Circa un anno e mezzo faccio terapia nella mia città

Salve.
Ho 25 anni e da circa un anno e mezzo faccio terapia nella mia città.
Premetto: conosco la maggior parte del mio problema depressivo. provengo da una famiglia in cui i genitori non sono stati tali ma più che altro dei coinquilini. Ho una madre che, alla morte di mia nonna (sua madre), è entrata in uno stato depressivo molto fastidioso, difatti sono il suo capro espiatorio.
circa due anni fa ho conosciuto un ragazzo di due anni più piccolo di me e me ne sono follemente innamorata. La persona in questione ha, come me, un problema depressivo, sebbene il suo sia decisamente più difficile da dover risolvere.
Questo ragazzo (D.) mi ha lasciata e presa circa 7 volte in un anno e mezzo: è tornato da poco ed è già scappato, donandomi due lettere e dicendomi di aver capito cosa prova ma di non essere in grado di potermi dare, PER ORA, una relazione sana. D. sostiene di voler cambiare, fare esperienza negli U.S.A. lavorando per suo zio e tornare "cresciuto".
Partirebbe per gennaio ma senza sapere quanto tempo debba rimanere là (di solito non si possono superare i 90 giorni da immigrato lavoratore ma con una proroga si può arrivare massimo a 6 mesi).
Sono poco convinta che parta perchè l'ultima volta che ci siamo visti (una settimana fa) mi sembrava in condizioni ancora più pietose.
Eravamo seduti in macchina e non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti e la testa alzata. lo richiamavo più volte; vederlo in queste condizioni è straziante. Conosce il suo problema ma dice di avere una paura ENORME nel volere andare da qualcuno.
Mesi fa, quando stavamo ancora insieme, mi ha chiesto di fornirgli il numero di uno psicologo per iniziare una terapia ma, per quanto abbia chiamato la prima volta, non ha continuato a cercare un appuntamento.
E' una persona a cui piace bere quando deve uscire con gli amici ma un conto è una birra a sera e un conto è averlo trovato ingrassato per l'alcol.
Ha un conflitto con il padre che odia e da cui è ovviamente dipendente. Le sue giornate si limitano a dormire, mangiare parecchio e, a detta sua, masturbarsi. Non ha rapporti per ora e sta trascurando tutto dall'igiene agli hobby.
L'anno scorso gli ho regalato degli acquarelli per stimolare la sua creatività (ne ha tanta) e permettergli di stare meglio almeno sotto l'aspetto artistico.
Non fa più nemmeno quello.
Ha persino due cani di grossa taglia che ha lasciato a sè stessi a parte il minimo delle cure. Vive con i genitori e la madre è succube di un padre assente ed arrogante. Non so che cosa fare, mi sembra di essere davanti ad un tossicodipendente e, non essendo più la ragazza ma solamente l'ex che lui stesso cerca e poi elimina dalla vita per diversi giorni, non ho certamente voce in capitolo.
In tutto questo oggi ho disdetto la mia prossima seduta psicologica perchè non mi va più. Provengo da un passato autolesionista e mi sento impotente e frustrata per la situazione assurda in cui io e lui ci troviamo.
Amo questa persona: devo rimanere a guardare il suo declino?
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<Amo questa persona: devo rimanere a guardare il suo declino? >

Gentile Utente,
da quanto descrive a questo ragazzo servirebbe un aiuto specialistico, ma la motivazione e la decisione di curarsi spetta a lui.Lo ha già aiutato nel cercare di sensibilizzarlo alla cura, la sua buona volontà non può bastare data la situazione difficile e complessa che ci narra.

E' stato comunque il vostro un rapporto complesso e doloroso, complice il malessere di entrambi, in un "gioco" di coppia in cui lei rivestiva il ruolo di capro espiatorio.

Una relazione non sana che non aiuta né l'uno né l'altro, anzi nel suo caso farebbe parte del problema amplificandolo.

Dunque a mio parere dovrebbe spostare il focus dell'attenzione su stessa e sulla cura del suo benessere personale dato quanto ci riporta sui suoi disagi che non sembrano disgiunti dalle sue scelte affettive e dal suo modo di porsi nelle relazioni.

Parli al suo curante delle sue perplessità sulla continuazione del percorso terapeutico, non si arrenda, non getti la spugna, impari a volersi bene, si prenda cura di sé.

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
La ringrazio per avermi risposto in modo così veloce.
Purtroppo mi aspettavo una risposta del genere ma forse la mia testardaggine sperava in un consulto differente. Mi sento praticamente una nullità all'idea di non poter far nulla per aiutarlo.
Vorrà dire che mi allontanerò lasciandolo a sé stesso.
Grazie,
Arrivederci
p.s. mi farebbe piacere restare in ascolto
[#3]
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
In tutto questo, arrivati a questo punto assurdo, cosa NON dovrei fare? Le giornate diventano sempre più lunghe e il pensiero a lui non cessa d'esistere. Devo completamente lasciarlo a sé stesso? Mi sembra di essere davanti ad un tossicodipendente: nella mia vita ho perso tanti amici così e nel loro caso si trattava di dipendenze da sostanze chimiche. Qui non so cosa fare anche se le dinamiche mi sembrano le stesse. Troppa frustrazione all'idea che lui possa collassare e mai più riprendersi. Mi sento completamente impotente davanti a tutto questo e mi sale tantissima rabbia e voglia di prenderlo per i capelli per far si che guarisca. Aiutatemi, non sono più in grado di dare senso alle mie giornate e i brutti pensieri non mi vogliono lasciare in pace.