L'indipendenza che non c'è

gentilissimi,

sono una ragazza di 25. Lavoro da quando ne ho 18 per ma tenermi poiché la mia famiglia non ha mai navigato nell'oro. Sono la secondo genita. Scrivo poichè per la prima volta mi trovo in difficoltá. Mi trovo ad un incrocio caotico della mia vita fatto di cattive relazioni con i famigliari, con il partner e insoddisfazione generale. Perché? I miei genitori non capiscono la mia situazione: due lauree e un lavoro che mi paga il viaggio per andare al lavoro - situazione comune tra i miei coetanei - mi riempiono la testa di dubbi sulle scelte che ho fatto ogni secondo. Mio fratello ha lasciato gli studi e mio padre gli ha trovato un lavoro anni e anni fa...io sono la regina dei curriculum in autocandidatura. La personale aurea di fallimento è legata all incapacità di uscire di casa. Dopo anni di lavoro non riesco a pagare un affitto da sola...il tutto si condisce dal fatto che il mio partner -economicamente migliore di me- unico punto di fuga da questo sistema...no vuole convivere -e condividere un affitto e dei sacrifici-. Ama la relazione mordi e fuggi di una sera a week end ma non si sbilancia (dopo anni). Io cosa vorrei? Riconosco che sono una belva. Ho u n carattere forte e tendo a somatizzare. Ma la prima vittima di me stessa sono io. Il non aver mai sentito un "stai facendo del tuo meglio", "ti aiuto io" o semplicemente non ricordarsi la sensazione di serenità mi uccide. Ora ho capito che sono sola ma non so come comportarmi. Non mollo il mio ragazzo per terrore di rimanere ancora più sola -gli amici ci sono ma in questo caso non li conto per ragioni esterne- ma so che non mi gratifica un rapporto da teen ager. Vado a vivere sotto ad un ponte fino a che i miei genitori non capiscono che lavorare 10 ore al giorno a 400 euro ti uccide l'anima e l'ultima cosa che vuoi sentire la sera e urlare in cucina? O mollo tutto e scappo in Nicaragua? Mi sento soffocata da tutto soprattutto da dei sacrifici che mi sono imposta che non hanno portato a nulla! Agli occhi dei sooracitati sono un isterica indomata chenon apprezza ció che ha. Ma cos'ho realmente? Un lavoro per tenermi occupata (almeno ce l'ho..vabbè), unmoroso teen ager e dei genitori che non sopportano piu di avermi in casa...(ma mio fratello ci sta comodo). Io vorrei u a casa mia, una famiglia mia e un futuro...perchè nessuno lo capisce e sente solo il dovere di dirmi cosa ho sbagliato? VI ringrazio.
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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Gentile ragazza, comprendo che questo lavoro non possa molto gratificarla, così mal pagato..è arrabbiata ed ha anche ragione, ma forse le farebbe bene un supporto psicologico tramite il Consultorio, per sentirsi compresa ed anche aiutata a pensare e trovare delle soluzioni lavorative migliori, certo che c'è la crisi, capisco,.. provi anche a pensare cosa le piacerebbe fare.. cerchi delle soluzioni diverse dall'arrabbiarsi che non è una buona strategia..Due lauree possono portare ad un diverso lavoro, e a realizzare i suoi sogni, intanto provi a mediare.. essere"una belva" è uno sfogo comprensibile, ma non sempre è una buona idea..
Le auguro di farcela, come meritano il suo impegno e la sua fatica, ma si dia aiuto , sorrida e cerchi di mantenere un buon livello di comunicazione con tutti.. Restiamo in ascolto..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Utente,
leggendola ho l'impressione che abbia proceduto nella concretizzazione dei suoi progetti stringendo i denti, contando solo su sé, non chiedendo aiuto e concedendosi poco, ora sta facendo i conti con una realtà che non la appaga e che non pareggia il conto.
E' del tutto comprensibile come alla sua età si desideri progettare un futuro autonomo, ben esprime il suo senso di frustrazione, rabbia, solitudine ...il non sentirsi compresa, le dfficoltà familiari, un ragazzo che non condivide i suoi progetti.

