Che cosa sta succedendo?
Sono uno studente di 22 anni. Scrivo principalmente come sfogo, ma anche per avere qualche opinione in merito. Ultimamente (da poco più di un mese a questa parte) sto attraversando una strana fase della mia vita. Durante la giornata ho momenti nei quali vorrei mettermi a piangere senza motivo, altri nei quali sento rabbia e inquietudine al punto di cercare una qualsiasi valvola di sfogo (principalmente rompo le scatole ai miei genitori su quello che sento oppure spesso navigo su internet per cercare se quello che provo è sintomo di qualche squilibrio psichico), cambio frequentemente umore e idee (a volte contraddicendomi), molto spesso mi "analizzo" per vedere se ciò che dico e che faccio sono consone ad una persona normale, e a volte ho la tendenza improvvisa a mandare a monte tutto o di fare qualcosa di estremamente stupido (lasciare gli studi o la ragazza, ad esempio). Il tutto si sta manifestando in un periodo relativamente tranquillo della mia vita: ho da poco conseguito la laurea triennale, mi frequento da pochi mesi con una ragazza che ho sempre desiderato e, nonostante mio padre abbia un carcinoma allo stomaco, siamo in un periodo di pausa, dopo che le cure che segue hanno dato risultati molto positivi. Premetto che ho attraversato 3 anni molto difficili, caratterizzati da periodi di studio quasi ininterrotti e culminati, nel maggio di quest'anno, con la diagnosi a mio padre. Sono turbato, al punto che ho deciso di parlare con una psicoanalista (dalla quale ero già stato per qualche incontro all'età di 13 anni perché ero ossessionato dall'idea di contrarre le malattie più disparate) anche perché mi sono reso conto della persistenza di uno strano disturbo, ossia di ritornelli musicali insistenti che mi disturbano la concentrazione, manifestatosi fin dal primo anno di università. Ho paura di stare impazzendo e che il tutto possa degenerare. Mi scuso per essere stato prolisso, ma ho voluto scrivere anche per alleggerire momentaneamente il carico di pensieri che mi affollano la mente. Grazie a chi avrà la pazienza di rispondermi.
[#1]
"ho attraversato 3 anni molto difficili, caratterizzati da periodi di studio quasi ininterrotti e culminati, nel maggio di quest'anno, con la diagnosi a mio padre"
Gent.le Utente,
forse è arrivato il momento di prendersi cura di sé, dopo tanto forse troppo tempo trascorso mettendo da parte le proprie esigenze, ma non cada nella tentazione di cercare la patologia da curare si tratta innanzi tutto di mettersi in ascolto del proprio vissuto e delle emozioni che lo accompagnano all'interno di uno spazio protetto: il colloquio con uno psicologo-psicoterapeuta.
Le consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Gent.le Utente,
forse è arrivato il momento di prendersi cura di sé, dopo tanto forse troppo tempo trascorso mettendo da parte le proprie esigenze, ma non cada nella tentazione di cercare la patologia da curare si tratta innanzi tutto di mettersi in ascolto del proprio vissuto e delle emozioni che lo accompagnano all'interno di uno spazio protetto: il colloquio con uno psicologo-psicoterapeuta.
Le consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Caro Utente,
è possibile che dopo 3 anni difficili e la brutta notizia del tumore di suo padre lei sia arrivato ad un punto in cui, in uno stato di apparente tranquillità, emerge il malessere che non era emerso in precedenza e che lei non può più contenere.
Se ha un disturbo d'ansia non definitivamente curato in anamnesi è purtroppo vulnerabile a ricadute e, da quanto ci scrive, parrebbe proprio che si stiano presentando sintomi ossessivi accompagnati da un possibile disturbo dell'umore, presumibilmente legato alla malattia di suo padre e al timore di perderlo.
L'iniziativa di prendere di nuovo contatto con la psicologa che si è occupata di lei tanti anni fa mi sembra positiva, soprattutto se si era trovato bene in quell'occasione, perchè alcuni disturbi che è difficile sradicare quando l'età è troppo giovane possono essere più agevolmente curati quando il paziente ha un'età più matura e una personalità formata.
In precedenza le è già successo di soffrire di cali dell'umore o irritabilità apparentemente immotivata?
è possibile che dopo 3 anni difficili e la brutta notizia del tumore di suo padre lei sia arrivato ad un punto in cui, in uno stato di apparente tranquillità, emerge il malessere che non era emerso in precedenza e che lei non può più contenere.
Se ha un disturbo d'ansia non definitivamente curato in anamnesi è purtroppo vulnerabile a ricadute e, da quanto ci scrive, parrebbe proprio che si stiano presentando sintomi ossessivi accompagnati da un possibile disturbo dell'umore, presumibilmente legato alla malattia di suo padre e al timore di perderlo.
L'iniziativa di prendere di nuovo contatto con la psicologa che si è occupata di lei tanti anni fa mi sembra positiva, soprattutto se si era trovato bene in quell'occasione, perchè alcuni disturbi che è difficile sradicare quando l'età è troppo giovane possono essere più agevolmente curati quando il paziente ha un'età più matura e una personalità formata.
In precedenza le è già successo di soffrire di cali dell'umore o irritabilità apparentemente immotivata?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Ex utente
"In precedenza le è già successo di soffrire di cali dell'umore o irritabilità apparentemente immotivata?"
Non saprei, a volte mi capita di rispondere in modo nervoso, ad esempio a mia madre, ma non so se è un "riflesso incondizionato" dovuto al fatto che solitamente è una persona abbastanza assillante (ho fatto caso che anche mia sorella e mio padre a volte fanno così).
Per quanto riguarda i cali di umore, mi è capitato delle volte di avere reazioni esagerate a episodi/brutte notizie, ma un fondamento dietro c'era.
Ad ogni modo, una delle cose che ho notato è il fatto che altaleno momenti nei quali penso che rivolgersi nuovamente alla psicoanalista sia stata una scelta saggia e altri nei quali penso di non averne bisogno (ad esempio quando sono uscito dalla prima seduta).
Non so veramente cosa pensare...
Non saprei, a volte mi capita di rispondere in modo nervoso, ad esempio a mia madre, ma non so se è un "riflesso incondizionato" dovuto al fatto che solitamente è una persona abbastanza assillante (ho fatto caso che anche mia sorella e mio padre a volte fanno così).
Per quanto riguarda i cali di umore, mi è capitato delle volte di avere reazioni esagerate a episodi/brutte notizie, ma un fondamento dietro c'era.
Ad ogni modo, una delle cose che ho notato è il fatto che altaleno momenti nei quali penso che rivolgersi nuovamente alla psicoanalista sia stata una scelta saggia e altri nei quali penso di non averne bisogno (ad esempio quando sono uscito dalla prima seduta).
Non so veramente cosa pensare...
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente,
il fatto che abbia "ascoltato" i suoi bisogni e' cosa importante... aver deciso per la prima seduta di psicoterapia.
I vissuti, che ha sperimentato e che tuttora le creano disagio, possono avere radici antiche e tutto il diritto di esistere e di "farsi sentire" ... proprio in questo periodo della sua vita in modo preponderante!
Non escluderei, a priori, un consulto presso uno Psichiatra, per una eventuale valutazione farmacologica, in caso fosse necessario.
Ne parli serenamente con il suo terapeuta e il medico di famiglia.
Non dobbiamo dimenticare l'esperienza famigliare: il cancro del papà...
Mi sovviene il lutto della progettualità... ossia il fatto, purtroppo molto consueto, che i malati di cancro vivono una vera e propria esperienza di lutto, di fine, di perdita, rispetto alla possibilità di fare progetti a lungo e medio termine, con conseguente caduta depressiva.
"Questa depressione ha un colore particolare, perché la malattia oncologica viene vissuta come un tradimento interno, la mutazione di una parte di sé (le cellule impazzite), che si trasforma in un doppio persecutorio e minaccia dall'interno la vita del paziente...."
