Problema in amore...quando è presente un disturbo alimentare
Salve, ho 35 anni e mi trovo in una situazione complessa.
Ho un disturbo alimentare da circa 12 anni.
Ho affrontato due volte un percorso di psicoterapia, che mi ha aiutato, ma non ho mai veramente risolto il problema (il mio terapeuta disse che mi mancava soltanto l'ultimo scalino per uscirne, ma che ero bloccata su quello).
7 anni fa, dopo la fine dolorosa di una convivenza, mi sono innamorata di un ragazzo che non vive nella mia città. Una persona realizzata (differentemente da me) che lavora, ha tanti amici e grandi passioni ed impegni in campo artistico.
Un amore reciproco ci ha travolti nonostante le rispettive vite fossero così diverse al momento. Ci siamo fatti promesse e abbiamo investito speranze affinché un giorno fosse possibile vivere come una coppia "normale" la nostra storia.
Non siamo mai riusciti a separarci, ma neanche a concretizzare "il sogno".
Due anni fa perdo mio padre, un dolore estremo, e penso che lui mi sia vicino nonostante non ci sia fisicamente.
A maggio di quest'anno scopro, cercando sul web, che sta vivendo una vita parallela; mi dice che il suo amore per me è immutato ma da quando è morto mio padre frequenta un'altra persona. Decidiamo tra pianti e dolore di incontrarci, io gli dico che lo amo e lui mi confessa ancora una volta che è innamorato di me e che mi ama, che lei è stata "la tranquillità e normalità" che con me non ha ancora trovato. Passa giorni con me, a casa mia (con me vive anche mia madre), usciamo con i miei amici, viviamo emozioni fortissime. Ad agosto, durante le ferie, torna di nuovo, mi dice che metterà tutto a posto con l'altra persona. Quando lui torna nella sua città entro in crisi e i miei disturbi si fanno di nuovo acuti, lui si rattrista, si sente in colpa di non aver ancora avuto il coraggio di parlare a quella persona. Mi dice che le ha chiesto tempo, che si sentono solo attraverso sms, ma io non sono sicura, a volte penso lo dica per non farmi stare male. Io lo amo, ho perdonato quello che è successo perché capisco le mancanze che ha avuto il nostro rapporto e le difficoltà che ha avuto lui, nell'affrontare un rapporto a distanza con una persona che ha i miei disturbi. Non provo rabbia alcuna, gli dico che aspetto, ma sto soffrendo ogni giorno per quello che non sta facendo adesso. Della nostra situazione ne parla se spronato, ma con difficoltà, ed io non so più cosa vuole. Mi sono chiusa di nuovo in casa come in attesa di tempi migliori e mi chiedo se sia possibile amarsi e non riuscire a condividere dei progetti di vita.
La mia domanda è : dall'esterno, da un punto di vista professionale, avreste qualche consiglio per la mia situazione?
p.s. sono cosciente che dovrei riprendere un percorso terapeutico, ma privatamente non posso permettermelo al momento, e presso l'azienda sanitaria della mia città ho già provato ma è stata una brutta esperienza.
Grazie dell'attenzione.
Ho un disturbo alimentare da circa 12 anni.
Ho affrontato due volte un percorso di psicoterapia, che mi ha aiutato, ma non ho mai veramente risolto il problema (il mio terapeuta disse che mi mancava soltanto l'ultimo scalino per uscirne, ma che ero bloccata su quello).
7 anni fa, dopo la fine dolorosa di una convivenza, mi sono innamorata di un ragazzo che non vive nella mia città. Una persona realizzata (differentemente da me) che lavora, ha tanti amici e grandi passioni ed impegni in campo artistico.
Un amore reciproco ci ha travolti nonostante le rispettive vite fossero così diverse al momento. Ci siamo fatti promesse e abbiamo investito speranze affinché un giorno fosse possibile vivere come una coppia "normale" la nostra storia.
Non siamo mai riusciti a separarci, ma neanche a concretizzare "il sogno".
Due anni fa perdo mio padre, un dolore estremo, e penso che lui mi sia vicino nonostante non ci sia fisicamente.
