Relazione attaccamento sicuro
Gentili dottori,
ho avuto una famiglia difficile e una vita non troppo serena. A 15 anni di mia sponte ho iniziato una terapia di tipo sistematico relazionale che continuo tutt'ora . Sono cresciuto con un attaccamento insicuro.
Sono omosessuale e questa cosa manda i miei, soprattutto mio padre al manicomio. Mia madre è figlia di un alcolista. Mio padre a 14 anni è uscito di casa e ha cominciato a lavorare, è del 1945, proviene da un precedente matrimonio, da giovane si prostituiva con omosessuali in cambio di soldi.
Insomma tutte queste cose le ho affrontate con molto dolore in terapia, terapia che i miei hanno ostacolato con tutte le armi a loro disposizione per giunta, ma tanto è.
Ovviamente ho dei grossi problemi di autostima, un complesso di interiorità che manco a dirlo e sono egocentrico da morire.
Ho imparato a riconoscere i miei comportamenti disfunzionali e li sto correggendo piano piano, tanto è vero che sono riuscito a costruire la mia prima relazione che dura da quasi 5 mesi.
Lui è un ragazzo eccezionale, è stato cresciuto bene da due genitori amorevoli che gli hanno permesso di avete un attaccamento sicuro. Ha una percezione del sè equilibrata, è una persona molto sicura che sa amare profondamente e in modo sano. Non c'è cosa più bella di essere amati da qualcuno che senza di te sarebbe felice lo stesso e che sta con te per scelta e non per necessità, perché con te è ancora più felice.
Io purtroppo non sono come lui. Sono insicuro e data la mia insicurezza non riesco ad essere pienamente sicuro di questo rapporto. Per esempio per due volte di fila, complice la stanchezza dopo due giornate terribili, le cose a letto non sono andate bene e io sono entrato un po' nel panico. Lui mi conosce, mi ha detto dopo la prima volta che non importava, che non serviva gli scrivessi un messaggio di scuse e che tutto andava bene. Io gli ho comunque scritto che mi dispiaceva e glielo ho scritto tutte e due le volte, oltre che ovviamente dirglielo lì per lì. Gli ho detto che gli voglio bene, che sono stato benissimo, mi dispiace per lo scivolone e la prossima volta andrà meglio.
Non serviva, ma glielo ho scritto comunque.
Insomma io ho questo timore, lui è una persona sicura, io sono una persona con un attaccamento ambivalente. Il nostro rapporto è sano e ben lontano dalla dipendenza affettiva, sono consapevole dei miei problemi e cerco di bloccare gli atteggiamenti disfunzionali quando posso e ovviamente di non fargli arrivare tutte le mie "pippe mentali".
Io sto guarendo e la mia relazione con lui mi sta dimostrando che ci si può volere bene in modo sano e il mio timore è che la mia insicurezza, che sta comunque scemando pian piano, nel nostro rapporto possa col tempo minare le cose.
Vorrei chiedervi se secondo voi è una paura fondata e poi vorrei farvi un'altra domanda: se una persona con attaccamento sicuro sta con uno con attaccamento insicuro come me, che vuol dire? Che sono meno patologico di quello che penso?
Ha senso che io gli parli di tutto questo?
ho avuto una famiglia difficile e una vita non troppo serena. A 15 anni di mia sponte ho iniziato una terapia di tipo sistematico relazionale che continuo tutt'ora . Sono cresciuto con un attaccamento insicuro.
Sono omosessuale e questa cosa manda i miei, soprattutto mio padre al manicomio. Mia madre è figlia di un alcolista. Mio padre a 14 anni è uscito di casa e ha cominciato a lavorare, è del 1945, proviene da un precedente matrimonio, da giovane si prostituiva con omosessuali in cambio di soldi.
Insomma tutte queste cose le ho affrontate con molto dolore in terapia, terapia che i miei hanno ostacolato con tutte le armi a loro disposizione per giunta, ma tanto è.
Ovviamente ho dei grossi problemi di autostima, un complesso di interiorità che manco a dirlo e sono egocentrico da morire.
