Psicoterapia adatta
Gentili dottori,vi scrivo perche'da circa 8 anni vivo in una sorta di incubo a causa di emozioni negative,sintomi,blocchi apparsi all'improvviso dopo solamente un lieve cambiamento nella mia vita,ovvero sono andato a vivere da solo separandomi dai miei genitori.Le intenzioni erano delle migliori e mai mi sarei aspettato di dover passare quello che sto vivendo in termini di sofferenza.Specifico che ho 42 anni e che la mia attuale abitazione non e'neanche distante da quella dei miei genitori(stesso quartiere).All'improvviso,dopo questa mia separazione voluta,ho incominciato a sviluppare dei veri e propri''attacchi di paura cieca'',vengo travolto da uno'tsunami'di paura intensa che dura per ore dove nemmeno gli ansiolitici riescono ad aver nessuno effetto(ho parlato con diversi psichiatri e mi hanno detto che non si tratta di attacchi di panico)senza alcun motivo scatenante all'apparenza,spesso questi attacchi mi vengono quando vado a cena dai miei o li vado a trovare,nel tempo ho incominciato a percepire dentro di me un'bambino spaventato'che ha paura del mondo,delle altre persone, e che non vuole separarsi dai genitori(credo che tutte queste paure siano correlate tra di esse),In questi ultimi anni ho avuto una sorta di regressione che mi ha creato problemi quasi in tutti i campi della mia vita:sociale(mi sono ritirato,ho meno amici e interessi,per non parlare del fatto che non riesco a viaggiare ne'a guidare)nella vita affettiva sono terrorizzato dall'idea di avere una storia sentimentale seria,,resisto solo sul lavoro.Ogni giorno e'una lotta,un conflitto interiore tra due mie parti,quella adulta e quella''bambina''.
In questi anni ho effettuato vari colloqui con diversi specialisti,(sono in cura da uno psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale,ma i risultati sono''zero'',vi e'solo un bel rapporto umano col dottore,una buona spalla su cui piangere)mi e'stato detto che soffro di''ansia da separazione nell'adulto''o di disturbo di personalita'dipendente/evitante e che ho delle forti resistenze inconsce al cambiamento.Ora,vorrei gentilmente chiedervi se vi sono delle psicoterapie piu'indicate per la mia tipologia di problemI,per vincere queste resistenze,stavo pensando a psicoterapie del''profondo'',o di provare anche con l'ipnosi.Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione.
Distinti saluti
In questi anni ho effettuato vari colloqui con diversi specialisti,(sono in cura da uno psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale,ma i risultati sono''zero'',vi e'solo un bel rapporto umano col dottore,una buona spalla su cui piangere)mi e'stato detto che soffro di''ansia da separazione nell'adulto''o di disturbo di personalita'dipendente/evitante e che ho delle forti resistenze inconsce al cambiamento.Ora,vorrei gentilmente chiedervi se vi sono delle psicoterapie piu'indicate per la mia tipologia di problemI,per vincere queste resistenze,stavo pensando a psicoterapie del''profondo'',o di provare anche con l'ipnosi.Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione.
Distinti saluti
[#1]
Gentile Utente,
lo psicoterapeuta non deve nè può essere una spalla su cui piangere, ma in terapia vengono definiti specifici obiettivi terapeutici.
Quali sono quelli fissati in questa psicoterapia?
Quali quelli raggiunti (se ce ne sono)?
lo psicoterapeuta non deve nè può essere una spalla su cui piangere, ma in terapia vengono definiti specifici obiettivi terapeutici.
Quali sono quelli fissati in questa psicoterapia?
Quali quelli raggiunti (se ce ne sono)?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Ex utente
Gentile dottoressa,certo che sono stati definiti degli obbiettivi specifici(le ricordo che sto facendo una terapia cognitiva-comportamentale)purtroppo la parte''comportamentale''non riesco ad attuarla a causa dei miei forti blocchi e delle mie resistenze(sintomi compresi),quindi si sta attuando una terapia piu'che altro cognitiva-costruttivista,con lo scopo di'guarire'questa mia parte interiore molto''spaventata'',ma anche qua i risultati sono scarsi,sto riflettendo se e'il caso di abbandonare la psicoterapia cognitiva-comportamentale per orientarmi verso una psicoterapia piu'mirata al profondo.
La ringrazio
La ringrazio
[#4]
Ex utente
Gentile dottoressa,ovviamente ne ho parlato con lo psicologo in questione(ci vado da 7 anni).Faccio fatica a fare tutti quei''compiti''che mi vengono prescritti,atti a superare i miei blocchi,le mie fobie,i sintomi me lo impediscono,i''suggerimenti''sono le varie tecniche che la terapia cognitiva-comportamentale prevede,purtroppo bloccati da questo mio''sabotatore''interno.Gli obbiettivi posti vanno dai piu'''piccoli''come fare un viaggio,ai piu'grandi,curare questa mia parte interiore spaventata tramite esperienze ed emozioni correttive,cosa che purtroppo non avviene.
[#5]
Gentile Utente,
sono sinceramente perplessa...
A parte che una psicoterapia che dura da ben sette anni e che non produce cambiamenti mi pare davvero un percorso senza alcun senso e lo psicoterapeuta per primo avrebbe dovuto (anni fa, intendo) fermarsi e problematizzare tutto ciò insieme a Lei ed eventualmente inviarLa ad altro terapeuta o trattamento più adatto e capire che cosa non sta funzionando di questa terapia.
Ma soprattutto ciò che Lei sta descrivendo NON corrisponde affatto alle modalità di un trattamento cognitivo-comportamentale per diverse ragioni.
Inoltre gli obiettivi devono essere sensati: "fare un viaggio" prevede, soprattutto se sono presenti delle fobie, che vengano prima raggiunti altri obiettivi e soprattutto un obiettivo deve essere misurabile, sensato e raggiungibile. In che modo "curare questa mia parte interiore spaventata tramite esperienze ed emozioni correttive" può essere un obiettivo?
Infine, i suggerimenti non possono essere le tecniche! Di che cosa parla, nello specifico? Mi fa qualche esempio?
Quali sono i compiti che non riesce a fare?
Mi dispiace ma mi pare proprio che Lei non sia seguito molto bene per queste due ragioni soprattutto:
1. Durata della terapia
2. Tecnica della psicoterapia
Valuterei seriamente di cambiare presto lo psicoterapeuta, anche perchè da tutto ciò che scrive (ad es "che ho delle forti resistenze inconsce al cambiamento.", linguaggio che un terapeuta CC non utilizzerebbe e che un pz dopo sette anni non utilizzerebbe!) mi pare evidente che Lei non abbia fatto una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale e neppure costruttivista.
Cordiali saluti,
sono sinceramente perplessa...
A parte che una psicoterapia che dura da ben sette anni e che non produce cambiamenti mi pare davvero un percorso senza alcun senso e lo psicoterapeuta per primo avrebbe dovuto (anni fa, intendo) fermarsi e problematizzare tutto ciò insieme a Lei ed eventualmente inviarLa ad altro terapeuta o trattamento più adatto e capire che cosa non sta funzionando di questa terapia.
