Psicoterapia: continuarla si o no?
Gentili Dottori,
Volevo chiedervi un parere
sono in psicoterapia per disturbo depressivo maggiore,disturbo d'ansia generalizzata,dismorfofobia
In passato ho provato psicoterapie ad orientamento cognitivo comportamentale(con esisti disastrosi)
l'orientamento di questo nuovo percorso e' di tipo analitico,parliamo dei sogni e cerchiamo di interpretarla.
in questa terapia io racconto i miei vissuti per libera associazione di idee e il terapeuta si limita a fare considerazioni su quello che racconto,senza sostanzialmente darmi consigli diretti su come comportarmi,e' un po' come se dovessi cercare in me la soluzione ai problemi,non delegare ad altri la risoluzione degli stessi.
a volte sono un po' combatutto se continuare questa terapia,perche' a volte vorrei consigli diretti su come affrontare determinate situazioni,questo aspetto a volte mi manca.
altre volte pero' ricordo come mi sentissi ingabbiato quando facevo TCC,le terapeute cercavano di insegnarmi tecniche per affrontare i miei comportamenti disfunzionali.alcune assumevano la posizione di un "guru" da seguire,in caso contrario la pena era la sospensione delle terapia.
una volta la terapeuta del cognitivo comportamentale mi disse:"se noto che lei non attua le strategie che le consiglio,la terapia finisce qui"
non so che fare,da una parte questo percorso mi piace perche' parlo e non mi sento ingabbiato e non sopporto l'idea del terapeuta che mi insegna modalita' per affrontare i problemi(dove c'e' scritto che un terapeuta sappia esattamente cosa e' giusto e cosa e' non)
dall'altra vorrei un maggior confronto col terapeuta
non so proprio che fare: forse la soluzione sarebbe cercare un terapeuta che ti faccia esprimere liberamente e al contempo dia dei consigli su come comportarsi in determinate situazioni?
Volevo chiedervi un parere
sono in psicoterapia per disturbo depressivo maggiore,disturbo d'ansia generalizzata,dismorfofobia
In passato ho provato psicoterapie ad orientamento cognitivo comportamentale(con esisti disastrosi)
l'orientamento di questo nuovo percorso e' di tipo analitico,parliamo dei sogni e cerchiamo di interpretarla.
in questa terapia io racconto i miei vissuti per libera associazione di idee e il terapeuta si limita a fare considerazioni su quello che racconto,senza sostanzialmente darmi consigli diretti su come comportarmi,e' un po' come se dovessi cercare in me la soluzione ai problemi,non delegare ad altri la risoluzione degli stessi.
a volte sono un po' combatutto se continuare questa terapia,perche' a volte vorrei consigli diretti su come affrontare determinate situazioni,questo aspetto a volte mi manca.
altre volte pero' ricordo come mi sentissi ingabbiato quando facevo TCC,le terapeute cercavano di insegnarmi tecniche per affrontare i miei comportamenti disfunzionali.alcune assumevano la posizione di un "guru" da seguire,in caso contrario la pena era la sospensione delle terapia.
una volta la terapeuta del cognitivo comportamentale mi disse:"se noto che lei non attua le strategie che le consiglio,la terapia finisce qui"
non so che fare,da una parte questo percorso mi piace perche' parlo e non mi sento ingabbiato e non sopporto l'idea del terapeuta che mi insegna modalita' per affrontare i problemi(dove c'e' scritto che un terapeuta sappia esattamente cosa e' giusto e cosa e' non)
dall'altra vorrei un maggior confronto col terapeuta
non so proprio che fare: forse la soluzione sarebbe cercare un terapeuta che ti faccia esprimere liberamente e al contempo dia dei consigli su come comportarsi in determinate situazioni?
[#1]
gentile utente, la scelta di continuare la terapia dipende dagli obiettivi e dal tempo in cui tali obiettivi vengono raggiunti. Andare avanti liberamente senza una meta può allungare il processo all'infinito. Se dopo un limite di tempo il suo disagio non cambia (qualunque orientamento sia) è bene cambiare.
