disprezzo di se stessi. disturbi sessuali
Buongiorno dottori,
ho 28 anni, sono donna e da due anni vivo all'estero, lo specifico perchè questa condizione mi ha messo su un po' di stress e continua a mettermene, non riesco ancora a stare da sola -lontano dalla mia famiglia- nonostante non ci sia mai stato un rapporto idilliaco.
Da quando ero piccola ho sofferto di bulimia e fino a qualche mese fa ho cercato, invano, aiuto presso degli psicologi fino a che dal 1luglio di quest'anno ho smesso di vomitare. Non è successo nulla di particolarmente bello o brutto. Ho semplicemnte deciso che se mangio e ingrasso mi servira' da lezione, che vomitare non è una scorciatoia e che mi rendera' ancora piu' brutta. Anche se devo dire che ormai il vomito non rappresentava piu' un metodo riduci calorie ma una strada per la "liberazione". Avevo voglia di riempirmi e poi buttare tutto fuori e sentirmi leggera.
Intanto ero da uno psicologo ha deciso di mandarmi via dopo il 4 incontro nonostante, a parte la bulimia, ho un sacco di "paturnie" mentali e un rapporto che non riesco a gestire con i miei genitori.
Comunque sia, adesso il problema è che io mi vedo brutta, e la gente mi guarda i maschi "sorridono" in modo strano. Ieri ho letto, per caso, un messaggio di una mia collega - le ero a fianco - il ragazzo le chiedeva "oggi lavora il trans?". per quanto possa essere generalmente un'affermazione infelice, a lavoro c'è un ragazzo gay e poi io. Cioè penso che lui potesse essersi riferito ad uno di noi due.
Io penso questo di me stessa: poco femminile, poco dolce, poco attraente.
Non mi ero mai vista cosi' e ora non so se mi vedo brutta perchè precedentemente mi idealizzavo o mi vedo brutta per la solitudine o prechè mi sembra di essere in un posto a caso e vivo senza progettare o concludere nulla.
Ora mi vedo cosi' brutta che non ho piu' voglia di fare l'amore. Non vedevo il mio ragazzo da due settimane e ieri quando l'abbiamo fatto non facevo che pensare, e mi guardavo,guardavo il seno che non c'è piu'.
io vorrei capire come uscire da questa situazione.
penso al mio ragazzo
penso che è ingiusto non provare nulla in certi casi.
non è mai stato cosi' ma negli ultimi mesi ho avuto un crollo totale.
vi ringrazio per l'attenzione.
ho 28 anni, sono donna e da due anni vivo all'estero, lo specifico perchè questa condizione mi ha messo su un po' di stress e continua a mettermene, non riesco ancora a stare da sola -lontano dalla mia famiglia- nonostante non ci sia mai stato un rapporto idilliaco.
Da quando ero piccola ho sofferto di bulimia e fino a qualche mese fa ho cercato, invano, aiuto presso degli psicologi fino a che dal 1luglio di quest'anno ho smesso di vomitare. Non è successo nulla di particolarmente bello o brutto. Ho semplicemnte deciso che se mangio e ingrasso mi servira' da lezione, che vomitare non è una scorciatoia e che mi rendera' ancora piu' brutta. Anche se devo dire che ormai il vomito non rappresentava piu' un metodo riduci calorie ma una strada per la "liberazione". Avevo voglia di riempirmi e poi buttare tutto fuori e sentirmi leggera.
Intanto ero da uno psicologo ha deciso di mandarmi via dopo il 4 incontro nonostante, a parte la bulimia, ho un sacco di "paturnie" mentali e un rapporto che non riesco a gestire con i miei genitori.
Comunque sia, adesso il problema è che io mi vedo brutta, e la gente mi guarda i maschi "sorridono" in modo strano. Ieri ho letto, per caso, un messaggio di una mia collega - le ero a fianco - il ragazzo le chiedeva "oggi lavora il trans?". per quanto possa essere generalmente un'affermazione infelice, a lavoro c'è un ragazzo gay e poi io. Cioè penso che lui potesse essersi riferito ad uno di noi due.
Io penso questo di me stessa: poco femminile, poco dolce, poco attraente.
Non mi ero mai vista cosi' e ora non so se mi vedo brutta perchè precedentemente mi idealizzavo o mi vedo brutta per la solitudine o prechè mi sembra di essere in un posto a caso e vivo senza progettare o concludere nulla.