A maggio di quest'anno scopro, cercando sul web, che sta vivendo una vita parallela; mi dice che il suo amore per me è immutato ma da quando è morto mio padre frequenta un'altra persona. Decidiamo tra pianti e dolore di incontrarci, io gli dico che lo amo e lui mi confessa ancora una volta che è innamorato di me e che mi ama, che lei è stata "la tranquillità e normalità" che con me non ha ancora trovato. Passa giorni con me, a casa mia (con me vive anche mia madre), usciamo con i miei amici, viviamo emozioni fortissime. Ad agosto, durante le ferie, torna di nuovo, mi dice che metterà tutto a posto con l'altra persona. Quando lui torna nella sua città entro in crisi e i miei disturbi si fanno di nuovo acuti, lui si rattrista, si sente in colpa di non aver ancora avuto il coraggio di parlare a quella persona. Mi dice che le ha chiesto tempo, che si sentono solo attraverso sms, ma io non sono sicura, a volte penso lo dica per non farmi stare male. Io lo amo, ho perdonato quello che è successo perché capisco le mancanze che ha avuto il nostro rapporto e le difficoltà che ha avuto lui, nell'affrontare un rapporto a distanza con una persona che ha i miei disturbi. Non provo rabbia alcuna, gli dico che aspetto, ma sto soffrendo ogni giorno per quello che non sta facendo adesso. Della nostra situazione ne parla se spronato, ma con difficoltà, ed io non so più cosa vuole. Mi sono chiusa di nuovo in casa come in attesa di tempi migliori e mi chiedo se sia possibile amarsi e non riuscire a condividere dei progetti di vita.
La mia domanda è : dall'esterno, da un punto di vista professionale, avreste qualche consiglio per la mia situazione?
p.s. sono cosciente che dovrei riprendere un percorso terapeutico, ma privatamente non posso permettermelo al momento, e presso l'azienda sanitaria della mia città ho già provato ma è stata una brutta esperienza.
Grazie dell'attenzione.
[#1]
Gentile Utente,
indubbiamente si tratta di un momento molto delicato (la morte di suo padre, questa relazione importante e al tempo stesso dolorosa...). Il consiglio che posso darle è, intanto, quello di non giustificare qualunque comportamento con il fatto che ha un disturbo alimentare. Sicuramente il periodo non è dei migliori per la coppia, ma i comportamenti del suo ragazzo non sono direttamente causati dal suo disturbo. Lui sceglie giorno per giorno di restare con lei, quindi anche con il suo disturbo. Non si tratta di fargliela pagare, ma di esprimere le emozioni che prova nei suoi confronti in maniera diretta. Come si sente a sapere che non ha ancora chiuso quest'altra storia parallela? Proverà un'emozione, e immagino non sia positiva. Bene, cerchi di viverla, di riconoscerla e di condividerla anche con lui. Altrimenti rischia di viverla in maniera non proprio salutare, ad esempio riversando sul cibo.
Ci tengo però a sottolinearle l'importanza di iniziare un nuovo percorso, dal momento che non ha ancora risolto il problema. Ne gioveranno la sua vita e le sue relazioni.
Cordiali saluti,
indubbiamente si tratta di un momento molto delicato (la morte di suo padre, questa relazione importante e al tempo stesso dolorosa...). Il consiglio che posso darle è, intanto, quello di non giustificare qualunque comportamento con il fatto che ha un disturbo alimentare. Sicuramente il periodo non è dei migliori per la coppia, ma i comportamenti del suo ragazzo non sono direttamente causati dal suo disturbo. Lui sceglie giorno per giorno di restare con lei, quindi anche con il suo disturbo. Non si tratta di fargliela pagare, ma di esprimere le emozioni che prova nei suoi confronti in maniera diretta. Come si sente a sapere che non ha ancora chiuso quest'altra storia parallela? Proverà un'emozione, e immagino non sia positiva. Bene, cerchi di viverla, di riconoscerla e di condividerla anche con lui. Altrimenti rischia di viverla in maniera non proprio salutare, ad esempio riversando sul cibo.
Ci tengo però a sottolinearle l'importanza di iniziare un nuovo percorso, dal momento che non ha ancora risolto il problema. Ne gioveranno la sua vita e le sue relazioni.
Cordiali saluti,
Dr. Andrea Epifani - Bologna
http://BolognaPsicologo.net
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,
i suoi complessi ed arcaici vissuti le impediscono di ancorarsi ad una "sana" realtà...
