Grave problema di indecisione
Prima di tutto volevo presentarmi, sono paolo ho 29 anni e sono di matera. Ho deciso di raccontare tutto qui perche credo che un qualsiasi tipo di consiglio in questo momento mi aiuterebbe a riflettere bene sul da farsi, soprattutto se questo consiglio arriva da esperti come voi. Faccio una premessa: la mia storia vi potrà sembrare contradditoria ma purtroppo è tutta vera. Parto col dire che sono un ragazzo che ha sempre avuto un sogno nel cassetto: diventare un Finanziere. Da quando ho finito il liceo l'idea è sempre stata quella, sempre. Ho frequentato l'universita di economia e poi a 25 anni mi sono arruolato in esercito per poter fare l'anno di militare necessario a farmi diventare finanziere. A parte i primi due anni di università e i due anni di militare non sono mai stato lontano dalla mia cittá, dalla mia famiglia e dai miei amici! Diciamo pure che con le donne non ho avuto fortuna, sono rimasto scottato troppe volte e adesso sono anni che sono single e questo è uno dei primi aspetti a mettermi ansia. Ansia di non riuscire a rinnamorarmi, di non riuscire a volere bene a qualcuna senza sentirmi sempre in pericolo che tutto possa finire facendomi stare male al punto da non riprovarci piu con nessuna per anni. Ormai sono quasi trentenne e vedo amici e parenti felici con i propri figli mentre io sto cosi, e la cosa che mi spaventa da morire è proprio il fatto che rischio di non avere un figlio se prima o poi non mi sistemo. Questo appena detto peró è un problema molto piccolo se paragonato al problema che mi affligge da un anno a questa parte, da quando cioè sono entrato nella guardia di finanza. Come ho detto è sempre stato il mio sogno, la mia aspirazione, la mia ragione di vita. Il giorno in cui ho vinto il concorso ero davvero l'uomo piu felice del mondo, ce l'avevo fatta, smbrava avessi vinto i mondiali! Ogni persona che incontravo doveva sapere del mio successo, del mio sogno realizzato. Qui pero sono sorti i primi problemi, problemi che ormai mi hanno tolto sonno e appetito. Il lavoro che faccio mi piace tantissimo, è proprio cio che sognavo, il problema è che per farlo sono stato spedito a centinaia di km da tutto cio che per me conta: famiglia, amici e la mia terra. A maggior ragione che non ho una ragazza sono davvero solo qui, ho solo i colleghi e quel poco di amicizie fatte fuori che pero sono davvero inutili. A casa mia uscivo con i miei amici, avevo il gruppo del calcetto, gli amici del tennis, andavo a correre con mio fratello, avevo il mio cane, avevo la mia famiglia con cui scambiare una chicchiera o dire una qulsiasi cosa, insomma avevo la mia vita. C'è da dire anche che avendo fatto il corso da finanziere a bari e essendo vicino casa era come se a casa lo fossi davvero. Era bello tornare a casa, tra gli amici, tra i parenti, e dire "si sto facendo il finanziere". Ora che sono cosi lontano le cose sono davvero cambiate, non ho nessuno con cui condividere le mie gioie e i miei problemi, mi sento spaesato ma non perche sono in un posto nuovo ma semplicemente perche sono in un posto che non è il mio paese. Il problema è che purtroppo per riavvicinarmi a casa servono almeno 14 anni di servizio, tornerei a casa a 43 anni senza aver vissuto tutti questi anni, perche non posso vivere tutto questo tempo fuori con l'idea di tornare nella mia regione, non vivendo in questo posto perche il mio posto è giu. Per "non vivere" intendo fare la vita che ho fatto in esercito, e cioè far passare il tempo per ritornare presto a casa senza mai pensare di stabilirmi in un posto, ma tutto questo si puo fare se si deve stare tre massimo quattro anni fuori ma non per 14/15 anni. Molti mi dicono che mi dovrei stabilire qui nella mia nuova sede, farmi una famiglia qui e non pensare a tornare giu. Ok, giusta deduzione ma purtroppo non ce la faccio proprio, è davvero più forte di me. Anche se trovassi una donna qui con la quale costruire un futuro. Il mio futuro lo voglio costruire nella mia cittá!! Impazzisco