Ora mi vedo cosi' brutta che non ho piu' voglia di fare l'amore. Non vedevo il mio ragazzo da due settimane e ieri quando l'abbiamo fatto non facevo che pensare, e mi guardavo,guardavo il seno che non c'è piu'.
io vorrei capire come uscire da questa situazione.
penso al mio ragazzo
penso che è ingiusto non provare nulla in certi casi.
non è mai stato cosi' ma negli ultimi mesi ho avuto un crollo totale.
vi ringrazio per l'attenzione.
[#1]
Gentile utente
Ha chiesto allo psicologo come mai ha chiuso la consulenza?
Che cosa è emerso in quelle quattro sedute?
Ha chiesto allo psicologo come mai ha chiuso la consulenza?
Che cosa è emerso in quelle quattro sedute?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Gnetile Utente,
Vivere con paturnie e con l'idea di essere brutte, di non avere progetti e di essere sole probabilmente non La fa stare bene.
Come mai non torna dallo psicologo?
Come mai lo psicologo l'ha invitata a tornare in Italia?
Vivere con paturnie e con l'idea di essere brutte, di non avere progetti e di essere sole probabilmente non La fa stare bene.
Come mai non torna dallo psicologo?
Come mai lo psicologo l'ha invitata a tornare in Italia?
[#4]
Gentile Utente,
Affettività/ sessualità e rapporto con il cibo sono strettamente correlati.
Le riporto qualche spezzone di un mio scritto sull'argomento, che potrà aiutarla a riflettere
"Due patologie importanti, della sfera oro-alimentare, sono:
1-Anoressia nervosa
2-Bulimia nervosa.
1- La prima viene caratterizzata dall'incessante riduzione di assunzione di cibo, fino al totale rifiuto, patologia che può sfociare in un quadro di dimagrimento estremo e morte.
2- La seconda, che in termini clinici, rappresenta l'altra faccia della medaglia dell'anoressia nervosa, è caratterizzata da un'assunzione convulsa di elevate quantità e qualità di cibo, e l'adozione da parte della donna che ne soffre, di strategie di eliminazione dello stesso, tramite il vomito o l'assunzione di farmaci che velocizzano il metabolismo basale e/o lassativi.
Queste dolorose ed estenuanti patologie, sono caratterizzate in termini psichici, da un sentimento di vuoto e solitudine, che crea un circolo vizioso tra insorgenza e mantenimento delle patologie; sentimenti che trovano un'interfaccia, quasi obbligatoria, nella dimensione sessuale. I due ambiti, spesso trattati e considerati in termini separatistici, devono essere considerati all'interno di una cornice univoca, tenendo ben presente la dimensione complessa del significato di sintomi, apparentemente disgiunti tra loro.
Il cibo, assume un significato emotivo, consolatorio e compensatorio, di una pregressa ed assoluta mancanza d'amore e nutrimento, per un'anima malata e sofferente, depauperata d'attenzioni, cure ed energie psichiche. Il cibo, diviene un'amante, una madre accogliente, un utero caldo ove potersi rintanare, un chiaro sostituto d'amore. Mentre l'anoressica rifiuta il cibo, l'anoressica sessuale, nega a se stessa la possibilità di sperimentare sensazioni erotiche. In entrambe le malattie il problema del "controllo" è centrale e fondamentale, queste donne temono di perderlo e di trovarsi in balìa delle proprie pulsioni e bisogni. Digiuno e negazione dei bisogni, sono il fulcro di queste due patologie. La bulimica sessuale invece, alterna periodi caratterizzati da una sessualità intensa, convulsa, praticamente bulimia, caratterizzata da un incessante susseguirsi di amanti, di cui però non sente alcun sapore; ad altre fasi della vita intima, caratterizzati da astinenza sessuale, alternando bisogno, colpa, vergogna ed espiazione della colpa (tramite vomito, lassativi o, rituali distruttivi).
Il cibo e la fame nervosa ed emotiva, sono metafore di espressioni emozionali complesse e profonde, sono manifestazioni di esperienze eccessive e destruenti, per un corpo estremamente fragile ed una psiche compromessa e sofferente."
Forse non ha risolto del tutto..
Forse dovrebbe consultare ancora il clinico che si è occupato di lei,..
Forse ha ancora delle cose da elaborare ...
Se scrive a noi ha ancora dolore e sofferenza e necessitano di ascolti importanti e competenti
Affettività/ sessualità e rapporto con il cibo sono strettamente correlati.