"Nel malato di cancro avviene la perdita di parti di sé, per la comparsa subdola ed insidiosa di parti maligne, che minacciano la sopravvivenza stessa del sé. Solo quando il paziente riesce ad elaborare il lutto della progettualità trasformandolo in un lutto della crescita, e quindi integrando nel suo sé la malattia, il che comporta innanzitutto il riconoscimento del cancro, delle cure e delle problematiche legate all'incertezza della prognosi, il paziente può essere considerato riabilitato. Altrimenti c'è sempre uno stato di invalidità psicologica (oltre che fisica) che rimanda ad uno stato di blocco in tensione "...
Questo ed altro ci sarebbe da ricordare, quando si sperimentano certi vissuti e sicuramente lei, come l'intera famiglia, vi siete "macchiati" di questo dolore, di questa frustrazione e senso di "impotenza" che si prova di fronte ad una malattia importante come il cancro.
Si fidi e si affidi...
Di cuore...
il fatto che abbia "ascoltato" i suoi bisogni e' cosa importante... aver deciso per la prima seduta di psicoterapia.
I vissuti, che ha sperimentato e che tuttora le creano disagio, possono avere radici antiche e tutto il diritto di esistere e di "farsi sentire" ... proprio in questo periodo della sua vita in modo preponderante!
Non escluderei, a priori, un consulto presso uno Psichiatra, per una eventuale valutazione farmacologica, in caso fosse necessario.
Ne parli serenamente con il suo terapeuta e il medico di famiglia.
Non dobbiamo dimenticare l'esperienza famigliare: il cancro del papà...
Mi sovviene il lutto della progettualità... ossia il fatto, purtroppo molto consueto, che i malati di cancro vivono una vera e propria esperienza di lutto, di fine, di perdita, rispetto alla possibilità di fare progetti a lungo e medio termine, con conseguente caduta depressiva.
"Questa depressione ha un colore particolare, perché la malattia oncologica viene vissuta come un tradimento interno, la mutazione di una parte di sé (le cellule impazzite), che si trasforma in un doppio persecutorio e minaccia dall'interno la vita del paziente...."
"Nel malato di cancro avviene la perdita di parti di sé, per la comparsa subdola ed insidiosa di parti maligne, che minacciano la sopravvivenza stessa del sé. Solo quando il paziente riesce ad elaborare il lutto della progettualità trasformandolo in un lutto della crescita, e quindi integrando nel suo sé la malattia, il che comporta innanzitutto il riconoscimento del cancro, delle cure e delle problematiche legate all'incertezza della prognosi, il paziente può essere considerato riabilitato. Altrimenti c'è sempre uno stato di invalidità psicologica (oltre che fisica) che rimanda ad uno stato di blocco in tensione "...
Questo ed altro ci sarebbe da ricordare, quando si sperimentano certi vissuti e sicuramente lei, come l'intera famiglia, vi siete "macchiati" di questo dolore, di questa frustrazione e senso di "impotenza" che si prova di fronte ad una malattia importante come il cancro.
Si fidi e si affidi...
Di cuore...
[#5]
Ex utente
Francamente lo psichiatra mi sembra un po' eccessivo... Se non l'ho scritto nella premessa, voglio riportare che sono un po' ipocondriaco e spesso tendo ad amplificare le situazioni negative (un esame non passato, un risultato incerto..). Quindi è probabilissimo che mi sia autosuggestionato per certi aspetti (anche grazie alla malsana "passione" di fare ricerche su Internet).
Il solo aspetto persistente è quello dei ritornelli musicali (non sono allucinazioni, ma il ripetersi di canzoni sentite alla radio, alla tv..) che non sempre sono presenti, ma la cui ricorrenza mi ha spinto definitivamente a richiedere il consulto (prima dell'università non si presentavano).
Il solo aspetto persistente è quello dei ritornelli musicali (non sono allucinazioni, ma il ripetersi di canzoni sentite alla radio, alla tv..) che non sempre sono presenti, ma la cui ricorrenza mi ha spinto definitivamente a richiedere il consulto (prima dell'università non si presentavano).
[#7]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Siccome lo Psichiatra è il solo a poter fare una valutazione farmacologica, rispetto allo psicologo-psicoterapeuta, vi ho pensato per una valutazione di calo dell' umore (vedi riferimento al lutto oncologico).
Non ci sono motivazioni altre, anche perché le consulenze on- line non possono andare "oltre". Manca il rapporto diadico di osservazione e di ascolto del non verbale, e così via.
Il mio contributo voleva sollecitarla ad una riflessione.
Grazie, comunque a lei, che ci ha aperto il cuore...
Un caro saluto
Non ci sono motivazioni altre, anche perché le consulenze on- line non possono andare "oltre". Manca il rapporto diadico di osservazione e di ascolto del non verbale, e così via.
Il mio contributo voleva sollecitarla ad una riflessione.
Grazie, comunque a lei, che ci ha aperto il cuore...
Un caro saluto
[#8]
Ex utente
Che il discorso dei ritornelli è un modo di impedirmi di pensare ad altre cose (a cosa però non lo so), che a sua detta sono uno che si concede poco o nulla e che il cercare su Internet è legato al fatto che io cerchi di etichettarmi in qualche modo (al momento sono "quello che ha i ritornelli")
[#10]
Ex utente
Sinceramente non so cosa pensare.. Non mi vedo come uno che si trascura, in questi 3 anni mi sono comunque ritagliato del tempo per me. Per il resto non ha detto molto altro (anche perché ho parlato praticamente tutto il tempo), solo che al momento ho altre due sedute e che se lo ritengo opportuno poi potrò interrompere il tutto.
[#12]
Ex utente
Anche, ma non solo. È vero che sono stati 3 anni difficili, ma perché mi ero prefissato un obiettivo ed ho cercato in tutti i modi di riaggiungerlo, nonostante le difficoltà che si sono presentate. Il fatto è che mentre ero a parlare di me e tutto, mi sembrava solo di perdere tempo, ma quello sarà per il fatto che sono di mio uno che vuole subito saltare alle conclusioni.
[#13]
Forse con il verbo "concedersi" la dottoressa non intendeva riferirsi a cose materiali, ma a una certa rigidità (dovuta magari al perfezionismo) che la porta a non concedersi di poter stare male, di aver bisogno di tirare il fiato, di essere in questo momento in difficoltà ecc.
In ogni caso deve valutare se ora, da adulto, si trova bene con quella stessa psicologa perchè in caso contrario potrebbe essere preferibile che si rivolgesse ad altri.
In ogni caso deve valutare se ora, da adulto, si trova bene con quella stessa psicologa perchè in caso contrario potrebbe essere preferibile che si rivolgesse ad altri.
[#15]
La psicoterapia psicoanalitica cura qualsiasi disturbo, quindi di per sè è indicata, ma ne farei più che altro una questione di feeling fra lei e la terapeuta: deve decidere se proseguire con la stessa dottoressa in base a come si trova, tralasciando il fatto che anni fa è già stato seguito da lei.
[#16]
Ex utente
Scrivo per aggiornare a seguito della seconda seduta e per avere chiarimenti su alcuni miei dubbi.
Non vorrei entrare nei dettagli di quanto ci siamo detti con la dottoressa, perché mi dilungherei troppo (più di quanto non stia per fare). Lei pensa che i momenti di tristezza (quello che ritengo essere "pianto immotivato") che ho siano "naturali" per via della situazione di mio padre e che il meccanismo dei ritornelli insistenti sia un modo per deviare la mia attenzione da altre cose alle quali non voglio pensare. In sostanza, ritiene che la causa del disturbo sia psichica e non fisica, ma che, se non si dovesse risolvere con le sedute, dovrei parlare con qualche dottore (penso si riferisse allo psichiatra).
Qua entrano in gioco i miei dubbi. Da sempre, uno dei miei maggiori timori è quello di perdere la ragione, andare da uno psichiatra per me sarebbe quasi la riprova del fatto che ciò che temo sia vero. Tanto più che, nelle mie interminabili ricerche sul web, mi sono imbattuto in un forum di persone che manifestano questo problema (premetto che molti ne soffrono moltissimo l'impatto nella vita di tutti i giorni, mentre per me sono semplicemente una distrazione.. di fatto riesco a svolgere le attività di tutti i giorni senza alcun problema, se non, sporadicamente, qualche ritardo nella concentrazione) e molti di quelli che si sono rivolti ad uno specialista per questo problema e hanno assunto farmaci o non ne hanno tratto giovamento, oppure hanno peggiorato il problema (o ne hanno creati di nuovi).