all'idea di lasciare tutto dove sto bene per andare in un posto dove le cose che contano relamente non ci sono e dove l'unica soddisfazione è il lavoro. Troppi colleghi ho visto invecchiare nella vana speranza di tornare un domani a casa e li iniziare veramente a vivere facendosi una famiglia, comprandosi una casa e tutto cio stando a contatto con parenti e amici di una vita. Io gia mi vedo a 40 e passa anni tornare a casa senza avere una famiglia, una vita tutta mia. Gia mi vedo che torno a casa e trovo i miei genitori invecchiati e penso a quanto sono stato stupido a non godermi ogni possibile momento con loro. Tornerei a casa con i capelli bianchi per iniziare una vita che si dovrebbe iniziare a 30 anni e non a 43! Tornerei a casa e magari non mi troverei piu a mio agio, tra vecchi amici che ormai sono sconosciuti e il paese che non è piu il tuo paese perchè ti sei abituato ad altri ritmi, ad altre situazioni, insomma ad un altra vita. So che il mio ragionamento puó sembrare uno sputo in faccia alla fortuna, fortuna di aver trovato un lavoro fisso statale e buono anche a livello economico per lo standard italiano, ma il problema rimane, il mio malessere non se ne va, perchè il pensiero è sempre li alla mia terra alla mia vita li giu che intanto scorre senza di me. Prima di intraprendere questa carriera ho pensato molto al fatto che non sarei tornato a casa per molti anni ma la cosa non mi spaventava, anzi mi stimolava l'idea di staccarmi dalla mia famiglia e di essere finalmente totalmente indipendente. Peró come sempre ci si accorge che una cosa ci manca solo quando non è più con noi, adesso sto troppo male senza loro. Ora il punto è che sono davvero combattuto, mai avrei pensato di arrivare ad una idea simile, idea che mi balza da molto in testa: lasciare la guardia di finanza e tornarmene a casa. So gia che c'è gente che darebbe un occhio e tre denti per stare dove sto io ma forse mi sto rendendo conto solo ora che le soddisfazioni al lavoro non bastano per essere felici, vi dico la verità: ero molto più felice prima senza il mio sogno realizzato che oggi!! E di tutto ció ovviamente i miei non sanno niente (dell'idea di lasciare la finanza). Non saprei davvero come dirlo se dovessi prendere una decisione simile, anche se trovassi un lavoro a casa comunque sarebbe a perdere visto che il lavoro che ho oggi è molto prestigioso, sotto ogni punto di vista. Il fatto che mi spaventa è anche quello di abituarmi a stare qui dove non è casa mia, e se trovassi una donna e mi dovessi sistemare sarebbe ancora più difficile staccarsi per tornare giu dopo 15 anni passati qui, a maggior ragione se ci sono figli o lei dovesse essere di qui. Mi piacerebbe avere un consiglio da amico ad amico infatti la mia domanda è: voi che fareste al posto mio? Meglio una vita con lavoro certo ma stando male a livello di ambiente o meglio stare a casa e cercare qualcos'altro? Sono davvero disperato, non so che cosa fare, sono arrivato al punto che cerco di non scendere a casa quasi mai, cerco di stare lontano ma tutto ció mi sconvolge, perchè so che più vado a casa e più ho voglia di restarci e mollare tutto. Non vorrei commettere errori atroci che mi metterebbero ko definitivamente. Scusate se mi sono dilungato ma ho voluto essere il piu aperto possibile con voi! Grazie, Paolo!
[#1]
Gentile Paolo,
dalle sue righe è molto palpabile il suo senso di solitudine così come sembrano trasparire difficoltà a instaurare nuove relazioni affettive- amicali e sentimentali . Sembra forte anche il timore che lei possa magari abituarsi al nuovo luogo dimorandovi stabilmente, scordandosi il suo passato.
Come se lei si chiudesse e resistesse per non darsi la minima possibilità di integrarsi nel luogo in cui si trova (fermo restando comunque le difficoltà oggettive di ambientarsi ). Integrazione che vive come un potenziale pericolo che la porta lontano dagli affetti e dalle possibilità di far parte di un mondo di affetti e modi di vivere a lei noto nel quale muoversi a proprio agio..