Le riporto qualche spezzone di un mio scritto sull'argomento, che potrà aiutarla a riflettere
"Due patologie importanti, della sfera oro-alimentare, sono:
1-Anoressia nervosa
2-Bulimia nervosa.
1- La prima viene caratterizzata dall'incessante riduzione di assunzione di cibo, fino al totale rifiuto, patologia che può sfociare in un quadro di dimagrimento estremo e morte.
2- La seconda, che in termini clinici, rappresenta l'altra faccia della medaglia dell'anoressia nervosa, è caratterizzata da un'assunzione convulsa di elevate quantità e qualità di cibo, e l'adozione da parte della donna che ne soffre, di strategie di eliminazione dello stesso, tramite il vomito o l'assunzione di farmaci che velocizzano il metabolismo basale e/o lassativi.
Queste dolorose ed estenuanti patologie, sono caratterizzate in termini psichici, da un sentimento di vuoto e solitudine, che crea un circolo vizioso tra insorgenza e mantenimento delle patologie; sentimenti che trovano un'interfaccia, quasi obbligatoria, nella dimensione sessuale. I due ambiti, spesso trattati e considerati in termini separatistici, devono essere considerati all'interno di una cornice univoca, tenendo ben presente la dimensione complessa del significato di sintomi, apparentemente disgiunti tra loro.
Il cibo, assume un significato emotivo, consolatorio e compensatorio, di una pregressa ed assoluta mancanza d'amore e nutrimento, per un'anima malata e sofferente, depauperata d'attenzioni, cure ed energie psichiche. Il cibo, diviene un'amante, una madre accogliente, un utero caldo ove potersi rintanare, un chiaro sostituto d'amore. Mentre l'anoressica rifiuta il cibo, l'anoressica sessuale, nega a se stessa la possibilità di sperimentare sensazioni erotiche. In entrambe le malattie il problema del "controllo" è centrale e fondamentale, queste donne temono di perderlo e di trovarsi in balìa delle proprie pulsioni e bisogni. Digiuno e negazione dei bisogni, sono il fulcro di queste due patologie. La bulimica sessuale invece, alterna periodi caratterizzati da una sessualità intensa, convulsa, praticamente bulimia, caratterizzata da un incessante susseguirsi di amanti, di cui però non sente alcun sapore; ad altre fasi della vita intima, caratterizzati da astinenza sessuale, alternando bisogno, colpa, vergogna ed espiazione della colpa (tramite vomito, lassativi o, rituali distruttivi).
Il cibo e la fame nervosa ed emotiva, sono metafore di espressioni emozionali complesse e profonde, sono manifestazioni di esperienze eccessive e destruenti, per un corpo estremamente fragile ed una psiche compromessa e sofferente."
Forse non ha risolto del tutto..
Forse dovrebbe consultare ancora il clinico che si è occupato di lei,..
Forse ha ancora delle cose da elaborare ...
Se scrive a noi ha ancora dolore e sofferenza e necessitano di ascolti importanti e competenti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#5]
Psicologo
Gentile Sig.ra,
Non è mai semplice lasciare famiglia, parenti, amici, il proprio mondo socio-culturale per una realtà diversa alla quale bisogna integrarsi ed adattarsi.
Lei sembra elencare una serie di disagi che vanno dalla difficoltà ad accettare la separazione con la sua terra e soprattutto con la sua rete socio-affettiva "mi ha messo su un po' di stress e continua a mettermene, non riesco ancora a stare da sola -lontano dalla mia famiglia- nonostante non ci sia mai stato un rapporto idilliaco", alla difficoltà a trovare (o ritrovare) un'immagine di sé coerente con quanto vorrebbe ed è effettivamente "mi vedo brutta perchè precedentemente mi idealizzavo", alle difficoltà legate alla sfera sessuale "non ho più voglia di fare l'amore".
Le sue difficoltà forse dimostrano un disagio globale, ossia che include, la mente, il corpo ma anche il suo ambiente socio-culturale (vuole apparentemente controllare quello che entra ed esce dal suo corpo a livello di cibo e sessuale, "mi vedo brutta per la solitudine o perché mi sembra di essere in un posto a caso e vivo senza progettare o concludere nulla" , stress, "un sacco di paturnie" ).
Sarebbe interessante per lei capire se forse, in un certo modo, non sia collegato alla sua probabile difficoltà ad assimilare ed integrare la sua vita prima della partenza all'estero e quella odierna in paese estero? .