Ma soprattutto ciò che Lei sta descrivendo NON corrisponde affatto alle modalità di un trattamento cognitivo-comportamentale per diverse ragioni.
Inoltre gli obiettivi devono essere sensati: "fare un viaggio" prevede, soprattutto se sono presenti delle fobie, che vengano prima raggiunti altri obiettivi e soprattutto un obiettivo deve essere misurabile, sensato e raggiungibile. In che modo "curare questa mia parte interiore spaventata tramite esperienze ed emozioni correttive" può essere un obiettivo?
Infine, i suggerimenti non possono essere le tecniche! Di che cosa parla, nello specifico? Mi fa qualche esempio?
Quali sono i compiti che non riesce a fare?
Mi dispiace ma mi pare proprio che Lei non sia seguito molto bene per queste due ragioni soprattutto:
1. Durata della terapia
2. Tecnica della psicoterapia
Valuterei seriamente di cambiare presto lo psicoterapeuta, anche perchè da tutto ciò che scrive (ad es "che ho delle forti resistenze inconsce al cambiamento.", linguaggio che un terapeuta CC non utilizzerebbe e che un pz dopo sette anni non utilizzerebbe!) mi pare evidente che Lei non abbia fatto una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale e neppure costruttivista.
Cordiali saluti,
[#6]
Ex utente
Gentile dottoressa mi spiace che lei sia''perplessa'',le posso garantire,per onesta'intellettuale. che assieme al mio attuale psicoterapeuta ci siamo fermati e problematizzato il tutto in piu'di un occasione,lasciandomi democraticamente campo libero nel effettuare colloqui e consulti con altri specialisti,sono stato io che fino ad ora,non convinto dagli altri specialisti ,ho preferito rimanere con lui,ovviamente con le dovute conseguenze che la terapia cognitivo-comportamentale e'diventata una sorta di terapia di supporto,ma la''colpa''e'la mia,forse l'attuale terapeuta e'diventato un surrogato di una figura parentale da cui faccio molta fatica a staccarmi.Io non le ho descritto affatto delle modalita'specifiche,le ho semplicemente fatto un esempio(il viaggio)ovvio che gli obbiettivi affrontati fossero sensati,ovvio che vi erano delle fobie,ovvio che abbiamo provato a raggiungere risultati dagli obbiettivi piu'piccoli a quelli piu'grandi,ovvio che gli obbiettivi,almeno per il terapeuta,fossero misurabili e sensatii .poi se io non riesco, per le motivazioni gia'citate.ad attuarle,e'un problema mio.''Curare questa mia parte interiore spaventata tramite esperienze ed emozioni correttive''sta semplicemente a significare che se riesco ad attuare determinati''compiti''probabilmente dopo,soprattutto tramite la ripetizione della suddetta esperienza si dovrebbe riuscire a vivere il problema in maniera diversa ,magari anche a superarlo,e credo proprio che sia un obbiettivo.Credo anche che i suggerimenti,le direttive,i consigli,possano essere delle tecniche(lei scusi cosa intende per tecniche?)Non credo possa stare qui a farle 7 anni di esempi di tecniche,facciamo mattina.Probabilmente lei ha frainteso la mia lettera ove io non criticavo le qualita'del mio attuale psicoterapeuta,che le posso garantire e'tra i piu'conosciuti a Milano nel contesto della psicoterapia cognitiva-comportamentale,ma,la mia era un quesito posto specificatamente sull'utilita'di questa specifica terapia per i miei specifici problemi.Rimango io perplesso nel leggere una risposta cosi'radicale e giudicante,Faro'comumque leggere questa nostra conversazione al mio terapeuta.Distinti saluti.
[#7]
Gentile Utente,
anzichè fare mattina, un solo esempio sarebbe stato almeno indicativo e, dopo sette anni di terapia, dovrebbe essere in grado di farne, ma non sono sorpresa che Lei non ne sappia fare neppure uno... Evidentemente non sta facendo terapia, ma qualcos'altro e con modalità del tutto singolari e mai sentite prima.
Quindi sono certa di non aver frainteso nulla, ma mi sto riferendo a ciò che Lei ha ben scritto sopra.
Adesso a Lei pare tutto ovvio come scrive, ma aumentano solo le perplessità di chi legge. Se non riesce a staccarsi dal terapeuta e ha già contemplato l'idea di cambiare ma non lo vuole fare o non ci riesce, mi spiega qual è davvero la Sua richiesta?
Se il terapeuta diventa un surrogato di una figura parentale, è molto grave: ciò conferma che Lei non sta facendo terapia! Forse sta facendo altro, ma comunque non mi sorprende che i risultati non ci siano, perchè le modalità che Lei ha descritto sono appunto singolari.
La responsabilità di tutto ciò, anche quando il pz. non collaborasse o incontrasse grandi difficoltà, è sempre del terapeuta che deve sapere che cosa sta succedendo in un trattamento di cui egli è il conduttore e aiutare il pz, non permettere che un trattamento venga ridotto ad uno sfogatoio ("spalla su cui piangere", ancora parole Sue) che non ha alcun senso e che, per moltissime psicopatologie (tra cui quelle che dice Le siano state diagnosticate), non fa altro che rafforzare i problemi che hanno portato il pz in terapia.
Lei fa fatica a staccarsi dal terapeuta? Bene, può succedere, ma in che modo il terapeuta La sta aiutando, SE La sta aiutando? Il pz. può fare tutto ciò che vuole in una psicoterapia, sta al terapeuta (che ha maggior potere) permettere o meno di farlo e, qualora faccia parte del problema stesso, deve aiutare il pz a modificare ciò che non funziona.
Altrimenti, che cosa starebbe facendo adesso Lei?
Un trattamento stagnante per sette anni NON ha alcun senso e non mi pare che il Suo ne abbia, fatta eccezione per la spalla su cui piangere, ma a quel punto Le consiglierei una spalla più economica di uno psicoterapeuta!
Inoltre Lei scrive: ",ovvio che gli obbiettivi,almeno per il terapeuta,fossero misurabili e sensatii .poi se io non riesco, per le motivazioni gia'citate.ad attuarle,e'un problema mio." Ma scusi tanto, ma Lei dov'è in questa psicoterapia, il cui focus pare essere sul terapeuta? Se non riesce è un problema Suo, di Lei paziente? Davvero? E il terapeuta, secondo Lei e dopo sette anni di terapia e dopo un sacco di tempo, soldi ed energie investiti, a che cosa Le servirebbe?
La prego di commentare insieme al Suo terapeuta queste mail, perchè dal momento che la relazione terapeutica (non quella da spalla su cui piangere) non funziona, potrà essere molto utile. Uno psicoterapeuta, infatti, non dovrebbe mai colludere col pz, ma ha il dovere - a costo di sentirsi dire che è giudicante e radicale (La ringrazio per il complimento!)- di dire al pz ciò che non funziona, non di allearsi a favore del problema del pz. ma contro la sua sofferenza. Una gran bella differenza...
