Ansia, attacchi di panico e attaccamento morboso
Salve, sono una ragazza di 21 anni e mi rendo conto di avere un problema.
Soffro (non sempre, solo in situazioni di stress) di attacchi di panico da circa 8 anni (da quando è morto mio padre), sono diventata ansiosa e ho un attaccamento morboso verso il mio ragazzo.
Io e lui stiamo benissimo insieme, facevamo sempre tutto insieme.. finché lui non ha trovato lavoro.
Io sono da 2 anni che provo ad entrare nella facoltà di medicina, senza successo. Questo mi ha buttata molto giù anche perché da due anni mi sono trasferita da Milano a Oristano (dove abita il mio ragazzo) e da allora la mia vita non è per niente facile.
Abito a casa sua, con la sua famiglia, e mi trovo bene.. ma non ho amici, non ho nulla per svagarmi e sto studiando per la terza volta per poter entrare all'Università.. e questo mi butta giù.
L'anno scorso andava tutto bene, perché ero sempre con il mio ragazzo.. ma ora lui lavora part time ma a volte capita che gli chiedano di rimanere tutto il giorno a lavoro e io mi sento sola. Ultimamente sta lavorando anche le mattine del fine settimana e spesso io me la prendo con lui (inutilmente, perché non è colpa sua).
Io lo vorrei tutto per me, tutto il giorno.. è un pensiero egoistico, me ne rendo conto.. ma lo penso perché mi sento sola, in una città dove non ho nessuno, apparte lui.
Quando lui non c'è non riesco a studiare, e lui ha paura che io entri in depressione..
Aggiungo che ci sono giornate in cui sto bene e me ne faccio una ragione.. giornate in cui riesco a studiare e sono felice.. ma ci sono anche giorni in cui non riesco a dormire, mi vengono attacchi di panico e non ho nemmeno voglia di alzarmi.
Mi sento stupida ed egoista, ma nonostante questo spesso mi arrabbio con lui per il fatto che lavora.. lo accuso di non stare abbastanza tempo con me, di non tenere a me.. anche se questo non è assolutamente vero, perché lui quando non lavora passa TUTTO il suo tempo con me.. lui mi ama, ci tiene a me.
Il vero problema è che, dopo essermi arrabbiata e sfogata con lui, appena dopo 10 minuti mi rendo conto di aver detto una stupidaggine e vorrei ritirare tutto, ma ormai non posso.. chiedo scusa, ma ormai è fatta.. gli ho rovinato la giornata in ogni caso.
Gli prometto ogni volta che cambierò, che migliorerò.. ma dopo due giorni torno come prima.
Lui è comprensivo, non è arrabbiato con me.. ma non sa come aiutarmi e si preoccupa (giustamente), e mi preoccupo anch'io: voglio riuscire a vivere la mia vita, a studiare, a fare un sacco di cose.
Di andare a fare palestra o corsi di lingua per fare amicizia non se ne parla, ho troppe cose da studiare.. L'unica cosa che voglio è vivere serenamente OGNI momento della mia vita, non un giorno su tre,
Come posso fare per non stare così male per cose che, in momenti come questi in cui mi sento "lucida", mi sembrano delle enormi stupidaggini?
Soffro (non sempre, solo in situazioni di stress) di attacchi di panico da circa 8 anni (da quando è morto mio padre), sono diventata ansiosa e ho un attaccamento morboso verso il mio ragazzo.
Io e lui stiamo benissimo insieme, facevamo sempre tutto insieme.. finché lui non ha trovato lavoro.
Io sono da 2 anni che provo ad entrare nella facoltà di medicina, senza successo. Questo mi ha buttata molto giù anche perché da due anni mi sono trasferita da Milano a Oristano (dove abita il mio ragazzo) e da allora la mia vita non è per niente facile.
Abito a casa sua, con la sua famiglia, e mi trovo bene.. ma non ho amici, non ho nulla per svagarmi e sto studiando per la terza volta per poter entrare all'Università.. e questo mi butta giù.
L'anno scorso andava tutto bene, perché ero sempre con il mio ragazzo.. ma ora lui lavora part time ma a volte capita che gli chiedano di rimanere tutto il giorno a lavoro e io mi sento sola. Ultimamente sta lavorando anche le mattine del fine settimana e spesso io me la prendo con lui (inutilmente, perché non è colpa sua).
Io lo vorrei tutto per me, tutto il giorno.. è un pensiero egoistico, me ne rendo conto.. ma lo penso perché mi sento sola, in una città dove non ho nessuno, apparte lui.