E' anche comprensibile come date le circostanze citate lei possa accumulare stress , nervosismo, insoddisfazione e come questo possa poi riverberarsi sul suo livello di accettazione, comportamento e reazioni <Riconosco che sono una belva.> rischiando di complicare le cose e alimentare le incomprensioni.

E' alla ricerca della serenità che sembra non possibile nella sua famiglia, di quella comprensione e sostegno di cui denuncia la mancanza...forse ha compiuto scelte ritenute "poco pratiche" dai suoi genitori, diversamente da suo fratello...ipotizzo

<Mi sento soffocata da tutto soprattutto da dei sacrifici che mi sono imposta che non hanno portato a nulla!>
Purtroppo il problema lavoro è una triste realtà per moltissimi giovani, e non solo, ma sia fiera di quanto ha fatto, ha dimostrato e dimostra forza e determinazione, non perda fiducia nella progettazione del suo futuro nonostante le circostanze., data poi la proattività che ci ha descritto. E si voglia bene, magari sia meno dura ed esigente con se stessa

Quanto al suo partner,-. <Ama la relazione mordi e fuggi di una sera a week end >gli ha parlato chiaramente dei suoi progetti, delle sue insoddisfazioni e in che modo? E' sempre andato così il vostro rapporto?


Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Cara ragazza,
dal suo racconto si evince, realmente, un forte disagio "esistenziale", che non le permette di prendere decisioni (anche se concretamente risultano difficili, causa lavoro mal pagato) e di dare una svolta alla sua vita personale e professionale.

Provo a comprendere il suo dolore, la sua rabbia e il suo senso di "impotenza", vorrei perciò poter riflettere su alcuni punti...

La fase dello svincolo dalla famiglia è decisiva: chi lo sperimenta, per sopperire all'oppressione e chi perché ha raggiunto un livello di maturazione adeguato.

La famiglia, pero', dal canto suo, spesso, oppone resistenza ad accettare i figli fuori casa, a meno che non ci sia una motivazione di lavoro, studio o di realizzazione personale.

Un sentimento, spesso, legato anche al rapporto della coppia, in quanto la cosiddetta "sindrome del nido vuoto" fatica ad essere colmata, perché risulta inesistente anche il rapporto amoroso.

La conquista dell’autonomia è, quindi, agevolata dal fatto di avere potuto attraversare una fase di buona dipendenza affettiva dai genitori, ovvero la disponibilità dei genitori ad alimentare in loro la capacità di sostenersi con le proprie forze.
In tal senso i figli acquisiscono uno sviluppo della propria personalità e della propria autostima.

La separazione dai figli rappresenta, comunque, un momento doloroso, ma deve essere visto come inevitabile e ricco di valore e senso.

L’acquisizione dell’autonomia, infatti, rappresenta proprio un prodotto di una trasformazione della relazione con i genitori.
I figli rinunciano alla dipendenza dai genitori, facendo affidamento solo su se stessi.

Credo, a questo punto debba essere lei a provare ad "aprire le danze" e cercare, necessariamente, di accompagnare gradualmente la coppia familiare verso questo cambiamento.

Nel caso in cui per lei dovesse risultare, particolarmente, difficile... allora può rivolgersi ad un centro pubblico e confrontarsi con uno psicologo-psicoterapeuta, che la accompagni in questo "arduo" ma fondamentale percorso di autonomia.
Un'autonomia che dovrebbe maturare anche nella possibilità-capacità di incentivarsi per un lavoro più soddisfacente e non sottopagato, anche se oggi non risulta facile sia per la crisi economica, che investe il nostro Paese, che per l' 'adattamento' di alcuni datori di lavoro a questo importante momento sociale.

In bocca al lupo, rimanendo in ascolto...

