Depressione e psicoterapia
Salve,
richiedo un parere riguardo alla mia condizione clinica.
Sono una ragazza di 30 anni e 6 anni fa ho iniziato un percorso di psicoterapia per risolvere alcune problematiche legate alla mia situazione familiare piuttosto complessa (padre affetto da dipendenze e madre depressa cronica).
Dopo un iniziale miglioramento che mi aveva riempita di ottimismo, ho avuto un paio di crolli piuttosto considerevoli (attacchi di panico, sintomi ansiosi fortissimi e conseguente depressione) che mi hanno portata ad iniziare una terapia farmacologica con Entact e Xanax. In un primo momento la terapia ha funzionato e quindi lentamente è stata scalata dallo psichiatra che me l'aveva prescritta.
Dopo un periodo di effettiva remissione, i sintomi si sono manifestati con intensità ancora maggiore unendosi anche a pensieri intrusivi e costanti che mi hanno notevolmente spaventata (paura di impazzire, di poter fare del male a qualcuno o a me stessa). Mi è stata prescritta la stessa cura farmacologica, che però non ha avuto finora alcun risultato.
Ammetto che sono molto sfiduciata, soprattutto perchè pensavo che la psicoterapia mi avrebbe aiutata a stare meglio, mentre invece i miei sintomi sono addirittura peggiorati portandomi ai farmaci.
La mia domanda è: può una psicoterapia non essere stata efficace, ma addirittura lesiva?
Che cosa mi consigliate in merito?
Grazie per l'attenzione che spero mi dedicherete e resto a disposizione per ulteriori dettagli.
E.
richiedo un parere riguardo alla mia condizione clinica.
Sono una ragazza di 30 anni e 6 anni fa ho iniziato un percorso di psicoterapia per risolvere alcune problematiche legate alla mia situazione familiare piuttosto complessa (padre affetto da dipendenze e madre depressa cronica).
Dopo un iniziale miglioramento che mi aveva riempita di ottimismo, ho avuto un paio di crolli piuttosto considerevoli (attacchi di panico, sintomi ansiosi fortissimi e conseguente depressione) che mi hanno portata ad iniziare una terapia farmacologica con Entact e Xanax. In un primo momento la terapia ha funzionato e quindi lentamente è stata scalata dallo psichiatra che me l'aveva prescritta.
Dopo un periodo di effettiva remissione, i sintomi si sono manifestati con intensità ancora maggiore unendosi anche a pensieri intrusivi e costanti che mi hanno notevolmente spaventata (paura di impazzire, di poter fare del male a qualcuno o a me stessa). Mi è stata prescritta la stessa cura farmacologica, che però non ha avuto finora alcun risultato.
Ammetto che sono molto sfiduciata, soprattutto perchè pensavo che la psicoterapia mi avrebbe aiutata a stare meglio, mentre invece i miei sintomi sono addirittura peggiorati portandomi ai farmaci.
La mia domanda è: può una psicoterapia non essere stata efficace, ma addirittura lesiva?
Che cosa mi consigliate in merito?
Grazie per l'attenzione che spero mi dedicherete e resto a disposizione per ulteriori dettagli.
E.
[#1]
>>può una psicoterapia non essere stata efficace, ma addirittura lesiva?<<
una psicoterapia potrebbe in alcuni casi rilevarsi inefficace e/o dannosa, in questo senso è compito del professionista suggerire un percorso differente.
Sei anni di psicoterapia sono molti e sarebbe il caso di rivedere il percorso, forse si è strutturata una sorta di "dipendenza" che non la sta affatto aiutando.
Che diagnosi è stata fatta?
Ne ha parlato con la Collega di questi scarsi risultati?
Come mai ha continuato ad andare nonostante il peggioramento?
Il professionista che la segue ha una specializzazione in psicoterapia?
una psicoterapia potrebbe in alcuni casi rilevarsi inefficace e/o dannosa, in questo senso è compito del professionista suggerire un percorso differente.
Sei anni di psicoterapia sono molti e sarebbe il caso di rivedere il percorso, forse si è strutturata una sorta di "dipendenza" che non la sta affatto aiutando.
Che diagnosi è stata fatta?
Ne ha parlato con la Collega di questi scarsi risultati?
Come mai ha continuato ad andare nonostante il peggioramento?
Il professionista che la segue ha una specializzazione in psicoterapia?
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,
accolgo la riflessione di condividere tutti questi dubbi e perplessità con la sua terapeuta e valutare, concretamente, un bilancio finale del rapporto terapeutico.