Una realtà che condivide una relazione funzionale ai nostri bisogni.
Come mi sento in questa relazione? Quali sono le mie emozioni?
Provo ad ascoltarmi e a comprendere la disfunzionalita' di questo rapporto.
Perché sento la necessità di togliermi "potere personale" e passivizzarmi in questa storia?
Una dispercezione corporea così come della realtà!
Il suo bisogno di aiuto, da parte di un professionista, deve essere lecito... un momento in cui prendersi realmente cura di se'... in cui è possibile una ristrutturazione del mio spazio vitale ed iniziare una nuova vita.
Ps ci sono diversi centri ospedalieri che possono offrire questo servizio con estrema professionalità.
Si affidi.
Di cuore
i suoi complessi ed arcaici vissuti le impediscono di ancorarsi ad una "sana" realtà...
Una realtà che condivide una relazione funzionale ai nostri bisogni.
Come mi sento in questa relazione? Quali sono le mie emozioni?
Provo ad ascoltarmi e a comprendere la disfunzionalita' di questo rapporto.
Perché sento la necessità di togliermi "potere personale" e passivizzarmi in questa storia?
Una dispercezione corporea così come della realtà!
Il suo bisogno di aiuto, da parte di un professionista, deve essere lecito... un momento in cui prendersi realmente cura di se'... in cui è possibile una ristrutturazione del mio spazio vitale ed iniziare una nuova vita.
Ps ci sono diversi centri ospedalieri che possono offrire questo servizio con estrema professionalità.
Si affidi.
Di cuore
[#3]
Utente
Dr Epifani.
Intanto grazie, penso che abbia trovato le parole perfette per farmi arrivare il messaggio : "non giustificare qualunque comportamento con il fatto che ha un disturbo alimentare" "Non si tratta di fargliela pagare, ma di esprimere le emozioni che prova nei suoi confronti in maniera diretta"
E' vero, tendo a giustificare ciò che è successo con il mio disturbo, e sentirmi dire che è giusto che gli esprima come mi sento (anche se in parte l'ho fatto) mi aiuta molto a legittimare le emozioni negative nei confronti dell'altra storia non ancora definita. Le sue parole mi hanno aperto un canale di riflessione importante.
Dr Albano
Sarò un'idealista romantica, ma mi riesce difficile ridurre tutto sul piano delle relazioni funzionali, dispercezione corporea e della realtà.
Seppure non abbia risolto i miei problemi (e la dispercezione corporea ne fa parte) dopo così tanti anni riesco ad avere piena consapevolezza dei meccanismi degli stessi, ma se si riferiva al rapporto, non credo di essere in una realtà "non sana", o meglio, non darei questa definizione drastica nonostante le ovvie difficoltà della situazione.
Credo di avere dei problemi non di poco conto da risolvere, certo, sia con me stessa, sia rispetto a questo rapporto.
Che mi renda "passiva" è vero e il motivo è quello che ha ben espresso il Dott. Epifani riguardo al giustificare ogni cosa col mio disturbo.
Grazie del suo intervento
Intanto grazie, penso che abbia trovato le parole perfette per farmi arrivare il messaggio : "non giustificare qualunque comportamento con il fatto che ha un disturbo alimentare" "Non si tratta di fargliela pagare, ma di esprimere le emozioni che prova nei suoi confronti in maniera diretta"
E' vero, tendo a giustificare ciò che è successo con il mio disturbo, e sentirmi dire che è giusto che gli esprima come mi sento (anche se in parte l'ho fatto) mi aiuta molto a legittimare le emozioni negative nei confronti dell'altra storia non ancora definita. Le sue parole mi hanno aperto un canale di riflessione importante.
Dr Albano
Sarò un'idealista romantica, ma mi riesce difficile ridurre tutto sul piano delle relazioni funzionali, dispercezione corporea e della realtà.
Seppure non abbia risolto i miei problemi (e la dispercezione corporea ne fa parte) dopo così tanti anni riesco ad avere piena consapevolezza dei meccanismi degli stessi, ma se si riferiva al rapporto, non credo di essere in una realtà "non sana", o meglio, non darei questa definizione drastica nonostante le ovvie difficoltà della situazione.
Credo di avere dei problemi non di poco conto da risolvere, certo, sia con me stessa, sia rispetto a questo rapporto.