Le faccio tanti auguri per il Suo futuro.
anzichè fare mattina, un solo esempio sarebbe stato almeno indicativo e, dopo sette anni di terapia, dovrebbe essere in grado di farne, ma non sono sorpresa che Lei non ne sappia fare neppure uno... Evidentemente non sta facendo terapia, ma qualcos'altro e con modalità del tutto singolari e mai sentite prima.
Quindi sono certa di non aver frainteso nulla, ma mi sto riferendo a ciò che Lei ha ben scritto sopra.
Adesso a Lei pare tutto ovvio come scrive, ma aumentano solo le perplessità di chi legge. Se non riesce a staccarsi dal terapeuta e ha già contemplato l'idea di cambiare ma non lo vuole fare o non ci riesce, mi spiega qual è davvero la Sua richiesta?
Se il terapeuta diventa un surrogato di una figura parentale, è molto grave: ciò conferma che Lei non sta facendo terapia! Forse sta facendo altro, ma comunque non mi sorprende che i risultati non ci siano, perchè le modalità che Lei ha descritto sono appunto singolari.
La responsabilità di tutto ciò, anche quando il pz. non collaborasse o incontrasse grandi difficoltà, è sempre del terapeuta che deve sapere che cosa sta succedendo in un trattamento di cui egli è il conduttore e aiutare il pz, non permettere che un trattamento venga ridotto ad uno sfogatoio ("spalla su cui piangere", ancora parole Sue) che non ha alcun senso e che, per moltissime psicopatologie (tra cui quelle che dice Le siano state diagnosticate), non fa altro che rafforzare i problemi che hanno portato il pz in terapia.
Lei fa fatica a staccarsi dal terapeuta? Bene, può succedere, ma in che modo il terapeuta La sta aiutando, SE La sta aiutando? Il pz. può fare tutto ciò che vuole in una psicoterapia, sta al terapeuta (che ha maggior potere) permettere o meno di farlo e, qualora faccia parte del problema stesso, deve aiutare il pz a modificare ciò che non funziona.
Altrimenti, che cosa starebbe facendo adesso Lei?
Un trattamento stagnante per sette anni NON ha alcun senso e non mi pare che il Suo ne abbia, fatta eccezione per la spalla su cui piangere, ma a quel punto Le consiglierei una spalla più economica di uno psicoterapeuta!
Inoltre Lei scrive: ",ovvio che gli obbiettivi,almeno per il terapeuta,fossero misurabili e sensatii .poi se io non riesco, per le motivazioni gia'citate.ad attuarle,e'un problema mio." Ma scusi tanto, ma Lei dov'è in questa psicoterapia, il cui focus pare essere sul terapeuta? Se non riesce è un problema Suo, di Lei paziente? Davvero? E il terapeuta, secondo Lei e dopo sette anni di terapia e dopo un sacco di tempo, soldi ed energie investiti, a che cosa Le servirebbe?
La prego di commentare insieme al Suo terapeuta queste mail, perchè dal momento che la relazione terapeutica (non quella da spalla su cui piangere) non funziona, potrà essere molto utile. Uno psicoterapeuta, infatti, non dovrebbe mai colludere col pz, ma ha il dovere - a costo di sentirsi dire che è giudicante e radicale (La ringrazio per il complimento!)- di dire al pz ciò che non funziona, non di allearsi a favore del problema del pz. ma contro la sua sofferenza. Una gran bella differenza...
Le faccio tanti auguri per il Suo futuro.
[#8]
Egregio le psicoterapie a orientamento psicoanalitico o psicodinamico sono scientificamente adeguate ad affrontare problematiche legate a disturbi di personalità qualunque siano gli aspetti sintomatici ad essi associati.
In questo tipo di disturbi (disturbi di personalità) con o senza altri disagi secondari (ad altra comorbidità sono manifestazioni e sintomatologie depressive e ansiose) , le psicoterapie che fanno riferimento a modelli psicoanalitici (di qualunque tipo), si sono rivelate significativamente efficaci in numerosi studi.
Rispetto al tipo di disturbo di personalità a lei diagnosticato (evitante-dipendente) alcune ricerche scientifiche hanno mostrato che a differenza di pazienti trattati con altre psicoterapie o con rimedi farmacologici, quelli sottoposti a un trattamento psicodinamico a lungo termine possono continuare a migliorare anche alla fine della terapia sino a due anni di distanza dalla fine del trattamento.
Il trattamento di questi disturbi, in ogni caso e qualunque sia l'orientamento del terapeuta, richiedono una grande e specifica esperienza clinica del professionista che non può essere limitata affatto all'utilizzo manualizzato di tecniche, essendovi da parte del paziente - molto spesso - una capacità manipolatoria molto elevata, diffidenza, arroganza e anche tendenza alla menzogna. In questi casi utilizzare tecniche in maniera asettica o mostrarsi direttivi, può non facilitare il lavoro.
Che lei sia diventato in qualche modo dipendente dal suo terapeuta è abbastanza scontato dato il tipo di disturbo. Mi sembra però che il suo terapeuta la stia seguendo in maniera seria e flessibile. Consideri anche che ahimè non sempre si riesce a guarire del tutto ma è importante apprezzare almeno dei miglioramenti nel tempo.
I disturbi di personalità comunque, specialmente se in soggetti con altre comorbidità e in funzione di numerose altre variabili (età, struttura cognitiva, convinzioni e schemi di comportamento, ambiente, famiglia, tipo di relazioni extrafamiliari, ecc..), possono richiedere tempi di trattamento anche lunghi.
Cordiali saluti.
In questo tipo di disturbi (disturbi di personalità) con o senza altri disagi secondari (ad altra comorbidità sono manifestazioni e sintomatologie depressive e ansiose) , le psicoterapie che fanno riferimento a modelli psicoanalitici (di qualunque tipo), si sono rivelate significativamente efficaci in numerosi studi.
Rispetto al tipo di disturbo di personalità a lei diagnosticato (evitante-dipendente) alcune ricerche scientifiche hanno mostrato che a differenza di pazienti trattati con altre psicoterapie o con rimedi farmacologici, quelli sottoposti a un trattamento psicodinamico a lungo termine possono continuare a migliorare anche alla fine della terapia sino a due anni di distanza dalla fine del trattamento.
Il trattamento di questi disturbi, in ogni caso e qualunque sia l'orientamento del terapeuta, richiedono una grande e specifica esperienza clinica del professionista che non può essere limitata affatto all'utilizzo manualizzato di tecniche, essendovi da parte del paziente - molto spesso - una capacità manipolatoria molto elevata, diffidenza, arroganza e anche tendenza alla menzogna. In questi casi utilizzare tecniche in maniera asettica o mostrarsi direttivi, può non facilitare il lavoro.
Che lei sia diventato in qualche modo dipendente dal suo terapeuta è abbastanza scontato dato il tipo di disturbo. Mi sembra però che il suo terapeuta la stia seguendo in maniera seria e flessibile. Consideri anche che ahimè non sempre si riesce a guarire del tutto ma è importante apprezzare almeno dei miglioramenti nel tempo.
