti (indipendentemente dalla scelta che farò).
Arrivederci Dottoressa e grazie ancora!
Arrivederci Dottoressa e grazie ancora!
[#6]
Gentile Utente,
Mente e cuore sembrano non parlarsi più ...
Le decisioni- affrettate- solitamente sono degli agiti, in psicologia detti " acting out" , per intenderci il suo lasciare la nave....
Il tempo, la dimensione dell'ascolto interiore ed il sentimento- se esiste ancora- le dirà cosa fare ..
Cari auguri
Mente e cuore sembrano non parlarsi più ...
Le decisioni- affrettate- solitamente sono degli agiti, in psicologia detti " acting out" , per intenderci il suo lasciare la nave....
Il tempo, la dimensione dell'ascolto interiore ed il sentimento- se esiste ancora- le dirà cosa fare ..
Cari auguri
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#7]
Utente
Salve Dottoresse, sono di nuovo qui a scrivervi, dopo alcuni giorni dal mio ultimo messaggio. Lo faccio in un momento particolare, perchè ora, proprio in questo momento, sto vivendo una sorta di attacco d'ansia.
Sono diverse mattine oramai che mi alzo spontaneamente presto (all'incirca intorno alle 6.30) e questi risvegli mi scatenano ansia. Oggi in particolare percepisco tachicardia, un senso di oppressione toracica e soprattutto la sensazione di non riuscire a superare questo momento. Sono da solo a casa, e forse questo sicuramente mi accentua le cose, perchè ho la sensazione di non poterne parlare con nessuno.
Non riesco più a capire se la scelta che ho fatto sia stata giusta o no...la mia ex ragazza mi manca, mi manca da impazzire ma non riesco ad aggrapparmi alla certezza di poter/voler tornare con lei. Mi rendo conto che ascoltando solo il mio cuore io tornerei all'istante da lei. Ma se ascolto la mia testa percepisco una paura del futuro spaventosa, forse anche ingiustificata, ma comunque presente.
Sono diverse mattine oramai che mi alzo spontaneamente presto (all'incirca intorno alle 6.30) e questi risvegli mi scatenano ansia. Oggi in particolare percepisco tachicardia, un senso di oppressione toracica e soprattutto la sensazione di non riuscire a superare questo momento. Sono da solo a casa, e forse questo sicuramente mi accentua le cose, perchè ho la sensazione di non poterne parlare con nessuno.
Non riesco più a capire se la scelta che ho fatto sia stata giusta o no...la mia ex ragazza mi manca, mi manca da impazzire ma non riesco ad aggrapparmi alla certezza di poter/voler tornare con lei. Mi rendo conto che ascoltando solo il mio cuore io tornerei all'istante da lei. Ma se ascolto la mia testa percepisco una paura del futuro spaventosa, forse anche ingiustificata, ma comunque presente.
[#8]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissimo,
se vivere il suo quotidiano diventa, realmente, complesso e difficile.. allora dovrebbe iniziare a riflettere su un percorso di Psicoterapia, in quanto l' "accompagnerebbe" verso la scoperta ti tutte quelle motivazioni inconsce, che sottendono questi sintomi.
Ha bisogno di capire e di elaborare, per potersi "ricostruire" un quotidiano di serena e facile gestione!
Può rivolgersi ad un Consultorio della sua città e iniziare a prendersi cura di sè...
Si fidi e si affidi...
Di cuore
se vivere il suo quotidiano diventa, realmente, complesso e difficile.. allora dovrebbe iniziare a riflettere su un percorso di Psicoterapia, in quanto l' "accompagnerebbe" verso la scoperta ti tutte quelle motivazioni inconsce, che sottendono questi sintomi.
Ha bisogno di capire e di elaborare, per potersi "ricostruire" un quotidiano di serena e facile gestione!
Può rivolgersi ad un Consultorio della sua città e iniziare a prendersi cura di sè...
Si fidi e si affidi...
Di cuore
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 18.9k visite dal 25/11/2014.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.