Ho imparato a riconoscere i miei comportamenti disfunzionali e li sto correggendo piano piano, tanto è vero che sono riuscito a costruire la mia prima relazione che dura da quasi 5 mesi.
Lui è un ragazzo eccezionale, è stato cresciuto bene da due genitori amorevoli che gli hanno permesso di avete un attaccamento sicuro. Ha una percezione del sè equilibrata, è una persona molto sicura che sa amare profondamente e in modo sano. Non c'è cosa più bella di essere amati da qualcuno che senza di te sarebbe felice lo stesso e che sta con te per scelta e non per necessità, perché con te è ancora più felice.
Io purtroppo non sono come lui. Sono insicuro e data la mia insicurezza non riesco ad essere pienamente sicuro di questo rapporto. Per esempio per due volte di fila, complice la stanchezza dopo due giornate terribili, le cose a letto non sono andate bene e io sono entrato un po' nel panico. Lui mi conosce, mi ha detto dopo la prima volta che non importava, che non serviva gli scrivessi un messaggio di scuse e che tutto andava bene. Io gli ho comunque scritto che mi dispiaceva e glielo ho scritto tutte e due le volte, oltre che ovviamente dirglielo lì per lì. Gli ho detto che gli voglio bene, che sono stato benissimo, mi dispiace per lo scivolone e la prossima volta andrà meglio.
Non serviva, ma glielo ho scritto comunque.
Insomma io ho questo timore, lui è una persona sicura, io sono una persona con un attaccamento ambivalente. Il nostro rapporto è sano e ben lontano dalla dipendenza affettiva, sono consapevole dei miei problemi e cerco di bloccare gli atteggiamenti disfunzionali quando posso e ovviamente di non fargli arrivare tutte le mie "pippe mentali".
Io sto guarendo e la mia relazione con lui mi sta dimostrando che ci si può volere bene in modo sano e il mio timore è che la mia insicurezza, che sta comunque scemando pian piano, nel nostro rapporto possa col tempo minare le cose.
Vorrei chiedervi se secondo voi è una paura fondata e poi vorrei farvi un'altra domanda: se una persona con attaccamento sicuro sta con uno con attaccamento insicuro come me, che vuol dire? Che sono meno patologico di quello che penso?
Ha senso che io gli parli di tutto questo?
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente,
raccontandosi, utilizza termini troppo tecnici e sembra che si "auto-analizzi" soprattutto nella relazione con l'altro...
Comprendo il timore di una sofferenza, visto i suoi pregressi e tutto il dolore, che le ha lacerato il cuore... Però...
Non credo sia costruttivo focalizzarsi sui vari tipi di "attaccamento".. nel senso che se è riuscito ad identificare l'origine dei suoi disagi, a prenderne consapevolezza e via dicendo, ora dovrebbe concentrarsi di più sul suo "sentire"... parlo di bisogni, emozioni e sensazioni.
All'interno di una relazione, spesso, si sperimentano momenti di "debolezza" (si riferiva alla perdita di erezione?) e le motivazioni posso essere diverse e lei ne ha esplicitate...
Confrontarsi e condividere il timore di una autostima non in linea con i suoi bisogni, rappresenta un punto focale da analizzare in terapia.
Gradualmente, con l'acquisizione di una buona autostima, riuscirà a vivere serenamente anche l'aspetto relazionale e sessuale, che tende a conferirle particolare "importanza"!
Diamoci tempo... questo perché i suoi vissuti sono stati e sono particolarmente significativi.
Provi a "godere" di ogni attimo del quotidiano, se non le riesce troppa fatica.
Rimaniamo, comunque, in suo ascolto...
In bocca al lupo!
raccontandosi, utilizza termini troppo tecnici e sembra che si "auto-analizzi" soprattutto nella relazione con l'altro...
Comprendo il timore di una sofferenza, visto i suoi pregressi e tutto il dolore, che le ha lacerato il cuore... Però...
Non credo sia costruttivo focalizzarsi sui vari tipi di "attaccamento".. nel senso che se è riuscito ad identificare l'origine dei suoi disagi, a prenderne consapevolezza e via dicendo, ora dovrebbe concentrarsi di più sul suo "sentire"... parlo di bisogni, emozioni e sensazioni.
