Personalità paranoide ed omosessualità
ciao a tutti ho ricevuto una diagnosi di psicosi paranoide (ideazioni paranoidee, deliri di persecuzione) con aspetti dismorfofobici. La mia paranoia è legata ad un ' omosessualità repressa, infatti per anni ho cercato di nascondere le mie tendenze , ed ho letto che fra paranoia ed omosessualità esiste un collegamento. Il mio pensiero ruota attorno al fatto di essere picchiato dagli altri , perseguitato, deriso, quindi faccio di tutto per evitare ciò, anche assumendo un atteggiamento diffidente il più possibile. Ho avuto un delirio di persecuzione anche. Adesso sto facendo la terapia lacaniana associata ad una terapia farmacologica con abilify 5mg (mezza compressa) e fevarin 100mcg (1 compressa al giorno). Fevarin mi è stato prescritto per la depressione (calo del tono umorale), mentre abilify per le ideazioni paranoidee. Tuttavia riporto effetti collaterali come difficoltà a stare seduto, ansia, agitazione, irrequietezza, insonnia, palpitazioni, nausea, inappetenza ecc... siccome è passato un mese vorrei sapere se dovrei cambiare dose dei farmaci, perché ho letto che abilify ha un effetto attivante se preso a dosi basse e un effetto sedativo se preso a dosi alte. ma soprattutto quello che vorrei chiedere è '' Si può guarire dalla paranoia ?'' ' Si può modificare la propria struttura di personalità ?'' La paranoia non mi permette di avere relazioni con gli altri. ho spesso il sospetto di essere tradito o che le persone tramino contro di me o ce l' abbiano con me. vorrei tanto tornare a essere normale. Adesso sto seguendo una terapia lacaniana : lacan era il maestro della paranoia. può darsi che mi aiuta? secondo voi ?
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Gentile Utente,
è importante che lei sia in cura per il disturbo che le è stato diagnosticato ed è ancor più importante che abbia intrapreso un percorso psicoanalitico per affrontare il contenuto delle idee paranoidi, espressione di conflitti inconsci che possono essere portati alla luce e affrontati tramite l'analisi.
Vedo che ha già richiesto poco tempo fa un consulto sullo stesso argomento e quindi le chiedo cosa non la convince nel percorso che sta effettuando e se ne ha parlato con la sua analista.
Per quanto riguarda il quesito sugli effetti collaterali del Fevarin deve rivolgere la sua richiesta allo psichiatra che glielo ha prescritto e che le potrà chiarire ogni dubbio.
è importante che lei sia in cura per il disturbo che le è stato diagnosticato ed è ancor più importante che abbia intrapreso un percorso psicoanalitico per affrontare il contenuto delle idee paranoidi, espressione di conflitti inconsci che possono essere portati alla luce e affrontati tramite l'analisi.
Vedo che ha già richiesto poco tempo fa un consulto sullo stesso argomento e quindi le chiedo cosa non la convince nel percorso che sta effettuando e se ne ha parlato con la sua analista.
Per quanto riguarda il quesito sugli effetti collaterali del Fevarin deve rivolgere la sua richiesta allo psichiatra che glielo ha prescritto e che le potrà chiarire ogni dubbio.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Caro utente,
cerchiamo di comprendere la sua "preoccupazione" sulle difficoltà che sta vivendo..
concordi sul fatto che deve essere seguito dai colleghi che l'hanno presa in carico e il tempo che serve, per la gestione di farmaci ed elaborazione psicoterapeutica.
La motivazione rappresenta l'arma vincente in ogni approccio terapeutico.
Nel momento in cui si seguono tutte le istruzioni farmacologiche e ci si mette in discussione, in confronto con un professionista che ci fa comprendere cosa sto vivendo e il perché.... allora, con quello che noi chiamiamo approccio integrato, riusciamo a trovare un equilibrio nel nostro "essere" e a vivere un po' più serenamente il nostro quotidiano.
Di tutti i suoi dubbi ne parli, come già suggerito, al collega psichiatra per l'assetto farmacologico e al collega terapeuta per l'aspetto emotivo, relazionale, etc...
Noi, comunque, rimaniamo sempre in ascolto.
Un caro saluto
cerchiamo di comprendere la sua "preoccupazione" sulle difficoltà che sta vivendo..
concordi sul fatto che deve essere seguito dai colleghi che l'hanno presa in carico e il tempo che serve, per la gestione di farmaci ed elaborazione psicoterapeutica.
La motivazione rappresenta l'arma vincente in ogni approccio terapeutico.
Nel momento in cui si seguono tutte le istruzioni farmacologiche e ci si mette in discussione, in confronto con un professionista che ci fa comprendere cosa sto vivendo e il perché.... allora, con quello che noi chiamiamo approccio integrato, riusciamo a trovare un equilibrio nel nostro "essere" e a vivere un po' più serenamente il nostro quotidiano.
Di tutti i suoi dubbi ne parli, come già suggerito, al collega psichiatra per l'assetto farmacologico e al collega terapeuta per l'aspetto emotivo, relazionale, etc...
Noi, comunque, rimaniamo sempre in ascolto.
Un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 4.9k visite dal 02/11/2014.
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