Fine di una relazione e futuro
Gentili specialisti,
un mese fa ho messo fine alla mia relazione che durava, da due anni. A settembre lui mi aveva chiesto di sposarlo.
Avevamo dei bellissimi sogni insieme: una cascina con un pezzo di bosco (già trovata e con inizio di trattativa per l'acquisto), una famiglia, una vita semplice in mezzo alla natura. Condividevamo molte idee (politiche, sulle persone, sul mondo), ma a me mancava qualcosa. Non mi fidavo di lui, lo ritenevo ambiguo, poco diposto a una vera condivisione dell'anima e giudicante verso tutti e verso me. Ma tutte le cose che condividevamo mi trattenevano, mi facevano dubitare di me. Infine, un mese fa, scopro una serie di messaggi a sfondo chiaramente erotico tra lui e una sua "amica", una persona (sposata) che mi aveva presentato e con la quale mi aveva proposto delle vacanze insieme a capodanno dell'anno scorso.
La furia ha preso il sopravvento: sono andata a cercarlo a casa per insultarlo, schiaffeggiarlo e gridargli tutta la rabbia che provavo. Lui, spaventato (?), incapace di prendersi le sue responsabilità (?), ha fatto ben pochi tentativi di recuperare la situazione, cosa che mi ha ferita ancor più del tradimento (a suo dire non consumato). Dopo la sfuriata di quel 1° giorno, non l'ho più rivisto. Frustrata e delusa dal fatto che per due settimane lui non avesse fatto praticamente niente per farsi perdonare, ma, anzi, mi rinfacciasse come con le mie sfuriate l'avessi offeso, gli ho scritto che non avevo altro da dirgli. Lui ha rinunciato subito. Mi ha scritto sms chilometrici ribattendo che lui voleva farsi perdonare, che lui avrebbe fatto e avrebbe detto, ma non ha neppure alzato il telefono per chiamarmi e dirmelo a voce, così come non aveva chiamato per tutte le due settimane precedenti (l'avevo chiamato io 2 o3 volte).
Dopo un mese la rabbia è scemata e rimane un grande, enorme vuoto. Mi chiedo come sia possibile che tutto sia finito così, senza neppure rivederci. La nostra relazione è nata quando la mia autostima era molto bassa: mi sono presentata da vittima e lui si è comportato da carnefice. In effetti il tradimento risaliva a un periodo in cui la mia considerazione di me stessa era a zero ed era finito (ho letto anche questo nei messaggi) nel momento in cui io (grazie alla psicoterapia) avevo iniziato a sentirmi più sicura di me e a pretendere di più. Tuttavia lui non accettava completamente la Me più sicura..tendeva a preferire quella sottomessa e che non gi chiedeva niente se non le briciole.
Dicendo NO a lui ho detto no a quella Me sottomessa, che lui manteneva in vita e che io invece volevo abbandonare. Del resto, da quando è finita tra noi, mi sento tristissima, ma, per assurdo, mi sento più sicura di me.
Ora mi chiedo: sarò capace di avere una relazione in cui regni il rispetto, in cui riuscirò a dare e pretendere in egual misura? oppure ho solo rinunciato a farmi maltrattare da lui e poi ricomincerò con un altro (com'è stato fino ad ora?). Scusate la lunghezza. Grazie.
un mese fa ho messo fine alla mia relazione che durava, da due anni. A settembre lui mi aveva chiesto di sposarlo.
Avevamo dei bellissimi sogni insieme: una cascina con un pezzo di bosco (già trovata e con inizio di trattativa per l'acquisto), una famiglia, una vita semplice in mezzo alla natura. Condividevamo molte idee (politiche, sulle persone, sul mondo), ma a me mancava qualcosa. Non mi fidavo di lui, lo ritenevo ambiguo, poco diposto a una vera condivisione dell'anima e giudicante verso tutti e verso me. Ma tutte le cose che condividevamo mi trattenevano, mi facevano dubitare di me. Infine, un mese fa, scopro una serie di messaggi a sfondo chiaramente erotico tra lui e una sua "amica", una persona (sposata) che mi aveva presentato e con la quale mi aveva proposto delle vacanze insieme a capodanno dell'anno scorso.
La furia ha preso il sopravvento: sono andata a cercarlo a casa per insultarlo, schiaffeggiarlo e gridargli tutta la rabbia che provavo. Lui, spaventato (?), incapace di prendersi le sue responsabilità (?), ha fatto ben pochi tentativi di recuperare la situazione, cosa che mi ha ferita ancor più del tradimento (a suo dire non consumato). Dopo la sfuriata di quel 1° giorno, non l'ho più rivisto. Frustrata e delusa dal fatto che per due settimane lui non avesse fatto praticamente niente per farsi perdonare, ma, anzi, mi rinfacciasse come con le mie sfuriate l'avessi offeso, gli ho scritto che non avevo altro da dirgli. Lui ha rinunciato subito. Mi ha scritto sms chilometrici ribattendo che lui voleva farsi perdonare, che lui avrebbe fatto e avrebbe detto, ma non ha neppure alzato il telefono per chiamarmi e dirmelo a voce, così come non aveva chiamato per tutte le due settimane precedenti (l'avevo chiamato io 2 o3 volte).
Dopo un mese la rabbia è scemata e rimane un grande, enorme vuoto. Mi chiedo come sia possibile che tutto sia finito così, senza neppure rivederci. La nostra relazione è nata quando la mia autostima era molto bassa: mi sono presentata da vittima e lui si è comportato da carnefice. In effetti il tradimento risaliva a un periodo in cui la mia considerazione di me stessa era a zero ed era finito (ho letto anche questo nei messaggi) nel momento in cui io (grazie alla psicoterapia) avevo iniziato a sentirmi più sicura di me e a pretendere di più. Tuttavia lui non accettava completamente la Me più sicura..tendeva a preferire quella sottomessa e che non gi chiedeva niente se non le briciole.