Altro dubbio è legato al fatto che la dott.ssa ritiene che debba proseguire, dopo queste 3 sedute il (costoso) percorso con lei, per arrivare a fondo del problema e "prendermi per mano nel superare le mie paure". Io penso un po' di averla anticipata in questa sua ricerca del problema: essendosi manifestato fin da subito con l'università, (alla quale mi sono iscritto "quasi per obbligo" in virtù del mio curriculum scolastico e per la quale ho fatto molti "sacrifici" in termini di mancate uscite e programmazioni) ritengo che forse è probabile che la mia mente mi suggerisca di non continuare più con il percorso di studio o comunque di prendermi una pausa. Però questa per me sarebbe una sconfitta personale, proprio in virtù degli sforzi da me fatti per centrare gli obiettivi che volevo (da quando ho iniziato l'università questo è il primo periodo nel quale sono in pari con gli esami: se rallentassi mi troverei poi nuovamente nella stessa identica situazione dalla quale ho cercato di uscire in questi 3 anni).
Insomma, per riassumere: da un lato c'è la mia paura che quanto provo sia un preambolo di andare a perdere la ragione, che magari quanto sto manifestando possa degenerare e che quindi debba cambiare pagina (lasciare o rallentare gli studi o quant'altro). Dall'altro il fatto che forse non dovrei dare tanto peso a questo periodo (dopotutto, discorso dei ritornelli a parte, è da poco meno di un mese che mi ritrovo in questa condizione) perché magari è un tentativo inconscio di auto-sabotarmi, ora che ho finalmente "aggiustato le cose" e che la mia vita sta proseguendo nella direzione che avevo auspicato.
Grazie a chi avrà la pazienza di rispondere.
Non vorrei entrare nei dettagli di quanto ci siamo detti con la dottoressa, perché mi dilungherei troppo (più di quanto non stia per fare). Lei pensa che i momenti di tristezza (quello che ritengo essere "pianto immotivato") che ho siano "naturali" per via della situazione di mio padre e che il meccanismo dei ritornelli insistenti sia un modo per deviare la mia attenzione da altre cose alle quali non voglio pensare. In sostanza, ritiene che la causa del disturbo sia psichica e non fisica, ma che, se non si dovesse risolvere con le sedute, dovrei parlare con qualche dottore (penso si riferisse allo psichiatra).
Qua entrano in gioco i miei dubbi. Da sempre, uno dei miei maggiori timori è quello di perdere la ragione, andare da uno psichiatra per me sarebbe quasi la riprova del fatto che ciò che temo sia vero. Tanto più che, nelle mie interminabili ricerche sul web, mi sono imbattuto in un forum di persone che manifestano questo problema (premetto che molti ne soffrono moltissimo l'impatto nella vita di tutti i giorni, mentre per me sono semplicemente una distrazione.. di fatto riesco a svolgere le attività di tutti i giorni senza alcun problema, se non, sporadicamente, qualche ritardo nella concentrazione) e molti di quelli che si sono rivolti ad uno specialista per questo problema e hanno assunto farmaci o non ne hanno tratto giovamento, oppure hanno peggiorato il problema (o ne hanno creati di nuovi).
Altro dubbio è legato al fatto che la dott.ssa ritiene che debba proseguire, dopo queste 3 sedute il (costoso) percorso con lei, per arrivare a fondo del problema e "prendermi per mano nel superare le mie paure". Io penso un po' di averla anticipata in questa sua ricerca del problema: essendosi manifestato fin da subito con l'università, (alla quale mi sono iscritto "quasi per obbligo" in virtù del mio curriculum scolastico e per la quale ho fatto molti "sacrifici" in termini di mancate uscite e programmazioni) ritengo che forse è probabile che la mia mente mi suggerisca di non continuare più con il percorso di studio o comunque di prendermi una pausa. Però questa per me sarebbe una sconfitta personale, proprio in virtù degli sforzi da me fatti per centrare gli obiettivi che volevo (da quando ho iniziato l'università questo è il primo periodo nel quale sono in pari con gli esami: se rallentassi mi troverei poi nuovamente nella stessa identica situazione dalla quale ho cercato di uscire in questi 3 anni).
Insomma, per riassumere: da un lato c'è la mia paura che quanto provo sia un preambolo di andare a perdere la ragione, che magari quanto sto manifestando possa degenerare e che quindi debba cambiare pagina (lasciare o rallentare gli studi o quant'altro). Dall'altro il fatto che forse non dovrei dare tanto peso a questo periodo (dopotutto, discorso dei ritornelli a parte, è da poco meno di un mese che mi ritrovo in questa condizione) perché magari è un tentativo inconscio di auto-sabotarmi, ora che ho finalmente "aggiustato le cose" e che la mia vita sta proseguendo nella direzione che avevo auspicato.
Grazie a chi avrà la pazienza di rispondere.
[#17]
Carissimo,
non posso che sconsigliarle in maniera assoluta di cercare sul web testimonianze di altre persone che servono solo a impressionarla e che non può certo verificare di persona.
Si concentri sul suo caso, che, come qualunque altro caso, è unico e diverso da tutti gli altri.
Quello che le ha detto la dottoressa è sicuramente condivisibile perchè conoscere (o supporre) le cause del proprio disagio non è certo sufficiente a lasciarselo alle spalle, ma è solo un primo passo verso questa direzione.
Riguardo all'opportunità di intraprendere o meno una psicoterapia sta a lei stabilire quanto la situazione sia sopportabile o no sopportabile e quanto quindi sia disposto a investire (da tutti i punti di vista) in un percorso di cambiamento: non conoscendola direttamente non possiamo dirle quanto lei sia a rischio di peggioramento se decidesse di non fare nulla.
non posso che sconsigliarle in maniera assoluta di cercare sul web testimonianze di altre persone che servono solo a impressionarla e che non può certo verificare di persona.
Si concentri sul suo caso, che, come qualunque altro caso, è unico e diverso da tutti gli altri.
Quello che le ha detto la dottoressa è sicuramente condivisibile perchè conoscere (o supporre) le cause del proprio disagio non è certo sufficiente a lasciarselo alle spalle, ma è solo un primo passo verso questa direzione.
Riguardo all'opportunità di intraprendere o meno una psicoterapia sta a lei stabilire quanto la situazione sia sopportabile o no sopportabile e quanto quindi sia disposto a investire (da tutti i punti di vista) in un percorso di cambiamento: non conoscendola direttamente non possiamo dirle quanto lei sia a rischio di peggioramento se decidesse di non fare nulla.
[#18]
Ex utente
Scrivo, a circa un mese di distanza, per chiedere un consiglio.
Ho fatto 4 sedute di "colloqui iniziali", il responso finale dell dr.ssa era di continuare a vedersi per iniziare un percorso. Il tutto, mi ha spiegato, consisteva in un "mio spazio, nel quale poter parlare liberamente di ciò che mi andava".
Io ho denigrato l'offerta, dicendo che non pensavo mi sarebbe tornato utile per il problema che mi dava più fastidio (ossia la continua ripetizione mentale di ritornelli). Al che, la dr.ssa mi ha consigliato delle sedute di massaggi tuina, che secondo lei sarebbero utili per il problema.
Ora, ad una settimana di distanza dall'ultimo consulto, mi trovo ancora a non aver preso alcuna decisione. Sono scettico su entrambe le proposte che mi ha fatto, perché richiederebbero un investimento di tempo e denaro. Oltretutto ho paura di non risolvere niente e quindi di sprecare risorse in modo inutile.
Ho pensato di aver fatto quello che dovevo per affrontare i miei problemi (quando sono uscito dall'ultimo incontro mi sentivo letteralmente liberato, quasi fosse un peso per me andarci) e di non ricontattare più nessuno, ma puntualmente ogni giorno mi trovo a convivere con delle stranezze. Ad esempio, fatico a controllare le mie emozioni (mi sembrano sempre scombinate e sovrapposte tra loro), mi sforzo letteralmente a continuare con la mia solita vita, spesso mi ritrovo a non fare nulla se non stare sdraiato a non pensare a niente e a volte mi viene da piangere, non sempre con un motivo preciso. È come se, in mancanza di uno scopo impostomi dall'esterno, io non riesca ad "attivarmi da solo". Tengo a precisare che ho descritto questi miei "sintomi" alla dr.ssa, ma non ha fatto alcuna diagnosi, ma anzi dice che secondo lei non sarebbe necessario alcun farmaco.