Quando lui non c'è non riesco a studiare, e lui ha paura che io entri in depressione..
Aggiungo che ci sono giornate in cui sto bene e me ne faccio una ragione.. giornate in cui riesco a studiare e sono felice.. ma ci sono anche giorni in cui non riesco a dormire, mi vengono attacchi di panico e non ho nemmeno voglia di alzarmi.
Mi sento stupida ed egoista, ma nonostante questo spesso mi arrabbio con lui per il fatto che lavora.. lo accuso di non stare abbastanza tempo con me, di non tenere a me.. anche se questo non è assolutamente vero, perché lui quando non lavora passa TUTTO il suo tempo con me.. lui mi ama, ci tiene a me.
Il vero problema è che, dopo essermi arrabbiata e sfogata con lui, appena dopo 10 minuti mi rendo conto di aver detto una stupidaggine e vorrei ritirare tutto, ma ormai non posso.. chiedo scusa, ma ormai è fatta.. gli ho rovinato la giornata in ogni caso.
Gli prometto ogni volta che cambierò, che migliorerò.. ma dopo due giorni torno come prima.
Lui è comprensivo, non è arrabbiato con me.. ma non sa come aiutarmi e si preoccupa (giustamente), e mi preoccupo anch'io: voglio riuscire a vivere la mia vita, a studiare, a fare un sacco di cose.
Di andare a fare palestra o corsi di lingua per fare amicizia non se ne parla, ho troppe cose da studiare.. L'unica cosa che voglio è vivere serenamente OGNI momento della mia vita, non un giorno su tre,
Come posso fare per non stare così male per cose che, in momenti come questi in cui mi sento "lucida", mi sembrano delle enormi stupidaggini?
[#1]
Gentile Ragazza,
da quanto ci dice sta trascinando una condizione di disagio da parecchio tempo. Probabilmente la prematura scomparsa scomparsa di suo padre, un evento luttuoso traumatico e destabilizzante in un'età delicata , l'ha privata di un punto di riferimento importante...non so cosa sia avvenuto nella sua famiglia, in che modo sia stata affrontata la sua scomparsa, come e se si siano raggiunti nuovi equilibri...
Nulla ci dice su some sui motivi che l'hanno spinta ad andare a vivere lontana dalla sua città, oltre al rapporto con il suo ragazzo. Nè come si svolgesse la sua vita prima di incontrare il suo partner e in che rapporti sia con la sua famiglia.
In ogni caso la condizione di malessere attuale sembra tale da inficiare la sua qualità di vita in più ambiti, studio, sociale e in particolare la qualità della relazione con il suo ragazzo.
Continuando in questo modo però può rischiare alla lunga di stancare il suo ragazzo, oltre che magari peggiorare i suoi disagi.
Una relazione dovrebbe essere un valore aggiunto alla propria vita, non una stampella su cui reggersi
Non si dia colpe, ma si attivi per prendersi cura di sé in vista di un migliore benessere e qualità di vita personale e relazionale.
A questo scopo, dovrebbe incontrare direttamente un nostro collega ad esempio presso il Consultorio Familiare ASL del territorio o altro servizio pubblico, cominci ad informarsi per prendere un primo appuntamento.
Restiamo in ascolto
da quanto ci dice sta trascinando una condizione di disagio da parecchio tempo. Probabilmente la prematura scomparsa scomparsa di suo padre, un evento luttuoso traumatico e destabilizzante in un'età delicata , l'ha privata di un punto di riferimento importante...non so cosa sia avvenuto nella sua famiglia, in che modo sia stata affrontata la sua scomparsa, come e se si siano raggiunti nuovi equilibri...
Nulla ci dice su some sui motivi che l'hanno spinta ad andare a vivere lontana dalla sua città, oltre al rapporto con il suo ragazzo. Nè come si svolgesse la sua vita prima di incontrare il suo partner e in che rapporti sia con la sua famiglia.
In ogni caso la condizione di malessere attuale sembra tale da inficiare la sua qualità di vita in più ambiti, studio, sociale e in particolare la qualità della relazione con il suo ragazzo.
Continuando in questo modo però può rischiare alla lunga di stancare il suo ragazzo, oltre che magari peggiorare i suoi disagi.
Una relazione dovrebbe essere un valore aggiunto alla propria vita, non una stampella su cui reggersi
Non si dia colpe, ma si attivi per prendersi cura di sé in vista di un migliore benessere e qualità di vita personale e relazionale.
A questo scopo, dovrebbe incontrare direttamente un nostro collega ad esempio presso il Consultorio Familiare ASL del territorio o altro servizio pubblico, cominci ad informarsi per prendere un primo appuntamento.