Sarebbe importante per lei, cercare di capire innanzitutto cosa ha spinto lo psicologo a mandarla via. Quali suoi atteggiamenti, comportamenti, discorsi hanno dettato questa scelta drastica. Lei era pronta ad attuare in qualche modo un cambiamento? Desiderava realmente essere aiutata?
Molte volte, è opportuno avviare un percorso di sostegno psicologico nella propria lingua al fine di essere completamente libera di esprimere al meglio i propri pensieri senza che siano tradotti o collegati a una lingua che non è la nostra.
Spero che potrà presto rimediare alle sue difficoltà, cordiali saluti
Non è mai semplice lasciare famiglia, parenti, amici, il proprio mondo socio-culturale per una realtà diversa alla quale bisogna integrarsi ed adattarsi.
Lei sembra elencare una serie di disagi che vanno dalla difficoltà ad accettare la separazione con la sua terra e soprattutto con la sua rete socio-affettiva "mi ha messo su un po' di stress e continua a mettermene, non riesco ancora a stare da sola -lontano dalla mia famiglia- nonostante non ci sia mai stato un rapporto idilliaco", alla difficoltà a trovare (o ritrovare) un'immagine di sé coerente con quanto vorrebbe ed è effettivamente "mi vedo brutta perchè precedentemente mi idealizzavo", alle difficoltà legate alla sfera sessuale "non ho più voglia di fare l'amore".
Le sue difficoltà forse dimostrano un disagio globale, ossia che include, la mente, il corpo ma anche il suo ambiente socio-culturale (vuole apparentemente controllare quello che entra ed esce dal suo corpo a livello di cibo e sessuale, "mi vedo brutta per la solitudine o perché mi sembra di essere in un posto a caso e vivo senza progettare o concludere nulla" , stress, "un sacco di paturnie" ).
Sarebbe interessante per lei capire se forse, in un certo modo, non sia collegato alla sua probabile difficoltà ad assimilare ed integrare la sua vita prima della partenza all'estero e quella odierna in paese estero? .
Sarebbe importante per lei, cercare di capire innanzitutto cosa ha spinto lo psicologo a mandarla via. Quali suoi atteggiamenti, comportamenti, discorsi hanno dettato questa scelta drastica. Lei era pronta ad attuare in qualche modo un cambiamento? Desiderava realmente essere aiutata?
Molte volte, è opportuno avviare un percorso di sostegno psicologico nella propria lingua al fine di essere completamente libera di esprimere al meglio i propri pensieri senza che siano tradotti o collegati a una lingua che non è la nostra.
Spero che potrà presto rimediare alle sue difficoltà, cordiali saluti
[#6]
Utente
Mi scuso per la grammatica utilizzata in precedenza, non ho riletto il messaggio e ho scritto per flusso di coscienza.
Risponderei a tutti i medici univocamente con quanto segue.
Sono andata dallo psicologo perchè volevo e VOGLIO stare bene. Cercavo qualcuno che mi insegnasse a conoscermi e a scoprirmi perchè non so per quale motivo non so chi sono, sento che qualcosa mi manca. Fino a poco prima di andare da lui mi sentivo messa al mondo e "gettata" nel mondo senza aver ricevuto un' educazione alla vita, senza consigli. Ho dato ai miei genitori la colpa, del perchè io oggi non so cosa fare nella mia vita. Ho sempre mille dubbi mille incertezze, non so gestire le mie emozioni, non so vedere le cose nel modo giusto.
Dallo psicologo sono andata perchè volevo capire come mai dopo 14 anni ancora mi facevo del male vomitando dato che il vomito ormai non rappresentava piu' un modo per risparmiare calorie ma per liberarsi... mi veniva voglia di mangiare tantissimi dolci sentirmi strapiena e poi vomitare per sentire quel senso di leggerezza.
Dallo psicologo sono andata perchè volevo riuscire, nonostante non li sento "miei" affettivamente, a comunicare con i miei genitori e a superare il rancore che provo ogni qualvolta parlo con loro, perchè gli voglio bene e so che loro non sapranno mai aiutarmi e sostenermi come dovrebbero o avrebbero dovuto.
La mia vita è caratterizzata dalla "emarginazione". Non ho amici, ne' qui ne' in Italia. Sono sempre stata timida e difficilmente ho avuto gruppi di amici e ogni qualvolta riuscivo a farne parte non ne ho mai fatto parte realmente perchè era quella che stava sempre zitta. Riesco ad aprirmi solo dopo una lunga conoscenza (parlo di un anno di frequentazioni).
