Perdita di una persona cara
Buonasera, Ho 25 anni, ho perso da poco mio nonno a cui ero molto legata, nonostante sia passata solo una settimana non riesco ancora ad accettare quante è successo, attualmente mi sento confusa, ho sbalzi di umore e non ho voglia di uscire e di vedere gente e in più ho perso il desiderio sessuale. cosa posso fare? grazie dell'attenzione..
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,
la perdita di una persona a noi cara rappresenta uno degli eventi più "strazianti", che ci troviamo ad affrontare nel corso del nostro percorso di vita.
In primis il senso di "impotenza", che ci attanaglia.... nulla possiamo per tenere in vita chi amiamo!
Le reazioni a questo evento possono essere diverse e, spesso, legate ad una serie di circostanze come quelle che hanno portato al decesso; la prevedibilità dell'accaduto;
le caratteristiche personali di chi subisce il lutto (l’età, il ruolo ricoperto all’interno della famiglia, il grado di parentela, la qualità della relazione.... ); le risorse presenti all'interno del contesto in cui si vive.
Si tratta di una serie di variabili, che possono "condizionare" la vita di chi si trova ad affrontare questa esperienza di estremo dolore.
Se questa fase di "lutto della progettualità" non viene elaborata adeguatamente, è possibile andare incontro a vissuti di carattere patologico...
innanzitutto una fase di stordimento e di protesta, dove si esplicita l'emozione di base più importante, che è la rabbia.
Senso di irrequietezza e preoccupazione, che caratterizzano la seconda fase, in quanto si è invasi da un estremo desiderio di ricerca della persona amata.
Disorganizzazione e disperazione... fase in cui la realtà della perdita comincia ad essere accettata e la persona sembra essere chiusa in se stessa, apatica e indifferente.
Si inizia, cosi, a sperimentare insonnia, calo di peso e sensazione che la vita abbia perso il suo significato.
Il ricordo della persona amata diviene costantemente presente, come anche un senso di delusione quando ci si rende conto che non c'è nulla da fare.
Infine si sperimenta una sorta di "riorganizzazione" della propria vita, in quanto gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e si inizia a percepire un ritorno alla normalità.
Si tende, cosi, a ricordare la persona amata con un senso di gioia, di tristezza, ma dall'immagine vissuta internamente.
Queste reazioni rientrano tutte nella normalità del processo di elaborazione del lutto.
È la durata nel tempo e l'intensità con cui vengono vissute, che ne sottolineano la normalità o la patologia.
Ogni persona è diversa,unica, irripetibile e tende, percio', a soffermarsi in certe fasi del processo del lutto in base ai suoi valori di riferimento e alla sua esperienza personale.
Fondamentale, quindi, riuscire a distinguere quel "limite", che ci fa percepire che ci troviamo di fronte ad un profondo malessere esistenziale o di fronte ad una vera e propria patologia mentale, in cui vi sia un lutto irrisolto... qui l'aiuto di un professionista può aiutarci a dare un senso al nostro vissuto e ad elaborare quel processo che si era arrestato.
Spero in una riflessione costruttiva...
Di cuore...
la perdita di una persona a noi cara rappresenta uno degli eventi più "strazianti", che ci troviamo ad affrontare nel corso del nostro percorso di vita.
In primis il senso di "impotenza", che ci attanaglia.... nulla possiamo per tenere in vita chi amiamo!
Le reazioni a questo evento possono essere diverse e, spesso, legate ad una serie di circostanze come quelle che hanno portato al decesso; la prevedibilità dell'accaduto;
le caratteristiche personali di chi subisce il lutto (l’età, il ruolo ricoperto all’interno della famiglia, il grado di parentela, la qualità della relazione.... ); le risorse presenti all'interno del contesto in cui si vive.
Si tratta di una serie di variabili, che possono "condizionare" la vita di chi si trova ad affrontare questa esperienza di estremo dolore.
Se questa fase di "lutto della progettualità" non viene elaborata adeguatamente, è possibile andare incontro a vissuti di carattere patologico...
innanzitutto una fase di stordimento e di protesta, dove si esplicita l'emozione di base più importante, che è la rabbia.
Senso di irrequietezza e preoccupazione, che caratterizzano la seconda fase, in quanto si è invasi da un estremo desiderio di ricerca della persona amata.
Disorganizzazione e disperazione... fase in cui la realtà della perdita comincia ad essere accettata e la persona sembra essere chiusa in se stessa, apatica e indifferente.
Si inizia, cosi, a sperimentare insonnia, calo di peso e sensazione che la vita abbia perso il suo significato.
Il ricordo della persona amata diviene costantemente presente, come anche un senso di delusione quando ci si rende conto che non c'è nulla da fare.
Infine si sperimenta una sorta di "riorganizzazione" della propria vita, in quanto gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e si inizia a percepire un ritorno alla normalità.
Si tende, cosi, a ricordare la persona amata con un senso di gioia, di tristezza, ma dall'immagine vissuta internamente.
Queste reazioni rientrano tutte nella normalità del processo di elaborazione del lutto.
È la durata nel tempo e l'intensità con cui vengono vissute, che ne sottolineano la normalità o la patologia.