I disturbi di personalità comunque, specialmente se in soggetti con altre comorbidità e in funzione di numerose altre variabili (età, struttura cognitiva, convinzioni e schemi di comportamento, ambiente, famiglia, tipo di relazioni extrafamiliari, ecc..), possono richiedere tempi di trattamento anche lunghi.
Cordiali saluti.
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#9]
Ex utente
Gentilissimo dott.Alessandro Raggi,la ringrazio molto per la sua cortese risposta che credo essere la piu'opportuna alla mia domanda,visto le mie ''resistenze inconsce''(spero non se la prenda la dott.ssa se uso questo termine,ma non credo sia una parolaccia)a miglioramenti tramite la terapia cognitivo-comportamentale.e vista la mia sensazione interiore profonda che ho riguardo le mie problematiche che sento''ataviche'',credo che effettuero'delle ricerche e dei conseguenti colloqui con psicoterapeuti psicoanalisti.
Grazie ancora
Grazie ancora
[#10]
Gentile Utente,
ma guardi che non me la prendo affatto; in fondo è Lei che ha fatto ben sette anni di "trattamento" ed è sempre Lei che vive in un incubo come scrive; si tratta della Sua vita, mica della mia! Spero, e glielo auguro di cuore, che non trascorrerà altri sette o più anni con un terapeuta che colluderà con Lei e col quale -come confermato anche dal gentilissimo Raggi- ha instaurato con Lei un rapporto di dipendenza. Quindi un rapporto patologico e NON terapeutico. Spero comprenderà che la psicoterapia non funziona o non dovrebbe funzionare così.
"credo che effettuero'delle ricerche e dei conseguenti colloqui con psicoterapeuti psicoanalisti." Lo spero. Peccato, però, che avendo provato a sganciarsi da questo terapeuta per sette anni, ma non essendoci riuscito fino ad ora, la vedo un po' difficile...
Le rinnovo i miei auguri per il Suo futuro.
ma guardi che non me la prendo affatto; in fondo è Lei che ha fatto ben sette anni di "trattamento" ed è sempre Lei che vive in un incubo come scrive; si tratta della Sua vita, mica della mia! Spero, e glielo auguro di cuore, che non trascorrerà altri sette o più anni con un terapeuta che colluderà con Lei e col quale -come confermato anche dal gentilissimo Raggi- ha instaurato con Lei un rapporto di dipendenza. Quindi un rapporto patologico e NON terapeutico. Spero comprenderà che la psicoterapia non funziona o non dovrebbe funzionare così.
"credo che effettuero'delle ricerche e dei conseguenti colloqui con psicoterapeuti psicoanalisti." Lo spero. Peccato, però, che avendo provato a sganciarsi da questo terapeuta per sette anni, ma non essendoci riuscito fino ad ora, la vedo un po' difficile...
Le rinnovo i miei auguri per il Suo futuro.
[#11]
Ex utente
Dott.ssa nessuno ha richiesto il suo specifico consulto,anzi,se si rilegge bene la mia lettera,le mie domande erano rivolte a psicoterapeuti del prondo e/o ipnosi,non a terapisti cognitivi-comportamentali.
IL suo intervento sembra quasi una forma di pubblicita'verso la sua tecnica psicoterapica volta quasi a screditare le altre,la sua aggressivita'e'preoccupante visto il mestiere che fa,non ho mai sentito ne'letto un dottore''sparare a zero''su un suo collega come ha fatto lei,senza sapere ne'conoscere nello specifico chi sia il mio psicoterapeuta,senza conoscere i vissuti,i risvolti della mia psicoterapia,ma stia tranquilla che,come le ho gia'scritto,faro'leggere al mio attuale terapeuta le sue risposte,e le''commenteremo''assieme.
Le sue continue ed insistenti domande,e il modo in cui mi venivano poste,sulle tecniche utilizzate(desensibilizzazione sistematica,problem solving,decision making,etc.etc.contenta?)sembravano piu'un interrogatorio da caserma che un consulto via internet.Addirittura mi scrive,con tanto di punto esclamativo(!)che un paziente di CC dopo 7 anni di terapia,non utilizzerebbe mai,riferisco le sue parole,il termine''resistenze inconsce'',,,e che cosa ho detto scusi,una parolaccia?Una bestemmia?La sua gratuita aggressivita',diretta nei confronti del mio attuale terapeuta,e indiretta nei miei confronti,la trovo veramente gratuita e incomprensibile,adesso si permette anche di fare battute ironiche sulle mie problematiche e la durata delle medesime,pronosticandomi anche un futuro psicoterapeutico''difficile...''spero che lei non sia fornita anche di sfera di cristallo...trovo tutto molto meschino,visto soprattutto il mestiere che fa,e non le auguro mai,stavolta anch'io di cuore,ne a lei ne ai suoi cari di soffrire di determinati disturbi.
IL suo intervento sembra quasi una forma di pubblicita'verso la sua tecnica psicoterapica volta quasi a screditare le altre,la sua aggressivita'e'preoccupante visto il mestiere che fa,non ho mai sentito ne'letto un dottore''sparare a zero''su un suo collega come ha fatto lei,senza sapere ne'conoscere nello specifico chi sia il mio psicoterapeuta,senza conoscere i vissuti,i risvolti della mia psicoterapia,ma stia tranquilla che,come le ho gia'scritto,faro'leggere al mio attuale terapeuta le sue risposte,e le''commenteremo''assieme.
Le sue continue ed insistenti domande,e il modo in cui mi venivano poste,sulle tecniche utilizzate(desensibilizzazione sistematica,problem solving,decision making,etc.etc.contenta?)sembravano piu'un interrogatorio da caserma che un consulto via internet.Addirittura mi scrive,con tanto di punto esclamativo(!)che un paziente di CC dopo 7 anni di terapia,non utilizzerebbe mai,riferisco le sue parole,il termine''resistenze inconsce'',,,e che cosa ho detto scusi,una parolaccia?Una bestemmia?La sua gratuita aggressivita',diretta nei confronti del mio attuale terapeuta,e indiretta nei miei confronti,la trovo veramente gratuita e incomprensibile,adesso si permette anche di fare battute ironiche sulle mie problematiche e la durata delle medesime,pronosticandomi anche un futuro psicoterapeutico''difficile...''spero che lei non sia fornita anche di sfera di cristallo...trovo tutto molto meschino,visto soprattutto il mestiere che fa,e non le auguro mai,stavolta anch'io di cuore,ne a lei ne ai suoi cari di soffrire di determinati disturbi.
[#12]
Gentile Utente,
le domande che abitualmente poniamo agli Utenti che chiedono un consulto servono ad inquadrare meglio la situazione.
Spero che questo sia comprensibile anche per Lei, che mi ha pure risposto, pur potendo scegliere di non farlo.
Se si fosse accontentato di un "ne parli col curante", il servizio che viene offerto su Medicitalia non avrebbe alcun senso e dubito che Lei avrebbe scritto qui, non crede?
