Distacco dalla realtà, ansia, depressione
salve, ho 19 anni e da un po di tempo sto davvero male dentro, con me stesso. è una situazione critica e non so se riuscirò a trovare le parole adatte. il tutto è partito qualche anno fa, 3 di preciso, quando mi sono trovato a scuola in una classe che non mi piaceva, con persone che non mi piacevano e in una scuola che detestavo.. odiavo quella situazione e desideravo sempre cambiarla, ogni giorno ma purtroppo non sono riuscito. avevo sempre la paura di non essere accettato, fino ad arrivare al punto di "impartire" a me stesso ciò che dovevo fare, come lo dovevo fare, del tipo "sii altruista, non fare questo, fai quello, etc" quella situazione è passata, e dopo quell'anno ho vissuto più o meno bene, ma ultimamente ho delle gravi crisi interiori, da 3,4 mesi, arrivo a mettere in dubbio tutto, la vita, il senso della vita, me stesso, gli ideali giusti da seguire, com è giusto vivere, comportarsi, vestirsi, che scelte prendere. insomma, questo mi procura un grave senso di vuoto dentro, ma credo che non siano queste le cause primari del mio disaggio, dato che tutte le risposte a queste domande le ho già dentro, credo sia qualcosa che è partito da quel brutto anno, ovvero l'abitudine a pianificare tutto, a pensare sempre al futuro, a rimandare sempre.pensare a come mi vedevano gli altri, quindi mi sono accorto che da molto tempo non vedo più le cose come dovrebbero essere viste.. nel senso vedo me stesso come in terza persona, non riesco a essere spontaneo, è come se facessi tutto in automatico! mi sento distaccato dalla realtà, come se vedessi le cose appannate, da dietro uno schermo. è una cosa che mi persiste da anni, da quell'anno brutto che ho passato . e me ne sono accorto solo ora, è stato un cambiamento molto graduale, ma qualche giorno fa parlando e ragionando un po, concentrandomi su alcuni oggetti mi sono accorto subito di vedere le cose più belle, come se fossero nuove,. è avvenuto una sorta di risveglio mentale, che mi ha riportato alla realtà. premetto che sono uno studente, non ho una vita sociale molto attiva, ho pochissimi amici, e comunque apparentemente sono "normale" ma ho questo grave senso di distacco dalla realtà che mi sta provocando anche distacco emotivo. da 4,5 giorni mi sto accorgendo di questo, e riesco a tornare ad una visione reale per poco tempo concentrandomi su certi oggetti, o su certe persone, però poi ricado nei miei pensieri e in questo stato di distacco dalla realtà,torna tutto piatto come se "comandassi" me stesso, come se la mia vita fosse un videogame, vedendo tutto da dietro uno schermo. non so, non riesco a trovare neanche le parole adatte, ho il terrore di andare dallo psicologo e non so perché. ne ho parlato con 1 persona, ma non riesco a dirlo ai miei genitori, ho provato stamane ma son caduto nel panico, non riuscivo quasi neanche a respirare. vivere con questa sensazione addosso è davvero frustrante, non riesco a godermi la vita, a provare piacere, mi sembra tutto piatto.aiutatemi vi prego
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Caro Utente,
i comportamenti e i pensieri che lei ci dice di aver sviluppato a seguito di quel periodo di crisi sono probabilmente frutto di ansia:
"l'abitudine a pianificare tutto, a pensare sempre al futuro, a rimandare sempre".
E' possibile infatti che cercare di far fronte a una situazione per lei difficile abbia contribuito a generare o acuire la tendenza a controllare tutto come risposta all'ansia e la tendenza a rimandare come antidoto alla paura di fare degli errori.
Lei è molto giovane e il malessere che descrive può essere passeggero, ma potrebbe anche essere il frutto di un disturbo ad esempio d'ansia: è importante che si rivolga ad uno psicologo per parlare di quello che sente e ricevere prima di tutto una valutazione della sua situazione, seguita eventualmente da un percorso che le consenta di modificare quegli aspetti della sua vita e della sua personalità che le stanno provocando disagio e sofferenza.
Con chi ha parlato di cosa prova?
Perché non si sente di parlarne con i suoi genitori? Cosa pensa che accadrebbe se lo facesse?
i comportamenti e i pensieri che lei ci dice di aver sviluppato a seguito di quel periodo di crisi sono probabilmente frutto di ansia:
"l'abitudine a pianificare tutto, a pensare sempre al futuro, a rimandare sempre".
E' possibile infatti che cercare di far fronte a una situazione per lei difficile abbia contribuito a generare o acuire la tendenza a controllare tutto come risposta all'ansia e la tendenza a rimandare come antidoto alla paura di fare degli errori.
Lei è molto giovane e il malessere che descrive può essere passeggero, ma potrebbe anche essere il frutto di un disturbo ad esempio d'ansia: è importante che si rivolga ad uno psicologo per parlare di quello che sente e ricevere prima di tutto una valutazione della sua situazione, seguita eventualmente da un percorso che le consenta di modificare quegli aspetti della sua vita e della sua personalità che le stanno provocando disagio e sofferenza.