Di cuore
[#4]
Utente
Utente
Ringrazio per le rapide e interessate risposte. Rispondo dunque alla Dott.ssa Rinella. Il rapporto/relazione con il mio compagno è sicuramente baciato dalla comprensione, la quale però si ferma quando mina la sua "libertà". Ritengo sia una persona molto indipendente per la quale nutro stima e orgoglio ma dalla sua manca quel passo in più che fa condividere la vita. Viviamo in sfere ben limitate che si uniscono solo per "raccontarci la giornata". E a me non basta più. Se ne parlo lui trova: scuse (soldi, lavoro, siamo giovani....), poi si arrabbia se insisto e alla fine chiude il discorso...in sintesi sta bene a casa di mamma e papà. Lui è molto autoritario, io sono testarda. Ultimamente mi si sta insinuando il pensiero che io "stia aspettando" un suo passo che non arriverà mai e se arrivasse -convivenza- probabilmente gli scontri attuali aumenteranno poichè in semplici parole se si litiga una volta alla settimana figurati davanti alle bollette da pagare... In conclusione ritengo che la nostra relazione sia una situazione a cui mi aggrappo causa problemi e situazione mia personale -di cui intervento precendente- e che essenzialmente mi stia accontentando. A lui sta bene così quindi a posto! Però il sorriso del sabato sera non guarisce i dolori dal lunedì al venerdì se ci siamo capiti. Vi ringrazio davvero di cuore accolgo ogni intervento con grande piacere.
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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Grazie a lei,

Per averci aperto il suo cuore...

Le sue riflessioni, consapevoli, mi prospettano una riflessione profonda e, spero vivamente, che da questi nostri confronti lei possa iniziare a "guardare" con occhi altri la sua situazione generale.

Le auguro di vero cuore una svolta al cambiamento e l'incontro sognato da arricchire la sua progettualità.

Un caro saluto
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

ha mai pensato che forse, per tutta una serie di ragioni che qui non possiamo conoscere, Lei ha fatto scelte poco opportune e poco sagge (nel senso che La portano a sacrifici e non a gratificazioni) e quindi oggi è così frustrata da questa situazione?
Magari il fatto di non essere mai stata gratificata a casa, mai lodata e apprezzata per quello che ha fatto, L'ha spinta nel tempo a cercare di impegnarsi sempre più senza chiedere aiuto per dimostrare di valere...

Scappare in Nicaragua... esprime bene la Sua sofferenza e voglia di mollare tutto, ma perchè allora non sceglie di cambiare? Magari non proprio con una fuga lontano, quanto chiudendo con un lavoro che non Le piace e non Le permette di fare la vita da persona adulta quale è. Che cosa La trattiene?

Per quanto riguarda la Sua relazione sentimentale, dice che forse si sta aggrappando a questa storia per insoddisfazione... anche su questo farei una bella riflessione: che senso ha stare con una persona perchè bisogno e non per voglia di starci?

Dice bene nella Sua richiesta: "indipendenza che non c'è..."
Ma non credo solo economica, quanto mentale.
So che è un bel passo, ma forse l'aiuto di uno psicologo presso l'ASL della Sua zona può certamente essere utile. Che ne pensa?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa Pileci,
le confermo che le mie scelte (università etc..)grazie a Dio sono l'unica sicurezza che ho! Ciò che mi causa dubbi non è averle fatte...ma il perchè non vengano appunto riconosciute! In un'Italia normale guadagnerei abbastanza per vivere..e questo è un'altro discorso. Il mio trattenermi dal fare scelte drastiche (andarsene piuttosto che di casa, in un altro stato) è davvero legato ad una situazione economica impossibile. Poi, riprendendo il discorso della Dottoressa Albano, "scappare" anche solo dalla mia famiglia non sarebbe giusto e comporterebbe conseguenze anche peggiori su di me e su di loro. Condivido i suoi dubbi e i suoi quesiti tesi a spronarmi...ciò che manca è la possibilità -o la forza- di reagire...La ringrazio di cuore.
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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Cara lettrice,

non mi riferisco allo "scappare" ma ad un percorso di autonomia.

Certo, è lei che deve aspettare i suoi tempi e ascoltare i suoi bisogni.

Noi non possediamo la "bacchetta magica" per esaudire i desideri... purtroppo il "potere personale" viene conferito proprio alla persona stessa!

Nessuna forzatura....

Un augurio, di cuore.
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