Un piccolo chiarimento, dal momento che il consulto non è solo Suo, ma lo leggono tanti Utenti: le terapie del "profondo" (o di superficie) non esistono, è una distinzione che sta facendo Lei ed è giusto che chi legge ne sia al corrente e che l'informazione veicolata sia corretta.
Ancora, poichè il consulto non è solo letto da Lei, preciso che Lei non sta facendo una psicoterapia cognitivo-comportamentale, come Lei stesso ha asserito, ma non è tanto chiaro che cosa stia facendo.
E' giusto che chi legge sia informato delle caratteristiche di un trattamento anzichè un altro e di come dovrebbe funzionare una psicoterapia, dal momento che di questo si sta parlando (spalla su cui piangere).
Le ho detto che il trattamento che ha fatto fin qui non mi sembra adatto e Le ho suggerito in coscienza di cambiare trattamento e terapeuta.
Lei stesso ha scritto nel Suo primo post di essere addirittura peggiorato. E conclude con "ma i risultati sono''zero''. Tutto ciò dopo sette anni.
No, la sfera di cristallo io non ce l'ho, ma ho molta esperienza clinica e se un pz arriva dopo sette anni di psicoterapia in cui si è instaurato un chiaro rapporto patologico di dipendenza col terapeuta e alcuni tentativi per cambiare terapeuta ma senza riuscirci, sarei molto preoccupata perchè la situazione non è delle migliori e la vedrei dura.
Non penserei neppure che -grazie ad un consulto su Medicitalia- un utente ha cambiato idea ed è guarito dalla dipendenza. Ma -ripeto- glielo auguro.
Quindi il mio augurio per il Suo futuro è sincero, perchè la situazione che si è creata in questo trattamento e che L'ha addirittura portato al peggioramento della situazione iniziale è seria e non da spalla su cui piangere.
Se avessi voluto essere meschina con Lei e con la Sua sofferenza non solo non mi sarei presa la briga di risponderLe, ma addirittura avrei confermato tutto ciò che Lei ha scritto, risultando a Lei simpatica e garbata. Ebbene, quello è il terapeuta ruffiano, che ha la necessità di piacere al pz. Peccato che, come Lei ha purtroppo sperimentato, tale atteggiamento non porta da nessuna parte. Inoltre non è proprio compito del terapeuta fare il ruffiano, ma indicare al pz la via migliore da seguire (qui siamo tutti d'accordo su cambiare metodo e terapeuta?) ma senza sconti e senza fare il simpatico.
Confermo quanto scritto sopra, dunque: mi pare che il metodo da Lei descritto non sia adeguato per trattare la Sua problematica, consiglio di cambiare terapeuta (decisione cui sembra giunto anche Lei), sottolineo -e tutti gli psicologi sulla faccia della terra potranno confermare- che lo psicologo non è una spalla su cui piangere.
Se lo psicologo si rende conto di essere diventato una spalla su cui il pz. piange, è dovere dello psicologo domandarsi seriamente che cosa sta sbagliando con quel pz e quali dinamiche malate sono i atto.
La ringrazio per l'augurio, e posso assicurarLe che se un mio parente o una persona che amo fosse stata trattata così in sette anni di "psicoterapia", giungendo ad un peggioramento addirittura e ad aver instaurato una relazione dipendente dal terapeuta, sarei davvero indignata.
Infine, sul linguaggio utilizzato dallo psicologo psicoterapeuta che ha una formazione cognitivo-comportamentale o cognitiva o costruttivista, mi pare che Lei abbia frainteso non perchè Lei abbia detto una parolaccia, ma perchè quel linguaggio che Lei utilizza non fa proprio parte del lessico abitualmente utilizzato da chi ha quella formazione e quindi che i terapeuti condividono con i pz (codice). Il mio dubbio, che però Lei ha già sciolto, era quindi relativo al fatto che Lei non ha fatto un trattamento del genere.
Sottolineo che spesso anche su questo sito moltissimi Utenti scrivono convinti di aver ricevuto un certo tipo di trattamento, ma -ponendo loro alcune domande banali- si giunge alla conclusione che ne hanno fatto un altro.
Tanti saluti,
le domande che abitualmente poniamo agli Utenti che chiedono un consulto servono ad inquadrare meglio la situazione.
Spero che questo sia comprensibile anche per Lei, che mi ha pure risposto, pur potendo scegliere di non farlo.
Se si fosse accontentato di un "ne parli col curante", il servizio che viene offerto su Medicitalia non avrebbe alcun senso e dubito che Lei avrebbe scritto qui, non crede?
Un piccolo chiarimento, dal momento che il consulto non è solo Suo, ma lo leggono tanti Utenti: le terapie del "profondo" (o di superficie) non esistono, è una distinzione che sta facendo Lei ed è giusto che chi legge ne sia al corrente e che l'informazione veicolata sia corretta.
Ancora, poichè il consulto non è solo letto da Lei, preciso che Lei non sta facendo una psicoterapia cognitivo-comportamentale, come Lei stesso ha asserito, ma non è tanto chiaro che cosa stia facendo.
E' giusto che chi legge sia informato delle caratteristiche di un trattamento anzichè un altro e di come dovrebbe funzionare una psicoterapia, dal momento che di questo si sta parlando (spalla su cui piangere).
Le ho detto che il trattamento che ha fatto fin qui non mi sembra adatto e Le ho suggerito in coscienza di cambiare trattamento e terapeuta.
Lei stesso ha scritto nel Suo primo post di essere addirittura peggiorato. E conclude con "ma i risultati sono''zero''. Tutto ciò dopo sette anni.
No, la sfera di cristallo io non ce l'ho, ma ho molta esperienza clinica e se un pz arriva dopo sette anni di psicoterapia in cui si è instaurato un chiaro rapporto patologico di dipendenza col terapeuta e alcuni tentativi per cambiare terapeuta ma senza riuscirci, sarei molto preoccupata perchè la situazione non è delle migliori e la vedrei dura.
Non penserei neppure che -grazie ad un consulto su Medicitalia- un utente ha cambiato idea ed è guarito dalla dipendenza. Ma -ripeto- glielo auguro.
Quindi il mio augurio per il Suo futuro è sincero, perchè la situazione che si è creata in questo trattamento e che L'ha addirittura portato al peggioramento della situazione iniziale è seria e non da spalla su cui piangere.
Se avessi voluto essere meschina con Lei e con la Sua sofferenza non solo non mi sarei presa la briga di risponderLe, ma addirittura avrei confermato tutto ciò che Lei ha scritto, risultando a Lei simpatica e garbata. Ebbene, quello è il terapeuta ruffiano, che ha la necessità di piacere al pz. Peccato che, come Lei ha purtroppo sperimentato, tale atteggiamento non porta da nessuna parte. Inoltre non è proprio compito del terapeuta fare il ruffiano, ma indicare al pz la via migliore da seguire (qui siamo tutti d'accordo su cambiare metodo e terapeuta?) ma senza sconti e senza fare il simpatico.
Confermo quanto scritto sopra, dunque: mi pare che il metodo da Lei descritto non sia adeguato per trattare la Sua problematica, consiglio di cambiare terapeuta (decisione cui sembra giunto anche Lei), sottolineo -e tutti gli psicologi sulla faccia della terra potranno confermare- che lo psicologo non è una spalla su cui piangere.