Legga questo
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4088-quando-il-paziente-si-allea-con-la-propria-malattia.html
saluti
Legga questo
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4088-quando-il-paziente-si-allea-con-la-propria-malattia.html
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Gentile utente,
nel trattamento delle depressioni e dei disturbi d'ansia la terapie psicodinamiche hanno mostrato prova di efficacia con il vantaggio di avere un più duraturo effetto nel tempo.
I tempi della terapia non sono standardizzabili ma possono risentire di numerose variabili, incluse le caratteristiche individuali del paziente e la fiducia che si ripone nel proprio terapeuta.
Consideri che in ottica psicodinamica l'andamento del sintomo manifesto (che scompaia dopo pochi mesi o che continui nonostante si siano compiuti importanti cambiamenti) non è sempre così determinante poiché la sua scomparsa o attenuazione, così come non sempre ci rassicura sulla "guarigione", allo stesso modo non deve indurci a pensare che la terapia non stia proseguendo se il sintomo persiste. Spesso il sintomo è l'ultima cosa a sparire dopo il cambiamento e la risoluzione delle problematiche più profonde che possono aver contribuito alla sua comparsa.
Ovviamente, come diceva il collega non si può proseguire all'infinito, ma devono tempo per tempo essere valutati i progressi compiuti assieme al terapeuta.
nel trattamento delle depressioni e dei disturbi d'ansia la terapie psicodinamiche hanno mostrato prova di efficacia con il vantaggio di avere un più duraturo effetto nel tempo.
I tempi della terapia non sono standardizzabili ma possono risentire di numerose variabili, incluse le caratteristiche individuali del paziente e la fiducia che si ripone nel proprio terapeuta.
Consideri che in ottica psicodinamica l'andamento del sintomo manifesto (che scompaia dopo pochi mesi o che continui nonostante si siano compiuti importanti cambiamenti) non è sempre così determinante poiché la sua scomparsa o attenuazione, così come non sempre ci rassicura sulla "guarigione", allo stesso modo non deve indurci a pensare che la terapia non stia proseguendo se il sintomo persiste. Spesso il sintomo è l'ultima cosa a sparire dopo il cambiamento e la risoluzione delle problematiche più profonde che possono aver contribuito alla sua comparsa.
Ovviamente, come diceva il collega non si può proseguire all'infinito, ma devono tempo per tempo essere valutati i progressi compiuti assieme al terapeuta.
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#3]
Gentile Utente,
credo che il dubbio che si sta ponendo lei vada e debba andare oltre il tipo d'approccio terapeutico. La terapia viene intrapresa con un professionista, una persona ed è con lei che si deve relazionare. La invito a riflettere sui motivi per cui cerca consulti on-line piuttosto che discutere questi temi con la sua terapeuta.
Credo che se ha dei dubbi su come viene condotta la terapia e su come la state portando avanti, abbia il diritto-dovere di parlarne con lei per capire cosa sta succedendo in quello spazio comune che è la psicoterapia. Questo potrà essere molto più utile di qualsiasi consiglio dato in consulti online.
Cordiali saluti.
credo che il dubbio che si sta ponendo lei vada e debba andare oltre il tipo d'approccio terapeutico. La terapia viene intrapresa con un professionista, una persona ed è con lei che si deve relazionare. La invito a riflettere sui motivi per cui cerca consulti on-line piuttosto che discutere questi temi con la sua terapeuta.
Credo che se ha dei dubbi su come viene condotta la terapia e su come la state portando avanti, abbia il diritto-dovere di parlarne con lei per capire cosa sta succedendo in quello spazio comune che è la psicoterapia. Questo potrà essere molto più utile di qualsiasi consiglio dato in consulti online.
Cordiali saluti.