Sono andata dallo psicologo perchè volevo imparare ad amarmi per come sono senza dirmi "faccio schifo","darei via la mia vita se potesse nascere una persona migliore di me", "perchè mi guardano e ridono".
io non so se mi idealizzavo, lo ripeto, mabrutta come adesso non mi sono mai vista prima.
per quanto riguarda lo psicologo, lui mi aveva detto che persino quello che mangiavo era noioso. Durante l'ultimo incontro mi ha detto: "ma lei cosa è venuta a fare qui, senza esperienza lavorativa (io sono laureata), senza conoscere le lingue, se ne torni in Italia se vuole fare la parrucchiera" "chiami sua madre e veda se è ancora possibile prendere il suo posto di lavoro, ne parlate poi se sta veramente male mi chiama e torna qui, ma solo se sta veramente male"!
finita conversazione, ci siamo salutati e me ne sono andata
ma gia' in un incontro precedente mi aveva detto "una donna che mi viene a parlare di sè, che non si piace, io non ho tempo da perdere ci sono persone che hanno problemi piu' seri".
vi ringrazio per la gentile attenzione.
(ho scritto anche altre volte qui, per la caduta dei capelli, bulimia ecc.)
Risponderei a tutti i medici univocamente con quanto segue.
Sono andata dallo psicologo perchè volevo e VOGLIO stare bene. Cercavo qualcuno che mi insegnasse a conoscermi e a scoprirmi perchè non so per quale motivo non so chi sono, sento che qualcosa mi manca. Fino a poco prima di andare da lui mi sentivo messa al mondo e "gettata" nel mondo senza aver ricevuto un' educazione alla vita, senza consigli. Ho dato ai miei genitori la colpa, del perchè io oggi non so cosa fare nella mia vita. Ho sempre mille dubbi mille incertezze, non so gestire le mie emozioni, non so vedere le cose nel modo giusto.
Dallo psicologo sono andata perchè volevo capire come mai dopo 14 anni ancora mi facevo del male vomitando dato che il vomito ormai non rappresentava piu' un modo per risparmiare calorie ma per liberarsi... mi veniva voglia di mangiare tantissimi dolci sentirmi strapiena e poi vomitare per sentire quel senso di leggerezza.
Dallo psicologo sono andata perchè volevo riuscire, nonostante non li sento "miei" affettivamente, a comunicare con i miei genitori e a superare il rancore che provo ogni qualvolta parlo con loro, perchè gli voglio bene e so che loro non sapranno mai aiutarmi e sostenermi come dovrebbero o avrebbero dovuto.
La mia vita è caratterizzata dalla "emarginazione". Non ho amici, ne' qui ne' in Italia. Sono sempre stata timida e difficilmente ho avuto gruppi di amici e ogni qualvolta riuscivo a farne parte non ne ho mai fatto parte realmente perchè era quella che stava sempre zitta. Riesco ad aprirmi solo dopo una lunga conoscenza (parlo di un anno di frequentazioni).
Sono andata dallo psicologo perchè volevo imparare ad amarmi per come sono senza dirmi "faccio schifo","darei via la mia vita se potesse nascere una persona migliore di me", "perchè mi guardano e ridono".
io non so se mi idealizzavo, lo ripeto, mabrutta come adesso non mi sono mai vista prima.
per quanto riguarda lo psicologo, lui mi aveva detto che persino quello che mangiavo era noioso. Durante l'ultimo incontro mi ha detto: "ma lei cosa è venuta a fare qui, senza esperienza lavorativa (io sono laureata), senza conoscere le lingue, se ne torni in Italia se vuole fare la parrucchiera" "chiami sua madre e veda se è ancora possibile prendere il suo posto di lavoro, ne parlate poi se sta veramente male mi chiama e torna qui, ma solo se sta veramente male"!
finita conversazione, ci siamo salutati e me ne sono andata
ma gia' in un incontro precedente mi aveva detto "una donna che mi viene a parlare di sè, che non si piace, io non ho tempo da perdere ci sono persone che hanno problemi piu' seri".
vi ringrazio per la gentile attenzione.
(ho scritto anche altre volte qui, per la caduta dei capelli, bulimia ecc.)
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.6k visite dal 23/09/2014.
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Approfondimento su DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare
I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.