All'interno di una relazione, spesso, si sperimentano momenti di "debolezza" (si riferiva alla perdita di erezione?) e le motivazioni posso essere diverse e lei ne ha esplicitate...
Confrontarsi e condividere il timore di una autostima non in linea con i suoi bisogni, rappresenta un punto focale da analizzare in terapia.
Gradualmente, con l'acquisizione di una buona autostima, riuscirà a vivere serenamente anche l'aspetto relazionale e sessuale, che tende a conferirle particolare "importanza"!
Diamoci tempo... questo perché i suoi vissuti sono stati e sono particolarmente significativi.
Provi a "godere" di ogni attimo del quotidiano, se non le riesce troppa fatica.
Rimaniamo, comunque, in suo ascolto...
In bocca al lupo!
[#2]
Gentile ragazzo,
sono d'accordo con la Collega, perchè mi pare che Lei si stia facendo più problemi di quanti ce ne siano e il Suo stesso compagno ha ridimensionato la questione (in fondo non è successo nulla ^_^) e ha sdrammatizzato perchè ciò che ha descritto può accadere.
Proprio perchè sta con una persona che Le vuole bene e che desidera stare con Lei, perchè non si gode il momento anzichè pensare al pattern di attaccamento?
Tra l'altro vorrei sottolineare che le ipotesi che facciamo in terapia su come sono andate verosimilmente le cose nel passato, per fortuna possono modificarsi: sto dicendo dunque che se Lei ha anche avuto un tipo di attaccamento insicuro, o evitante o ambivalente, ciò non significa che non potrà diventare un "sicuro guadagnato" in futuro.
I "sicuri guadagnati" vengono descritti da Mary Main come "più simpatici", proprio perchè - a differenza di chi ha già avuto un tipo di attaccamento sicuro- hanno maturato la capacità di trasformare in opportunità e risorse le difficoltà del passato e quindi sono più abili a ridimensionare e sdrammatizzare ciò che accade.
In altri termini, Lei dice di aver avuto un passato difficile, ma oggi è una persona che riesce a stare in una relazione... magari con qualche difficoltà adesso, nel senso che va in ansia se qualcosa non va benissimo come Lei teme debba andare (infatti è una preoccupazione sulla performance), ma comunque modificabile sia attraverso la psicoterapia sia attraverso le esperienza che la vita Le permetterà di fare.
Quindi colga l'occasione, anche attraverso questa relazione ma non solo, per diventare più flessibile, più gentile con se stesso, più "morbido" e meno ansioso.
Mi pare che Lei abbia anche una buona consapevolezza di tante dinamiche: le utilizzi a Suo vantaggio, per crescere e non per sentirsi intrappolato nel passato, altrimenti rischia di dare un peso eccessivo a ciò che è stato. E soprattutto rischierebbe di non liberarsene mai.
Cordiali saluti,
sono d'accordo con la Collega, perchè mi pare che Lei si stia facendo più problemi di quanti ce ne siano e il Suo stesso compagno ha ridimensionato la questione (in fondo non è successo nulla ^_^) e ha sdrammatizzato perchè ciò che ha descritto può accadere.
Proprio perchè sta con una persona che Le vuole bene e che desidera stare con Lei, perchè non si gode il momento anzichè pensare al pattern di attaccamento?
Tra l'altro vorrei sottolineare che le ipotesi che facciamo in terapia su come sono andate verosimilmente le cose nel passato, per fortuna possono modificarsi: sto dicendo dunque che se Lei ha anche avuto un tipo di attaccamento insicuro, o evitante o ambivalente, ciò non significa che non potrà diventare un "sicuro guadagnato" in futuro.
I "sicuri guadagnati" vengono descritti da Mary Main come "più simpatici", proprio perchè - a differenza di chi ha già avuto un tipo di attaccamento sicuro- hanno maturato la capacità di trasformare in opportunità e risorse le difficoltà del passato e quindi sono più abili a ridimensionare e sdrammatizzare ciò che accade.