Il posto di prestigio, la meta professionale tanto agognata una volta raggiunta, hanno perso valore in confronto agli affetti lasciati nel suo luogo di origine e al mondo della sua infanzia e giovinezza con i suoi significati, i dubbi la assalgono e il malessere si fa strada.
Un cambiamento di vita, come quello che lei ha affrontato, genera stress e richiede uno sforzo di adattamento, la messa in campo delle proprie risorse per trovare un nuovo possibile equilibrio. Dunque comprendo le difficoltà che prova, ma la sua visione delle cose appare però un po' rigida -una cosa sembra escludere in modo assoluto l'altra- come se l'Eldorado fosse solo nella sua terra di origine e un possibile futuro lì dove si trova ora, catastrofico.
Forse il suo desiderio di affrancarsi dalla famiglia e di diventare indipendente è offuscato da quelle che parrebbero reali difficoltà di staccarsi dal suo nucleo e di creare nuove relazioni affettive. Bisognerebbe capire di più rispetto alla sua storia di vita, ai suoi rapporti familiari, ai diversi rapporti sentimentali andati male.
Cosa ne pensano i suoi genitori del suo allontanamento?
Che rapporti avete? E' figlio unico?
<Non vorrei commettere errori atroci che mi metterebbero ko definitivamente> Occorrerebbe fermarsi per capire meglio, ma non da solo e nemmeno da qui dove possiamo solo fornirle spunti di riflessione e orientarla, ma non fare interventi diretti come da linee guida del sito e regole deontologiche.
A tal fine e per quanto tutto quanto esposto qui le suggerisco di rivolgersi a un nostro collega che la possa accompagnare a far fronte in modo efficace a ogni difficoltà espressa, a ritrovare migliore benessere personale, relazionale e qualità di vita anche attraverso una scelta consapevole.
Restiamo in ascolto
dalle sue righe è molto palpabile il suo senso di solitudine così come sembrano trasparire difficoltà a instaurare nuove relazioni affettive- amicali e sentimentali . Sembra forte anche il timore che lei possa magari abituarsi al nuovo luogo dimorandovi stabilmente, scordandosi il suo passato.
Come se lei si chiudesse e resistesse per non darsi la minima possibilità di integrarsi nel luogo in cui si trova (fermo restando comunque le difficoltà oggettive di ambientarsi ). Integrazione che vive come un potenziale pericolo che la porta lontano dagli affetti e dalle possibilità di far parte di un mondo di affetti e modi di vivere a lei noto nel quale muoversi a proprio agio..
Il posto di prestigio, la meta professionale tanto agognata una volta raggiunta, hanno perso valore in confronto agli affetti lasciati nel suo luogo di origine e al mondo della sua infanzia e giovinezza con i suoi significati, i dubbi la assalgono e il malessere si fa strada.
Un cambiamento di vita, come quello che lei ha affrontato, genera stress e richiede uno sforzo di adattamento, la messa in campo delle proprie risorse per trovare un nuovo possibile equilibrio. Dunque comprendo le difficoltà che prova, ma la sua visione delle cose appare però un po' rigida -una cosa sembra escludere in modo assoluto l'altra- come se l'Eldorado fosse solo nella sua terra di origine e un possibile futuro lì dove si trova ora, catastrofico.
Forse il suo desiderio di affrancarsi dalla famiglia e di diventare indipendente è offuscato da quelle che parrebbero reali difficoltà di staccarsi dal suo nucleo e di creare nuove relazioni affettive. Bisognerebbe capire di più rispetto alla sua storia di vita, ai suoi rapporti familiari, ai diversi rapporti sentimentali andati male.
Cosa ne pensano i suoi genitori del suo allontanamento?
Che rapporti avete? E' figlio unico?
<Non vorrei commettere errori atroci che mi metterebbero ko definitivamente> Occorrerebbe fermarsi per capire meglio, ma non da solo e nemmeno da qui dove possiamo solo fornirle spunti di riflessione e orientarla, ma non fare interventi diretti come da linee guida del sito e regole deontologiche.