Che mi renda "passiva" è vero e il motivo è quello che ha ben espresso il Dott. Epifani riguardo al giustificare ogni cosa col mio disturbo.
Grazie del suo intervento
[#4]
Genrile Ragazza,
I dostirbi alimentari, sono atroci, sono dei tarli dell'anima ed obbligano ad indossare delle lenti spesse e buie...tutto passa da lì.
L'amore ed il cibo vanno di pari passo, se non risolve un ambito, non potrà vivere bene l'altro e viceversa..
Spesso, in chi soffre di disturbi del comportamento oro- alimentare, l'altro assume il significato del cibo: consola, protegge, riscalda, nutre, ama....diventa un utero caldo nel quale rifugiarsi quando si ha paura .....
Le riporto uno pezzone di un mio articolo sull'argomento:
."....dueue patologie importanti, della sfera oro-alimentare, sono:
1-Anoressia nervosa
2-Bulimia nervosa.
1- La prima viene caratterizzata dall'incessante riduzione di assunzione di cibo, fino al totale rifiuto, patologia che può sfociare in un quadro di dimagrimento estremo e morte.
2- La seconda, che in termini clinici, rappresenta l'altra faccia della medaglia dell'anoressia nervosa, è caratterizzata da un'assunzione convulsa di elevate quantità e qualità di cibo, e l'adozione da parte della donna che ne soffre, di strategie di eliminazione dello stesso, tramite il vomito o l'assunzione di farmaci che velocizzano il metabolismo basale e/o lassativi.
Queste dolorose ed estenuanti patologie, sono caratterizzate in termini psichici, da un sentimento di vuoto e solitudine, che crea un circolo vizioso tra insorgenza e mantenimento delle patologie; sentimenti che trovano un'interfaccia, quasi obbligatoria, nella dimensione sessuale.
I due ambiti, spesso trattati e considerati in termini separatistici, devono essere considerati all'interno di una cornice univoca, tenendo ben presente la dimensione complessa del significato di sintomi, apparentemente disgiunti tra loro.
Il cibo, assume un significato emotivo, consolatorio e compensatorio, di una pregressa ed assoluta mancanza d'amore e nutrimento, per un'anima malata e sofferente, depauperata d'attenzioni, cure ed energie psichiche. Il cibo, diviene un'amante, una madre accogliente, un utero caldo ove potersi rintanare, un chiaro sostituto d'amore.
Mentre l'anoressica rifiuta il cibo, l'anoressica sessuale, nega a se stessa la possibilità di sperimentare sensazioni erotiche. In entrambe le malattie il problema del "controllo" è centrale e fondamentale, queste donne temono di perderlo e di trovarsi in balìa delle proprie pulsioni e bisogni.
Digiuno e negazione dei bisogni, sono il fulcro di queste due patologie.
La bulimica sessuale invece, alterna periodi caratterizzati da una sessualità intensa, convulsa, praticamente bulimia, caratterizzata da un incessante susseguirsi di amanti, di cui però non sente alcun sapore; ad altre fasi della vita intima, caratterizzati da astinenza sessuale, alternando bisogno, colpa, vergogna ed espiazione della colpa (tramite vomito, lassativi o, rituali distruttivi).
Il cibo e la fame nervosa ed emotiva, sono metafore di espressioni emozionali complesse e profonde, sono manifestazioni di esperienze eccessive e destruenti, per un corpo estremamente fragile ed una psiche compromessa e sofferente.
Un percorso di psicoterapia diventa obbligatorio, per lenire sofferenze dell'anima, accudire un corpo affamato e mal nutrito e, restituire alle donne che ne soffrono, una buona qualità di vita.
I dostirbi alimentari, sono atroci, sono dei tarli dell'anima ed obbligano ad indossare delle lenti spesse e buie...tutto passa da lì.
L'amore ed il cibo vanno di pari passo, se non risolve un ambito, non potrà vivere bene l'altro e viceversa..
Spesso, in chi soffre di disturbi del comportamento oro- alimentare, l'altro assume il significato del cibo: consola, protegge, riscalda, nutre, ama....diventa un utero caldo nel quale rifugiarsi quando si ha paura .....
Le riporto uno pezzone di un mio articolo sull'argomento:
."....dueue patologie importanti, della sfera oro-alimentare, sono:
1-Anoressia nervosa
2-Bulimia nervosa.