Dicendo NO a lui ho detto no a quella Me sottomessa, che lui manteneva in vita e che io invece volevo abbandonare. Del resto, da quando è finita tra noi, mi sento tristissima, ma, per assurdo, mi sento più sicura di me.
Ora mi chiedo: sarò capace di avere una relazione in cui regni il rispetto, in cui riuscirò a dare e pretendere in egual misura? oppure ho solo rinunciato a farmi maltrattare da lui e poi ricomincerò con un altro (com'è stato fino ad ora?). Scusate la lunghezza. Grazie.
[#1]
Gentile Utente,
mi pare che Lei sia molto consapevole delle Sue dinamiche e di ciò che accade nelle Sue relazioni. La consapevolezza è un punto d'arrivo molto importante, ma non sufficiente per cambiare.
Adesso ha bisogno di impostare le Sue relazioni in maniera diversa, rispetto al passato.
"Tuttavia lui non accettava completamente la Me più sicura..tendeva a preferire quella sottomessa e che non gi chiedeva niente se non le briciole."
Dagli altri deve pretendere di essere trattata in modo diverso.
Attualmente è ancora in terapia?
mi pare che Lei sia molto consapevole delle Sue dinamiche e di ciò che accade nelle Sue relazioni. La consapevolezza è un punto d'arrivo molto importante, ma non sufficiente per cambiare.
Adesso ha bisogno di impostare le Sue relazioni in maniera diversa, rispetto al passato.
"Tuttavia lui non accettava completamente la Me più sicura..tendeva a preferire quella sottomessa e che non gi chiedeva niente se non le briciole."
Dagli altri deve pretendere di essere trattata in modo diverso.
Attualmente è ancora in terapia?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Gentile dottoressa,
sì, attualmente sono ancora in terapia (due anni esatti) e mi rendo conto anch'io di avere accresciuto enormemente la mia consapevolezza, di capire a fondo i miei sentimenti e le mie emozioni, ma non sono ancora sicura di poter impostare diversamente le mie relazioni. Il mio terapeuta non risponde mai alle mie domande. Lui sicuramente sa come è opportuno condurre il lavoro e ne vedo risultati, ma io a volte vorrei anche essere rassicurata, invece lui non lo fa mai. Oggi mi sono anche ritrovata a riflettere sul fatto che due anni sono forse troppi per una TCC (ho letto su vari siti che normalmente duta un anno).
Io non amo stare da sola. Con la fine di questa relazione ho messo via anche definitivamente l'idea di avere figli. Ho scelto di riguadagnarne in autostima, ma ho perso la persona che era la mia unica famiglia. Sarebbe bello pensare che prima o poi potrò amare ed essere amata come desidero.
sì, attualmente sono ancora in terapia (due anni esatti) e mi rendo conto anch'io di avere accresciuto enormemente la mia consapevolezza, di capire a fondo i miei sentimenti e le mie emozioni, ma non sono ancora sicura di poter impostare diversamente le mie relazioni. Il mio terapeuta non risponde mai alle mie domande. Lui sicuramente sa come è opportuno condurre il lavoro e ne vedo risultati, ma io a volte vorrei anche essere rassicurata, invece lui non lo fa mai. Oggi mi sono anche ritrovata a riflettere sul fatto che due anni sono forse troppi per una TCC (ho letto su vari siti che normalmente duta un anno).
Io non amo stare da sola. Con la fine di questa relazione ho messo via anche definitivamente l'idea di avere figli. Ho scelto di riguadagnarne in autostima, ma ho perso la persona che era la mia unica famiglia. Sarebbe bello pensare che prima o poi potrò amare ed essere amata come desidero.
[#3]
Gentile Utente,
se è in terapia, dovrebbe chiedere lumi al terapeuta su tutto ciò.
Sulla durata della psicoterapia di solito i tempi sono quelli del pz e se Lei vede i risultati, allora vuol dire che la terapia sta funzionando come dovrebbe.
Un conto è lavorare in terapia su una fobia o su un disturbo d'ansia, ben altra cosa è lavorare su un problema come il Suo che è di tipo relazionale e probabilmente implica una sorta di dipendenza.
Vorrei però rassicurarLa su un aspetto a mio avviso importante: ora Lei, grazie alla psicoterapia che sta facendo, può permettersi di guardare se stessa, gli altri e il mondo con una nuova lente; è più consapevole del proprio funzionamento mentale, di come si relaziona agli altri e di che cosa La spaventa.
Sa anche di avere una tendenza alla dipendenza dall'altro e di inserirsi in dinamiche vittima-carnefice: grazie a tutto ciò può costruire relazioni più consapevolmente in cui stare bene. Magari all'inizio Le sembrerà di essere a disagio perchè non è ancora ABITUATA a tutto ciò, cioè ad essere trattata diversamente da come avveniva in passato, ma ora deve sapere che cosa fare per pretendere quel tipo di trattamento che non si riserva ad una vittima, ma ad una persona paritaria.
Per qualunque chiarimento, comunque, chieda liberamente al terapeuta, perchè la psicoterapia viene usata bene dal pz sol oquando ogni dubbio è sciolto in seduta.
Cordiali saluti,
se è in terapia, dovrebbe chiedere lumi al terapeuta su tutto ciò.
Sulla durata della psicoterapia di solito i tempi sono quelli del pz e se Lei vede i risultati, allora vuol dire che la terapia sta funzionando come dovrebbe.
Un conto è lavorare in terapia su una fobia o su un disturbo d'ansia, ben altra cosa è lavorare su un problema come il Suo che è di tipo relazionale e probabilmente implica una sorta di dipendenza.