A tal fine e per quanto tutto quanto esposto qui le suggerisco di rivolgersi a un nostro collega che la possa accompagnare a far fronte in modo efficace a ogni difficoltà espressa, a ritrovare migliore benessere personale, relazionale e qualità di vita anche attraverso una scelta consapevole.
Restiamo in ascolto
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Ex utente
Anzitutto volevo ringraziarLa per la sua risposta rapidissima dottoressa. Poi per quanto riguarda i rapporti con i miei genitori posso solo dire che sono ottimi, il classico rapporto dove sembriamo quasi amici che genitori e figlio. Non sono figlio unico, ho un fratello più grande di qualche anno. Capisco il suo discorso sull'affrontare tutta la mia storia con un professionista, ma a dire il vero mi sembra strana, stranissima, l'idea di rivolgermi veramente ad uno psicologo. Avró di sicuro una mentalità sbagliata, ma penso che se mi rivolgessi ad uno psicologo sarei "da curare", come quando si va dall'ortopedico per curare una frattura. Per il lavoro che faccio non sarebbe molto edificante, visto i numerosi test che ho subito, prima in esercito e poi in finanza, per stabilire se eravamo idonei o no a fare un lavoro simile, anche ad avere h24 un arma al seguito. Non è una critica nei suoi confronti, anzi è una critica a me stesso. La penso ancora "all' antica", se vai in analisi da qualche specialista sei matto punto e basta. So che sbaglio ma forse ora mi servirebbe più un consiglio amichevole che uno psicologo. Ripeto non è una critica al suo lavoro, che è importantissimo se no non avrei chiesto aiuto qui. La ringrazio, Paolo.
[#3]
"La penso ancora "all' antica", se vai in analisi da qualche specialista sei matto punto e basta"
Caro ragazzo,
se lei è così restìo a fare qualche colloquio di sostegno con un collega della città dove risiede non credo che ci siano altri consigli che le possiamo dare oltre, naturalmente, quello di circondarsi di una rete sociale supportiva. Ma, sembrerebbe, che il problema per lei sia proprio la difficoltà di crearsi un ambiente sociale accogliente che la distragga dal suo continuo rimugunare sul futuro, sulla sua amata Matera, sui suoi amati amici che sono molto diversi da quelli della città dove è ora, sugli amati manicaretti di mamma, sulla vicinanza e sostegno di papà ecc ecc.Vede, crescere significa anche portarsi dentro i genitori e tutta la preziosa gamma di emozioni che ci hanno regalato anche se fisicamente sono lontani. Se però la loro mancanza, e tutto ciò che girava a loro intorno, diventa intollerabile allora si vive male come sta accadendo a lei.
Conosco centinaia di giovani che sono in città diverse dalle loro per i motivi più svariati e si divertono alla grande e si sono inseriti benissimo nel tessuto sociale della nuova città. Certo non senza qualche sofferenza iniziale ma poi ce l'hanno fatta. Perchè per lei dovrebbe essere diverso?
Ora le sembra tutto nero ma se avrà pazienza e si aprirà agli altri vedrà che degli amici veri li troverà anche in una città diversa dalla sua. Poi arriverà una donna che non le farà più fare i suoi estenunati conti su quanti anni ci vorranno ancora per essere trasferiti.
Abbia fiducia.
Caro ragazzo,
se lei è così restìo a fare qualche colloquio di sostegno con un collega della città dove risiede non credo che ci siano altri consigli che le possiamo dare oltre, naturalmente, quello di circondarsi di una rete sociale supportiva. Ma, sembrerebbe, che il problema per lei sia proprio la difficoltà di crearsi un ambiente sociale accogliente che la distragga dal suo continuo rimugunare sul futuro, sulla sua amata Matera, sui suoi amati amici che sono molto diversi da quelli della città dove è ora, sugli amati manicaretti di mamma, sulla vicinanza e sostegno di papà ecc ecc.Vede, crescere significa anche portarsi dentro i genitori e tutta la preziosa gamma di emozioni che ci hanno regalato anche se fisicamente sono lontani. Se però la loro mancanza, e tutto ciò che girava a loro intorno, diventa intollerabile allora si vive male come sta accadendo a lei.