1- La prima viene caratterizzata dall'incessante riduzione di assunzione di cibo, fino al totale rifiuto, patologia che può sfociare in un quadro di dimagrimento estremo e morte.
2- La seconda, che in termini clinici, rappresenta l'altra faccia della medaglia dell'anoressia nervosa, è caratterizzata da un'assunzione convulsa di elevate quantità e qualità di cibo, e l'adozione da parte della donna che ne soffre, di strategie di eliminazione dello stesso, tramite il vomito o l'assunzione di farmaci che velocizzano il metabolismo basale e/o lassativi.
Queste dolorose ed estenuanti patologie, sono caratterizzate in termini psichici, da un sentimento di vuoto e solitudine, che crea un circolo vizioso tra insorgenza e mantenimento delle patologie; sentimenti che trovano un'interfaccia, quasi obbligatoria, nella dimensione sessuale.
I due ambiti, spesso trattati e considerati in termini separatistici, devono essere considerati all'interno di una cornice univoca, tenendo ben presente la dimensione complessa del significato di sintomi, apparentemente disgiunti tra loro.
Il cibo, assume un significato emotivo, consolatorio e compensatorio, di una pregressa ed assoluta mancanza d'amore e nutrimento, per un'anima malata e sofferente, depauperata d'attenzioni, cure ed energie psichiche. Il cibo, diviene un'amante, una madre accogliente, un utero caldo ove potersi rintanare, un chiaro sostituto d'amore.
Mentre l'anoressica rifiuta il cibo, l'anoressica sessuale, nega a se stessa la possibilità di sperimentare sensazioni erotiche. In entrambe le malattie il problema del "controllo" è centrale e fondamentale, queste donne temono di perderlo e di trovarsi in balìa delle proprie pulsioni e bisogni.
Digiuno e negazione dei bisogni, sono il fulcro di queste due patologie.
La bulimica sessuale invece, alterna periodi caratterizzati da una sessualità intensa, convulsa, praticamente bulimia, caratterizzata da un incessante susseguirsi di amanti, di cui però non sente alcun sapore; ad altre fasi della vita intima, caratterizzati da astinenza sessuale, alternando bisogno, colpa, vergogna ed espiazione della colpa (tramite vomito, lassativi o, rituali distruttivi).
Il cibo e la fame nervosa ed emotiva, sono metafore di espressioni emozionali complesse e profonde, sono manifestazioni di esperienze eccessive e destruenti, per un corpo estremamente fragile ed una psiche compromessa e sofferente.
Un percorso di psicoterapia diventa obbligatorio, per lenire sofferenze dell'anima, accudire un corpo affamato e mal nutrito e, restituire alle donne che ne soffrono, una buona qualità di vita.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#5]
Utente
Dr Randone
Intanto grazie del suo intervento.
Come ho già espresso, so tutto sui disturbi alimentari (almeno dal punto di vista teorico), ho già analizzato in psicoterapia il problema e sono consapevole del fatto che soprattutto nel campo affettivo fanno da lente.
Sono passata dall'anoressia alla bulimia senza condotte eliminatorie, ad un odierno disturbo alimentare di tipo n.a.s.
Non ho nessun tipo di problema relativo alla sfera sessuale, pertanto le parti dell'articolo che ne parlano, non riguardano il mio caso.
Io credo che il disturbo alimentare vada analizzato più soggettivamente possibile, perché andando a ricalcare le motivazioni ed i sintomi "da manuale", ci si può perdere per strada.
Ho conosciuto persone con disturbi alimentari che vivevano serenamente il rapporto di coppia (parere dello psicoterapeuta) e meno serenamente i rapporti con altri familiari.
Ho conosciuto persone con disturbi alimentari che riversavano gli stessi su ogni tipo di relazione affettiva.
Onestamente so che nel mio caso è presente una sintomatologia all'interno del rapporto, ma questo significa che se non dovessi mai risolvere completamente il mio disturbo (sa che si può arrivare ad una gestione ma non sempre alla cosiddetta "guarigione") non dovrei neanche portare avanti una relazione affettiva?
Credo che in un rapporto con alcuni meccanismi disfunzionali, possano coesistere espressioni sane sulle quali lavorare.