Se lo psicologo si rende conto di essere diventato una spalla su cui il pz. piange, è dovere dello psicologo domandarsi seriamente che cosa sta sbagliando con quel pz e quali dinamiche malate sono i atto.
La ringrazio per l'augurio, e posso assicurarLe che se un mio parente o una persona che amo fosse stata trattata così in sette anni di "psicoterapia", giungendo ad un peggioramento addirittura e ad aver instaurato una relazione dipendente dal terapeuta, sarei davvero indignata.
Infine, sul linguaggio utilizzato dallo psicologo psicoterapeuta che ha una formazione cognitivo-comportamentale o cognitiva o costruttivista, mi pare che Lei abbia frainteso non perchè Lei abbia detto una parolaccia, ma perchè quel linguaggio che Lei utilizza non fa proprio parte del lessico abitualmente utilizzato da chi ha quella formazione e quindi che i terapeuti condividono con i pz (codice). Il mio dubbio, che però Lei ha già sciolto, era quindi relativo al fatto che Lei non ha fatto un trattamento del genere.
Sottolineo che spesso anche su questo sito moltissimi Utenti scrivono convinti di aver ricevuto un certo tipo di trattamento, ma -ponendo loro alcune domande banali- si giunge alla conclusione che ne hanno fatto un altro.
Tanti saluti,
[#13]
Ex utente
Io non ho mai scritto di aver sperimentato un atteggiamento''ruffiano''da parte di nessuno!Questo se lo sta inventando lei di sana pianta,pazzesco!!Continua ad insultare il mio attuale psicoterapeuta dandogli pure del''ruffiano''(ne sara'ulteriormente felice)!Ma si rende conto di che cosa sta scrivendo??Non esistono differenze di scuola,di pensiero e di metodologie di cura tra le varie psicoterapie citate???Per fortuna che e'tutto'nero su bianco',senza parole.ps,IL mio augurio era identico e in piena buona fede come il suo augurio di guarigione.
[#14]
Gentile Utente,
lo scopo di questo sito è quello di aiutare gli utenti a dirimere i loro dubbi e ad affrontare al meglio le proprie problematiche. Il tutto con i limiti della consulenza on-line, che sono scontati. Nel momento in cui lei decide di porre un quesito, deve essere consapevole che potrà ricevere risposte diversificate (a volte inattese), soprattutto in un campo come quello della psicologia. La collega Pileci e il collega Raggi le hanno fornito due punti di vista. Ognuno di loro ha argomentato in maniera chiara le proprie osservazioni. Sta ora a lei farne o meno tesoro. Di certo la permalosità non aiuta, e le assicuro che facendo un sondaggio potremmo trovare altri 100 colleghi pienamente d'accordo con la dott.ssa Pileci e altri 100 colleghi pienamente d'accordo con il collega Raggi. Questo perché entrambi hanno fornito un punto di vista valido, da angolazioni diverse, ma valido. Credo che rispettare i colleghi che si offrono di rispondere alle richieste degli utenti sia basilare, anche e soprattutto quando le risposte date non ci trovano d'accordo.
Cordialmente,
lo scopo di questo sito è quello di aiutare gli utenti a dirimere i loro dubbi e ad affrontare al meglio le proprie problematiche. Il tutto con i limiti della consulenza on-line, che sono scontati. Nel momento in cui lei decide di porre un quesito, deve essere consapevole che potrà ricevere risposte diversificate (a volte inattese), soprattutto in un campo come quello della psicologia. La collega Pileci e il collega Raggi le hanno fornito due punti di vista. Ognuno di loro ha argomentato in maniera chiara le proprie osservazioni. Sta ora a lei farne o meno tesoro. Di certo la permalosità non aiuta, e le assicuro che facendo un sondaggio potremmo trovare altri 100 colleghi pienamente d'accordo con la dott.ssa Pileci e altri 100 colleghi pienamente d'accordo con il collega Raggi. Questo perché entrambi hanno fornito un punto di vista valido, da angolazioni diverse, ma valido. Credo che rispettare i colleghi che si offrono di rispondere alle richieste degli utenti sia basilare, anche e soprattutto quando le risposte date non ci trovano d'accordo.
Cordialmente,
Dr. Andrea Epifani - Bologna
http://BolognaPsicologo.net
[#15]
Ex utente
Gentile dottore,concordo con lei che la permalosita'non aiuta,ma questo credo valga per tutti,concordo ancor di piu'nel rispetto verso ii colleghi che si offrono nel rispondere alle varie richieste,ma anche qui,credo,il rispetto debba esser reciproco,e siccome siamo ancora in democrazia credo ancora nel diritto di replica.
[#16]
Nel mio messaggio non mi pare di aver scritto che gli utenti non hanno diritto di replica (ci mancherebbe). La invito però ad accogliere tutti i punti di vista che le vengono forniti a seguito di un consulto, non soltanto quelli che concordano con le sue aspettative. Poi ovviamente sarà lei a pesare e a trarre le conclusioni. Altrimenti chiedere un parere su Medicitalia diventa un'attività totalmente inutile. Darebbe contro a un odontoiatra se questi le dicesse che la devitalizzazione probabilmente non le è stata praticata a dovere?
Cordialmente,
Cordialmente,
[#17]
Caro Utente,
come lei ha ben sperimentato di persona la clinica è ben diversa dalla teoria e dalle quantificazioni/semplificazioni/generalizzazioni necessarie a dimostrare che un metodo è efficace, ma ciò che conta è in ultima analisi l'individuo e l'irripetibile incontro fra un dato psicoterapeuta e un dato paziente, i cui esiti non sono se non in parte prevedibili e non sono controllabili semplicemente mediante il corretto utilizzo di una tecnica.
Non vedo perché non crederle, se afferma questo:
"le posso garantire e' tra i piu' conosciuti a Milano nel contesto della psicoterapia cognitiva-comportamentale"
e apprezzo molto il fatto che il nostro Collega non si sia opposto alla sua ricerca di un terapeuta di differente indirizzo, riconoscendo molto onestamente che il percorso che avete affrontato insieme aveva già dato tutti i suoi frutti.
La capacità di non impuntarsi nel sostenere la bontà del proprio metodo, riconoscendone i limiti e la possibile fallibilità, fa parte delle doti del buon terapeuta, e credo che il suo psicologo sia un buon terapeuta.
Forse anzi è così tanto "buono" (cioè valido e capace) che lei, una volta ottenuti risultati sul piano di specifici sintomi (le fobie, se ho capito bene) si è talmente affidato a lui da confondere il ruolo professionale con quello personale e da trovare magari un sostituto accettabile per quale padre che ha lasciato con grande sofferenza e che rivedere le provoca altrettanta sofferenza.
Quanto accaduto fra voi configura una tipica dinamica transferale, centrale quanto a importanza in psicoanalisi, perciò mi sembra una decisione sensata quella di rivolgersi ad uno psicoterapeuta psicodinamico per lavorare sulla relazione con gli altri e in primis con le sue figure primarie (i genitori) attraverso lo strumento della relazione con il terapeuta.