Vorrei però rassicurarLa su un aspetto a mio avviso importante: ora Lei, grazie alla psicoterapia che sta facendo, può permettersi di guardare se stessa, gli altri e il mondo con una nuova lente; è più consapevole del proprio funzionamento mentale, di come si relaziona agli altri e di che cosa La spaventa.
Sa anche di avere una tendenza alla dipendenza dall'altro e di inserirsi in dinamiche vittima-carnefice: grazie a tutto ciò può costruire relazioni più consapevolmente in cui stare bene. Magari all'inizio Le sembrerà di essere a disagio perchè non è ancora ABITUATA a tutto ciò, cioè ad essere trattata diversamente da come avveniva in passato, ma ora deve sapere che cosa fare per pretendere quel tipo di trattamento che non si riserva ad una vittima, ma ad una persona paritaria.
Per qualunque chiarimento, comunque, chieda liberamente al terapeuta, perchè la psicoterapia viene usata bene dal pz sol oquando ogni dubbio è sciolto in seduta.
Cordiali saluti,
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente,
vorrei solo aggiungere che lei deve darsi credito... merito per aver iniziato a mettere la sua persona al centro... merito per aver iniziato a prendersi cura di lei.
Da qui il passaggio fondamentale al cambiamento e alla ristrutturazione del suo Se'!
Il potere personale è quello che ci guida nel nostro difficile e, a volte, contorto percorso di vita.
Se lei è motivata, attivata e fiduciosa, allora ecco che la motivazione e l'impegno ci conducono al cambiamento... senza dimenticare che non c'è cambiamento se non c'è sofferenza.
Proviamo a riflettere...
Un caro saluto.
vorrei solo aggiungere che lei deve darsi credito... merito per aver iniziato a mettere la sua persona al centro... merito per aver iniziato a prendersi cura di lei.
Da qui il passaggio fondamentale al cambiamento e alla ristrutturazione del suo Se'!
Il potere personale è quello che ci guida nel nostro difficile e, a volte, contorto percorso di vita.
Se lei è motivata, attivata e fiduciosa, allora ecco che la motivazione e l'impegno ci conducono al cambiamento... senza dimenticare che non c'è cambiamento se non c'è sofferenza.
Proviamo a riflettere...
Un caro saluto.
[#5]
Ex utente
Gentili dottoresse,
vi ringrazio per i vostri spunti di riflessione. Sì, è vero, sono riuscita a mettere me stessa al centro e mi sto impegnando molto per cambiare. Ho però tanta paura di essere solo capace di distruggere e non di costruire. Nelle amicizie ho già notato dei miglioramenti, nelle relazioni amorose non ancora, visto che due anni fa mi sono infilata un'altra volta in uns relazione in cui non venivo apprezzata, anzi sminuita. Sono riuscita ad allontanarmi da lui, è vero, ma solo dopo avere avuto le prove di un tradimento. In caso contrario forse l'avrei anche sposato..e questo mi spaventa.
Per quanto riguarda la durata della mia terapia, le mie problematiche non sono solo di tipo relazionale, ma anche depressivo...quanto tempo mi devo ancora aspettare? Non che la terapia mi pesi, vado volentieri e sono soddisfatta, è solo per aver eun'idea.
Grazie di cuore
vi ringrazio per i vostri spunti di riflessione. Sì, è vero, sono riuscita a mettere me stessa al centro e mi sto impegnando molto per cambiare. Ho però tanta paura di essere solo capace di distruggere e non di costruire. Nelle amicizie ho già notato dei miglioramenti, nelle relazioni amorose non ancora, visto che due anni fa mi sono infilata un'altra volta in uns relazione in cui non venivo apprezzata, anzi sminuita. Sono riuscita ad allontanarmi da lui, è vero, ma solo dopo avere avuto le prove di un tradimento. In caso contrario forse l'avrei anche sposato..e questo mi spaventa.
Per quanto riguarda la durata della mia terapia, le mie problematiche non sono solo di tipo relazionale, ma anche depressivo...quanto tempo mi devo ancora aspettare? Non che la terapia mi pesi, vado volentieri e sono soddisfatta, è solo per aver eun'idea.
Grazie di cuore
[#8]
Ex utente
Gentili dottoresse,
ieri, per la prima vota dopo 5 settimane e fortuitamente ho incontrato il mio ex. Mi sono corazzata e l'ho salutato da lontano con la mano. Siamo stati per due ore nello stesso locale, con persone diverse e non mi si è mai avvicinato.
Il dolore che sto provando ora è indicibile. Nonostante il torto subito (il tradimento) sento la colpa per le mie mancanze (che ci sono state, lo riconosco), la rabbia verso di lui che non ha il coraggio di guardarmi negli occhi, la sofferenza del distacco...provo allo stesso tempo il desiderio di schiaffeggiarlo e quello di rifugiarmi tra le sue braccia. Mi chiedo il perché di questa condanna, di questo lottare, impiegare tempo e denaro in una psicoterapia, indagare le sofferenze dell'infanzia, soffrire così tanto per avere un briciolo d'amore e poi finire sempre a cercarlo nella persona sbagliata, per soffrire ancora di più. Mi sembra di trovarmi in un tunnel senza fine. Sono scoraggiata e sfiduciata.
Basteranno la psicoterapia e il mio impegno? Oppure ci sono vite compromesse in modo immodificabile?
Non si può sofrire così.
ieri, per la prima vota dopo 5 settimane e fortuitamente ho incontrato il mio ex. Mi sono corazzata e l'ho salutato da lontano con la mano. Siamo stati per due ore nello stesso locale, con persone diverse e non mi si è mai avvicinato.