Non so cosa aspettarmi come risposta da quanto ho scritto, mi rendo conto che può sembrare fuorviante e confusionario, ma penso di averlo fatto di riordinare un po' le idee che mi sembrano confuse e per non cadere nell'inerzia di non fare nulla. Ora che ho finito di scrivere, mi sento un po' più sereno.
Grazie a chi avrá la pazienza di darmi un parere.
Ho fatto 4 sedute di "colloqui iniziali", il responso finale dell dr.ssa era di continuare a vedersi per iniziare un percorso. Il tutto, mi ha spiegato, consisteva in un "mio spazio, nel quale poter parlare liberamente di ciò che mi andava".
Io ho denigrato l'offerta, dicendo che non pensavo mi sarebbe tornato utile per il problema che mi dava più fastidio (ossia la continua ripetizione mentale di ritornelli). Al che, la dr.ssa mi ha consigliato delle sedute di massaggi tuina, che secondo lei sarebbero utili per il problema.
Ora, ad una settimana di distanza dall'ultimo consulto, mi trovo ancora a non aver preso alcuna decisione. Sono scettico su entrambe le proposte che mi ha fatto, perché richiederebbero un investimento di tempo e denaro. Oltretutto ho paura di non risolvere niente e quindi di sprecare risorse in modo inutile.
Ho pensato di aver fatto quello che dovevo per affrontare i miei problemi (quando sono uscito dall'ultimo incontro mi sentivo letteralmente liberato, quasi fosse un peso per me andarci) e di non ricontattare più nessuno, ma puntualmente ogni giorno mi trovo a convivere con delle stranezze. Ad esempio, fatico a controllare le mie emozioni (mi sembrano sempre scombinate e sovrapposte tra loro), mi sforzo letteralmente a continuare con la mia solita vita, spesso mi ritrovo a non fare nulla se non stare sdraiato a non pensare a niente e a volte mi viene da piangere, non sempre con un motivo preciso. È come se, in mancanza di uno scopo impostomi dall'esterno, io non riesca ad "attivarmi da solo". Tengo a precisare che ho descritto questi miei "sintomi" alla dr.ssa, ma non ha fatto alcuna diagnosi, ma anzi dice che secondo lei non sarebbe necessario alcun farmaco.
Non so cosa aspettarmi come risposta da quanto ho scritto, mi rendo conto che può sembrare fuorviante e confusionario, ma penso di averlo fatto di riordinare un po' le idee che mi sembrano confuse e per non cadere nell'inerzia di non fare nulla. Ora che ho finito di scrivere, mi sento un po' più sereno.
Grazie a chi avrá la pazienza di darmi un parere.
[#19]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile ragazzo,
provo con un modesto parere...
la valutazione farmacologica non sottende l'obbligatorieta' del farmaco: solo valutazione da parte di un collega, che ci può fornire un quadro diagnostico più completo.
La Psicoterapia, mirata al suo caso, sarebbe davvero necessaria... riuscire ad individuare, chiarificare ed elaborare questi vissuti.. capire quello che da tempo sta entrando a far parte del mio quotidiano.
Occorre tempo e motivazione.
Mi sovviene una riflessione:
< Al che, la dr.ssa mi ha consigliato delle sedute di massaggi tuina, che secondo lei sarebbero utili per il problema. >
Ha bisogno di un percorso psicoterapeutico, in un setting strutturato ed accogliente, affinché possa riuscire davvero ad "essere se stesso" senza giudizio alcuno e a mostrare le sue fragilità e prenderne consapevolezza.
Può rivolgersi ad un consultorio della sua città... in alcuni di questi centri i colloqui sono gratuiti e i professionisti specializzati.
Un caro saluto
provo con un modesto parere...
la valutazione farmacologica non sottende l'obbligatorieta' del farmaco: solo valutazione da parte di un collega, che ci può fornire un quadro diagnostico più completo.
La Psicoterapia, mirata al suo caso, sarebbe davvero necessaria... riuscire ad individuare, chiarificare ed elaborare questi vissuti.. capire quello che da tempo sta entrando a far parte del mio quotidiano.
Occorre tempo e motivazione.
Mi sovviene una riflessione:
< Al che, la dr.ssa mi ha consigliato delle sedute di massaggi tuina, che secondo lei sarebbero utili per il problema. >
Ha bisogno di un percorso psicoterapeutico, in un setting strutturato ed accogliente, affinché possa riuscire davvero ad "essere se stesso" senza giudizio alcuno e a mostrare le sue fragilità e prenderne consapevolezza.
Può rivolgersi ad un consultorio della sua città... in alcuni di questi centri i colloqui sono gratuiti e i professionisti specializzati.
Un caro saluto
[#20]
Ex utente
Penso di non aver capito bene: lei mi sta consigliando di continuare il percorso che avevo iniziato (psicoanalisi) o di rivolgermi altrove?
Per quanto riguarda il discorso farmacologico, sono restìo per il semplice motivo che, non avendo ben chiara la mia situazione, rischierei solo di fare ulteriore confusione e sviare chi mi deve consigliare con il risultato che, magari, mi ritrovo prescritti dei farmaci che non mi occorrono (non penso sia salubre assumere certe sostanze, se non strettamente necessario).
Per quanto riguarda il discorso farmacologico, sono restìo per il semplice motivo che, non avendo ben chiara la mia situazione, rischierei solo di fare ulteriore confusione e sviare chi mi deve consigliare con il risultato che, magari, mi ritrovo prescritti dei farmaci che non mi occorrono (non penso sia salubre assumere certe sostanze, se non strettamente necessario).
[#21]
Ex utente
Vorrei un parere sul periodo che sto passando.
Quando sono andato dalla psicoanalista non mi è stata fatta alcuna diagnosi (e oltretutto non mi è sembrato di esprimere per bene in cosa consista il mio malessere).
Mi sono accorto che, da un mesetto a questa parte, sono molto stanco: faccio fatica a fare le cose, dormo spesso (ho colpi di sonno tornando a casa in auto, il che mi preoccupa molto), non mi sembra di ragionare con lucidità (spesso mi confondo, mi scordo cosa dovevo fare, mi sforzo di concentrarmi, ma spesso non ci riesco), e piango spesso. Mi sembra di non poter più portare avanti quello che facevo prima, quando esco spesso mi sento a disagio e tutto quello che vorrei è tornare a casa il prima possibile.
So che il consiglio che mi avete dato è quello di un percorso psicoterapeutico, ma mi chiedo quanto effettivamente possa servire dal momento che ho notato che, quando mi trovavo a parlare di ciò che provavo, finivo per dare risposte "a caso", dettate dal momento, salvo poi rimpiangere di non aver aggiunto altro o di essermi spiegato male.
Non sarebbe una perdita di tempo, se mi sembra di non trarne alcun giovamento?
Quando sono andato dalla psicoanalista non mi è stata fatta alcuna diagnosi (e oltretutto non mi è sembrato di esprimere per bene in cosa consista il mio malessere).
Mi sono accorto che, da un mesetto a questa parte, sono molto stanco: faccio fatica a fare le cose, dormo spesso (ho colpi di sonno tornando a casa in auto, il che mi preoccupa molto), non mi sembra di ragionare con lucidità (spesso mi confondo, mi scordo cosa dovevo fare, mi sforzo di concentrarmi, ma spesso non ci riesco), e piango spesso. Mi sembra di non poter più portare avanti quello che facevo prima, quando esco spesso mi sento a disagio e tutto quello che vorrei è tornare a casa il prima possibile.
So che il consiglio che mi avete dato è quello di un percorso psicoterapeutico, ma mi chiedo quanto effettivamente possa servire dal momento che ho notato che, quando mi trovavo a parlare di ciò che provavo, finivo per dare risposte "a caso", dettate dal momento, salvo poi rimpiangere di non aver aggiunto altro o di essermi spiegato male.
Non sarebbe una perdita di tempo, se mi sembra di non trarne alcun giovamento?