In sostanza, è su questo suo pensiero "aut aut" generalizzato che non sono completamente d'accordo:
"L'amore ed il cibo vanno di pari passo, se non risolve un ambito, non potrà vivere bene l'altro e viceversa.."
Intanto grazie del suo intervento.
Come ho già espresso, so tutto sui disturbi alimentari (almeno dal punto di vista teorico), ho già analizzato in psicoterapia il problema e sono consapevole del fatto che soprattutto nel campo affettivo fanno da lente.
Sono passata dall'anoressia alla bulimia senza condotte eliminatorie, ad un odierno disturbo alimentare di tipo n.a.s.
Non ho nessun tipo di problema relativo alla sfera sessuale, pertanto le parti dell'articolo che ne parlano, non riguardano il mio caso.
Io credo che il disturbo alimentare vada analizzato più soggettivamente possibile, perché andando a ricalcare le motivazioni ed i sintomi "da manuale", ci si può perdere per strada.
Ho conosciuto persone con disturbi alimentari che vivevano serenamente il rapporto di coppia (parere dello psicoterapeuta) e meno serenamente i rapporti con altri familiari.
Ho conosciuto persone con disturbi alimentari che riversavano gli stessi su ogni tipo di relazione affettiva.
Onestamente so che nel mio caso è presente una sintomatologia all'interno del rapporto, ma questo significa che se non dovessi mai risolvere completamente il mio disturbo (sa che si può arrivare ad una gestione ma non sempre alla cosiddetta "guarigione") non dovrei neanche portare avanti una relazione affettiva?
Credo che in un rapporto con alcuni meccanismi disfunzionali, possano coesistere espressioni sane sulle quali lavorare.
In sostanza, è su questo suo pensiero "aut aut" generalizzato che non sono completamente d'accordo:
"L'amore ed il cibo vanno di pari passo, se non risolve un ambito, non potrà vivere bene l'altro e viceversa.."
[#6]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,
per quanto concerne la riflessione a me indirizzata, vorrei condividere questo suo "dolore" e senso di disorientamento..
Il percorso, che lei ha fatto in passato, è stato sicuramente importante, così come reputo sia importante continuare a "lavorare" su questo aspetto di passività, giustificazione, etc..
Non cerchiamo la perfezione, ma solo una modalità di equilibrio, che ci permetta di vivere con serenità la nostra vita e, quindi, la relazione in generale.
Tutto va circoscritto al suo vissuti e al suo essere e "modo di essere", per cui si affidi...
Rimango, comunque, in ascolto per qualsiasi altra riflessione...
Un caro saluto
per quanto concerne la riflessione a me indirizzata, vorrei condividere questo suo "dolore" e senso di disorientamento..
Il percorso, che lei ha fatto in passato, è stato sicuramente importante, così come reputo sia importante continuare a "lavorare" su questo aspetto di passività, giustificazione, etc..
Non cerchiamo la perfezione, ma solo una modalità di equilibrio, che ci permetta di vivere con serenità la nostra vita e, quindi, la relazione in generale.
Tutto va circoscritto al suo vissuti e al suo essere e "modo di essere", per cui si affidi...
Rimango, comunque, in ascolto per qualsiasi altra riflessione...
Un caro saluto
[#8]
Utente
Dr Albano
In questo senso condivido tutto ciò che ha scritto.
Data la disponibilità approfitto per ulteriori riflessioni; secondo lei, al momento, come dovrei cercare di affrontare i problemi presenti in questo rapporto?
Dovrei rendermi "attiva" anche nel senso che non dovrei accettare il fatto che lui non abbia ancora chiarito le cose con l'altra persona?
Dovrei essere più assertiva nell' esprimergli i miei bisogni?
Dr Randone
Certo, il legame cibo-amore non lo mettevo in discussione. Sono d'accordo.
In questo senso condivido tutto ciò che ha scritto.
Data la disponibilità approfitto per ulteriori riflessioni; secondo lei, al momento, come dovrei cercare di affrontare i problemi presenti in questo rapporto?
Dovrei rendermi "attiva" anche nel senso che non dovrei accettare il fatto che lui non abbia ancora chiarito le cose con l'altra persona?
Dovrei essere più assertiva nell' esprimergli i miei bisogni?
Dr Randone
Certo, il legame cibo-amore non lo mettevo in discussione. Sono d'accordo.