Il dolore che sto provando ora è indicibile. Nonostante il torto subito (il tradimento) sento la colpa per le mie mancanze (che ci sono state, lo riconosco), la rabbia verso di lui che non ha il coraggio di guardarmi negli occhi, la sofferenza del distacco...provo allo stesso tempo il desiderio di schiaffeggiarlo e quello di rifugiarmi tra le sue braccia. Mi chiedo il perché di questa condanna, di questo lottare, impiegare tempo e denaro in una psicoterapia, indagare le sofferenze dell'infanzia, soffrire così tanto per avere un briciolo d'amore e poi finire sempre a cercarlo nella persona sbagliata, per soffrire ancora di più. Mi sembra di trovarmi in un tunnel senza fine. Sono scoraggiata e sfiduciata.
Basteranno la psicoterapia e il mio impegno? Oppure ci sono vite compromesse in modo immodificabile?
Non si può sofrire così.
[#9]
Ex utente
Sono stufa della mia psicoterapia e del mio psicoterapeuta. Dopo due anni mi conosco molto bene, so quasi sempre cosa provo con precisione, riconosco quando in me scatta uno schema comportamentale che ha origini antiche, ma non sono meno infelice di prima. I rapporti con la mia famiglia sono peggiorati, sono sola quanto prima e pur facendo psicoteraia sono stat per due anni con un uomo che non mi rispettava. Non so quanto tempo ancora di psicoterapia dovrò aspettarmi. Il mio psicoterapeuta non risponde alle mie domande, ci gira attorno e poi le trasforma in domande che rivolge a me. Io me ne accorgo, non sono stupida, ma mi sono stufata di questi giri. Sono una persona con un passato di depressione, dipendenza affettiva e difficoltà relazionali. Ho bisogno di qualcosa di più attivo e che non mi faccia ogni volta spaccare il capello in quattro prima di dire una frase.
La mia domanda è questa: un approccio breve-strategico sarebbe appropriato per me?
Grazie
La mia domanda è questa: un approccio breve-strategico sarebbe appropriato per me?
Grazie
[#10]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissima,
forse bisogna soffermarsi sulla "crisi esistenziale", che sta vivendo...
Emozioni, bisogni, famiglia... Provare ad andare un po' più in profondità?!
Intanto credo che con il suo terapeuta si debba confrontare e programmare, anche, una seduta di chiusura se intende interrompere il tutto.
Provi a riflettere...
Un caro saluto
forse bisogna soffermarsi sulla "crisi esistenziale", che sta vivendo...
Emozioni, bisogni, famiglia... Provare ad andare un po' più in profondità?!
Intanto credo che con il suo terapeuta si debba confrontare e programmare, anche, una seduta di chiusura se intende interrompere il tutto.
Provi a riflettere...
Un caro saluto
[#11]
Ex utente
Non capisco esattamente cosa vuole dire. In che senso andare un po' più in profondità? Con il terapeuta?
La seduta di chiusura potrebbe essere già la prossima, ci sto pensando.
Cede che una terapia breve strategica o transazionale potrebbe aiutarmi, visto che il problema che mi pesa di più è quello relazionale? Ha senso cambiare terapia? Il mio terapeuta ora insiste molto sul fatto che provo un certo risentimento nei suoi confronti (in qualche modo credo che davanti ai maltrattamenti che subivo, mi facesse focalizzare troppo sui miei errori e di conseguenza io giustificavo quelli del mio compagno). Io faccio fatica a trovare un senso al mio alzarmi al mattino e lui mi impedisce di parlare di altro che non sia quello che lui ha deciso, cioè il mio rapporto con lui.
La seduta di chiusura potrebbe essere già la prossima, ci sto pensando.
Cede che una terapia breve strategica o transazionale potrebbe aiutarmi, visto che il problema che mi pesa di più è quello relazionale? Ha senso cambiare terapia? Il mio terapeuta ora insiste molto sul fatto che provo un certo risentimento nei suoi confronti (in qualche modo credo che davanti ai maltrattamenti che subivo, mi facesse focalizzare troppo sui miei errori e di conseguenza io giustificavo quelli del mio compagno). Io faccio fatica a trovare un senso al mio alzarmi al mattino e lui mi impedisce di parlare di altro che non sia quello che lui ha deciso, cioè il mio rapporto con lui.
[#12]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Si, mi riferisco al percorso di Psicoterapia.
Sembra, anche, dal suo racconto che la "relazione" terapeutica non sia più funzionale.
Un percorso di Psicoterapia (a questo punto cambiare l'attuale, visto che e' in procinto di chiusura, ma lei non la sente!), che l'aiuti a riflettere, individuare, elaborare vissuti profondi... non strategie di risoluzione.
L'analisi relazione ad es. può essere indicata.
Deve darsi, anche, tempo.... il tempo "giusto", per l'elaborazione e la consapevolezza!
Un caro saluto
Sembra, anche, dal suo racconto che la "relazione" terapeutica non sia più funzionale.
Un percorso di Psicoterapia (a questo punto cambiare l'attuale, visto che e' in procinto di chiusura, ma lei non la sente!), che l'aiuti a riflettere, individuare, elaborare vissuti profondi... non strategie di risoluzione.
L'analisi relazione ad es. può essere indicata.
Deve darsi, anche, tempo.... il tempo "giusto", per l'elaborazione e la consapevolezza!
Un caro saluto
[#13]
Gentile Utente,
Le allego delle letture per aiutala a riflettere...
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/5038-le-menzogne-del-cuore-eros-e-ferite-d-amore.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/5169-come-dirsi-addio-senza-morire-di-dolore.html
Si può anche terminare una relazione e non morire di dolore, anzi si può imparare anche dagli sbagli ed elaborare nuove e più funzionali strategie adattive....e relazionali, partendo dalla parte più intima e profonda di sè.
Le allego delle letture per aiutala a riflettere...