[#22]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente,
non mi sembra "motivato al cambiamento"..
Se ci scrive, si suppone voglia essere orientato, ma se il nostro confronto non la "convince", allora dovrebbe seguire ciò di cui si sente più affine...!
Se la Psicoanalisi non la trova soddisfacente (ha fatto solo 4 incontri se non sbaglio... quindi un equivalente a non aver fatto nulla) allora riflettere su un nuovo percorso, che la possa aiutare a "comprendersi"...
Mi scusi, è stata la terapeuta (Psicoanalista) a consigliarle il suddetto "massaggio" ...?
Percepisco, davvero, parecchia confusione....
Un caro saluto
non mi sembra "motivato al cambiamento"..
Se ci scrive, si suppone voglia essere orientato, ma se il nostro confronto non la "convince", allora dovrebbe seguire ciò di cui si sente più affine...!
Se la Psicoanalisi non la trova soddisfacente (ha fatto solo 4 incontri se non sbaglio... quindi un equivalente a non aver fatto nulla) allora riflettere su un nuovo percorso, che la possa aiutare a "comprendersi"...
Mi scusi, è stata la terapeuta (Psicoanalista) a consigliarle il suddetto "massaggio" ...?
Percepisco, davvero, parecchia confusione....
Un caro saluto
[#23]
Ex utente
Al contrario! Io sento di dover fare qualcosa (anche se mi riesce difficile "attivarmi") per affrontare questo periodo, ma non capisco quale sia la scelta giusta: da qui il confronto con voi e il mio descrivere ciò che sento (per essere consigliato sui miei dubbi). La confusione che lei percepisce, non penso sia nemmeno lontanamente vicina a quella che sento dentro di me (e di solito sono sempre stato uno con le idee ben chiare - ci ho messo un sacco di tempo per articolare il messaggio precedente!).
Il massaggio (o meglio, la serie di massaggi) mi è stato proposto dalla dottoressa come possibile rimedio per il discorso della ripetizione involontaria di ritornelli musicali che ho quasi di continuo e il motivo di questa proposta nasce dai dubbi comuni (da parte mia e della dott.ssa) sul fatto che la psicoterapia non avrebbe potuto risolvere questo problema: la dott.ssa mi ha quindi consigliato questa "cura" e di farle sapere nel frattempo come stesse andando, per poi ricontattarla per farle sapere e decidere se continuare a vedersi o meno.
Il problema è che è costosa e sono molto scettico sull'efficacia.
Il massaggio (o meglio, la serie di massaggi) mi è stato proposto dalla dottoressa come possibile rimedio per il discorso della ripetizione involontaria di ritornelli musicali che ho quasi di continuo e il motivo di questa proposta nasce dai dubbi comuni (da parte mia e della dott.ssa) sul fatto che la psicoterapia non avrebbe potuto risolvere questo problema: la dott.ssa mi ha quindi consigliato questa "cura" e di farle sapere nel frattempo come stesse andando, per poi ricontattarla per farle sapere e decidere se continuare a vedersi o meno.
Il problema è che è costosa e sono molto scettico sull'efficacia.
[#24]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
La dr.ssa sarebbe la Psicoanalista?
Se così fosse, credo stiamo andando fuori tema... mi creda: non può paragonare l'efficacia di una Psicoterapia ad un ciclo di massaggi... che, si fanno rilassare mente e corpo, ma non confondiamo le due pratiche.
Lei ha 22 anni e presso una struttura pubblica (un consultorio) può, gratuitamente, iniziare un percorso di Psicoterapia...
Altro non posso aggiungere...
La scelta, comunque, resta a lei e non mi rimane di farle un grosso in bocca al lupo!!
Se così fosse, credo stiamo andando fuori tema... mi creda: non può paragonare l'efficacia di una Psicoterapia ad un ciclo di massaggi... che, si fanno rilassare mente e corpo, ma non confondiamo le due pratiche.
Lei ha 22 anni e presso una struttura pubblica (un consultorio) può, gratuitamente, iniziare un percorso di Psicoterapia...
Altro non posso aggiungere...
La scelta, comunque, resta a lei e non mi rimane di farle un grosso in bocca al lupo!!
[#25]
MI sembra molto strano che una psicologa, che lei definisce "psicoanalista" ma che non è detto lo sia, la inviti a fare dei massaggi per risolvere un sintomo ossessivo (ritornelli) e bisognerebbe capire in che senso gliel'ha detto e se l'ha fatto a titolo provocatorio in risposta alla sua sfiducia nella psicoterapia.
Preciserei inoltre che il "titolo di psicoanalista" legalmente non esiste e che i titoli di chi la segue (psicologo psicoterapeuta) sono verificabili presso l'Albo dell'Ordine degli Psicologi a questo indirizzo: https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi
I massaggi non curano le ossessioni, com'è ovvio che sia, e alla luce di tutto quello che ha scritto - in primis la mancanza di fiducia verso la dottoressa - le suggerisco di rivolgersi ad un altro professionista e ad allontanarsi quindi da un'esperienza che forse nella sua mente è legata alla precedente consultazione avvenuta anni fa e/o all'ombra della presenza dei suoi genitori come invianti.
Riparta da zero con qualcun altro e/o consulti un medico psichiatra: le alternative sono queste, non esiste un altro tipo di trattamento che possa dare risultati sul piano del disagio psicologico.
Preciserei inoltre che il "titolo di psicoanalista" legalmente non esiste e che i titoli di chi la segue (psicologo psicoterapeuta) sono verificabili presso l'Albo dell'Ordine degli Psicologi a questo indirizzo: https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi
I massaggi non curano le ossessioni, com'è ovvio che sia, e alla luce di tutto quello che ha scritto - in primis la mancanza di fiducia verso la dottoressa - le suggerisco di rivolgersi ad un altro professionista e ad allontanarsi quindi da un'esperienza che forse nella sua mente è legata alla precedente consultazione avvenuta anni fa e/o all'ombra della presenza dei suoi genitori come invianti.
Riparta da zero con qualcun altro e/o consulti un medico psichiatra: le alternative sono queste, non esiste un altro tipo di trattamento che possa dare risultati sul piano del disagio psicologico.
[#26]
Ex utente
Ho controllato: il titolo della dott.ssa è "Psicologo psicoterapeuta".
Per quanto rigurarda la storia dei massaggi, me li ha consigliati nel dubbio che quello dei ritornelli fosse un problema "fisico": infatti fin dalla prima seduta io ho chiesto se gli incontri avrebbero risolto o meno il problema dei ritornelli, ricevendo come risposta che, se sarebbero stati presenti anche al termine della terapia, allora il disturbo sarebbe di origine fisica e dovrebbe essere trattato diversamente.
Al che è nata la mia sfiducia (che senso avrebbe avuto fare una terapia che probabilmente non avrebbe inciso sul problema?) e, dato che le ho confessato di essere restìo ad assumere dei farmaci (dal momento che avevo letto di persone con il mio stesso problema che assumendoli non hanno risolto il problema, ma anzi si sono ritrovati ad avere altri effetti collaterali), la dott.ssa mi ha dato questo consiglio.
Vorrei però precisare che quello dei ritornelli è sì il problema cardine che inizialmente mi ha portato a voler riprendere un percorso del genere, ma che comunque non mi creano un disagio giornaliero: in questi 3 anni sono riuscito a portare avanti le mie attività, senza che questi influissero. Il consulto che chiesi all'inizio era semplicemente per saperne qualcosa in più, ma, secondo la dott.ssa, il mio vero problema non era quello (ma anzi erano una sorta di "copertura").
Da quì la sua proposta di cominciare un percorso terapeutico e il mio scetticismo al riguardo.
Per quanto rigurarda la storia dei massaggi, me li ha consigliati nel dubbio che quello dei ritornelli fosse un problema "fisico": infatti fin dalla prima seduta io ho chiesto se gli incontri avrebbero risolto o meno il problema dei ritornelli, ricevendo come risposta che, se sarebbero stati presenti anche al termine della terapia, allora il disturbo sarebbe di origine fisica e dovrebbe essere trattato diversamente.
