Sensi di colpa post separazione

Buongiorno,
Cercherò di essere più breve possibile nell'esporvi il mio dubbio.
Ho circa 30 anni, mi sono sposata a 3 anni fa con il mio ragazzo di sempre. Ci "conosciamo" da 15 anni. Dopo quasi due anni ho iniziato ad avere dubbi. Non ero felice. Non si discuteva mai, lui evitava il confronto, non avevamo obiettivi di vita comuni o comunque poco chiari. Nessun sogno. Si parlava sempre delle stesse cose.
Dopo un anno di sofferenza e dubbi laceranti somatizzati anche a livello psicosomatico (non ne parlavo con nessuno, lui faceva sempre finta di niente), sono scoppiata.
Lui ha negato ogni problema. Ha iniziato a dare la colpa a me. Mi accusava e mi è entrato in tutti i miei account di social network e mail senza la mia autorizzazione. La situazione, dopo un mese e mezzo di litigi, è degenerata una sera di novembre dell'anno scorso con un litigio violentissimo con conseguente separazione fisica. Il clima era così teso che vivere sotto lo stesso tetto non era più possibile.
Entro in terapia per circa 5 mesi. Ho dovuto interrompere la terapia per motivi economici.
Prima di sposarci avevamo già avuto delle crisi. Ci lasciavamo e ci rimettevamo insieme. Duravamo 4/5 anni di fila poi altra crisi. Stesso copione ogni volta.
Dopo qualche mese di separazione fisica e senza sentirci scopro che sta scrivendo ad un'altra. Spinta da gelosia lo ricontatto e decidiamo di rivederci. Dopo una settimana ancora litigio e di nuovo separazione. Abbiamo ritentato 4 volte. Sempre peggio.
Lo slancio iniziale è grande. La sicurezza che proviamo da tanta serenità, ma quando si toccano certi argomenti scoppia la bomba di nuovo.
Arrivo al punto. Io sono lacerata dai sensi di colpa. Continuo a dirmi "se avessi fatto", "se non avessi detto", se fossi stata meno stupida o impulsiva....... Mi do la colpa completa del fallimento del mio matrimonio.
Ora siamo in questa situazione: lui mi scrive spesso sms nei quali mi invita a fare delle attività insieme, mi dice che lui ci crede, che possiamo essere felici come una volta, che non è tutto perso e che mi ama. Che l'amore è impegno, che con l'impegno di entrambi possiamo farcela. (Preciso che è una persona molto cattolica). Io gli rispondevo che non c'è speranza, che ci abbiamo riprovato più volte, e poi abbiamo sofferto peggio ... lui non crede a ciò che gli dico.
Ora ho smesso di rispondergli. Il problema è che mi manca. spesso. Mi chiedo come sta. Non rispondergli mi fa tanto male e sono logorata dai sensi di colpa e dal peso del fallimento.
Sto cercando di fare cose per me, corso di foto, palestra, ho anche conosciuto un uomo e con lui mi trovo bene. Ma spesso questo senso di fallimento mi schiaccia a terra.
Tra poco ci sarà l'udienza in tribunale. Lui sarà distrutto, io sono stanca di stare male e soffrire sapendo di avergli fatto così male e di aver gettato via tutto. Come posso affrontare quei momenti? Mi date qualche consiglio per favore?
Grazie per la cortese attenzio
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Signora,
sembra che il rapporto con suo marito sia stato caratterizzato da difficoltà di comunicazione, dal non detto. E quando si trascina nel tempo, porta guai o scoppia la bomba, così com'è successo a voi.

Quali sogni, obiettivi che lei non avrebbe realizzato?
Dice di aver incontrato un altro uomo, le chiedo cosa rappresenta per lei?

E suo marito?
Non sarebbe il caso di comprendere perché le manca, se è solo abitudine, se sono i sentimenti che prova per lui, se sono i sensi di colpa e di fallimento a farla soffrire, i rispettivi pesi?

Lei cosa desidererebbe?

