Distrazione
Buongiorno, vorrei un consiglio da parte vostra riguardo ad una mia personale caratteristica che mi ha da sempre contraddistinto e mi ha sempre causato motivo di disagio nel rapporto con gli altri: la distrazione. Che io sappia sono sempre stata distratta, alle scuole elementari le maestre dicevano che guardavo fuori dalla finestra, alle scuole superiori mi dicevano che ero svampita e successivamente anche nei luoghi di lavoro mi hanno sempre fatto notare questa caratteristica, quindi penso di ritenerla come acquisita. Anche perchè anche cambiando contesto o gruppo di persone con le quali mi rapportavo mi è sempre stato fatto presente. Da piccolina i miei genitori dicevano che ero molto vivace, anche in maniera eccessiva a volte, ma la ritenevano come una cosa positiva perchè ero curiosa, sveglia, facevo amicizia con tutti anche se non li conoscevo e non avevo paura di niente. Con l'adolescenza invece sono completamente cambiata: sono diventata più timida e riservata, nettamente diversa da come ero da bambina. Ho letto alcuni articoli in internet riguardanti il deficit d'attenzione e non riesco a capire se potrebbe essere il mio caso oppure no. A scuola ero diligente e studiavo, infatti ottenevo buoni risultati, però ero spesso distratta e per questo motivo molte volte era come se cadessi dalle nuvole e in classe ero motivo di risate, facevo fatica a relazionarmi in quanto timida ma avevo un gruppetto di 4 amiche. Ho passato anche un periodo verso i 16 anni in cui credo di aver avuto un pò di fobia sociale, in quanto avevo paura dei miei compagni di classe, del loro giudizio, vivevo con ansia il rapporto con loro e ho avuto una o due occasioni di forte ansia, non saprei se definirlo come panico. Anche i professori dicevano che ero timida, alcuni a distanza di tempo hanno riferito a mia cugina che va a scuola adesso che mi vedevano un pò depressa allora. Oggi ho 25 anni e più o meno ho sempre lavorato, ma sto attraversando un periodo di disoccupazione da circa un anno. Ho finito una relazione che durava da 7 anni con il mio ex, insomma quest'anno ho avuto molti cambiamenti nella mia vita. Nonostante ciò non mi sento male, sto riprendendo in mano la mia vita, e mi sto impegnando molto per stare bene con me stessa e per trovare un lavoro. Il problema sussiste forse nella mia mancanza di volontà e nella disattenzione e mancanza di passione nel fare le cose. Ed è proprio questo il problema credo: ho voglia di migliorare ma raramente seguo i miei obiettivi con convinzione e mi lascio distrarre dalle opportunità che sembrano a volte più facili e mi disorientano, poi credo sia ovvio che non ottengo i miei obiettivi se non ci dedico tempo e impegno. Per quanto riguarda la disattenzione mi piacerebbe sapere se può essere ereditaria, a quale medico dovrei rivolgermi per scoprirlo, se è semplicemente una caratteristica con cui devo convivere o se si può fare qualcosa, se è una malattia o se solo io posso cercare di correggerla con il mio impegno. Grazie
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La disattenzione non è ereditaria, la nostra attenzione è selettiva si concentra sugli stimoli che hanno rilevanza per noi, la discontinuità del processo attentivo non va considerato qualcosa di sbagliato a prescindere.
Fatta questa premessa, la rottura di una relazione affettiva e la perdita del lavoro sono due esperienze significative che forse hanno bisogno di essere metabolizzate per trovare la motivazione e la progettualità necessarie a favorire l'autorealizzazione.
Fatta questa premessa, la rottura di una relazione affettiva e la perdita del lavoro sono due esperienze significative che forse hanno bisogno di essere metabolizzate per trovare la motivazione e la progettualità necessarie a favorire l'autorealizzazione.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazza,
provo a comprendere il suo stato d'animo e di disorientamento nel non capire cosa accadeva da piccola e se metterlo in relazione oppure no a quanto sperimenta in questo periodo.
La mancanza di una diagnosi appropriata nel momento e periodo giusto della vita, può realmente comportare un disagio notevole nel tempo.
C'era e sussiste la disattenzione... ma anche altro.
Non percepisco ne' attivazione ne' motivazione.
Fiducia in se' e una buona autostima... "minata" probabilmente da un vissuto antico.
Se a scuola e in famiglia avessero compreso cosa realmente lei stava vivendo, mettendosi in ascolto e in empatia nei suoi confronti, probabilmente i vissuti da adulta sarebbero stati diversi..?! Non lo, sappiamo, ma probabilmente una buona parte in influenza c'è stata.
L'autostima e la fiducia in se', che rappresentano le fondamenta del substrato psicologico, vengono forgiate durante l'infanzia. Mi devo sentir visto, accettato ed apprezzato per quello che sono.
I miei genitori, infine, se sono realizzati faciliteranno la "costruzione" di una mia autostima.
Proviamo a riflettere nell'accogliere un confronto con uno psicoterapeuta, da prenderci per mano e accompagnarci verso questo "salto" qualitativo...