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/5038-le-menzogne-del-cuore-eros-e-ferite-d-amore.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/5169-come-dirsi-addio-senza-morire-di-dolore.html
Si può anche terminare una relazione e non morire di dolore, anzi si può imparare anche dagli sbagli ed elaborare nuove e più funzionali strategie adattive....e relazionali, partendo dalla parte più intima e profonda di sè.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#14]
Ex utente
Gentile dottoressa Albano,
"Un percorso di Psicoterapia (a questo punto cambiare l'attuale, visto che e' in procinto di chiusura, ma lei non la sente!), che l'aiuti a riflettere, individuare, elaborare vissuti profondi... non strategie di risoluzione." : cosa significa "ma lei non la sente!"?
Gentile dottoressa Randone: non morirò di dolore, sto già andando avanti, ma non credo più di poter cambiare, elaborare e trovare nuove strategie. Non ce l'ho fatta fino ad ora, non ce l'ho fatta con la psicoterapia. Ormai penso davvero che il mio passato mi abbia segnata così tanto che per me non c'è altra via che la solitudine. Cercherò di colorare questa stanza vuota nel migliore dei modi.
Saluti
"Un percorso di Psicoterapia (a questo punto cambiare l'attuale, visto che e' in procinto di chiusura, ma lei non la sente!), che l'aiuti a riflettere, individuare, elaborare vissuti profondi... non strategie di risoluzione." : cosa significa "ma lei non la sente!"?
Gentile dottoressa Randone: non morirò di dolore, sto già andando avanti, ma non credo più di poter cambiare, elaborare e trovare nuove strategie. Non ce l'ho fatta fino ad ora, non ce l'ho fatta con la psicoterapia. Ormai penso davvero che il mio passato mi abbia segnata così tanto che per me non c'è altra via che la solitudine. Cercherò di colorare questa stanza vuota nel migliore dei modi.
Saluti
[#15]
Gentile Utente,
cambiare modello di psicoterapia potrebbe essere un'idea, però prima vorrei che Lei riflettesse su una questione, cioè sul fatto di cambiare le Sue, di strategie.
Sdrammatizzare di più potrebbe aiutarLa ad affrontare la vita in maniera diversa, con quella leggerezza che Le manca, dal momento che Lei dice di stare malissimo dopo l'incontro con il Suo ex.
Ora è consapevole di essere stata in una relazione con un uomo maltrattante e quegli schemi che prima erano con buona probabilità per Lei inconsapevoli ora sono chiari, questo è quindi un punto a Suo favore per poter affrontare meglio le prossime relazioni.
Quindi parlerei molto apertamente con il terapeuta per riferire come sta e per chiedere ciò che davvero Le serve: partire dalle strategie di risoluzione può essere un'idea.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Cordiali saluti,
cambiare modello di psicoterapia potrebbe essere un'idea, però prima vorrei che Lei riflettesse su una questione, cioè sul fatto di cambiare le Sue, di strategie.
Sdrammatizzare di più potrebbe aiutarLa ad affrontare la vita in maniera diversa, con quella leggerezza che Le manca, dal momento che Lei dice di stare malissimo dopo l'incontro con il Suo ex.
Ora è consapevole di essere stata in una relazione con un uomo maltrattante e quegli schemi che prima erano con buona probabilità per Lei inconsapevoli ora sono chiari, questo è quindi un punto a Suo favore per poter affrontare meglio le prossime relazioni.
Quindi parlerei molto apertamente con il terapeuta per riferire come sta e per chiedere ciò che davvero Le serve: partire dalle strategie di risoluzione può essere un'idea.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
Cordiali saluti,
[#17]
Mi era sfuggito questo dettahlio, ma la cognitivo-comportamentale di solito NON scava nel passato, mi pare molto strano quindi...
Il terapeuta non Le ha mai prescritto dei compiti da eseguire a casa (es compilare diari, prescrizioni comportamentali, ecc...)
Il terapeuta non Le ha mai prescritto dei compiti da eseguire a casa (es compilare diari, prescrizioni comportamentali, ecc...)
[#18]
Ex utente
No, mai. E avevo scelto un terapeuta cognitivo-comportamentale proprio per questo. E' ancora in formazione (ultimo anno) e ho attribuito ad inesperienza l'impostazione del percorso. Lo schema per moltissimo tempo è stato: io racconto un episodio, descrivo le sensazioni che provo, lui mi fa scavare alle origine di quelle sensazioni, quando le ho provate nell'infanzia etc etc. Questo avveniva anche quando il mio ex "sbavava" (scusi l'immagine sgradevole) davanti ad altre donne in mia presenza. Il terapeuta mi faceva descrivere cosa provavo, da dove veniva la mia irritazione etc etc, ed io finivo per pensare che fosse colpa mia, che se fossi stata più sicura di me, se non avessi avuto i genitori che ho avuto, tutto questo non sarebbe successo oppure io l'avrei vissuto diversamente.
[#20]
"Lo schema per moltissimo tempo è stato: io racconto un episodio, descrivo le sensazioni che provo, lui mi fa scavare alle origine di quelle sensazioni, quando le ho provate nell'infanzia etc etc"
Gentile Utente,
mi dispiace ma questa non mi pare proprio la metodologia della TCC.
Inoltre, Lei parla di psicoterapia che dura da due anni, ma se chi la eroga non è uno psicoterapeuta, allora stiamo parlando di sostegno psicologico o di qualcosa che nulla ha a che vedere con la psicoterapia.
Ciò non toglie che all'inizio di questa richiesta aveva accennato ad alcuni miglioramenti...
A questo punto ridefinirei con lo psicologo tutta la situazione, se possibile, per sciogliere i Suoi dubbi e poi per chiarire come mai ci sono tali incongruenze.
Se lo ritiene, tuttavia, può cambiare anche professionista e lavorare sugli aspetti che a Lei servono.
Cordiali saluti,
Gentile Utente,
mi dispiace ma questa non mi pare proprio la metodologia della TCC.
