La fine di un'amore?
Ho avuto una relazione con una ragazza di 4 anni più grande durata poco meno di 6 anni. L'esperienza si può dividere in:
- primi 2 anni. Tutto bene, nessun particolare problema di coppia.
- tra il 2° e il 4° anno. Cominciano alcuni problemi che sembrano esterni alla coppia. La mia compagna comincia a manifestare spesso cambi di umore dovuti, a detta sua, da difficili condizioni sul posto di lavoro. Piano piano le nostre conversazioni sono monopolizzate da questo argomento. Io mi sento impotente perchè non riesco bene a cogliere la razionalità del problema e soprattutto lei cerca da me conferme alle proprie convinzioni che non riesco a darle. In questo periodo si alternano momenti come quelli descritti a momenti veramente sereni e magici.
- 5° e 6° anno: dopo un'estate molto bella e tranquilla, complice anche l'allontanamento dal posto di lavoro di alcune persone per lei problematiche, ecco che le cose precipitano. Riprendono le ansie, i terrori, i pianti dovuti però stavolta a persone con le quali non ha nessun contatto ma che, avendole conosciute 10 anni prima in una scuola di naturopatia, secondo lei le stanno facendo del male. Da questo momento tutti gli accadimenti della vita (da una banale influenza a una cosa che non va come dice lei) sono causati da queste persone. La situazione si fa pesante e piano piano ansie e depressioni prendono anche me, dal momento che non so come affrontare il problema. Finalmente si decide a farsi seguire da uno specialista, e le cose migliorano a vista d'occhio. Io invece precipito: il timore di sue ricadute mi attanaglia sempre di più. D'altra parte l'orgoglio personale mi impedisce di rivolgermi a uno specialista. Così lei sta meglio, ma peggioro io. Divento irascibile, mi passa la voglia di fare le cose. Lei cerca di venirmi in aiuto, ma le condizioni non mutano, perchè di fatto rifiuto l'aiuto. Fino all'epilogo: lei sta avendo una piccola ricaduta e (direi giustamente), a seguito di alcuni miei momenti bui, afferma di volermi bene, di amarmi ma di non riuscire più a stare con me. Io la amo, ma lei afferma che in questo momento vuole stare sola.
Secondo voi, l'amore, che comunque c'è stato, c'è ancora?
Grazie per l'attenzione.
- primi 2 anni. Tutto bene, nessun particolare problema di coppia.
- tra il 2° e il 4° anno. Cominciano alcuni problemi che sembrano esterni alla coppia. La mia compagna comincia a manifestare spesso cambi di umore dovuti, a detta sua, da difficili condizioni sul posto di lavoro. Piano piano le nostre conversazioni sono monopolizzate da questo argomento. Io mi sento impotente perchè non riesco bene a cogliere la razionalità del problema e soprattutto lei cerca da me conferme alle proprie convinzioni che non riesco a darle. In questo periodo si alternano momenti come quelli descritti a momenti veramente sereni e magici.
- 5° e 6° anno: dopo un'estate molto bella e tranquilla, complice anche l'allontanamento dal posto di lavoro di alcune persone per lei problematiche, ecco che le cose precipitano. Riprendono le ansie, i terrori, i pianti dovuti però stavolta a persone con le quali non ha nessun contatto ma che, avendole conosciute 10 anni prima in una scuola di naturopatia, secondo lei le stanno facendo del male. Da questo momento tutti gli accadimenti della vita (da una banale influenza a una cosa che non va come dice lei) sono causati da queste persone. La situazione si fa pesante e piano piano ansie e depressioni prendono anche me, dal momento che non so come affrontare il problema. Finalmente si decide a farsi seguire da uno specialista, e le cose migliorano a vista d'occhio. Io invece precipito: il timore di sue ricadute mi attanaglia sempre di più. D'altra parte l'orgoglio personale mi impedisce di rivolgermi a uno specialista. Così lei sta meglio, ma peggioro io. Divento irascibile, mi passa la voglia di fare le cose. Lei cerca di venirmi in aiuto, ma le condizioni non mutano, perchè di fatto rifiuto l'aiuto. Fino all'epilogo: lei sta avendo una piccola ricaduta e (direi giustamente), a seguito di alcuni miei momenti bui, afferma di volermi bene, di amarmi ma di non riuscire più a stare con me. Io la amo, ma lei afferma che in questo momento vuole stare sola.