[#9]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Prendere una posizione (attendere in disparte o allontanarsi definitivamente) potrebbe permetterle di iniziare a mettersi al "centro"!
Iniziare ad ascoltare i suoi bisogni e sulla base di questo, comunque, tendere il suo "agire"!
Non sono i miei consigli preziosi per lei, poiché è solo lei che può prendere decisioni, sia perché vive questa storia e sia perché ha dei bisogni, che sono necessari...
Ciò che risulta importante è la capacità di orientare e far riflettere la persona !
Un aiuto da un professionista, lo deve però cogliere... per la sua "crescita personale"!
Rimango in ascolto.
Di cuore
Iniziare ad ascoltare i suoi bisogni e sulla base di questo, comunque, tendere il suo "agire"!
Non sono i miei consigli preziosi per lei, poiché è solo lei che può prendere decisioni, sia perché vive questa storia e sia perché ha dei bisogni, che sono necessari...
Ciò che risulta importante è la capacità di orientare e far riflettere la persona !
Un aiuto da un professionista, lo deve però cogliere... per la sua "crescita personale"!
Rimango in ascolto.
Di cuore
[#10]
Utente
Sono passati diversi mesi, ho provato anche a riprendere appuntamento con uno psicologo, ma l'attesa è stata di venti giorni ed io arrivata alla data dell'appuntamento non sono riuscita ad andarci.
Non so perché faccia così fatica questa volta e non so se il motivo sia dovuto al fatto che ho paura di un altro fallimento anche in terapia.
La situazione con Lui è quasi identica a quando ho chiesto questo consulto, anzi, forse è peggiorata.
Durante questi mesi gli ho parlato di come mi sentivo rispetto al suo non agire nei confronti dell'altra persona.
Gli ho espresso i miei bisogni, ma lui ha sempre asserito che dovevo stare tranquilla, che non ha chiarito con quella persona ma non la frequenta più e che lo farà.
In questo stato di evitamento e rimandi temporali, sono stata molto male, di conseguenza, forse, ho cominciato a mettere in atto con lui dei comportamenti ansiosi, ossessionandolo di richieste di conferme affettive e domande su come e se avesse ancora voglia di risolvere quella situazione.
Mi ha sempre risposto di si, fino a quando, due mesi fa, non abbiamo avuto una lite molto accesa, a seguito della quale lui ha avuto degli attacchi d'ansia e mi ha chiesto di non entrare nell'argomento fino a quando non si fosse calmato.
Ho cercato a quel punto di stressarlo il meno possibile (per quanto sia riuscita) e adesso dice di stare meglio, che riaffronteremo il problema perché ne ha bisogno anche lui, ma a me sembra che continui a rimandare, rimandare e rimandare.
Dice che mi ama, che sono tra le persone più importanti della sua vita, ma proprio non capisco perché non riesce ad affrontare quantomeno un dialogo sulla nostra situazione.
Gli ho chiesto di lavorare insieme affinché si ricostruisca quel pezzo di fiducia che mi è venuta a mancare in questo anno, di chiarirmi i dubbi che ancora oggi ho e lui mi dà ragione, mi dice che lo farà se lo aiuto stando tranquilla senza mettergli ansia, ma siamo sempre qui, paralizzati in questo schema.
Voglio superare questa crisi, vorrei dare tutto quello che posso, ma in questa situazione per me dolorosa, protratta così a lungo, a volte mi sembra di non essere capace. Non so come comportarmi.
Paradossalmente, in questi mesi, il mio disturbo alimentare è stato come messo da parte. Non so spiegarmi, ma è come se fosse l'ultimo dei miei problemi ed i sintomi sono praticamente silenti. Non credo di esserne venuta fuori senza aver fatto niente, ho pensato piuttosto che siano cambiati i sintomi e cioè che invece di manifestarsi sul cibo, si sta manifestando con l'ansia, l'umore bassissimo e crisi di pianto.
Può essere?
grazie dell'attenzione
Non so perché faccia così fatica questa volta e non so se il motivo sia dovuto al fatto che ho paura di un altro fallimento anche in terapia.
La situazione con Lui è quasi identica a quando ho chiesto questo consulto, anzi, forse è peggiorata.
Durante questi mesi gli ho parlato di come mi sentivo rispetto al suo non agire nei confronti dell'altra persona.