Restiamo in ascolto
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Utente
La morte di mio padre è stata improvvisa e l'unica persona che mi è stata accanto è il mio ragazzo.
Stiamo insieme da quasi 9 anni ormai, siamo cresciuti insieme e da 3 anni conviviamo (prima lui abitava da me, poi ci siamo trasferiti a casa sua, poiché non ho un buon rapporto con la mia famiglia, in particolare con mia madre, che ci ha praticamente sbattuti fuori casa).
Diciamo che la mia famiglia non mi ha mai considerata più di tanto, mi ha sempre fatta sentire inadeguata in tutto, mi ha sempre rinfacciato i miei errori tantissime volte, e non mi ha mai dato soddisfazioni.
Ogni volta che fallivo me lo facevano pesare, e forse è per questo che ho detto loro che sto frequentando l'Università, anche se non è vero.
Quando ero triste loro mi prendevano in giro, mio padre spesso mi tirava i capelli (niente di grave, non mi faceva male, ma era il gesto che era orribile) e urlava se non facevo ciò che voleva (che potevano essere compiti, andare alla lezione di danza o di chitarra).
E' per questo che ho sempre sognato di andarmene da quella casa, sin da piccola.
L'unica persona della mia famiglia che si interessava di me era mia nonna (la mamma di mia mamma), morta l'anno scorso.
Quando ero piccola ho avuto anche uno shock alimentare: non riuscivo ad assaggiare nulla, mangiavo forse quattro pietanze in tutto, questo perché ogni volta che i miei mi dicevano di assaggiare qualcosa, e alla fine scoprivo che non mi piaceva, si arrabbiavano e lanciavano il piatto per terra dicendo che ero viziata.
Ero sempre magrissima e nessuno si preoccupava di questo, mi davano solamente la colpa di essere molto viziata.
Questo shock l'ho superato con il mio ragazzo e ora seguo una dieta sana.
E' per questo motivo, credo, che mi sono attaccata molto al mio ragazzo: lui è stata la prima persona che mi ha ascoltata e capita davvero.
Penso che anche il fatto di essere stata lontana da lui per anni (eravamo adolescenti quando ci siamo conosciuti, io ero in vacanza in Sardegna e da quel giorno non ci siamo mai lasciati, anche se eravamo distanti) mi porti ad essere così attaccata a lui ora.
Di amici non ne ho mai avuti tanti nella mia città. Ho solo un'amica che sento ogni tanto al telefono, ma a cui non ho mai raccontato nulla della mia vita.
Io sono una persona che tende a non fidarsi di nessuno, sono sempre sospettosa nei confronti degli altri.. l'unica persona con cui mi apro è il mio ragazzo, e lui fa lo stesso con me.
Comunque per ora il rapporto con la mia famiglia è il seguente:
- una telefonata ogni sera a mia madre, con cui parlo del tempo che fa e di cosa ha fatto lei durante la giornata
- una telefonata nel weekend a mia nonna (la mamma di mio papà), che essendo un po' sorda fa fatica a parlarmi
- ritorno nella mia città una volta ogni 3 mesi circa, saluto tutti e poi torno qui
Per ora non mi voglio recare al Consultorio, perché ho avuto delle brutte esperienze in quel posto.
Volevo solamente un parere, un consiglio su come affrontare questo problema.
Mi ripeto ogni giorno che cambierò, perché il modo in cui sto affrontando la mia vita non è adeguato e mi fa stare male.. ma poi mi sveglio e la cosa si ripete.
Arrivo a fine giornata che mi riprometto di fare meglio il giorno dopo, e lo prometto anche al mio ragazzo.
Ho provato a nascondere ciò che provo, a far finta che va tutto bene.. ma lui non so come se ne accorge comunque che io non sto bene.
La ringrazio comunque per la sua risposta veloce
Stiamo insieme da quasi 9 anni ormai, siamo cresciuti insieme e da 3 anni conviviamo (prima lui abitava da me, poi ci siamo trasferiti a casa sua, poiché non ho un buon rapporto con la mia famiglia, in particolare con mia madre, che ci ha praticamente sbattuti fuori casa).
Diciamo che la mia famiglia non mi ha mai considerata più di tanto, mi ha sempre fatta sentire inadeguata in tutto, mi ha sempre rinfacciato i miei errori tantissime volte, e non mi ha mai dato soddisfazioni.
Ogni volta che fallivo me lo facevano pesare, e forse è per questo che ho detto loro che sto frequentando l'Università, anche se non è vero.