Al che è nata la mia sfiducia (che senso avrebbe avuto fare una terapia che probabilmente non avrebbe inciso sul problema?) e, dato che le ho confessato di essere restìo ad assumere dei farmaci (dal momento che avevo letto di persone con il mio stesso problema che assumendoli non hanno risolto il problema, ma anzi si sono ritrovati ad avere altri effetti collaterali), la dott.ssa mi ha dato questo consiglio.
Vorrei però precisare che quello dei ritornelli è sì il problema cardine che inizialmente mi ha portato a voler riprendere un percorso del genere, ma che comunque non mi creano un disagio giornaliero: in questi 3 anni sono riuscito a portare avanti le mie attività, senza che questi influissero. Il consulto che chiesi all'inizio era semplicemente per saperne qualcosa in più, ma, secondo la dott.ssa, il mio vero problema non era quello (ma anzi erano una sorta di "copertura").
Da quì la sua proposta di cominciare un percorso terapeutico e il mio scetticismo al riguardo.
[#27]
Se si vuole verificare l'ipotesi che il suo possa essere un problema organico la valutazione deve essere effettuata da un medico (psichiatra) e non capisco in che senso dei massaggi potrebbero risolverlo.
Dal punto di vista psicodinamico concordo sicuramente con l'affermazione secondo cui il sintomo è solo l'espressione di un disagio più profondo, al quale dà voce e visibilità, e in tal senso la psicoterapia (in particolare psicodinamica/psicoanalitica) può servire proprio a decodificare il sintomo e a renderne quindi inutile l'esistenza, arrivando alla sua eliminazione con un lavoro a monte di esso.
Dal punto di vista psicodinamico concordo sicuramente con l'affermazione secondo cui il sintomo è solo l'espressione di un disagio più profondo, al quale dà voce e visibilità, e in tal senso la psicoterapia (in particolare psicodinamica/psicoanalitica) può servire proprio a decodificare il sintomo e a renderne quindi inutile l'esistenza, arrivando alla sua eliminazione con un lavoro a monte di esso.
[#28]
Ex utente
Non lo so, questa tecnica secondo la dott.ssa è particolare: spesso li ha consigliati a dei suoi pazienti (a suo dire con dei problemi più gravi del mio) e tutti dicono che risolvono entro la decima seduta. Io comunque sono scettico, anche per il fatto che sono parecchio costosi.
Per quanto riguarda il discorso del sintomo, come ho già detto, essendosi presentato appena cominciata l'Università, è probabilissimo sia legato al discorso dello studio, dei risultati ecc.. (la dott.ssa sembrava concordare con me su questo). Ma allora perché, se la causa è più o meno nota, il problema continua a protrarsi a distanza di tempo?
Inoltre, preso dallo sconforto e dalla voglia di saperne di più, mi sono imbattuto in alcuni articoli di un neurologo che descriveva il trattamento di pazienti con sintomi simili (in parte) ai miei: i risultati non erano per niente buoni, anzi parlavano di "probabile evoluzione psicotica", ecc..
Di alcuni di questi sintomi non ho mai parlato alla dott.ssa (anche perché non ci avevo fatto caso, prima di leggere gli articoli), ma sono terrorizzato: se davvero fosse il mio caso, l'unica possibilità è imbottirsi di medicine e passare anni e anni tra colloqui con professionisti e ricadute?
Per quanto riguarda il discorso del sintomo, come ho già detto, essendosi presentato appena cominciata l'Università, è probabilissimo sia legato al discorso dello studio, dei risultati ecc.. (la dott.ssa sembrava concordare con me su questo). Ma allora perché, se la causa è più o meno nota, il problema continua a protrarsi a distanza di tempo?
Inoltre, preso dallo sconforto e dalla voglia di saperne di più, mi sono imbattuto in alcuni articoli di un neurologo che descriveva il trattamento di pazienti con sintomi simili (in parte) ai miei: i risultati non erano per niente buoni, anzi parlavano di "probabile evoluzione psicotica", ecc..
Di alcuni di questi sintomi non ho mai parlato alla dott.ssa (anche perché non ci avevo fatto caso, prima di leggere gli articoli), ma sono terrorizzato: se davvero fosse il mio caso, l'unica possibilità è imbottirsi di medicine e passare anni e anni tra colloqui con professionisti e ricadute?
[#29]
Penso che la sua continua ricerca di informazioni da fonti disparate la stia portando a farsi un'idea sbagliata e drammatica di quali possano essere le sue prospettive, perciò rinnovo il mio consiglio di non cercare più altre informazioni (che riguardano altri casi e non il suo) su internet.
E' importante che prenda una decisione, scelga un professionista di sua fiducia (e non di fiducia dei suoi genitori o di altri) e ascolti quello che le dice, uscendo dal piano delle ipotesi e della speculazione teorica per concretizzare un trattamento del suo disturbo.
E' importante che prenda una decisione, scelga un professionista di sua fiducia (e non di fiducia dei suoi genitori o di altri) e ascolti quello che le dice, uscendo dal piano delle ipotesi e della speculazione teorica per concretizzare un trattamento del suo disturbo.
[#30]
Gentile Utente,
la mia visione della problematica di cui ci parla è un po' diversa...
Lei chiede: "Ma allora perché, se la causa è più o meno nota, il problema continua a protrarsi a distanza di tempo?"
Perchè in tali problematiche, come quella che Lei sta descrivendo, non è prioritario e neppure necessario, andare ad intercettare possibili cause del disagio (che potrebbero anche non essere affatto quelle...), ma la priorità è aiutare il pz a depotenziare ed eliminare il sintomo, che è espressione di uno stato ansioso, in modo tale che il pz possa liberarsene e trovare un nuovo e più funzionale equilibrio, almeno dal punto di vista di psicoterapie attive e focalizzate, come ad esempio la cognitivo-comportamentale.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3715-la-rimuginazione-ossessiva-come-risolverla.html
I ritornelli potrebbero essere semplicemente sintomi d'ansia, tipici del disturbo ossessivo-compulsivo. In tal caso è attraverso la psicoterapia che può risolvere il problema.
Cordiali saluti,
la mia visione della problematica di cui ci parla è un po' diversa...
Lei chiede: "Ma allora perché, se la causa è più o meno nota, il problema continua a protrarsi a distanza di tempo?"
Perchè in tali problematiche, come quella che Lei sta descrivendo, non è prioritario e neppure necessario, andare ad intercettare possibili cause del disagio (che potrebbero anche non essere affatto quelle...), ma la priorità è aiutare il pz a depotenziare ed eliminare il sintomo, che è espressione di uno stato ansioso, in modo tale che il pz possa liberarsene e trovare un nuovo e più funzionale equilibrio, almeno dal punto di vista di psicoterapie attive e focalizzate, come ad esempio la cognitivo-comportamentale.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3715-la-rimuginazione-ossessiva-come-risolverla.html
I ritornelli potrebbero essere semplicemente sintomi d'ansia, tipici del disturbo ossessivo-compulsivo. In tal caso è attraverso la psicoterapia che può risolvere il problema.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#32]
Ex utente
Ho letto l'articolo e devo dire che per altri aspetti mi ci rivedo, ma non per il discorso dei ritornelli.
Provo un po' a spiegare il problema.. È come se avessi sempre nella testa una radio, che ripete l'ultima canzone/motivetto sentito (ad esempio alla tv), o più di una, sovrapponendosi ai miei pensieri (sono in grado di fare conversazione o scrivere e contemporaneamente c'è questa litania in corso, quasi come se il mio cervello fosse diviso in due parti). L'unica cosa che sembra interrompere il tutto quando è nella fase "acuta" è chiaramente ascoltare un'altra canzone (col problema che poi anche questa resterà impressa).
Vorrei, però, precisare che non sono allucinazioni uditive: è semplicemente la mia mente che ripropone in continuo questi spezzoni di due-massimo quattro secondi. Se è veramente un d.o.c, mi sembra un tantino atipico.
Avevo già detto alla dott.ssa, quasi a modo di scherzo, che mi ero "autodiagnosticato" un disturbo ossessivo-compulsivo, ma lei non ci ha dato molto peso (anzi, come ho detto ieri, non ha effettuato alcuna diagnosi).
