Uscire dal trauma..
salve a tutti, dottori, vi espongo subito il problema.. mi sono affidato sei anni fa a uno psicoterapeuta, che non sapevo fosse ipnotista..volevo solo parlare..in verità non sarei mai voluto andare da un psicologo, perché non avevo nessun problema, se non ché mio zio, che è psicologo, un giorno che mi sentii male a scuola, mi chiamò per andare da lui a parlare..considerato che andando da lui avevo smesso praticamente di affrontare la mia vita e di mettermi in gioco, finendo in un circolo di pippe mentali e castelli in aria, da me prodotti, che invece di far vivere nel mondo la mia sensibilità l'avevano portata a emergere solo in una dipendenza da video gay, sul web..considerato questo, e che volevo rivolgermi a un altro psicoterapeuta perché mi vergognavo di parlare di certe cose a mio zio, mi viene propinato questo metodo dell'ipnosi, a 18 anni, con sedute tra l'altro che non toccavano affatto i miei problemi ma che trattavano, standard, disturbi d'ansia e di panico, bassa autostima, e poi, cominciarono a diventare più mirate, basate però sui risultati di un test della personalità e non sulle mie "effettive" parole..ora, l'ipnosi mi spaventava e subirla così, mi ha, letteralmente traumatizzato..se ci mettiamo in conto poi che l'ultima volta che andai, desideroso di andarmene, l'ipnotista mi trattenne a fare un'ultima seduta, contro la rabbia, che (non riuscii a dire di no) feci contro la mia volontà..e stavo seduto su quella sedia rigido, senza nemmeno sapere che mi stesse facendo e sentendomi minacciato nella mia integrità psicologica..volendo solo andarmene di lì..e basta..credo di avere insomma..un disturbo da stress post-traumatico..praticamente mi sento come se non riuscissi più ad essere sereno, a concentrarmi sulle cose, anche a leggere un libro ad esempio a lungo..e mi viene sempre in mente quello che succedeva in quelle sedute, come mi sentivo e come mi risvegliavo..è come se avessi la testa, in aria..è molto spiacevole..vi prego, consigliatemi cosa devo fare..dipanate la matassa del mio messaggio e ricavatene una buona dritta per me..ve lo chiedo col cuore, perché sono molti anni che combatto con questa cosa, e con altre, ma pare che il tempo non guarisca poi così tanto...grazie mille..
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazzo,
rispetto all'ipnosi posso dirle poco in quanto non la conosco.
Le dico comunque che frequentemente in psicoterapia la persona sente verso il terapeuta determinate emozioni. L'elaborazione di queste emozioni fa parte del lavoro in quanto dall'analisi di queste ultime è possibile comprendere meglio la causa del problema che la persona porta.
Rispetto ai colloqui con suo zio, la regola generale dice che non è possibile effettuare terapie a parenti. Inoltre è indispensabile che la persona in trattamento sia libera di parlare di ciò che vive e di ciò che sente.
Diverso il caso in cui uno zio avendo le competenze e trovandola in un momento di disagio la ascolta per inviarla poi a fare un percorso più adeguato. Immagino sia andata cosi.
Lei scrive che prima dei contatti con gli psicologi non aveva nessun problema. Cosa ebbe a scuola quando si senti male? Probabilmente se accetto di andare a parlare con lo zio che è uno psicologo forse sentiva di avere un problema anche inconsapevolmente. Altrimenti perché accettare l'invito?
Di certo da ciò che racconta si intravede che sente di non essersi affidato alle persone giuste. E' importante quindi che ne tenga conto e che si affidi questa volta ad un professionista adeguato alle sue esigenze.
Le consiglio di rivolgersi questa volta ad uno psicoterapeuta ad approccio psicodinamico. Potrà in quella sede elaborare le emozioni che ritiene siano ancora aperte, rispetto ai due percorsi precedenti.
E molto probabilmente riuscirà a dare un senso agli eventi.
Un caro saluto.
rispetto all'ipnosi posso dirle poco in quanto non la conosco.
Le dico comunque che frequentemente in psicoterapia la persona sente verso il terapeuta determinate emozioni. L'elaborazione di queste emozioni fa parte del lavoro in quanto dall'analisi di queste ultime è possibile comprendere meglio la causa del problema che la persona porta.
Rispetto ai colloqui con suo zio, la regola generale dice che non è possibile effettuare terapie a parenti. Inoltre è indispensabile che la persona in trattamento sia libera di parlare di ciò che vive e di ciò che sente.
Diverso il caso in cui uno zio avendo le competenze e trovandola in un momento di disagio la ascolta per inviarla poi a fare un percorso più adeguato. Immagino sia andata cosi.