Gli ho espresso i miei bisogni, ma lui ha sempre asserito che dovevo stare tranquilla, che non ha chiarito con quella persona ma non la frequenta più e che lo farà.
In questo stato di evitamento e rimandi temporali, sono stata molto male, di conseguenza, forse, ho cominciato a mettere in atto con lui dei comportamenti ansiosi, ossessionandolo di richieste di conferme affettive e domande su come e se avesse ancora voglia di risolvere quella situazione.
Mi ha sempre risposto di si, fino a quando, due mesi fa, non abbiamo avuto una lite molto accesa, a seguito della quale lui ha avuto degli attacchi d'ansia e mi ha chiesto di non entrare nell'argomento fino a quando non si fosse calmato.
Ho cercato a quel punto di stressarlo il meno possibile (per quanto sia riuscita) e adesso dice di stare meglio, che riaffronteremo il problema perché ne ha bisogno anche lui, ma a me sembra che continui a rimandare, rimandare e rimandare.
Dice che mi ama, che sono tra le persone più importanti della sua vita, ma proprio non capisco perché non riesce ad affrontare quantomeno un dialogo sulla nostra situazione.
Gli ho chiesto di lavorare insieme affinché si ricostruisca quel pezzo di fiducia che mi è venuta a mancare in questo anno, di chiarirmi i dubbi che ancora oggi ho e lui mi dà ragione, mi dice che lo farà se lo aiuto stando tranquilla senza mettergli ansia, ma siamo sempre qui, paralizzati in questo schema.
Voglio superare questa crisi, vorrei dare tutto quello che posso, ma in questa situazione per me dolorosa, protratta così a lungo, a volte mi sembra di non essere capace. Non so come comportarmi.
Paradossalmente, in questi mesi, il mio disturbo alimentare è stato come messo da parte. Non so spiegarmi, ma è come se fosse l'ultimo dei miei problemi ed i sintomi sono praticamente silenti. Non credo di esserne venuta fuori senza aver fatto niente, ho pensato piuttosto che siano cambiati i sintomi e cioè che invece di manifestarsi sul cibo, si sta manifestando con l'ansia, l'umore bassissimo e crisi di pianto.
Può essere?
grazie dell'attenzione
[#11]
Purtroppo non è possibile, perché i disturbi alimentari non si misurano in quantità di cibo ingerito ma in caratteristiche psicologiche ben precise.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html
Non mi è chiaro che cosa intende fare con la consulenza psicologica e se ha un altro appuntamento...
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html
Non mi è chiaro che cosa intende fare con la consulenza psicologica e se ha un altro appuntamento...
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#12]
Utente
Credo di non essermi fatta comprendere correttamente, anzi, rileggendo mi sono spiegata proprio male.
Volevo dire che credo di manifestare tutt'altri sintomi che prima non avevo e che quelli più ovvi non li ho in questo periodo.
Come avevo già scritto sopra mesi fa, teoricamente so tutto sui disturbi alimentari; li vivo da 15 anni (ho contato meglio rispetto al primo post) ed ho già provato tre volte psicoterapia.
Non ho ripreso un altro appuntamento; questa volta, come ho scritto, sento un'enorme difficoltà ad andarci.
In questo momento sto male per tutta l'altra situazione e capisco che se chiedo un consulto psicologico (intendo qui come di persona) su un problema, aggiungendo però che soffro di disturbi alimentari, quest'ultimi catalizzano tutta l'attenzione.
La ringrazio comunque.
Volevo dire che credo di manifestare tutt'altri sintomi che prima non avevo e che quelli più ovvi non li ho in questo periodo.
Come avevo già scritto sopra mesi fa, teoricamente so tutto sui disturbi alimentari; li vivo da 15 anni (ho contato meglio rispetto al primo post) ed ho già provato tre volte psicoterapia.
Non ho ripreso un altro appuntamento; questa volta, come ho scritto, sento un'enorme difficoltà ad andarci.
In questo momento sto male per tutta l'altra situazione e capisco che se chiedo un consulto psicologico (intendo qui come di persona) su un problema, aggiungendo però che soffro di disturbi alimentari, quest'ultimi catalizzano tutta l'attenzione.
La ringrazio comunque.
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 13.8k visite dal 22/11/2014.
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Approfondimento su DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare
I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.