Provo un po' a spiegare il problema.. È come se avessi sempre nella testa una radio, che ripete l'ultima canzone/motivetto sentito (ad esempio alla tv), o più di una, sovrapponendosi ai miei pensieri (sono in grado di fare conversazione o scrivere e contemporaneamente c'è questa litania in corso, quasi come se il mio cervello fosse diviso in due parti). L'unica cosa che sembra interrompere il tutto quando è nella fase "acuta" è chiaramente ascoltare un'altra canzone (col problema che poi anche questa resterà impressa).
Vorrei, però, precisare che non sono allucinazioni uditive: è semplicemente la mia mente che ripropone in continuo questi spezzoni di due-massimo quattro secondi. Se è veramente un d.o.c, mi sembra un tantino atipico.
Avevo già detto alla dott.ssa, quasi a modo di scherzo, che mi ero "autodiagnosticato" un disturbo ossessivo-compulsivo, ma lei non ci ha dato molto peso (anzi, come ho detto ieri, non ha effettuato alcuna diagnosi).
[#33]
In realtà una diagnosi deve esserci perché poi da lì si imposta un trattamento.
E' chiaro che non possiamo porla noi da qui perché non La conosciamo e non è sensato porre diagnosi a distanza e senza conoscere il pz.
"Se è veramente un d.o.c, mi sembra un tantino atipico."
Dipende da che cosa intende: il DOC si esprime in svariate forme.
Il punto cruciale di tutto ciò è come uscire da un problema che rischia di diventare invalidante perché il problema dei ritornelli non è piacevole.
Cordiali saluti,
E' chiaro che non possiamo porla noi da qui perché non La conosciamo e non è sensato porre diagnosi a distanza e senza conoscere il pz.
"Se è veramente un d.o.c, mi sembra un tantino atipico."
Dipende da che cosa intende: il DOC si esprime in svariate forme.
Il punto cruciale di tutto ciò è come uscire da un problema che rischia di diventare invalidante perché il problema dei ritornelli non è piacevole.
Cordiali saluti,
[#34]
Ex utente
No, non è affatto piacevole. Posso conviverci e svolgere le mie consuete attività, ma prima non si presentava e non vedo perché debba continuare a farlo. Spero vivamente di poterlo risolvere, in caso negativo almeno potrò dire di avere provato.
Ho deciso che inizierò un percorso con un altro dottore nella mia città. Infatti, mi ha fatto molto riflettere la frase sul fatto di poter essere restìo nei confronti della dott.ssa con cui ho effettuato i colloqui preliminari per via dei trascorsi passati (ogni volta che dovevo andarci, la vedevo come un'imposizione e non capivo il perché, nonostante sia stato io a deciderlo).
Come ultimo (spero) consiglio, vorrei chiedere come orientarmi nella scelta: è preferibile che il dr. in questione sia specializzato in qualche ambito particolare (ad es: disturbi d'ansia, disturbi di umore), oppure posso orientarmi come più mi aggrada?
Altra cosa: c'è differenza tra il titolo "psicologo" e "psicologo psicoterapeuta"?
Ho deciso che inizierò un percorso con un altro dottore nella mia città. Infatti, mi ha fatto molto riflettere la frase sul fatto di poter essere restìo nei confronti della dott.ssa con cui ho effettuato i colloqui preliminari per via dei trascorsi passati (ogni volta che dovevo andarci, la vedevo come un'imposizione e non capivo il perché, nonostante sia stato io a deciderlo).
Come ultimo (spero) consiglio, vorrei chiedere come orientarmi nella scelta: è preferibile che il dr. in questione sia specializzato in qualche ambito particolare (ad es: disturbi d'ansia, disturbi di umore), oppure posso orientarmi come più mi aggrada?
Altra cosa: c'è differenza tra il titolo "psicologo" e "psicologo psicoterapeuta"?
[#35]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissimo,
dal mio punto di vista, come gia' accennato, anche una valutazione Psichiatra-Psicoterapeuta.
Lo psicologo può solo erogare poche sedute e di sostegno...
Lo Psicoterapeuta percorsi più "profondi", che toccano le "corde" del mondo inconscio per alcuni versi....
Un caro saluto
dal mio punto di vista, come gia' accennato, anche una valutazione Psichiatra-Psicoterapeuta.
Lo psicologo può solo erogare poche sedute e di sostegno...
Lo Psicoterapeuta percorsi più "profondi", che toccano le "corde" del mondo inconscio per alcuni versi....
Un caro saluto
[#36]
"mi ha fatto molto riflettere la frase sul fatto di poter essere restìo nei confronti della dott.ssa con cui ho effettuato i colloqui preliminari per via dei trascorsi passati (ogni volta che dovevo andarci, la vedevo come un'imposizione e non capivo il perché, nonostante sia stato io a deciderlo)"
Mi fa piacere che si sia interrogato su questo punto e che abbia compreso che sono presenti troppe ombre attorno alla scelta di ritornare dalla stessa dottoressa dalla quale era stato mandato tempo fa dai suoi genitori, ad un'età che non poteva consentire il tipo di lavoro che andrà a fare oggi.
Riguardo alla scelta della nuova terapia penso che potrebbero fare al caso suo sia un approccio "diretto" come quello ipnotico ericksoniano, sia una psicoterapia di stampo psicodinamico, che lavora sui contenuti e sui conflitti inconsci che provocano i sintomi.
Per fare questo lavoro deve rivolgersi ad uno psicologo specializzato in psicoterapia e cioè abilitato a trattare le psicopatologie, dal momento che - ritornelli a parte - ci descrive un quadro che potrebbe rientrare nell'area dei disturbi dell'umore o dei disturbi di personalità:
"ho momenti nei quali vorrei mettermi a piangere senza motivo, altri nei quali sento rabbia e inquietudine al punto di cercare una qualsiasi valvola di sfogo"; "cambio frequentemente umore e idee (a volte contraddicendomi), molto spesso mi "analizzo" per vedere se ciò che dico e che faccio sono consone ad una persona normale, e a volte ho la tendenza improvvisa a mandare a monte tutto o di fare qualcosa di estremamente stupido".
Vista la situazione non credo infatti che le sarebbe sufficiente un sostegno psicologico e quindi un percorso non terapeutico, ma parrebbe necessario un lavoro più approfondito.
Mi fa piacere che si sia interrogato su questo punto e che abbia compreso che sono presenti troppe ombre attorno alla scelta di ritornare dalla stessa dottoressa dalla quale era stato mandato tempo fa dai suoi genitori, ad un'età che non poteva consentire il tipo di lavoro che andrà a fare oggi.
Riguardo alla scelta della nuova terapia penso che potrebbero fare al caso suo sia un approccio "diretto" come quello ipnotico ericksoniano, sia una psicoterapia di stampo psicodinamico, che lavora sui contenuti e sui conflitti inconsci che provocano i sintomi.
Per fare questo lavoro deve rivolgersi ad uno psicologo specializzato in psicoterapia e cioè abilitato a trattare le psicopatologie, dal momento che - ritornelli a parte - ci descrive un quadro che potrebbe rientrare nell'area dei disturbi dell'umore o dei disturbi di personalità:
"ho momenti nei quali vorrei mettermi a piangere senza motivo, altri nei quali sento rabbia e inquietudine al punto di cercare una qualsiasi valvola di sfogo"; "cambio frequentemente umore e idee (a volte contraddicendomi), molto spesso mi "analizzo" per vedere se ciò che dico e che faccio sono consone ad una persona normale, e a volte ho la tendenza improvvisa a mandare a monte tutto o di fare qualcosa di estremamente stupido".
Vista la situazione non credo infatti che le sarebbe sufficiente un sostegno psicologico e quindi un percorso non terapeutico, ma parrebbe necessario un lavoro più approfondito.
[#37]
Ex utente
Si, rileggendo quanto scritto un mese fa quando mi sono presentato ho come l'impressione di aver calcato troppo la mano: in alcune delle cose che ho scritto non mi ci rivedo più molto, o almeno non al punto di esserne esasperato.
Comunque sia, domani cercherò di prendere contatti con qualcuno (oggi non ho proprio tempo).