In altri termini, Lei dice di aver avuto un passato difficile, ma oggi è una persona che riesce a stare in una relazione... magari con qualche difficoltà adesso, nel senso che va in ansia se qualcosa non va benissimo come Lei teme debba andare (infatti è una preoccupazione sulla performance), ma comunque modificabile sia attraverso la psicoterapia sia attraverso le esperienza che la vita Le permetterà di fare.
Quindi colga l'occasione, anche attraverso questa relazione ma non solo, per diventare più flessibile, più gentile con se stesso, più "morbido" e meno ansioso.
Mi pare che Lei abbia anche una buona consapevolezza di tante dinamiche: le utilizzi a Suo vantaggio, per crescere e non per sentirsi intrappolato nel passato, altrimenti rischia di dare un peso eccessivo a ciò che è stato. E soprattutto rischierebbe di non liberarsene mai.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
Gentili dottoresse, grazie per le vostre parole e il vostro tempo.
Una terapia di cinque anni, in particolare considerando che si tratta di una terapia sistemica, è una terapia che inevitabilmente insegna a guardarsi dentro e di riflesso a guardare anche dentro alle persone altre da noi.
I "tecnicismi" che ho usato li ho usati per rapidità, perché è molto più sintetico dire "attaccamento insicuro-ambivalente" piuttosto che raccontare la storia di un'infanzia travagliata.
Ovviamente il problema non è la performance sessuale deludente di due serate e lo so bene, mi conosco bene. Il problema è l'ansia che ne è scaturita e alla base di quell'ansia c'è una mia insicurezza, del tutto infondata, sulle basi questo rapporto e alla base di questa insicurezza c'è un'autostima carente, un non sentirsi degni dell'amore di qualcuno e anche un non essere abituati alla felicità e allo stare bene.
Chiamare le cose col proprio nome (ansia abbandonica, ansia anticipatoria, disturbo della percezione del sè) mi permette di riconoscere il processo disfunzionale nel momento in cui si mette in modo e mi permette di ridimensionarlo e bloccarlo e mi sono rassegnato al fatto che per adesso alcune cose della mia vita devono andare in questo modo. Non sarà così per sempre, ma sbloccare i loop disfunzionali è sempre doloroso all'inizio come è doloroso togliere quel mattone con su scritto "non valgo abbastanza" sul quale ho edificato gran parte della mia vita.
Proverò a non lasciarmi intrappolare dal passato, anche se è difficile perché ho 21 e studio medicina e per questo non posso andare via di casa, quindi diciamo che il mio passato lo vivo ancora.
E ovviamente dottoressa Pileci so che la base sicura che non ci è stata data nell'infanzia ce la possiamo in qualche modo prendere in versione "surrogata" nella terapia, per poi interiorizzarla e trovarla in noi stessi. Altrimenti non avrei fatto cinque anni di psicoterapia nel pubblico svegliandomi la mattina alle quattro per andare in ospedale!
La verità è che trovo difficilmente credibile il fatto che io abbia a 21 anni una relazione sana, adulta e matura con un ragazzo della mia stessa età. E credetemi se vi dico che è una cosa rara in questa società e in questa mia fase di vita.
La mia terapeuta sostiene che avendo passato 21 anni della mia vita a sentirmi dire che ero sbagliato e non valevo abbastanza, mi sono convinto di essere più patologico di quello che sono in realtà.
Perdonate tutte queste parole, ma ahimè la logorrea è un difetto che non sarò mai in grado di curare. Il succo del discorso è che sì, avete ragione entrambe: per dirla senza tecnicismi devo smetterla di farmi mille pippe mentali e godermi i risultati che quello che ho costruito con tanta fatica in cinque anni di terapia sta dando.
Grazie ancora :D
Una terapia di cinque anni, in particolare considerando che si tratta di una terapia sistemica, è una terapia che inevitabilmente insegna a guardarsi dentro e di riflesso a guardare anche dentro alle persone altre da noi.
I "tecnicismi" che ho usato li ho usati per rapidità, perché è molto più sintetico dire "attaccamento insicuro-ambivalente" piuttosto che raccontare la storia di un'infanzia travagliata.