Inoltre, Lei parla di psicoterapia che dura da due anni, ma se chi la eroga non è uno psicoterapeuta, allora stiamo parlando di sostegno psicologico o di qualcosa che nulla ha a che vedere con la psicoterapia.
Ciò non toglie che all'inizio di questa richiesta aveva accennato ad alcuni miglioramenti...
A questo punto ridefinirei con lo psicologo tutta la situazione, se possibile, per sciogliere i Suoi dubbi e poi per chiarire come mai ci sono tali incongruenze.
Se lo ritiene, tuttavia, può cambiare anche professionista e lavorare sugli aspetti che a Lei servono.
Cordiali saluti,
[#21]
Ex utente
Gentile dottoressa,
a questo punto sta crollando tutto quello in cui ho creduto in questi due anni: io avevo letto che uno psicoterapeuta in formazione, a partire dal 2° o 3° anno (non ricordo bene), può già effettuare una psicoterapia. Del resto circa un anno fa, in un periodo in cui ero insoddisfatta della terapia, avevo chiesto se quella che stavamo facendo era psicoterapia e mi era stato risposto di sì.
Mi sento davvero molto, ma molto delusa se così non è, e se in due anni ho fatto solo sostegno, perché non era quello che cercavo! Avevo cercato espressamente uno psicoterapeura CC e mi ritrovo ad aver fatto sostegno...
I miglioramenti ci sono stati, sì: distinguo MOLTO meglio di prima le mie emozioni e i miei sentimenti: questo è stato il passo avanti più grande. Però, ripeto, i rapporti con la mia famiglia sono peggiorati con la terapia o sostegno, perché ho iniziato a considerarli responsabili di tutta la mia sofferenza. Avevo provato a dire al terapeuta che non riuscivo ad uscire da quest'odio, ma non mi ha aiutata in nessun modo ad uscire dalla fase in cui ero entrata. Inoltre sono diventata meno spontanea, analizzo sempre ogni mio atto e parola a caccia di un qualche schema disfunzionale che si sia attivato e tendo a colpevolizzarmi per ogni mio insucceso, pensando che dipende dai miei comportamenti disfunzionali. In qualche modo sento di essere diventata più pessimista.
a questo punto sta crollando tutto quello in cui ho creduto in questi due anni: io avevo letto che uno psicoterapeuta in formazione, a partire dal 2° o 3° anno (non ricordo bene), può già effettuare una psicoterapia. Del resto circa un anno fa, in un periodo in cui ero insoddisfatta della terapia, avevo chiesto se quella che stavamo facendo era psicoterapia e mi era stato risposto di sì.
Mi sento davvero molto, ma molto delusa se così non è, e se in due anni ho fatto solo sostegno, perché non era quello che cercavo! Avevo cercato espressamente uno psicoterapeura CC e mi ritrovo ad aver fatto sostegno...
I miglioramenti ci sono stati, sì: distinguo MOLTO meglio di prima le mie emozioni e i miei sentimenti: questo è stato il passo avanti più grande. Però, ripeto, i rapporti con la mia famiglia sono peggiorati con la terapia o sostegno, perché ho iniziato a considerarli responsabili di tutta la mia sofferenza. Avevo provato a dire al terapeuta che non riuscivo ad uscire da quest'odio, ma non mi ha aiutata in nessun modo ad uscire dalla fase in cui ero entrata. Inoltre sono diventata meno spontanea, analizzo sempre ogni mio atto e parola a caccia di un qualche schema disfunzionale che si sia attivato e tendo a colpevolizzarmi per ogni mio insucceso, pensando che dipende dai miei comportamenti disfunzionali. In qualche modo sento di essere diventata più pessimista.
[#22]
Gentile Utente,
sui tempi in cui si possa erogare la psicoterapia non saprei risponderLe con certezza; quello che mi pare più importante qui è chiarire un aspetto fondamentale e che sta generando molta sofferenza e cioè quando Lei scrive: "i rapporti con la mia famiglia sono peggiorati con la terapia o sostegno, perché ho iniziato a considerarli responsabili di tutta la mia sofferenza..."
Questo è un dato che deve essere corretto e Lei deve essere aiutata perchè magari c'è stato un fraintendimento. I genitori perfetti non ce li ha nessuno di noi, ma una psicoterapia o un lavoro psicologico di qualunque tipo NON serve per creare acredine nelle relazioni, soprattutto con i genitori. E' per questo che non è vero che c'è una causalità lineare in psicoterapia, cioè non è vero che dato l'evento A consegue B.
In che modo poi i Suoi genitori potrebbero essere responsabili della Sua sofferenza?
Da adulti e grazie ad una psicoterapia dovremmo essere in grado di avere preso le distanze anche da eventuali errori commessi dai genitori. In ogni caso è importante eliminare la sofferenza patologica e non tenersela e non sapere che farne: questo può essere uno scopo della psicoterapia, cioè aumentare il benessere del pz.
" tendo a colpevolizzarmi per ogni mio insucceso, pensando che dipende dai miei comportamenti disfunzionali."
Se proprio vuole spaccare il capello in quattro, tenga presente che talvolta abbiamo insuccessi per altre ragioni: sfortuna, poco impegno, ecc...
Più che pessimista, mi pare molto rigida nel Suo modo di pensare e questo non Le fa bene.
Cordiali saluti,
sui tempi in cui si possa erogare la psicoterapia non saprei risponderLe con certezza; quello che mi pare più importante qui è chiarire un aspetto fondamentale e che sta generando molta sofferenza e cioè quando Lei scrive: "i rapporti con la mia famiglia sono peggiorati con la terapia o sostegno, perché ho iniziato a considerarli responsabili di tutta la mia sofferenza..."