Conosco centinaia di giovani che sono in città diverse dalle loro per i motivi più svariati e si divertono alla grande e si sono inseriti benissimo nel tessuto sociale della nuova città. Certo non senza qualche sofferenza iniziale ma poi ce l'hanno fatta. Perchè per lei dovrebbe essere diverso?
Ora le sembra tutto nero ma se avrà pazienza e si aprirà agli altri vedrà che degli amici veri li troverà anche in una città diversa dalla sua. Poi arriverà una donna che non le farà più fare i suoi estenunati conti su quanti anni ci vorranno ancora per essere trasferiti.
Abbia fiducia.
Dr.ssa Nunzia Spiezio
Psicologa
Avellino
[#4]
<La penso ancora "all' antica", se vai in analisi da qualche specialista sei matto punto e basta.>
Infatti, non me ne voglia, sono convinzioni e presupposti erronei purtroppo ancora duri a morire.
Lei confonde malattia mentale con altri problemi, disagi e difficoltà, quali ad esempio quelli che lei ha espresso.
Inoltre i consigli amichevoli li danno appunto gli amici che non hanno le competenze necessarie per fare il lavoro di un professionista e quindi non risolvono, non lo psicologo.
Mi dispiace davvero che la sua aspettativa su noi da qui sia mal riposta dunque.
Ad esempio i suggerimenti che le potrei fornire di dare aria nuova alla sua vita intessendo rapporti, frequentando, cercando occasioni per integrarsi sarebbero così utili dato che le indica come sue difficoltà (come in modo garbato le ha detto la Collega Spiezio?) ? Risolverebbero i suoi dilemmi?
Nessuno poi potrebbe dirle correttamente cosa fare al posto suo perché ogni individuo è unico e diverso dagli altri con tutto quello che comporta, la propria personalità, la storia dei suoi legami, le sue ragioni profonde. Non sarebbe al posto suo (di lei che scrive), con i suoi vissuti, comunque.
<ma forse ora mi servirebbe più un consiglio amichevole che uno psicologo> allora ha ragione lei, non le serve uno psicologo.
Legga qui comunque
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/849-perche-non-andare-dallo-psicologo.html
Cari auguri di serenità
Infatti, non me ne voglia, sono convinzioni e presupposti erronei purtroppo ancora duri a morire.
Lei confonde malattia mentale con altri problemi, disagi e difficoltà, quali ad esempio quelli che lei ha espresso.
Inoltre i consigli amichevoli li danno appunto gli amici che non hanno le competenze necessarie per fare il lavoro di un professionista e quindi non risolvono, non lo psicologo.
Mi dispiace davvero che la sua aspettativa su noi da qui sia mal riposta dunque.
Ad esempio i suggerimenti che le potrei fornire di dare aria nuova alla sua vita intessendo rapporti, frequentando, cercando occasioni per integrarsi sarebbero così utili dato che le indica come sue difficoltà (come in modo garbato le ha detto la Collega Spiezio?) ? Risolverebbero i suoi dilemmi?
Nessuno poi potrebbe dirle correttamente cosa fare al posto suo perché ogni individuo è unico e diverso dagli altri con tutto quello che comporta, la propria personalità, la storia dei suoi legami, le sue ragioni profonde. Non sarebbe al posto suo (di lei che scrive), con i suoi vissuti, comunque.
<ma forse ora mi servirebbe più un consiglio amichevole che uno psicologo> allora ha ragione lei, non le serve uno psicologo.
Legga qui comunque
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/849-perche-non-andare-dallo-psicologo.html
Cari auguri di serenità
[#5]
Ex utente
Ho letto le vostre risposte e posso solo ringraziarvi dell'ulteriore consiglio, mi dispiace solo che avete preso il mio parere (che io stesso dico essere sbagliato) come un attacco alla vostra categoria in generale. Non è così. In ogni caso vi ringrazio per la vostra disponibilità, cortesia e per i consigli che mi avete dato. Paolo.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.7k visite dal 25/09/2014.
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