Con chi ha parlato di cosa prova?
Perché non si sente di parlarne con i suoi genitori? Cosa pensa che accadrebbe se lo facesse?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Ex utente
grazie per la risposta.. comunque si, la tendenza a controllare.. più che altro è fastidioso questo senso di "appannamento", confusione generale, come se vedessi da dietro uno schermo, e come se dovessi telecomandare me stesso, anche prima di parlare tipo ho il discorso già pronto in testa.. ne ho parlato con un amico in maniera molto velleitaria.. non so perché non ne voglio parlare ai miei genitori, ho provato stamattina ma non sono riuscito ad aprire bocca, ho iniziato a respirare a fatica e avere giramenti. non so cosa accadrebbe.. che tipo quei pochi periodi che stavo bene, era perché "prenotavo" tutto prima, o meglio nella mia mente mi dicevo "devo fare cosi, vivere cosi, comportarmi cosi, fare questo quello etc" e stavo bene ma ora non ne posso più, voglio solo vivere normalmente e togliermi questo peso di dosso. ultimamente ho capito che forse la causa principale è questo senso di appannamento, distacco dalla realtà e chiusura in me stesso che mi fa star male. perché tutte le domande etiche che mi facevo non avevano senso, io in fondo so cosa desidero, so come sono fatto, quello che voglio, non ho bisogno di stabilirlo prima, ma questa situazione mi portava a farmi domande e dubbi su tutto.. già da quando ho capito questo ho smesso semplicemente di farmi domande e sto già meglio. ora mi sto impegnando a restare "aggrappato" non so come spiegarmi, alla realtà. questo modo che ho di vedere le cose mi provoca indifferenza su tutto, anche a livello emotivo certe volte, e relazionale. ma se riesco a rilassarmi e a smettere di pensare, per pochi minuti vedo le cose come sono, riesco a essere spontaneo, a pensare lucidamente, a non pianificare più nulla. per la questione psicologo ne ho una gran paura, non so se ha qualcosa a che vedere con psicofarmaci, ma non voglio prendere nessuna sostanza e non so come reagirei a parlare con uno sconosciuto di questo. dimenticavo a dire che comunque a livello relazionale è molto tempo che non esco, che non frequento amici, che non ho relazioni strette con le persone. le poche volte che esco lo faccio o per spostarmi da un posto all'altro o per andare a scuola, dove comunque a parte qualche persona non ho grandi amicizie. ha qualcosa a che vedere questo? il fatto che sto sempre solo? e non per scelta mia...
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La mancanza di rapporti di amicizia soddisfacenti non è la causa del suo malessere, ma sicuramente contribuisce ad alimentare la sua sensazione di essere distaccato dalla realtà e di osservarla "da fuori".
Per la natura delle sensazioni che riferisce posso dirle che è importante che si sottoponga ad una valutazione diagnostica e che si chiarisca se si tratta di uno stato di ansia pervasiva o di qualche altro problema.
Ai suoi genitori può far presente che in questo periodo non si sente bene, che si sente in crisi e che vorrebbe parlarne con qualcuno.
Se si rivolgerà ad uno psicologo psicoterapeuta non le saranno prescritti farmaci perché lo psicologo non è un medico, mentre è il medico psichiatra a prescrivere psicofarmaci per la trattazione dei disturbi psichici.
Per la natura delle sensazioni che riferisce posso dirle che è importante che si sottoponga ad una valutazione diagnostica e che si chiarisca se si tratta di uno stato di ansia pervasiva o di qualche altro problema.
Ai suoi genitori può far presente che in questo periodo non si sente bene, che si sente in crisi e che vorrebbe parlarne con qualcuno.
Se si rivolgerà ad uno psicologo psicoterapeuta non le saranno prescritti farmaci perché lo psicologo non è un medico, mentre è il medico psichiatra a prescrivere psicofarmaci per la trattazione dei disturbi psichici.
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Concordo con la Collega , si faccia aiutare.. per non portare da solo questo peso, per sentirsi accettato e chiarirsi le cause di questo suo bisogno di controllo.. si domandi intanto perchè le sia stato ed ancora sia necessario sentirsi adeguato per gli altri , fare questo, dire quello, come se lei pensasse che se non fa così non viene accettato, ma chi ha detto che quello che lei direbbe, farebbe, non possa andar bene? non è necessario fare dire, pensare come tutti.. per cui.. educazione severa ?che rapporto ha ora con la sua famiglia, si sente messo in discussione ?
Ha fatto tanto e faticosamente per tentare di far contenti gli altri, ora faccia la prima cosa per sè.. cerchi aiuto anche nelle strutture pubbliche , non c'è giudizio nello sguardo di uno psicoterapeuta.. ma un aiuto e una luce per uscire dal tunnel..