Un confronto anche con lo psichiatra, per la terapia farmacologica.
Capire la diagnosi reale e da chi è stata fatta... se c'è sincronia tra il lavoro dello psichiatra e quello del terapeuta.
Deve comprendere cosa non ha funzionato e perché... in modo che possa ristrutturarsi un nuovo percorso, anche con un altro professionista.
Lei ha tutto il diritto di "riprendersi in mano" la sua vita!
Non abbia timori.
Si fidi e provi ad affidarsi....
Un augurio di cuore!
accolgo la riflessione di condividere tutti questi dubbi e perplessità con la sua terapeuta e valutare, concretamente, un bilancio finale del rapporto terapeutico.
Un confronto anche con lo psichiatra, per la terapia farmacologica.
Capire la diagnosi reale e da chi è stata fatta... se c'è sincronia tra il lavoro dello psichiatra e quello del terapeuta.
Deve comprendere cosa non ha funzionato e perché... in modo che possa ristrutturarsi un nuovo percorso, anche con un altro professionista.
Lei ha tutto il diritto di "riprendersi in mano" la sua vita!
Non abbia timori.
Si fidi e provi ad affidarsi....
Un augurio di cuore!
[#3]
Gentile Utente,
Può valitare che il percorso intrapreso nin sia quello adeguato per lei, ma cambiare o rivedere in corso d'opera è fattibile.
Non scriva a noi, secondo perché secondo me si confonde ulteriormente, ne parli con chi ha il piacere di occuparsi di lei, vedrà che ogni crisi può trafsormarsi in risorsa.
Può valitare che il percorso intrapreso nin sia quello adeguato per lei, ma cambiare o rivedere in corso d'opera è fattibile.
Non scriva a noi, secondo perché secondo me si confonde ulteriormente, ne parli con chi ha il piacere di occuparsi di lei, vedrà che ogni crisi può trafsormarsi in risorsa.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Ex utente
Intanto grazie a tutti voi per le risposte!
Ovviamente ho parlato con la mia psicoterapeuta dei dubbi che avevo riguardo al peggioramento della mia condizione di salute. Durante il primo episodio depressivo forte, la motivazione è stata che spesso il miglioramento passa attraverso dei momenti dolorosi e che quindi poteva starci un crollo....e ammetto di aver dato per buona la risposta riponendo grande fiducia.
Al ripresentarsi però di sintomi fisici ed emotivi ben più forti dopo tre ulteriori anni di psicoterapia, ho cominciato ad avanzare dei dubbi sui benefici effettivi del percorso intrapreso. Mi è stato risposto nella stessa maniera, che a dire il vero non trovo molto consolante....Mi sono messa in discussione io stessa, pensando che magari mi sto autoprovocando la sintomatologia per non modificare la mia condizione attuale:ho davvero pensato di tutto!
Nonostante il momento difficile, ho preso in mano la situazione rivolgendomi ad un nuovo psichiatra (l'altro lavorava "in abbinamento" con la mia psicologa) che ha modificato la diagnosi precedente di stato ansioso con episodi depressivi in depressione atipica, tra l'altro protratta nel tempo. Ha sostituito l'Entact con lo Zoloft, mantenendo Xanax come ansiolitico. Ancora devo cominciare la nuova cura, perciò a livello sintomatologico sono al punto di prima.
Il nuovo psichiatra mi ha poi consigliato caldamente di cambiare psicoterapeuta e sto iniziando un nuovo percorso, stavolta di tipo cognitivo - comportamentale....ovviamente non prima di essermi nuovamente consultata con la mia precedente psicoterapeuta, la quale in un primo momento mi ha spinta a seguire la nuova strada perchè con tutta probabilità la sua si era rivelata inefficace, per poi fare retromarcia facendomi capire che la mia è quasi una "fuga" di fronte ad un momento in cui devo sciogliere un nodo portante della mia situazione....
Ammetto di essere molto confusa e sfiduciata....
Ovviamente ho parlato con la mia psicoterapeuta dei dubbi che avevo riguardo al peggioramento della mia condizione di salute. Durante il primo episodio depressivo forte, la motivazione è stata che spesso il miglioramento passa attraverso dei momenti dolorosi e che quindi poteva starci un crollo....e ammetto di aver dato per buona la risposta riponendo grande fiducia.