Dr. Gianluigi Basile - Psicologo - Roma
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica Integrata
www.psicologobasile.it
[#4]
Gentile Utente,
anche io sono del parere che Lei debba discutere tutti questi dubbi in terapia direttamente, altrimenti la terapia non La porterà alla soluzione del problema.
Sembra che il Suo bisogno sia questo: "forse la soluzione sarebbe cercare un terapeuta che ti faccia esprimere liberamente e al contempo dia dei consigli su come comportarsi in determinate situazioni?", ma deve esprimerlo in terapia, in modo tale da poter fissare degli obiettivi percorribili sui quali lavorare.
Quali sono gli obiettivi terapeutici che avete fissato?
Per quanto riguarda la TCC, io credo che la posizione assunta dal Collega (cioè :"se noto che lei non attua le strategie che le consiglio,la terapia finisce qui") sia corretta, e Le spiego il perchè.
Spesso si fa decisamente meno fatica se si genera un cambiamento partendo dalla modificazione del comportamento. Modificando i comportamenti, si modificano anche le convinzioni e le emozioni che sono connesse e che influenzano l'intero processo. Legga qui per approfondimenti: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
E' chiaro che un pz può incontrare difficoltà ad attuare le prescrizioni del terapeuta, altrimenti non sarebbe in terapia, ma è qui che il pz può scegliere di mollare tutto, oppure di parlare nella seduta successiva delle difficoltà che ha incontrato nel fare ciò che il terapeuta aveva prescritto.
Mi pare però che il Suo problema sia un po' diverso, perchè in fondo sembra che non ci sia una totale fiducia nella psicoterapia, altrimenti perchè non provare a fare davvero ciò che Le è stato detto di fare?
La scarsa fiducia Lei la esprime così: "non sopporto l'idea del terapeuta che mi insegna modalita' per affrontare i problemi(dove c'e' scritto che un terapeuta sappia esattamente cosa e' giusto e cosa e' non)", ma questo allora non vale per tutti i metodi terapeutici?
Tutto ciò non si applica però solo alle prescrizioni dal mio punto di vista, ma anche al racconto del pz: non è vero che il pz. in terapia può raccontare tutto ciò che gli passa per la testa altrimenti i tempi si allungano molto e non risolviamo il problema, ma è il terapeuta che guida il pz. con le domande giuste e lo porta laddove è il problema. Il pz. non va in terapia per parlare a ruota libera come farebbe con un amico, ma per mettere a fuoco il problema e risolverlo con l'aiuto dello psicoterapeuta.
Cordiali saluti,
anche io sono del parere che Lei debba discutere tutti questi dubbi in terapia direttamente, altrimenti la terapia non La porterà alla soluzione del problema.
Sembra che il Suo bisogno sia questo: "forse la soluzione sarebbe cercare un terapeuta che ti faccia esprimere liberamente e al contempo dia dei consigli su come comportarsi in determinate situazioni?", ma deve esprimerlo in terapia, in modo tale da poter fissare degli obiettivi percorribili sui quali lavorare.
Quali sono gli obiettivi terapeutici che avete fissato?
Per quanto riguarda la TCC, io credo che la posizione assunta dal Collega (cioè :"se noto che lei non attua le strategie che le consiglio,la terapia finisce qui") sia corretta, e Le spiego il perchè.
Spesso si fa decisamente meno fatica se si genera un cambiamento partendo dalla modificazione del comportamento. Modificando i comportamenti, si modificano anche le convinzioni e le emozioni che sono connesse e che influenzano l'intero processo. Legga qui per approfondimenti: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html
E' chiaro che un pz può incontrare difficoltà ad attuare le prescrizioni del terapeuta, altrimenti non sarebbe in terapia, ma è qui che il pz può scegliere di mollare tutto, oppure di parlare nella seduta successiva delle difficoltà che ha incontrato nel fare ciò che il terapeuta aveva prescritto.