Secondo voi, l'amore, che comunque c'è stato, c'è ancora?
Grazie per l'attenzione.
[#1]
Gentile utente, l'amore c'è stato , ma secondo me qualche problema c'è stato e c'è ancora.. mi pare di vedere, coi limiti del mezzo che usiamo, uno.. spostamento messo in atto dalla sua partner , verso idee persecutorie , paure.. che rendevano l'orizzonte minacciante, ma anche impediva di parlare di voi, di godere la reciproca compagnia , intimità..Non vedo molti slanci del cuore in tutto questo parlare discutere.. E anche lei , perchè l'orgoglio personale.. deve impedirle di farsi aiutare? Se avesse un problema fisico lo farebbe subito..Si domandi se ha voglia di recuperare la coppia e soprattutto la serenità, le consiglio di farlo, perchè sprecare orgogliosamente il tempo arrovellandosi , non conduce a soluzioni felici e forse possibili ancora.. Restiamo in ascolto..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Gentile Utente
Concordo pienamente con quanto le dice la collega che mi ha preceduta, aggiungo solo una citazione orientale che recita così: "Ascolto il cinguettio degli uccelli, non per la loro voce, ma per il silenzio che segue". Ripassi tutto ciò che le ha detto la sua ragazza, sentimenti, paure, desideri...poi stia nel silenzio e ascolti.
Intanto cominci da qui, poi, come le ha consigliato la collega, si faccia aiutare e vedrà che ogni cosa troverà la sua giusta collocazione.
Cari auguri
Concordo pienamente con quanto le dice la collega che mi ha preceduta, aggiungo solo una citazione orientale che recita così: "Ascolto il cinguettio degli uccelli, non per la loro voce, ma per il silenzio che segue". Ripassi tutto ciò che le ha detto la sua ragazza, sentimenti, paure, desideri...poi stia nel silenzio e ascolti.
Intanto cominci da qui, poi, come le ha consigliato la collega, si faccia aiutare e vedrà che ogni cosa troverà la sua giusta collocazione.
Cari auguri
Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)
[#4]
Gentile
Comprendo molto bene il suo stato d'animo e le consiglio di approfittare di questo periodo per fare qualcosa che la faccia stare bene. Provi, se le va, a leggere qualcosa di Hermann Hesse, è un grande scrittore che ha saputo conciliare amore e difesa della propria individualità, rispetto per il mondo e per se stessi insegnandoci che senza l'amore per se stessi è impossibile amare gli altri e che nei momenti di maggior dolore occorre amarsi ancora di più giorno dopo giorno.
Si faccia tenere un pò compagnia da lui e vedrà che non potrà che trarne beneficio e intanto lasci scorrere gli eventi. In certi momenti affannarsi non serve, occorre amarsi ed accogliere le nostre parti ferite dando loro tempo di rimarginarsi.
Mille auguri
Comprendo molto bene il suo stato d'animo e le consiglio di approfittare di questo periodo per fare qualcosa che la faccia stare bene. Provi, se le va, a leggere qualcosa di Hermann Hesse, è un grande scrittore che ha saputo conciliare amore e difesa della propria individualità, rispetto per il mondo e per se stessi insegnandoci che senza l'amore per se stessi è impossibile amare gli altri e che nei momenti di maggior dolore occorre amarsi ancora di più giorno dopo giorno.
Si faccia tenere un pò compagnia da lui e vedrà che non potrà che trarne beneficio e intanto lasci scorrere gli eventi. In certi momenti affannarsi non serve, occorre amarsi ed accogliere le nostre parti ferite dando loro tempo di rimarginarsi.
Mille auguri
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.9k visite dal 25/09/2014.
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