Quando ero triste loro mi prendevano in giro, mio padre spesso mi tirava i capelli (niente di grave, non mi faceva male, ma era il gesto che era orribile) e urlava se non facevo ciò che voleva (che potevano essere compiti, andare alla lezione di danza o di chitarra).
E' per questo che ho sempre sognato di andarmene da quella casa, sin da piccola.
L'unica persona della mia famiglia che si interessava di me era mia nonna (la mamma di mia mamma), morta l'anno scorso.
Quando ero piccola ho avuto anche uno shock alimentare: non riuscivo ad assaggiare nulla, mangiavo forse quattro pietanze in tutto, questo perché ogni volta che i miei mi dicevano di assaggiare qualcosa, e alla fine scoprivo che non mi piaceva, si arrabbiavano e lanciavano il piatto per terra dicendo che ero viziata.
Ero sempre magrissima e nessuno si preoccupava di questo, mi davano solamente la colpa di essere molto viziata.
Questo shock l'ho superato con il mio ragazzo e ora seguo una dieta sana.
E' per questo motivo, credo, che mi sono attaccata molto al mio ragazzo: lui è stata la prima persona che mi ha ascoltata e capita davvero.
Penso che anche il fatto di essere stata lontana da lui per anni (eravamo adolescenti quando ci siamo conosciuti, io ero in vacanza in Sardegna e da quel giorno non ci siamo mai lasciati, anche se eravamo distanti) mi porti ad essere così attaccata a lui ora.
Di amici non ne ho mai avuti tanti nella mia città. Ho solo un'amica che sento ogni tanto al telefono, ma a cui non ho mai raccontato nulla della mia vita.
Io sono una persona che tende a non fidarsi di nessuno, sono sempre sospettosa nei confronti degli altri.. l'unica persona con cui mi apro è il mio ragazzo, e lui fa lo stesso con me.
Comunque per ora il rapporto con la mia famiglia è il seguente:
- una telefonata ogni sera a mia madre, con cui parlo del tempo che fa e di cosa ha fatto lei durante la giornata
- una telefonata nel weekend a mia nonna (la mamma di mio papà), che essendo un po' sorda fa fatica a parlarmi
- ritorno nella mia città una volta ogni 3 mesi circa, saluto tutti e poi torno qui
Per ora non mi voglio recare al Consultorio, perché ho avuto delle brutte esperienze in quel posto.
Volevo solamente un parere, un consiglio su come affrontare questo problema.
Mi ripeto ogni giorno che cambierò, perché il modo in cui sto affrontando la mia vita non è adeguato e mi fa stare male.. ma poi mi sveglio e la cosa si ripete.
Arrivo a fine giornata che mi riprometto di fare meglio il giorno dopo, e lo prometto anche al mio ragazzo.
Ho provato a nascondere ciò che provo, a far finta che va tutto bene.. ma lui non so come se ne accorge comunque che io non sto bene.
La ringrazio comunque per la sua risposta veloce
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,
comprendo il suo stato d'animo e la sua delusione... ma si rende conto anche lei che questo suo stato di malessere non le permette di vivere la vita!
Troppo giovane per starsene chiusa in casa... per non avere stimoli, per non essere attivata verso degli obiettivi.
Deve prendere in mano la sua vita!
Ascolti i suoi bisogni e cerchi di capire, con l'aiuto necessario di un professionista, il perché si sente in questo stato... un "lutto" arcaico il suo..!
Ci sono radici profonde, che vanno elaborate, per un cambiamento alla vita!
Si affidi, in primis a se stessa... e a qualcuno che si prenda cura di lei.
Un grosso in bocca al lupo
comprendo il suo stato d'animo e la sua delusione... ma si rende conto anche lei che questo suo stato di malessere non le permette di vivere la vita!
Troppo giovane per starsene chiusa in casa... per non avere stimoli, per non essere attivata verso degli obiettivi.
Deve prendere in mano la sua vita!
Ascolti i suoi bisogni e cerchi di capire, con l'aiuto necessario di un professionista, il perché si sente in questo stato... un "lutto" arcaico il suo..!
Ci sono radici profonde, che vanno elaborate, per un cambiamento alla vita!
Si affidi, in primis a se stessa... e a qualcuno che si prenda cura di lei.
Un grosso in bocca al lupo
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.9k visite dal 21/11/2014.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Attacchi di panico
Scopri cosa sono gli attacchi di panico, i sintomi principali, quanto durano e quali sono le cause. Come affrontarli e come gestire l'ansia che li provoca?