Al ripresentarsi però di sintomi fisici ed emotivi ben più forti dopo tre ulteriori anni di psicoterapia, ho cominciato ad avanzare dei dubbi sui benefici effettivi del percorso intrapreso. Mi è stato risposto nella stessa maniera, che a dire il vero non trovo molto consolante....Mi sono messa in discussione io stessa, pensando che magari mi sto autoprovocando la sintomatologia per non modificare la mia condizione attuale:ho davvero pensato di tutto!
Nonostante il momento difficile, ho preso in mano la situazione rivolgendomi ad un nuovo psichiatra (l'altro lavorava "in abbinamento" con la mia psicologa) che ha modificato la diagnosi precedente di stato ansioso con episodi depressivi in depressione atipica, tra l'altro protratta nel tempo. Ha sostituito l'Entact con lo Zoloft, mantenendo Xanax come ansiolitico. Ancora devo cominciare la nuova cura, perciò a livello sintomatologico sono al punto di prima.
Il nuovo psichiatra mi ha poi consigliato caldamente di cambiare psicoterapeuta e sto iniziando un nuovo percorso, stavolta di tipo cognitivo - comportamentale....ovviamente non prima di essermi nuovamente consultata con la mia precedente psicoterapeuta, la quale in un primo momento mi ha spinta a seguire la nuova strada perchè con tutta probabilità la sua si era rivelata inefficace, per poi fare retromarcia facendomi capire che la mia è quasi una "fuga" di fronte ad un momento in cui devo sciogliere un nodo portante della mia situazione....
Ammetto di essere molto confusa e sfiduciata....
[#5]
Gentile Utente,
da quanto tempo sta facendo la psicoterapia cognitivo-comportamentale?
Ha già iniziato?
Quali obiettivi terapeutici sono stati fissati e quali sono stati raggiunti?
da quanto tempo sta facendo la psicoterapia cognitivo-comportamentale?
Ha già iniziato?
Quali obiettivi terapeutici sono stati fissati e quali sono stati raggiunti?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#7]
Certo, dopo i primi colloqui conoscitivi e di assessment, è importantissimo nella psicoterapia fissare degli obiettivi sensati, misurabili e percorribili e lavorare per raggiungere quegli obiettivi in tempi ragionevoli.
Sei anni di psicoterapia sono davvero molti e se in sei anni non sono stati raggiunti gli obiettivi che all'inizio vi eravate poste, direi che non va bene. Come Le è già stato fatto notare, la prossima volta deve cercare anche Lei di evitare di indugiare così a lungo in percorsi che non portano da nessuna parte. Di solito, infatti, i risultati dovrebbero vedersi in tempi stretti. O comunque in tempi ragionevoli, non dopo anni.
Ci sono inoltre rischi in terapie molto lunghe, ovvero quello di far cronicizzare il problema del pz; io non so dirLe se questo sia il Suo caso e spero di no, ma La invito a porre tutte le domande relative a dubbi, perplessità, difficoltà al nuovo terapeuta e a non farsi alcun problema.
Devo anche dire che talvolta è il pz che usa male la psicoterapia, ad esempio non dicendo molto apertamente quali problemi e difficoltà incontra. Personalmente rimango dell'idea che anche in questo caso sia responsabilità del terapeuta capirlo e aiutare il pz a modificare il proprio atteggiamento verso la psicoterapia.
Spero si troverà bene con il nuovo terapeuta e in ogni caso, se vuole, ci faccia sapere.
Cordiali saluti,
Sei anni di psicoterapia sono davvero molti e se in sei anni non sono stati raggiunti gli obiettivi che all'inizio vi eravate poste, direi che non va bene. Come Le è già stato fatto notare, la prossima volta deve cercare anche Lei di evitare di indugiare così a lungo in percorsi che non portano da nessuna parte. Di solito, infatti, i risultati dovrebbero vedersi in tempi stretti. O comunque in tempi ragionevoli, non dopo anni.
Ci sono inoltre rischi in terapie molto lunghe, ovvero quello di far cronicizzare il problema del pz; io non so dirLe se questo sia il Suo caso e spero di no, ma La invito a porre tutte le domande relative a dubbi, perplessità, difficoltà al nuovo terapeuta e a non farsi alcun problema.
Devo anche dire che talvolta è il pz che usa male la psicoterapia, ad esempio non dicendo molto apertamente quali problemi e difficoltà incontra. Personalmente rimango dell'idea che anche in questo caso sia responsabilità del terapeuta capirlo e aiutare il pz a modificare il proprio atteggiamento verso la psicoterapia.
Spero si troverà bene con il nuovo terapeuta e in ogni caso, se vuole, ci faccia sapere.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.5k visite dal 17/11/2014.
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