Lei scrive che prima dei contatti con gli psicologi non aveva nessun problema. Cosa ebbe a scuola quando si senti male? Probabilmente se accetto di andare a parlare con lo zio che è uno psicologo forse sentiva di avere un problema anche inconsapevolmente. Altrimenti perché accettare l'invito?
Di certo da ciò che racconta si intravede che sente di non essersi affidato alle persone giuste. E' importante quindi che ne tenga conto e che si affidi questa volta ad un professionista adeguato alle sue esigenze.
Le consiglio di rivolgersi questa volta ad uno psicoterapeuta ad approccio psicodinamico. Potrà in quella sede elaborare le emozioni che ritiene siano ancora aperte, rispetto ai due percorsi precedenti.
E molto probabilmente riuscirà a dare un senso agli eventi.
Un caro saluto.
[#2]
Utente
gentile dottoressa, nella mia storia personale ci sono stati molti episodi di "non stare bene", febbri, nottate a vomitare, acufeni, anche quando ero piccolo, e penso tutte dovute alla mia sensibilità, che non usciva fuori ma che, temendo il giudizio degli altri, rimaneva sempre inespressa..e si sfogava..mio zio ha giocato secondo me un ruolo determinante in questo, perché non è mai stato accogliente con me, socievole,e con lui non ho mai avuto un rapporto di chissà quale "empatia"..e mi sono sentito sempre giudicato da lui..sensibilità, la mia, che sentivo viva quel giorno a scuola, in un periodo in cui avevo raggiunto un obiettivo importante (mi ero diplomato in pianoforte) e non sapevo che fare, e la mia prima storia con una ragazza era finita male, senza un rapporto..cosa a cui io "tenevo"..nello specifico provavo interesse per un mio compagno di classe, che era seduto vicino a me e al quale non riuscivo a rivolgere nessuna parola, a rapportarmi..per questo sentii il bisogno di uscire dall'aula..ora, non lo vedo come un problema per cui bisogna andare dallo psicologo, dico questo forse perché non avrei voluto andare da mio zio, perché mi sentivo giudicato, non so..(tra l'altro ero anche inconsapevole di questo mio "interesse", ci sono arrivato dopo) cmq penso che, malgrado ciò che è successo, con un po' di tempo possa accettare la mia sensibilità, se vogliamo, sessualità, anche da solo..perché io sono caratterizzato da questo, ho bisogno sempre di molto tempo per riflettere, elaborare ciò che mi succede, se questo non avviene, poi ci sto male, non capisco, sono confuso..certo, se dovessi avere qualsiasi problema, penso, potrei rivolgermi benissimo a uno psicologo o psicoterapeuta, di ampie vedute, ma deve partire da ME..devo capire io se ho bisogno e andare, non può essere un altro a dirmelo, specie se un familiare..(anche perché cominciai ad accennare a mio zio di sessualità, e lui mi disse che quella era una "scelta"..cosa che mi disorientò parecchio, perché cominciai a credere di dover fare non quello che sentivo, ciò che mi è stato consigliato invece successivamente)..quello invece che mi preoccupa e su cui voglio ritornare all'attenzione sono questi sintomi di mancanza di concentrazione, disorientamento, che secondo me sono dovuti all'esperienza traumatica che ho avuto, e che, per adesso, non so come affrontare..non so..se ci fosse bisogno di una psicoterapia come l'emdr, per ritrovare la serenità..attendo consigli..(attualmente prendo anche psicofarmaci)..
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazzo, credo che lei stia esponendo delle importanti riflessioni.
Parla della sua sensibilità di cui è consapevole, e della sua sessualità.
Dice di voler elaborare la sua sensibilità e la sessualità da solo.
Mentre vorrebbe un'aiuto per elaborare l'esperienza con lo zio, che ha vissuto il maniera spiacevole.
Dice bene che è solo lei a poter decidere se e per quale aspetto rivolgersi ad uno specialista.
Stia tranquillo e segua ciò che sente, in tal modo non sbaglierà e non si sentirà ulteriormente "costretto".
Tanti auguri e un caro saluto.
Parla della sua sensibilità di cui è consapevole, e della sua sessualità.
Dice di voler elaborare la sua sensibilità e la sessualità da solo.
Mentre vorrebbe un'aiuto per elaborare l'esperienza con lo zio, che ha vissuto il maniera spiacevole.
Dice bene che è solo lei a poter decidere se e per quale aspetto rivolgersi ad uno specialista.
Stia tranquillo e segua ciò che sente, in tal modo non sbaglierà e non si sentirà ulteriormente "costretto".
Tanti auguri e un caro saluto.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.9k visite dal 04/10/2014.
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