Un caro saluto
provo a comprendere il suo stato d'animo e di disorientamento nel non capire cosa accadeva da piccola e se metterlo in relazione oppure no a quanto sperimenta in questo periodo.
La mancanza di una diagnosi appropriata nel momento e periodo giusto della vita, può realmente comportare un disagio notevole nel tempo.
C'era e sussiste la disattenzione... ma anche altro.
Non percepisco ne' attivazione ne' motivazione.
Fiducia in se' e una buona autostima... "minata" probabilmente da un vissuto antico.
Se a scuola e in famiglia avessero compreso cosa realmente lei stava vivendo, mettendosi in ascolto e in empatia nei suoi confronti, probabilmente i vissuti da adulta sarebbero stati diversi..?! Non lo, sappiamo, ma probabilmente una buona parte in influenza c'è stata.
L'autostima e la fiducia in se', che rappresentano le fondamenta del substrato psicologico, vengono forgiate durante l'infanzia. Mi devo sentir visto, accettato ed apprezzato per quello che sono.
I miei genitori, infine, se sono realizzati faciliteranno la "costruzione" di una mia autostima.
Proviamo a riflettere nell'accogliere un confronto con uno psicoterapeuta, da prenderci per mano e accompagnarci verso questo "salto" qualitativo...
Un caro saluto
[#3]
Utente
Grazie per i consulti, penso anche io che la perdita del lavoro e la rottura di una relazione affettiva di 7 anni siano da metabolizzare. Il mio stato d'animo adesso è più stabile, ho delle amiche su cui contare e sto cercando di fare nuove conoscenze. Poi sto iniziando ad impegnarmi per trovare lavoro, per aggiornarmi nell'ambito del lavoro che vorrei fare. Ma a volte mi perdo e cambio idea su quello che voglio invece di seguire il mio obiettivo. Credo sia mancanza di volontà e convinzione..(strano perchè a scuola ero così diligente!). Per quanto riguarda la mia famiglia mi vogliono bene ma la situazione è un pò difficile: mia madre 18 anni fa(io avevo 7 anni) in corrispondenza della gravidanza da cui è nato mio fratello ha avuto una depressione post partum e le è sorta una forma di psicosi dalla quale non guarirà più. Prende dei farmaci per stabilizzare la malattia, ma è una persona da accudire e da cui non pretendere aiuto. Mio padre invece mi ha sempre voluto bene, anche se è un pò iper-protettivo. Le figure femminili di riferimento sono state mia nonna e mia zia che mi hanno aiutata molto. Con i primi anni lavorativi il mio carattere è diventato più forte, adesso rivedendo i miei compagni di classe li sento amici e non ho più gli stessi problemi di una volta. In ogni caso resta un senso di insoddisfazione, mi sento non realizzata e credo che fino a che non avrò ottenuto dei risultati concreti non passerà. Non sono neanche disperata, sono in un equilibrio in cui non mi sento nè depressa e nè soddisfatta. Sento che ho da dare qualcosa ma che non lo sto dando. E questo non mi piace, perchè vorrei fare di più, ma per ottenere risultati concreti. E ho paura che questo senso di non realizzazione mi segua ancora per molto, perchè anche con il lavoro non si smuove nulla. Sono una persona che avrebbe bisogno di dimostrare principalmente a sè stessa di potercela fare da sola ma che a tuttora non riesce. E poi l'aspetto della distrazione in adolescenza era un complesso per me, adesso no perchè riconosco che ci siano cose molto più gravi, però non nascondo che mi dà talvolta ancora molto fastidio. Perchè anche per me che devo trovare lavoro è una caratteristica che mostra inaffidabilità e chi vorrebbe assumere una persona inaffidabile?(non che abbia combinato chissà quale disastro in questi anni, però dà fastidio).Le amiche dicono che è solo una caratteristica che però sul lavoro è da nascondere un pò. Se avete altri consigli da darmi sono ben accetti, sia riguardanti distrazione che autostima, grazie. Se non riuscirò a saltarne fuori con le mie forze poi penso che valuterò anche se iniziare a fare un percorso con uno psicoterapeuta che mi possa aiutare.
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Ecco, brava, prenda contatto con un Collega, la sua distrazione non è , secondo me, una cosa preoccupante, ma penso che la situazione attuale , la mamma malata, il lavoro da trovare e la fine di un amore, non siano momenti esaltanti per nessuno, sarebbe bene che ci fosse un pò di gioia, nella sua vita , che lei si permettesse di fare e pensare cose che piacciono a lei veramente, la psicoterapia sarà un grande aiuto..
Mi sembra un bravo soldatino che fa tutto quello che deve, e magari ogni tanto si riposa.. non sia severa con sè stessa.. ! non possiamo essere fortemente motivati e splendenti per ogni cosa che dobbiamo pur fare..
Cosa ne pensa ?
Mi sembra un bravo soldatino che fa tutto quello che deve, e magari ogni tanto si riposa.. non sia severa con sè stessa.. ! non possiamo essere fortemente motivati e splendenti per ogni cosa che dobbiamo pur fare..
Cosa ne pensa ?
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 7.6k visite dal 13/11/2014.
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