Questo è un dato che deve essere corretto e Lei deve essere aiutata perchè magari c'è stato un fraintendimento. I genitori perfetti non ce li ha nessuno di noi, ma una psicoterapia o un lavoro psicologico di qualunque tipo NON serve per creare acredine nelle relazioni, soprattutto con i genitori. E' per questo che non è vero che c'è una causalità lineare in psicoterapia, cioè non è vero che dato l'evento A consegue B.
In che modo poi i Suoi genitori potrebbero essere responsabili della Sua sofferenza?
Da adulti e grazie ad una psicoterapia dovremmo essere in grado di avere preso le distanze anche da eventuali errori commessi dai genitori. In ogni caso è importante eliminare la sofferenza patologica e non tenersela e non sapere che farne: questo può essere uno scopo della psicoterapia, cioè aumentare il benessere del pz.
" tendo a colpevolizzarmi per ogni mio insucceso, pensando che dipende dai miei comportamenti disfunzionali."
Se proprio vuole spaccare il capello in quattro, tenga presente che talvolta abbiamo insuccessi per altre ragioni: sfortuna, poco impegno, ecc...
Più che pessimista, mi pare molto rigida nel Suo modo di pensare e questo non Le fa bene.
Cordiali saluti,
[#23]
Ex utente
Gentile dottoressa,
grazie per le sue riflessioni. Ho deciso che, al prossimo appuntamento, dirò al mio terapeuta che ho intenzione di interrompere le sedute. Mi rendo conto che ogni volta che ho provato a chiedere a che punto eravamo e cosa stavamo facendo, le mie domande venivano in qualche modo sviate.
Vorrei contattare una terapeuta ad indirizzo sistemico relazionale che opera nella mia zona e provare a lavorare proprio sul mio modo di relazionarmi con la famiglia di origine, gli amici, i colleghi etc.
Spero di ottenere i risultati che desidero.
Gentile dott.ssa Albano,
ora credo di essere totalmente convinta a cambiare il mio percorso!
Grazie
grazie per le sue riflessioni. Ho deciso che, al prossimo appuntamento, dirò al mio terapeuta che ho intenzione di interrompere le sedute. Mi rendo conto che ogni volta che ho provato a chiedere a che punto eravamo e cosa stavamo facendo, le mie domande venivano in qualche modo sviate.
Vorrei contattare una terapeuta ad indirizzo sistemico relazionale che opera nella mia zona e provare a lavorare proprio sul mio modo di relazionarmi con la famiglia di origine, gli amici, i colleghi etc.
Spero di ottenere i risultati che desidero.
Gentile dott.ssa Albano,
ora credo di essere totalmente convinta a cambiare il mio percorso!
Grazie
[#24]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Grazie a lei per la condivisione.
Se quello che "sente" e' proprio questo, allora mi sento di augurarle di "spiccare" il volo verso altri lidi e orizzonti.
Sarà molto arricchente, potersi "nutrire" di riflessioni e condivisioni, che ci permettono di "illuminare" il nostro percorso di vita!
Di cuore
Se quello che "sente" e' proprio questo, allora mi sento di augurarle di "spiccare" il volo verso altri lidi e orizzonti.
Sarà molto arricchente, potersi "nutrire" di riflessioni e condivisioni, che ci permettono di "illuminare" il nostro percorso di vita!
Di cuore
[#25]
Bene, spero avrà modo di riprendere tutti questi dubbi.
Per maggior trasparenza, può verificare qui le credenziali del professionista: www.opl.it oppure www.psy.it
Cordiali saluti,
Per maggior trasparenza, può verificare qui le credenziali del professionista: www.opl.it oppure www.psy.it
Cordiali saluti,
[#26]
Ex utente
Gentili dottori,
vi scrivo ancora per avere un ultimo consiglio, visto che non vorrei commettere altri errori.
In questo periodo di vacanza, dopo aver passato 3 settimane senza vedere il mio psicologo, credo di aver chiarito con me stessa alcuni punti:
1. Non mi fido più del mio terapeuta e credo che mi abbia dato tutto quello che poteva darmi. Non gliel'ho ancora detto, perché non è stato possibile vederlo prima delle vacanze, ma lo dovrò vedere per forza, anche perché ho delle sedute arretrate da pagare. Io vorrei semplicemente andare in studio e dirglielo..o è consigliabile che faccia un tentativo di "recupero"? Tenete però presente che ho già un appuntamento con un'altra terapeuta...
2. Sto attraversando una vera e propria crisi esistenziale: non si tratta solo della fine della mia relazione (che mi fa soffrire moltissimo), ma di qualcosa di molto più ampio. Mi rendo conto che al centro c'è il mio modo di relazionarmi con le persone: la mia famiglia in primis (il Natale è stato tragico...), i conoscenti, colleghi, amici...tutti e un profondo senso d'inadeguatezza che avvelena ogni istante della mia vita.
3. Non voglio più perdere tempo, non voglio commettere altri errori: credete che una terapia sistemico-relazionale sia adeguata? Questo è l'orientamento della terapeuta che ho contattato.
Ringrazio in anticipo
vi scrivo ancora per avere un ultimo consiglio, visto che non vorrei commettere altri errori.
In questo periodo di vacanza, dopo aver passato 3 settimane senza vedere il mio psicologo, credo di aver chiarito con me stessa alcuni punti:
1. Non mi fido più del mio terapeuta e credo che mi abbia dato tutto quello che poteva darmi. Non gliel'ho ancora detto, perché non è stato possibile vederlo prima delle vacanze, ma lo dovrò vedere per forza, anche perché ho delle sedute arretrate da pagare. Io vorrei semplicemente andare in studio e dirglielo..o è consigliabile che faccia un tentativo di "recupero"? Tenete però presente che ho già un appuntamento con un'altra terapeuta...