Ovviamente il problema non è la performance sessuale deludente di due serate e lo so bene, mi conosco bene. Il problema è l'ansia che ne è scaturita e alla base di quell'ansia c'è una mia insicurezza, del tutto infondata, sulle basi questo rapporto e alla base di questa insicurezza c'è un'autostima carente, un non sentirsi degni dell'amore di qualcuno e anche un non essere abituati alla felicità e allo stare bene.
Chiamare le cose col proprio nome (ansia abbandonica, ansia anticipatoria, disturbo della percezione del sè) mi permette di riconoscere il processo disfunzionale nel momento in cui si mette in modo e mi permette di ridimensionarlo e bloccarlo e mi sono rassegnato al fatto che per adesso alcune cose della mia vita devono andare in questo modo. Non sarà così per sempre, ma sbloccare i loop disfunzionali è sempre doloroso all'inizio come è doloroso togliere quel mattone con su scritto "non valgo abbastanza" sul quale ho edificato gran parte della mia vita.
Proverò a non lasciarmi intrappolare dal passato, anche se è difficile perché ho 21 e studio medicina e per questo non posso andare via di casa, quindi diciamo che il mio passato lo vivo ancora.
E ovviamente dottoressa Pileci so che la base sicura che non ci è stata data nell'infanzia ce la possiamo in qualche modo prendere in versione "surrogata" nella terapia, per poi interiorizzarla e trovarla in noi stessi. Altrimenti non avrei fatto cinque anni di psicoterapia nel pubblico svegliandomi la mattina alle quattro per andare in ospedale!
La verità è che trovo difficilmente credibile il fatto che io abbia a 21 anni una relazione sana, adulta e matura con un ragazzo della mia stessa età. E credetemi se vi dico che è una cosa rara in questa società e in questa mia fase di vita.
La mia terapeuta sostiene che avendo passato 21 anni della mia vita a sentirmi dire che ero sbagliato e non valevo abbastanza, mi sono convinto di essere più patologico di quello che sono in realtà.
Perdonate tutte queste parole, ma ahimè la logorrea è un difetto che non sarò mai in grado di curare. Il succo del discorso è che sì, avete ragione entrambe: per dirla senza tecnicismi devo smetterla di farmi mille pippe mentali e godermi i risultati che quello che ho costruito con tanta fatica in cinque anni di terapia sta dando.
Grazie ancora :D
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Non deve giustificarsi con noi...
Se sente il bisogno di confrontarsi, noi rimaniamo in suo ascolto....
Certo avere 21 anni ed un "bagaglio" di esperienza terapeutica e proprietà di linguaggio di questo genere, fa onore.
I timori ci sono e ci saranno sempre, per cui diamo ascolto e spazio sia alle nostre difficoltà e dubbi e sia ai nostri bisogni... le nostre emozioni... quelle che guidano, poi, tutta la nostra esistenza!
In qualche modo la psicoterapia ci aiuta a trovare quell ' "equilibrio" laddove, a volte, diventa particolarmente difficile trovare un confronto...
Proviamo a viverci questa storia, che a 21 anni non è da tutti.
Un grosso in bocca al lupo.
Se sente il bisogno di confrontarsi, noi rimaniamo in suo ascolto....
Certo avere 21 anni ed un "bagaglio" di esperienza terapeutica e proprietà di linguaggio di questo genere, fa onore.
I timori ci sono e ci saranno sempre, per cui diamo ascolto e spazio sia alle nostre difficoltà e dubbi e sia ai nostri bisogni... le nostre emozioni... quelle che guidano, poi, tutta la nostra esistenza!
In qualche modo la psicoterapia ci aiuta a trovare quell ' "equilibrio" laddove, a volte, diventa particolarmente difficile trovare un confronto...
Proviamo a viverci questa storia, che a 21 anni non è da tutti.
Un grosso in bocca al lupo.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.2k visite dal 01/11/2014.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Dipendenza affettiva
Come superare la dipendenza affettiva? Perché e come si instaura e cosa fare per superare una relazione non equilibrata che provoca sofferenza.