Ha fatto tanto e faticosamente per tentare di far contenti gli altri, ora faccia la prima cosa per sè.. cerchi aiuto anche nelle strutture pubbliche , non c'è giudizio nello sguardo di uno psicoterapeuta.. ma un aiuto e una luce per uscire dal tunnel..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
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Ex utente
non ho avuto un educazione severa, anzi son sempre stato libero di fare ciò che ho voluto. facevo quello che facevo per il fatto che comunque volevo essere accettato dagli altri, perché comunque non ho grandissimi rapporti con gli altri, grandi amicizie ecco. adesso la mia situazione è migliorata, sto un po meglio perché già sono spontaneo e ho capito che non devo essere accettato, non devo fingere di essere qualcun altro per avere amici, o relazioni, perché alla fine mostrerei un aspetto di me diverso e quindi non sarei me stesso.. ho smesso anche di farmi domande etiche, del tipo come vivere, qual è il giusto stile di vita, perché so comunque che le risposte già le conosco,e quando mi si presenterà la situazione saprò agire secondo i miei canoni e secondo il mio giudizio, dunque è inutile pensare in anticipo a ciò che potrei fare in una certa situazione. attualmente ho dei momenti di lucidità molto brevi, accantonati a una situazione di distacco perenne. anche nel fare le azioni più basilari ho sempre la testa altrove, a pensare ad altro, non mi accorgo che il tempo passa a volte, non mi identifico in uno stato temporale, e spaziale. è come se vivessi in un altra dimensione praticamente, senza tempo. infatti ogni tanto ho difficoltà a ricordare anche eventi accaduti poco prima, il giorno prima, o una settimana prima. se tipo mi chiedo cosa ho fatto mercoledi scorso, non saprei rispondermi. non so se mi spiego bene..
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Il "distacco perenne" che riferisce deve essere preso in esame da uno specialista, quindi le rinnovo il mio invito a rivolgersi di persona ad uno psicologo psicoterapeuta per capire se si tratta di qualcosa di serio o invece di un fenomeno non preoccupante.
Ci pensi!
Un caro saluto,
Ci pensi!
Un caro saluto,
[#7]
Ex utente
grazie, ma attualmente non posso e non ho il coraggio di andare. tuttavia questi momenti di lucidità si stanno espandendo, momenti in cui sto davvero bene e sono a contatto con la realtà quasi in maniera "normale", oggi sono stato bene per mezza giornata ed è già un ottimo risultato. non credo che questi problemi si risolvano cosi, da un giorno all'altro, ma credo ci voglia pazienza e sopratutto serenità e il coraggio di parlarne con qualcuno, che per mia fortuna ho avuto, con 2 persone fin'ora, e ciò mi ha fatto togliere un peso notevole di dosso.
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Ex utente
la ringrazio, per ora sto solo notando che riesco a stare decisamente meglio, e ad avere momenti di piena lucidità. non mi sento di parlare con uno specialista, almeno non per ora, vi ringrazio per il supporto offertomi fin ora. credete che anche il fatto che ho una vita sociale molto scarsa e che tendo a passare il mio tempo principalmente in casa possa influire negativamente su di me? non lo faccio del tutto volontariamente, avessi la possibilità magari avrei più amici e più relazioni, ma per mia natura sono abbastanza timido e comunque vivo in un contesto sociale in cui non ho la possibilità di fare molte attività di svago o anche di lavoro, dunque non riesco a conoscere molte persone e sopratutto persone con una mentalità aperta, che tendono a relazionarsi. dite che questo ha influito negativamente? è una situazione che persiste da 2, 3 anni.. esco molto poco.
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Caro ragazzo , certo uscire molto poco, per un insieme di fattori anche oggettivi, ma forse anche perchè restando a casa, difensivamente non è costretto a mettersi in gioco, non la fa star bene e non costituisce un fattore di apertura, esca invece, frequenti un corso di qualcosa che le interessa.. lingue, computer, musica.. imparare a suonare la chitarra , perchè no..?
E si faccia aiutare, senza paura di giudizi che gli psicoterapeuti non danno assolutamente.. spero che poichè tutti noi le diciamo la stessa cosa.. questo la incoraggi ad .. osare .. di vivere giorno per giorno, e di .. voler vivere meglio..
Le faccio molti auguri.. !
E si faccia aiutare, senza paura di giudizi che gli psicoterapeuti non danno assolutamente.. spero che poichè tutti noi le diciamo la stessa cosa.. questo la incoraggi ad .. osare .. di vivere giorno per giorno, e di .. voler vivere meglio..
Le faccio molti auguri.. !
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Ex utente
infatti voglio vivere meglio, cambiare la mia situazione altrimenti non avrei scritto.. solo che lo psicologo mi sembra una decisione troppo "drastica" per cosi dire, non mi so spiegare, e ho più che altro paura di peggiorare la cosa.. già sto parlando con alcune persone di questo ed è una buona cosa per me. Non mi reputo una persona strana, con gusti strani o quant'altro, anzi ho interessi piuttosto comuni, solo che vivo in un contesto in cui chi è timido di suo fatica a legare, e gli altri non legano facilmente con lui, ecco. più che altro negli ultimi 2 anni ho sempre sentito il bisogno di legami, bisogno che è rimasto tale visto che la situazione è cambiata di poco. ma quando vivi in una città con 20.000 abitanti e una mentalità strettamente chiusa, è difficile conoscere nuove persone o almeno legare di più con quelle che conosci poco.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 14.7k visite dal 22/09/2014.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.