Provocatori

Buongiorno.
Vi scrivo per chiedervi un aiuto su come sbrogliare questa situazione.
Ho conosciuto un collega sul posto di lavoro che all'inizio mi sembrava molto amichevole e simpatico, così ho cominciato a farci amicizia, a scambiare battute divertenti. Mi sembrava una persona interessante ma soprattutto "seria", di quelli rigidi sul lavoro ed educata. Di lì a poco ha cominciato a trasformarsi: ha cominciato a lanciare qualche frecciatina e a spiazzarmi e da lì in poi la situazione è via via peggiorata.
Si è trasformato da persona educata e gentile a bambino sadico, finché l'altro ieri non mi ha praticamente "umiliato" pubblicamente, nel senso che mi prendeva in giro davanti a tutti, soprattutto davanti ad una ragazza, credo per fare colpo.
Ora, nel mio passato mi porto vicende simili che mi hanno traumatizzato. Ero un bambino debole e sono stato vittima di bullismo. Comunque, ora, anche se riconosco che la mia paura e la mia rabbia nei suoi confronti sono sproporzionati rispetto al contesto, mi sembra di essere ricaduto nella stessa situazione.
Mi perseguita.
Mi è capitato anche in casa con altri coinquilini, lì mi sono alterato fino a diventare irascibile e allora hanno smesso.
Sul posto di lavoro non vorrei perdere le staffe o rendermi ridicolo ma l'indifferenza dimostrata finora e le risatine che gli ho fatto per fargli capire che non subivo l'effetto dei suoi scherzi, non hanno sortito alcun effetto.
Vi prego aiutatemi. Ho paura di fare qualche figuraccia e poi, sentendo la mia immagine violata, fare qualche cavolata come tirargli un oggetto appuntito negli occhi o cose simili. Ho paura di sfogare con lui tutta la rabbia repressa negli anni, domani quando lo ri-incontrerò. Aiuto.!
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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Caro utente,
le "provocazioni" di questo amico-collega le hanno "risvegliato" una rabbia antica, con cui non è mai riuscito a confrontarsi: capire perché ci si sente in questo stato inerme (mi sento arrabbiato quando non riesco a far fronte ad una situazione) e come posso permettermi di interagire con l'altro in modo assertivo.
Il suo passato ci racconta delle angherie che ha "subito" e del dolore che prova nel riviverle nuovamente. l'impulsività agita non ci aiuta al confronto, anzi... provare, invece, a parlarne (se fosse possibile con il collega in modo "amichevole" e non accusatorio), ci permetterebbe di comprendere il perché si comporta così.
Nel caso in cui la sua impulsività dovesse presentarsi e rappresentarsi incontenibile, allora proverei a rivolgermi ad uno psicologo o al medico di base per un aiuto più strutturato.

Un caro saluto
[#2]
Utente
Utente
Salve. Intanto volevo ringraziarla per avermi risposto, anche se è domenica.
Domani appena riattacca proverò a chiedergli perché si comporta così. Se non la smette e anzi mi ride in faccia non saprò veramente cosa fare. Non mi capitava da tempo di rivivere queste emozioni. Proverò a scaricarmi con qualche oggetto che trovo lì davanti, di modo che capisca almeno che si sta mettendo nei guai e non è il caso di continuare.
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