Accade a volte che una psicoterapia esaurisca il proprio potenziale d'efficacia e che il lavoro si debba proseguire con una terapia di tipo diverso, quindi non credo che abbia alcun motivo di pensare che quanto le sta accadendo sia preoccupante o inaudito, nel senso letterale del termine.
Inizi la sua ricerca, le auguro che sia fruttuosa.
Un caro saluto,
come lei ha ben sperimentato di persona la clinica è ben diversa dalla teoria e dalle quantificazioni/semplificazioni/generalizzazioni necessarie a dimostrare che un metodo è efficace, ma ciò che conta è in ultima analisi l'individuo e l'irripetibile incontro fra un dato psicoterapeuta e un dato paziente, i cui esiti non sono se non in parte prevedibili e non sono controllabili semplicemente mediante il corretto utilizzo di una tecnica.
Non vedo perché non crederle, se afferma questo:
"le posso garantire e' tra i piu' conosciuti a Milano nel contesto della psicoterapia cognitiva-comportamentale"
e apprezzo molto il fatto che il nostro Collega non si sia opposto alla sua ricerca di un terapeuta di differente indirizzo, riconoscendo molto onestamente che il percorso che avete affrontato insieme aveva già dato tutti i suoi frutti.
La capacità di non impuntarsi nel sostenere la bontà del proprio metodo, riconoscendone i limiti e la possibile fallibilità, fa parte delle doti del buon terapeuta, e credo che il suo psicologo sia un buon terapeuta.
Forse anzi è così tanto "buono" (cioè valido e capace) che lei, una volta ottenuti risultati sul piano di specifici sintomi (le fobie, se ho capito bene) si è talmente affidato a lui da confondere il ruolo professionale con quello personale e da trovare magari un sostituto accettabile per quale padre che ha lasciato con grande sofferenza e che rivedere le provoca altrettanta sofferenza.
Quanto accaduto fra voi configura una tipica dinamica transferale, centrale quanto a importanza in psicoanalisi, perciò mi sembra una decisione sensata quella di rivolgersi ad uno psicoterapeuta psicodinamico per lavorare sulla relazione con gli altri e in primis con le sue figure primarie (i genitori) attraverso lo strumento della relazione con il terapeuta.
Accade a volte che una psicoterapia esaurisca il proprio potenziale d'efficacia e che il lavoro si debba proseguire con una terapia di tipo diverso, quindi non credo che abbia alcun motivo di pensare che quanto le sta accadendo sia preoccupante o inaudito, nel senso letterale del termine.
Inizi la sua ricerca, le auguro che sia fruttuosa.
Un caro saluto,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#19]
Gentile Utente,
per fortuna è tutto nero su bianco, anche il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani:
"Articolo 27 Lo psicologo valuta ed eventualmente propone l'interruzione del rapporto terapeutico quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa.Se richiesto, fornisce al paziente le informazioni necessarie a ricercare altri e più adatti interventi."
Tanti saluti,
per fortuna è tutto nero su bianco, anche il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani:
"Articolo 27 Lo psicologo valuta ed eventualmente propone l'interruzione del rapporto terapeutico quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa.Se richiesto, fornisce al paziente le informazioni necessarie a ricercare altri e più adatti interventi."
Tanti saluti,
[#20]
Gentile utente,
sia il concetto di "resistenze" che quello di "inconscio" sono utilizzati anche in alcuni costrutti cognitivo comportamentali, chiaramente con accezioni in parte differenti da quelle delle teorie psicoanalitiche, dunque non è affatto escluso che il suo terapeuta, essendo come lei lo descrive "molto esperto" abbia utilizzato concetti che operano nel suo o in altri modelli.
Spesso i terapeuti con lunga esperienza clinica possono essere particolarmente disponibili a "contaminazioni" da parte delle buone pratiche o teorie di altri orientamenti.
Comunque lei ha le idee chiare su ciò che è accaduto e su ciò che ora desidera fare e forse un po' di merito (anche se lei lo nega) è anche del suo terapeuta no? In fondo una buona terapia non sempre fa solo scomparire i sintomi, ma crea soprattutto le condizioni per un miglioramento complessivo della nostra personalità, cosa che nel suo caso e per il suo disturbo era probabilmente l'unica strada da percorrere.
Noi non siamo in grado di entrare nello specifico di ciò che è accaduto e non possiamo sapere se il suo terapeuta l'abbia davvero aiutata in tal senso, ma da come lei oggi sembra relazionarsi anche solo online, mi pare che lei abbia una buona autonomia di pensiero e un sufficiente grado di elaborazione soggettiva delle cose che accadono, oltre che adeguate capacità cognitive e di elaborazione dei concetti.
Mi sembra di capire peraltro che il collega pur preferendo l'orientamento cognitivo-comportamentale non sia stato contrario affinché lei cambiasse terapeuta e orientamento, avvicinandosi a un tipo di terapia che può essere più centrata sul soggetto e più attiva come può essere quella psicodinamica. Se, invece, così fosse stato sarebbe forse un problema da affrontare.
La saluto cordialmente.
sia il concetto di "resistenze" che quello di "inconscio" sono utilizzati anche in alcuni costrutti cognitivo comportamentali, chiaramente con accezioni in parte differenti da quelle delle teorie psicoanalitiche, dunque non è affatto escluso che il suo terapeuta, essendo come lei lo descrive "molto esperto" abbia utilizzato concetti che operano nel suo o in altri modelli.
Spesso i terapeuti con lunga esperienza clinica possono essere particolarmente disponibili a "contaminazioni" da parte delle buone pratiche o teorie di altri orientamenti.
Comunque lei ha le idee chiare su ciò che è accaduto e su ciò che ora desidera fare e forse un po' di merito (anche se lei lo nega) è anche del suo terapeuta no? In fondo una buona terapia non sempre fa solo scomparire i sintomi, ma crea soprattutto le condizioni per un miglioramento complessivo della nostra personalità, cosa che nel suo caso e per il suo disturbo era probabilmente l'unica strada da percorrere.
Noi non siamo in grado di entrare nello specifico di ciò che è accaduto e non possiamo sapere se il suo terapeuta l'abbia davvero aiutata in tal senso, ma da come lei oggi sembra relazionarsi anche solo online, mi pare che lei abbia una buona autonomia di pensiero e un sufficiente grado di elaborazione soggettiva delle cose che accadono, oltre che adeguate capacità cognitive e di elaborazione dei concetti.
Mi sembra di capire peraltro che il collega pur preferendo l'orientamento cognitivo-comportamentale non sia stato contrario affinché lei cambiasse terapeuta e orientamento, avvicinandosi a un tipo di terapia che può essere più centrata sul soggetto e più attiva come può essere quella psicodinamica. Se, invece, così fosse stato sarebbe forse un problema da affrontare.
La saluto cordialmente.