2. Sto attraversando una vera e propria crisi esistenziale: non si tratta solo della fine della mia relazione (che mi fa soffrire moltissimo), ma di qualcosa di molto più ampio. Mi rendo conto che al centro c'è il mio modo di relazionarmi con le persone: la mia famiglia in primis (il Natale è stato tragico...), i conoscenti, colleghi, amici...tutti e un profondo senso d'inadeguatezza che avvelena ogni istante della mia vita.
3. Non voglio più perdere tempo, non voglio commettere altri errori: credete che una terapia sistemico-relazionale sia adeguata? Questo è l'orientamento della terapeuta che ho contattato.
Ringrazio in anticipo
[#28]
Ex utente
Ho effettuato la seduta di chiusura e ora sto malissimo.
Il mio ormai ex terapeuta l'ha voluta dedicare interamente alla mia chiusura "a riccio", al mio voler fuggire e sottrarmi davanti all'argomento forse più forte che io debba affrontare: l'inadeguatezza.
Il risultato è stato farmi sentire, ancora una volta, inadeguata, sbagliata, incapace di salvarmi dal mio destino di fuga.
Ho sbagliato tutto? avrei dovuto continuare? Sono andata in seduta serena, ho esordito spiegando con calma, punto per punto, perché avevo deciso di cambiare terapeuta e ne sono uscita distrutta. Non solo. Ne sono uscita anche con la convinzione che la fine del rapporto con il mio ex compagno sia stata tutta colpa mia, della mia insicurezza, che ha avvelenato la relazione e di aver perso l'uomo che amavo per questo.
Vi prego, aiutatemi a dare un senso a quello che è successo oggi.
Il mio ormai ex terapeuta l'ha voluta dedicare interamente alla mia chiusura "a riccio", al mio voler fuggire e sottrarmi davanti all'argomento forse più forte che io debba affrontare: l'inadeguatezza.
Il risultato è stato farmi sentire, ancora una volta, inadeguata, sbagliata, incapace di salvarmi dal mio destino di fuga.
Ho sbagliato tutto? avrei dovuto continuare? Sono andata in seduta serena, ho esordito spiegando con calma, punto per punto, perché avevo deciso di cambiare terapeuta e ne sono uscita distrutta. Non solo. Ne sono uscita anche con la convinzione che la fine del rapporto con il mio ex compagno sia stata tutta colpa mia, della mia insicurezza, che ha avvelenato la relazione e di aver perso l'uomo che amavo per questo.
Vi prego, aiutatemi a dare un senso a quello che è successo oggi.
[#29]
Ex utente
Mi spiego meglio: il mio ex terapeuta ha interpretato la mia interruzione come l'ennesima fuga della mia vita. Io gli ho detto che ultimamente non mi sentivo capita né sostenuta, che quello che mi diceva mi irritava fortemente e mi faceva uscire dallo studio molto peggio di come vi ero entrata. Ho aggiunto che sentivo forte in me la sensazione che questo rapporto terapeutico mi avesse dato tutto quello che poteva darmi. Il suo insistere sul fatto che stessi fuggendo mi ha fatto ribaltare tutta la situazione e ora mi sento solo in colpa per tutto: per la mia terapia e per la mia relazione. Possibile che per me non ci sia salvezza? E' tutta colpa mia la fine della relazione con il mio ex? E' davvero una fuga quella che sto mettendo in atto? Di chi posso fidarmi se non mi fido di me stessa?
Sono a pezzi
Sono a pezzi
[#30]
Gentile Utente,
Ogni fine reale o simbolica ve analizzata con cura.
Credo che la soluzione migliore sia quella di discuterne con il suo terapeuta, anche dei suoi vissuti disfunzionali, del fatto che non si sente sostenuta ed aiutata, spesso dalle crisi di percorso....vengono fuori nuove risorse.
Se sta così male forse non era proprio quello che desiderava o una fine le rinforza l'altra, come spesso accade
Ogni fine reale o simbolica ve analizzata con cura.
Credo che la soluzione migliore sia quella di discuterne con il suo terapeuta, anche dei suoi vissuti disfunzionali, del fatto che non si sente sostenuta ed aiutata, spesso dalle crisi di percorso....vengono fuori nuove risorse.
Se sta così male forse non era proprio quello che desiderava o una fine le rinforza l'altra, come spesso accade
[#32]
Ex utente
Mi sembra di vivere una sorta di parallelismo tra la mia relazione amorosa e quella terapeutica: quando penso che con il mio ex non ha funzionato e basta, che è ormai inutile spaccare il capello in quattro, sto meglio e guardo avanti. In parallelo, penso anche che ho voglia di iniziare un nuovo rapporto terapeutico, tra l'altro con una persona che ritengo abbia la specializzazione perfetta per me. Questo è quello che ho pensato fino a stamattina.
Ma oggi il mio ex terapeuta mi ha tormentato, arrivando anche a dirmi: beh, se uno non vuole cambiare è libero di farlo. In parallelo ho iniziato a pensare di non aver fatto di tutto per salvare la mia relazione, che non fossi stata perseguitata dal senso di inadeguatezza, le cose sarebbero andate bene, e ora starei organizzando il mio matrimonio e cercando un figlio, come era nei piani. Questo pensiero mi distrugge. Meglio non vivere che vivere così, distruggendo tutto ciò che abbiamo vicino.
Ma oggi il mio ex terapeuta mi ha tormentato, arrivando anche a dirmi: beh, se uno non vuole cambiare è libero di farlo. In parallelo ho iniziato a pensare di non aver fatto di tutto per salvare la mia relazione, che non fossi stata perseguitata dal senso di inadeguatezza, le cose sarebbero andate bene, e ora starei organizzando il mio matrimonio e cercando un figlio, come era nei piani. Questo pensiero mi distrugge. Meglio non vivere che vivere così, distruggendo tutto ciò che abbiamo vicino.
Questo consulto ha ricevuto 32 risposte e 2.9k visite dal 11/11/2014.
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