Ogni persona è diversa,unica, irripetibile e tende, percio', a soffermarsi in certe fasi del processo del lutto in base ai suoi valori di riferimento e alla sua esperienza personale.
Fondamentale, quindi, riuscire a distinguere quel "limite", che ci fa percepire che ci troviamo di fronte ad un profondo malessere esistenziale o di fronte ad una vera e propria patologia mentale, in cui vi sia un lutto irrisolto... qui l'aiuto di un professionista può aiutarci a dare un senso al nostro vissuto e ad elaborare quel processo che si era arrestato.
Spero in una riflessione costruttiva...
Di cuore...
[#2]
Gentile Utente,
Una settimana è veramente pochissimo per rendersi conto di quello che le è accaduto......
Una figura cara che viene a mancare lascia un vuoto incolmabile....
Ci vuole tempo per farlo diventare un "oggetto interno"
L'elaborazione del lutto è quel processo obbligatorio che dovrà attraversare lei ed i suoi cari.
L'elaborazione del lutto viene caratterizzata grossolanamente da tre fasi:
La prima caratterizzata dalla rabbia e dalla negazione: il/la paziente dice "perché proprio a me", è incredulo, nega a se stesso l'accaduto e cerca il colpevole fuori dalla propria vita....
La seconda, in ordine temporale, dalla capacità di sentire il dolore e di lasciare spazio alla sofferenza al fine di elaborarla con gli strumenti interni disponibili.
La terza- e finalmente ultima- è caratterizzata dal lasciare andare il dolore al fine di lasciare spazio per una nuova nascita o rinascita.
Il desiderio sessuale se la sua coppia era empatia, ludica e risolta, tornerà.....
Si dia tempo, ancora è prestissimo......
Una settimana è veramente pochissimo per rendersi conto di quello che le è accaduto......
Una figura cara che viene a mancare lascia un vuoto incolmabile....
Ci vuole tempo per farlo diventare un "oggetto interno"
L'elaborazione del lutto è quel processo obbligatorio che dovrà attraversare lei ed i suoi cari.
L'elaborazione del lutto viene caratterizzata grossolanamente da tre fasi:
La prima caratterizzata dalla rabbia e dalla negazione: il/la paziente dice "perché proprio a me", è incredulo, nega a se stesso l'accaduto e cerca il colpevole fuori dalla propria vita....
La seconda, in ordine temporale, dalla capacità di sentire il dolore e di lasciare spazio alla sofferenza al fine di elaborarla con gli strumenti interni disponibili.
La terza- e finalmente ultima- è caratterizzata dal lasciare andare il dolore al fine di lasciare spazio per una nuova nascita o rinascita.
Il desiderio sessuale se la sua coppia era empatia, ludica e risolta, tornerà.....
Si dia tempo, ancora è prestissimo......
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Carissima , concordo con la dott Randone, una settimana è davvero pochissimo, , rabbia, dolore, negazione , rilettura della relazione, a volte persno sensi di colpa.. potevo fare, potevo dire..Terribile.. ma il suo nonno, poi, diventerà una "figura interna" , se lo sentirà vicino, lo ritroverà i tanti momenti , nel quotidiano, se lo sentirà vicino dolce e affettuoso sempre, per non lasciarla sola..
Un caro saluto..
Un caro saluto..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Cara ragazza,
a volte la figura femminile che vive il lutto sente alcune necessità...
esprimere apertamente il suo dolore; parlare dell’accaduto, in quanto aliena alcuni ricordi della persona morta; confrontarsi e richiedere vicinanza altrui.
Accogliere dentro di sé la notizia, che la persona cara è mancata è dolorosa ma necessaria.. solo con la consapevolezza si può iniziare una svolta al cambiamento.
Fondamentale che riesca, se possibile, a svolgere tutte le sue abitudini quotidiane.
Si prenda cura di sé e non si perda mai di vista.
Un grosso in bocca al lupo.
[#6]
Ex utente
dottoressa Albano ha centrato il punto.. cerco spesso di parlare dell'accaduto, di ricordare i momenti passati con il mio caro nonno ma non mi sento capita dalle persone che ho intorno in particolare dagli amici e dal mio ragazzo.. e così facendo rimango sola con il mio dolore e questo non mi aiuta...
[#7]
Ogni persona elabora il dolore come può ...in funzione della propria psiche, dei propri meccanismi di difesa e delle proprie risorse psichiche.....
Non ci sono metodi giusti o sbagliati, ma solo un " sentire" soggettivo.
Chi piange, chi sta in silenzio, chi si auto lede, chi grida, chi condivide, chi fa acquisti, chi mangia e chi digiuna.....
Il dolore è un'esperienza privata.
Si ascolti e faccia solo ciò che sente di fare
Non ci sono metodi giusti o sbagliati, ma solo un " sentire" soggettivo.
Chi piange, chi sta in silenzio, chi si auto lede, chi grida, chi condivide, chi fa acquisti, chi mangia e chi digiuna.....
Il dolore è un'esperienza privata.
Si ascolti e faccia solo ciò che sente di fare
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.6k visite dal 15/11/2014.
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