[#21]
Ex utente
Gentile dottor Raggi,concordo con lei e la sua disamina sulla esperienza e l'operato del mio attuale psicoterapeuta,credo anche abbia ragione quando dice che se tutt'ora ho le idee chiare su cio'che mi e'accaduto e su cio'che adesso desidero fare sia anche merito suo.La ringrazio ancora.
Noto invece che purtroppo la dottoressa vuole continuare,a mio avviso,oramai,una sterile ed inutile discussione col sottoscritto,allora cara dottoressa le domando:sul suo codice c'e'scritto che dare del''Ruffiano''ad un collega,come lei ha scritto(e'tutto nero su bianco)e'cosa lecita,legale?Le ripeto,faro'leggere il tutto al mio psicoterapeuta,poi sara'lui a decidere su cosa fare.
Noto invece che purtroppo la dottoressa vuole continuare,a mio avviso,oramai,una sterile ed inutile discussione col sottoscritto,allora cara dottoressa le domando:sul suo codice c'e'scritto che dare del''Ruffiano''ad un collega,come lei ha scritto(e'tutto nero su bianco)e'cosa lecita,legale?Le ripeto,faro'leggere il tutto al mio psicoterapeuta,poi sara'lui a decidere su cosa fare.
[#22]
Utente 293XXX,
sì, La prego, lo faccia leggere, magari verrete a capo del problema. Glielo avevo già detto sopra, così come Le avevo caldamente suggerito di cambiare metodo e terapia.
Mi sento anche di consigliare una valutazione neuropsicologica per sciogliere qualunque dubbio diagnostico.
Tanti saluti,
sì, La prego, lo faccia leggere, magari verrete a capo del problema. Glielo avevo già detto sopra, così come Le avevo caldamente suggerito di cambiare metodo e terapia.
Mi sento anche di consigliare una valutazione neuropsicologica per sciogliere qualunque dubbio diagnostico.
Tanti saluti,
[#23]
Gentile utente,
la invitiamo a moderare i toni e ad accettare le risposte che le vengono date senza polemizzare: il servizio è strutturato in modo che ad una richiesta possano rispondere in scienza e coscienza tutti gli specialisti che desiderano farlo: se a lei alcune risposte sono o saranno utili tenga in considerazione solo quelle. Spesso però anche le risposte che appaiono "peggiori" o "critiche" possono contenere spunti interessanti, starà a lei coglierli o meno.
Quello che non è comunque accettabile è la mancanza di rispetto verso chi risponde, visto che qui tutti le hanno portato rispetto e lei non è l'avvocato difensore del suo terapeuta.
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti,
staff@medicitalia.it
la invitiamo a moderare i toni e ad accettare le risposte che le vengono date senza polemizzare: il servizio è strutturato in modo che ad una richiesta possano rispondere in scienza e coscienza tutti gli specialisti che desiderano farlo: se a lei alcune risposte sono o saranno utili tenga in considerazione solo quelle. Spesso però anche le risposte che appaiono "peggiori" o "critiche" possono contenere spunti interessanti, starà a lei coglierli o meno.
Quello che non è comunque accettabile è la mancanza di rispetto verso chi risponde, visto che qui tutti le hanno portato rispetto e lei non è l'avvocato difensore del suo terapeuta.
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti,
staff@medicitalia.it
[#24]
Egregio Utente,
Qui non ci sono buoni e cattivi ma professionisti che hanno formazione, stili e personalità differenti e ciascuno cerca gratuitamente nell'interesse dell'utente di fornire il miglior consulto che gli è possibile.
La buona fede di tutti e la professionalità sono una certezza su cui vigila lo Staff del sito e la stessa comunità interna. Ogni consulto, seppur poco gradito, è dato con questo spirito e in questa cultura. Spesso da ciò che meno ci aggrada nascono poi le riflessioni più utili. Ci pensi.
Cordiali saluti.
Qui non ci sono buoni e cattivi ma professionisti che hanno formazione, stili e personalità differenti e ciascuno cerca gratuitamente nell'interesse dell'utente di fornire il miglior consulto che gli è possibile.
La buona fede di tutti e la professionalità sono una certezza su cui vigila lo Staff del sito e la stessa comunità interna. Ogni consulto, seppur poco gradito, è dato con questo spirito e in questa cultura. Spesso da ciò che meno ci aggrada nascono poi le riflessioni più utili. Ci pensi.
Cordiali saluti.
[#25]
Gentile utente,
non esiste un metodo psicoterapico più valido degli altri per una specifica patologia o per un'altra; l'importante è, tuttavia, affidarsi ad un professionista competente che le offra qualcosa in più di una rassicurante spalla su cui piangere.
La psicoterapia è un lavoro su di sé impegnativo e sovente difficile, che tuttavia permette alla persona di conoscersi attraverso il racconto, di fare collegamenti con elementi della propria storia pregressa e attuale, di apprendere modalità non problematiche per comunicare ed esprimere il proprio malessere, di dispiegare le proprie potenzialità e risorse. Un po' alla volta, lo psicoterapeuta si rende progressivamente "inutile" per consentire al paziente di potersi reggere sulle sue gambe da solo, senza stabilire rapporti di dipendenza con lo psicologo o con altre persone.
Riflettevo sul collegamento tra il suo malessere e il fatto di essersi allontanato dai suoi genitori e la saluto con la citazione di Murray Bowen, pioniere della Terapia familiare, che scrive:
"Anche se si esce di casa sbattendo la porta o saltando dalla finestra, bisogna sempre tornare indietro a prendere le proprie valigie".
Forse è il caso di tornare a casa per riparare gli specchi rotti che ha lasciato dietro di sé...
non esiste un metodo psicoterapico più valido degli altri per una specifica patologia o per un'altra; l'importante è, tuttavia, affidarsi ad un professionista competente che le offra qualcosa in più di una rassicurante spalla su cui piangere.
La psicoterapia è un lavoro su di sé impegnativo e sovente difficile, che tuttavia permette alla persona di conoscersi attraverso il racconto, di fare collegamenti con elementi della propria storia pregressa e attuale, di apprendere modalità non problematiche per comunicare ed esprimere il proprio malessere, di dispiegare le proprie potenzialità e risorse. Un po' alla volta, lo psicoterapeuta si rende progressivamente "inutile" per consentire al paziente di potersi reggere sulle sue gambe da solo, senza stabilire rapporti di dipendenza con lo psicologo o con altre persone.
Riflettevo sul collegamento tra il suo malessere e il fatto di essersi allontanato dai suoi genitori e la saluto con la citazione di Murray Bowen, pioniere della Terapia familiare, che scrive:
"Anche se si esce di casa sbattendo la porta o saltando dalla finestra, bisogna sempre tornare indietro a prendere le proprie valigie".
Forse è il caso di tornare a casa per riparare gli specchi rotti che ha lasciato dietro di sé...
Dr.ssa Valentina Nappo - Terapia individuale, di coppia e familiare a Napoli
Questo consulto ha ricevuto 25 risposte e 3.7k visite dal 14/10/2014.
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Approfondimento su Salute orale
Igiene dentale, carie, afte e patologie della bocca: tutto quello che devi sapere sulla salute orale e sulla prevenzione dei disturbi di denti e mucosa boccale.