Mi pare però che il Suo problema sia un po' diverso, perchè in fondo sembra che non ci sia una totale fiducia nella psicoterapia, altrimenti perchè non provare a fare davvero ciò che Le è stato detto di fare?
La scarsa fiducia Lei la esprime così: "non sopporto l'idea del terapeuta che mi insegna modalita' per affrontare i problemi(dove c'e' scritto che un terapeuta sappia esattamente cosa e' giusto e cosa e' non)", ma questo allora non vale per tutti i metodi terapeutici?
Tutto ciò non si applica però solo alle prescrizioni dal mio punto di vista, ma anche al racconto del pz: non è vero che il pz. in terapia può raccontare tutto ciò che gli passa per la testa altrimenti i tempi si allungano molto e non risolviamo il problema, ma è il terapeuta che guida il pz. con le domande giuste e lo porta laddove è il problema. Il pz. non va in terapia per parlare a ruota libera come farebbe con un amico, ma per mettere a fuoco il problema e risolverlo con l'aiuto dello psicoterapeuta.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#5]
Gentile utente,
in terapia psicodinamica lei non è costretto a seguire le prescrizioni del terapeuta, dunque nella terapia come quella che lei sta seguendo il paziente può (anzi deve) raccontare tutto ciò che gli passa per la mente senza alcuna sorta di limitazione. E può parlare se sente di farlo anche a ruota libera, sapendo che non sta parlando con un amico ma con un professionista allenato e formato appositamente che sarà in grado di interpretare e contestualizzare qualunque cosa lei dica o porti in seduta.
I tempi si allungano? Questo non è affatto detto poiché è il metodo che funziona e non la linearità con cui lei espone il problema. E se i tempi si allungheranno (rispetto a cosa si allungano? Rispetto a quali standard?) probabilmente ciò sarà necessario a consentirle di guarire senza dover perdere del tempo per ricominciare ogni volta daccapo.
Il metodo psicodinamico non affronta il sintomo, come detto, ma le cause e le cause possono essere viste dal terapeuta attraverso aspetti del suo modo di narrarsi, delle sue fantasie, dei suoi sogni e delle associazioni che lei è in grado di fare, del suo ideare spontaneo in terapia senza necessità di essere "indirizzato".
Il suo terapeuta le farà sicuramente delle domande ma potrebbero essere domande che la porteranno a scoprire parti di se meno note o inconsce e non necessariamente saranno domande sul sintomo.
Si affidi al suo terapeuta e lasci che il percorso possa proseguire.
cordiali saluti
in terapia psicodinamica lei non è costretto a seguire le prescrizioni del terapeuta, dunque nella terapia come quella che lei sta seguendo il paziente può (anzi deve) raccontare tutto ciò che gli passa per la mente senza alcuna sorta di limitazione. E può parlare se sente di farlo anche a ruota libera, sapendo che non sta parlando con un amico ma con un professionista allenato e formato appositamente che sarà in grado di interpretare e contestualizzare qualunque cosa lei dica o porti in seduta.
I tempi si allungano? Questo non è affatto detto poiché è il metodo che funziona e non la linearità con cui lei espone il problema. E se i tempi si allungheranno (rispetto a cosa si allungano? Rispetto a quali standard?) probabilmente ciò sarà necessario a consentirle di guarire senza dover perdere del tempo per ricominciare ogni volta daccapo.
Il metodo psicodinamico non affronta il sintomo, come detto, ma le cause e le cause possono essere viste dal terapeuta attraverso aspetti del suo modo di narrarsi, delle sue fantasie, dei suoi sogni e delle associazioni che lei è in grado di fare, del suo ideare spontaneo in terapia senza necessità di essere "indirizzato".
Il suo terapeuta le farà sicuramente delle domande ma potrebbero essere domande che la porteranno a scoprire parti di se meno note o inconsce e non necessariamente saranno domande sul sintomo.
Si affidi al suo terapeuta e lasci che il percorso possa proseguire.
cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.4k visite dal 14/10/2014.
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