Fra quanto sarà l'udienza?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
Utente
Utente
Grazie Dott.ssa Rinella per la sua cortese risposta.
Cercherò di rispondere a tutto.
Mi sono sposata e mi sono sentita in trappola. Una moglie perfetta casa lavoro pulizie. Lo trattavo, sbagliando, come il mio bambino, sembrava non avesse mai bisogno di me allora gli cucinavo, stiravo, imparavo nuovi piatti. Ma piano piano mi sono sentita una colf. Inutile. E' uscito il mio lato ribelle. Ho iniziato a ripensare alla mia vita. Una buona laurea, la mia voglia di viaggiare, anche per lavoro, scoprire nuovi luoghi e nuove culture. Il bisogno dei miei spazi, dei miei tempi. Ho iniziato a ripensare alla mia vita con un figlio. Non volevo, non potevo farcela. Ho un fratello più piccolo e ho vissuto in modo traumatico a 13 anni la sua nascita. Non andavamo mai via neanche per il weekend a causa dello sport. Lui un uomo retto, tutto d'un pezzo, sempre che fa la cosa giusta, mai un dubbio, un cedimento, un consiglio da chiedermi. I pranzi alla domenica dalle famiglie, la sua sempre felice. Io ero triste ma lui faceva finta di niente, tutti facevano finta di niente e nei silenzi mi sentivo giudicata, compatita, diversa, presa in giro anche.... A poco a poco stavo morendo dentro. Ho iniziato a chiudermi, a diventare aggressiva con tutti. Sfogavo la mia rabbia sui social e su di lui. Lì potevo sfogare la parte di me che stava esplodendo dentro. Non ho chiesto aiuto non sapevo a chi. Non capivo cosa mi stava succedendo. Non potevo più vederlo la sua voce mi infastidiva. Mi sentivo terribile.
Purtroppo quando è scoppiata la bomba sono state coinvolte le famiglie, ho scoperto lati del suo carattere che non immaginavo. Coccutaggine, bisogno di avere sempre ragione, presuntuoso, arrogante. Io... che mi sentivo così insicura... lo vedevo come un padre padrone.
Ma a volte è come se provassi una fitta di nostalgia per quello che eravamo quando "tutto andava bene", quando la nostra vita era normale, routinaria, quando era normale stare insieme e viversi. E mi do la colpa per i miei atteggiamenti e per averlo anche trattato male a volte. Ma le volte che ci abbiamo riprovato era come tornare indietro al tempo nel quale "mi sedavo". Quindi mi dovevo allontanare di nuovo.
L'uomo che ho incontrato è l'opposto. Lavora all'estero da sempre, sa 6 lingue, pronto a viaggiare, solare, proattivo, simpatico, cordiale, molto umile, attento, c'è confronto, dialogo. Nonostante il suo bagaglio di esperienze non mi ha mai fatta sentire in difetto anzi dice che da me sta imparando tantissimo. E' più grande di me e quando sto con lui il tempo sembra volare. Mi racconta la sua vita, quello che ha visto, facciamo progetti su cosa vedere insieme, cosa fare. Sto cercando di rompere i miei schemi mentali con lui. Io che sono sempre stata "molto testa".
Purtroppo non è semplice perché la mia famiglia fin da subito non è mai stata dalla mia parte. Solo ora sembrano aver accettato la situazione. Ma ancora faccio fatica a dire "è la mia vita, non ho bisogno della vostra approvazione". Sanno che ho un uomo ma non ne parliamo mai, non chiedono e io non dico.
Ho sempre avuto difficoltà con le lingue vorrei tanto viaggiare e lavorare all'estero e vivere altre culture, imparare le lingue e poter vivere una vita nella quale non sono costretta a giustificarmi con la suocera se non vado a mangiare la domenica. Libera di essere me stessa.
Senza sensi di colpa. La psicologa dalla quale andavo diceva che ho un "giudice interiore" enorme da rimpicciolire.
L'udienza è tra circa 2 mesi.

Grazie per l'attenzione.
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Utente
Utente
Penso a cosa sta facendo, lo immagino a casa sua, mi chiedo se sta bene, mi chiedo se è malato, che non mi perdonerei se gli capitasse qualcosa.
Cerco in tutti i modi di evitare luoghi "comuni" dove potrei vederlo con un'altra.
Forse perché da quando ho 14 anni lui ha sempre fatto parte della mia vita.
Forse il tempo aiuterà.
Grazie.