Per quanto riguarda il discorso della terapia, l'ultima volta ho notato che, quanto dicevo, mi sembrava poco logico o comunque non riuscivo a parlare per bene di tutto ciò che sentivo/avevo (dipendeva molto dal momento). Da qui la domanda: è possibile che il terapeuta si faccia un'idea sbagliata di quelli che sono i miei problemi (complice anche il fatto che non ho ben chiara la mia situazione) e imposti una cura sbagliata?
Comunque sia, domani cercherò di prendere contatti con qualcuno (oggi non ho proprio tempo).
Per quanto riguarda il discorso della terapia, l'ultima volta ho notato che, quanto dicevo, mi sembrava poco logico o comunque non riuscivo a parlare per bene di tutto ciò che sentivo/avevo (dipendeva molto dal momento). Da qui la domanda: è possibile che il terapeuta si faccia un'idea sbagliata di quelli che sono i miei problemi (complice anche il fatto che non ho ben chiara la mia situazione) e imposti una cura sbagliata?
[#38]
"è possibile che il terapeuta si faccia un'idea sbagliata di quelli che sono i miei problemi (complice anche il fatto che non ho ben chiara la mia situazione) e imposti una cura sbagliata? "
Spero proprio di no!
Gli step sono due : diagnosi corretta e successivo trattamento, che verrà deciso con il curante.
Magari ci faccia sapere
Cordiali saluti,
Spero proprio di no!
Gli step sono due : diagnosi corretta e successivo trattamento, che verrà deciso con il curante.
Magari ci faccia sapere
Cordiali saluti,
[#39]
Non si deve preoccupare: lo psicologo che consulterà si prenderà il tempo necessario per studiare il suo caso e inquadrarlo, magari anche somministrandole dei test psicologici, attivando quindi un processo di valutazione che non si baserà solo sul vostro primo incontro e quindi sulla prima impressione che lei gli trasmetterà.
[#42]
Ex utente
Ho contattato una dr.ssa abbastanza vicina a dove abito, opera con la psicologia cognitivo-comportamentale.
Nell'attesa che mi risponda, volevo condividere con voi alcuni dei miei sintomi e delle mie stranezze recenti, per schiarirmi le idee e cercare di avere un quadro più chiaro.
Mi sono accorto di essere sempre stanco, non ho molta voglia di fare le cose e sono anche poco concentrato. Dormo circa 7/8 ore a notte, ma al risveglio non mi alzo subito: se non ho da fare, resto nel letto anche una/due ore a rigirarmi prima di alzarmi (e quasi sempre in malo modo). Spesso sono assorto, non so neanche io a cosa penso. A volte ho dei cali di concentrazione mostruosi: nonostante mi sforzi, non riesco a focalizzare l'attenzione, provo ancora a sforzarmi e il risultato è ancora più stanchezza e nervosismo (mi sono accorto che è in queste occasioni che spesso ho le famose crisi di pianto). Quando torno a casa dall'Università o dalla palestra non ho le forze per nient'altro e mi trascino su un divano, cercando di provare interesse per qualche film o serie tv (cose che prima mi distraevano e mi facevano svagare, ma adesso non più).
Sto provando a fare la mia solita vita "di prima", ma mi accorgo di avere come un "rigetto": non studio più in modo preciso ed organizzato come prima, non provo più interesse in ciò che facevo prima, perciò mi innervosisco ancora di più, mi sento di non sapere che cosa fare e quindi spesso mi ritrovo o a scrivere qui, o a fare le famose ricerche su Internet (fino a quando arrivo a traumatizzarmi, pero smetto). Il risultato è ancora più confusione: penso di avere questo e quel problema, ci sto male e non mi sembra di uscirne. So che il tutto è dannoso, ma, nonostante mi sforzi e provi a distrarmi in altri modi, non riesco a non farlo.
Il tutto, lo ripeto, sta accadendo da ottobre (mese della mia laurea triennale). Mi sono trovato quasi "senza scopo", ho passato 3 anni a cercare di tenere il passo e recuperare rispetto ai miei compagni di corso e, ora che ci sono riuscito, si stanno verificando questi sintomi e ho la paura fortissima di non riuscire a mantenere la situazione per la quale ho tanto lavorato e faticato.
Questa situazione mi sta a dir poco consumando ogni energia: vorrei solo finire il prima possibile gli ultimi anni di studi che mi restano e sento di non potercela fare per via di questo e dell'altro motivo.
Anche in passato mi è capitato di esasperarmi, di peggiorare (volontariamente o meno) all'inverosimile la mia situazione nella mia testa o parlando con altri, con il risultato che, adesso che credo di sentirmi "male sul serio" (i cali di concentrazione, la stanchezza cronica, le crisi di pianto), non so più se è vero, o se è il frutto del mio autolesionismo.
Scusate per lo sfogo, ma ho proprio la sensazione di essere senza speranza e di essere ad un punto di non ritorno, e solo per iscritto riesco a coordinare per bene le idee e ad esprimermi più o meno con chiarezza.
Nell'attesa che mi risponda, volevo condividere con voi alcuni dei miei sintomi e delle mie stranezze recenti, per schiarirmi le idee e cercare di avere un quadro più chiaro.
Mi sono accorto di essere sempre stanco, non ho molta voglia di fare le cose e sono anche poco concentrato. Dormo circa 7/8 ore a notte, ma al risveglio non mi alzo subito: se non ho da fare, resto nel letto anche una/due ore a rigirarmi prima di alzarmi (e quasi sempre in malo modo). Spesso sono assorto, non so neanche io a cosa penso. A volte ho dei cali di concentrazione mostruosi: nonostante mi sforzi, non riesco a focalizzare l'attenzione, provo ancora a sforzarmi e il risultato è ancora più stanchezza e nervosismo (mi sono accorto che è in queste occasioni che spesso ho le famose crisi di pianto). Quando torno a casa dall'Università o dalla palestra non ho le forze per nient'altro e mi trascino su un divano, cercando di provare interesse per qualche film o serie tv (cose che prima mi distraevano e mi facevano svagare, ma adesso non più).
Sto provando a fare la mia solita vita "di prima", ma mi accorgo di avere come un "rigetto": non studio più in modo preciso ed organizzato come prima, non provo più interesse in ciò che facevo prima, perciò mi innervosisco ancora di più, mi sento di non sapere che cosa fare e quindi spesso mi ritrovo o a scrivere qui, o a fare le famose ricerche su Internet (fino a quando arrivo a traumatizzarmi, pero smetto). Il risultato è ancora più confusione: penso di avere questo e quel problema, ci sto male e non mi sembra di uscirne. So che il tutto è dannoso, ma, nonostante mi sforzi e provi a distrarmi in altri modi, non riesco a non farlo.
Il tutto, lo ripeto, sta accadendo da ottobre (mese della mia laurea triennale). Mi sono trovato quasi "senza scopo", ho passato 3 anni a cercare di tenere il passo e recuperare rispetto ai miei compagni di corso e, ora che ci sono riuscito, si stanno verificando questi sintomi e ho la paura fortissima di non riuscire a mantenere la situazione per la quale ho tanto lavorato e faticato.
Questa situazione mi sta a dir poco consumando ogni energia: vorrei solo finire il prima possibile gli ultimi anni di studi che mi restano e sento di non potercela fare per via di questo e dell'altro motivo.
Anche in passato mi è capitato di esasperarmi, di peggiorare (volontariamente o meno) all'inverosimile la mia situazione nella mia testa o parlando con altri, con il risultato che, adesso che credo di sentirmi "male sul serio" (i cali di concentrazione, la stanchezza cronica, le crisi di pianto), non so più se è vero, o se è il frutto del mio autolesionismo.
Scusate per lo sfogo, ma ho proprio la sensazione di essere senza speranza e di essere ad un punto di non ritorno, e solo per iscritto riesco a coordinare per bene le idee e ad esprimermi più o meno con chiarezza.
[#43]
Ha fatto bene a prenotare un colloquio psicologico.
Se stiamo parlando di DOC la cognitivo-comportamentale va certamente bene come trattamento. Spero si troverà bene ma se vuole ci aggiorni sulla situazione in futuro.
Cordiali saluti,
Se stiamo parlando di DOC la cognitivo-comportamentale va certamente bene come trattamento. Spero si troverà bene ma se vuole ci aggiorni sulla situazione in futuro.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 43 risposte e 2.8k visite dal 04/11/2014.
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